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UMBERTO SABA

Università della Terza Età e del Tempo disponibile – San Martino Buon Albergo docente: prof. Cecilia Chiumenti. UMBERTO SABA. Trieste.

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UMBERTO SABA

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Presentation Transcript


  1. Università della Terza Età e del Tempo disponibile – San Martino Buon Albergodocente: prof. Cecilia Chiumenti UMBERTO SABA

  2. Trieste Ho attraversata tutta la città.Poi ho salita un'erta,popolosa in principio, in là deserta,chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solosiedo; e mi pare che dove esso terminatermini la città. Trieste ha una scontrosagrazia. Se piace,è come un ragazzaccio aspro e vorace,con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore;come un amore con gelosia.Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua viascopro, se mena all'ingombrata spiaggia,o alla collina cui, sulla sassosacima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva.  

  3. Umberto Saba(pseudonimo di Umberto Poli) nasce a Trieste il 9 marzo 1883. I genitori hanno caratteri diversissimi (spensierato il padre, severa la madre di origini ebraiche). Il padre abbandona la famiglia, la madre affida il piccolo a una balia (Peppa Sabaz). Trauma affettivo. Fa studi irregolari, legge in modo appassionato. Sposa nel 1909 Carolina (Lina) Woefler, ha una figlia. Nel 1919 acquista a Trieste una libreria antiquaria. Nel 1921 esce la prima edizione del Canzoniere.(altre edizioni sono del 1945,1948, 1957 e 1961) Incontro con la psicoanalisi. Fra il 1920 e il 1930 escono altre raccolte poetiche (Autobiografia e Preludio e fughe). Le persecuzioni razziali lo costringono a nascondersi a Firenze (in casa di Montale). Dopo la guerra alterna a periodi di serenità altri di depressione. Muore a Gorizia nel 1957. Oltre all’opera poetica ha scritto prose molto originali, come: Ricordi-Racconti, Scorciatoie e raccontini (135 aforismi) e un romanzo incompiuto, Ernesto.

  4. Umberto Saba

  5. Saba: arretratezza e modernità • Saba: formazione in parte italiana e in parte austro/tedesca. Trieste rimase estranea alle avanguardie letterarie, egli si formò sulla tradizione classica (Petrarca, Leopardi, Carducci, Pascoli, D’Annunzio). Opportunità di leggere e conoscere in anticipo altre figure come Nietsche e Freud (a lungo ignorati dalla massa degli italiani). • Psicanalisi (egli fu in terapia da un allievo di Freud). Per Saba la psicanalisi offre una chiave di decifrazione dell’interiorità nascosta in ciascuno di noi. • La poesia del Canzoniere può apparire arretrata, facile, narrativa, in realtà è una delle più originali del Novecento. • Diversamente da D’Annunzio (che si ritiene un vate, cioè un uomo superiore agli altri, perché in possesso di verità), Saba attribuisce alla poesia una funzione psicologia e sociale. Il poeta deve essere «onesto» e può esserlo solo cercando nel fondo del proprio io le verità più nascoste e intime. Alla radice di tutto c’è l’eros, ovvero il principio di piacere. • La poesia deve esprimere questa segreta radice unificante. • Saba vuole sentirsi «fra gli uomini/un uomo», aspirando a vivere «la vita/di tutti», a «essere come tutti/gli uomini di tutti/ i giorni.

  6. Il Canzoniere Raccoglie tutta la produzione poetica di Saba, dal 1900 al 1954.La scelta del titolo rivela una chiara volontà di riconnettersi con la tradizione lirica italiana (il Canzoniere di Petrarca). Pur essendo suddiviso in 3 LIBRI, è un’opera UNITARIA, con un aspetto «narrativo» dei testi, tanto da poterlo definire quasi «un romanzo». In realtà non si tratta tanto del racconto di una vita, quanto del racconto della ricerca intorno al significato di quella vita, il racconto cioè di un’auto-analisi. Tematica centrale: la scissione dell’io, che affonda le sue radici nell’infanzia (nucleo della nevrosi che accompagnerà Saba). Altro tema: l’amore, l’eros, pulsione vitale.Alla base del libro il rifiuto per la poesia come «artificio» e la ricerca della «chiarezza» e «onestà». Altro elemento di originalità: S. è l’unico grande poeta del Novecento a conservare intatta fiducia nelle forme metriche della tradizione.

  7. A mia moglie, da Casa e campagna vol. 1^ Quando la sera assonnale gallinelle,mettono voci che ricordan quelle,dolcissime, onde a volte dei tuoi maliti quereli, e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai. Tu sei come una gravidagiovenca:libera ancora e senzagravezza, anzi festosa;che, se la lisci, il collovolge, ove tinge un rosa tenero la sua carneSe l’incontri e muggirel’odi, tanto è quel suonolamentoso, che l’erbastrappi, per farle dono: E’ così che il mio donot’offro quando sei triste. Tu sei come una giovane,una bianca pollastra.Le si arruffano al ventole piume, il collo chinaper bere, e in terra raspa;ma, nell’andare, ha il lentotuo passo di regina,ed incede sull’erbapettoruta e superba: E’ migliore del maschio.E’ come sono tuttele femmine di tutti I sereni animaliche avvicinano a Dio.Così se l’occhio, se il giudizio mio non s’inganna, fra queste hai le tue egualie in nessun’altra donna.

  8. Chi potrebbe quel ciboritoglierle? chi il peloche si strappa di dosso, per aggiungerlo al nidodove poi partorire?Chi mai farti soffrire?Tu sei come la rondineche torna in primavera:Ma in autunno riparte;e tu non hai quest’arte.Tu questo hai della rondine:le movenze leggere;questo che a me, che mi sentiva ed eravecchio, annunciavi un’altra primavera. Tu sei come la provvidaformica. Di lei, quandoescono alla campagna,parla al bimbo l nonnache l’accompagna.E così nella pecchiati ritrovo, ed in tutte Le femmine di tuttii sereni animaliche avvicinano a Dio; E in nessun’altra donna. Tu sei come una lungacagna, che sempre tantadolcezza ha negli occhi,e ferocia nel cuore.Ai tuoi piedi una santasembra, che d’un fervoreindomabile arda,e così ti riguardacome il suo Dio e Signore.Quando in casa o per viasegue, a chi solo tentiavvicinarsi, i denticandidissimi scopre.Ed il suo amore soffredi gelosia. Tu sei come la pavida coniglia. Entro l’angustagabbia ritta al vedertis’alzae verso te gli orecchialti protende e fermi; Che la crusca e i radicchitu le porti, di cui priva in sé si rannicchia,cerca gli angoli bui.

  9. Mio padre è stato per me «l’assassino», da Autobiografia, vol . 2^ Mio padre è stato per me «l’assassino,fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.Allora ho visto ch’egli era un bambino,e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.Aveva in vo il mio sguardo azzurrino,un sorriso, in miseria, dolce e astuto.Andò pel mondo pellegrino;più d’una donna l’ha amato e pasciuto. Egli era gaio e leggero; mia madretutti sentiva della vita i pesi.Di mano ei gli sfuggì come un pallone. «Non somigliare – ammoniva – a tuo padre». E io più tardi in me stesso lo intesi: Eran due razze in antica tenzone.

  10. Città vecchia, da Trieste e una donna, 1910 Spesso, per ritornare alla mia casaprendo un’oscura via di città vecchia.Giallo in qualche pozzanghera si specchiaqualche fanale, e affollata è la strada.Qui tra la gente che viene che vadall’osteria alla casa o al lupanare,dove son merci ed uomini il detritodi un gran porto di mare,io ritrovo, passando, l’infinitonell’umiltà.Qui prostituta e marinaio, il vecchioche bestemmia, la femmina che bega,il dragone che siede alla bottegadel friggitore,la tumultuante giovane impazzitad’amoresono tutte creature della vitae del dolore;s’agita in esse, come in me, il Signore.Qui degli umili sento in compagniail mio pensiero farsipiù puro dove più turpe è la via.

  11. Amai Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fioreamore,la più antica difficile del mondo. Amai la verità che giace al fondo; quasi un sogno obliato, che il doloreriscopre amica. Con paura il cuorele si accosta, che più non l’abbandona. Amo te che mi ascolti e la mia buonacarta lasciata al fine del mio gioco.

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