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Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD)

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Presentation Transcript


  1. Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD) Disturbo ad esordio precoce (prima dei 7 anni, ma generalmente prima dei 3-4 anni), caratterizzato da iperattività-impulsività e/o disturbo dell’attenzione, non riferibile ad altri disturbi, presente da almeno 6 mesi, che si manifesta in diversi contesti, e determina una significativa compromissione funzionale.

  2. Quadro clinico: Iperattività - Incapacità di star fermi - Attività motoria incongrua e afinalistica - Gioco rumoroso e disorganizzato - Eccessive verbalizzazioni - Sensazione soggettiva di instabilità e tensione (adolescenti ed adulti) - Limitate possibilità di inibizione motoria

  3. Quadro clinico: Disattenzione • Disturbo di attenzione focale e sostenuta • - Distraibilità da stimoli banali • - Difficile esecuzione di compiti • scolastici, attività quotidiane, gioco • - Difficoltà nel seguire un discorso • - Incapacità di autoorganizzazione • - Interruzione di attività iniziate • - Evitamento di attività che richiedono • sforzo cognitivo • - Ruolo parziale della motivazione

  4. Quadro clinico: Impulsività - Difficoltà di controllo comportamentale - Incapacità a differire la risposta automatica ad uno stimolo (es. una domanda) - Scarsa capacità di riflessione - Difficoltà a rispettare il proprio turno - Tendenza ad interrompere gli altri - Difficoltà nel valutare le conseguenze di una azione - Tendenza ad esporsi a situazioni pericolose, con possibili danni fisici

  5. DSM IV (American Psychiatric Assn): Tre forme cliniche: a) iperattiva-impulsiva; b) inattentiva; c) combinata ICD 10 (World Health Organization) Solo la forma combinata Frequenza 2-5% (??) Rapporto sessi: M:F=6-9:1 in campioni clinici, 4:1 in campioni epidemiologici. Femmine ADHD non diagnosticate. Prevalenza inattentiva nelle femmine?

  6. Quadro clinico - Iperattività motoria - Impulsività - Inattenzione - Difficoltà relazionali - Difficoltà scolastiche - Bassa autostima - Disturbo del comportamento

  7. Quadro clinico: Difficoltà relazionali - Emarginazione da parte dei coetanei - Scarse amicizie durature - Tendenza all’isolamento - Rapporti con bambini più piccoli o più instabili - Incapacità nel cogliere indici sociali non verbali

  8. Quadro clinico: Difficoltà scolastiche • - Rendimento inferiore alle potenzialità • cognitive • - Disturbo attentivo • - Disturbo nella memoria sequenziale • - Stile cognitivo impulsivo • - Deficit di controllo delle risorse cognitive • - Effetto sul piano emotivo-comportamentale

  9. Diagnosi clinica: Bassa autostima - Demoralizzazione - Scarsa fiducia in sé stessi - Solitudine - Sentimenti abbandonici - Inadeguatezza per rimproveri, rifiuto sociale, insuccesso scolastico, sportivo, ecc. - Rischio di un disturbo depressivo, ansioso, comportamentale

  10. Diagnosi clinica: Disturbo del comportamento - Comportamento negativista e provocatorio - Crisi di collera - Comportamento arrabbiato o rancoroso - Comportamento dispettoso o vendicativo - Frequenti litigi con gli adulti - Incapacità di rispettare le regole - Accusare gli altri per i propri errori - Sistematica violazione delle regole sociali - Aggressioni a persone o animali - Distruzione di proprietà - Frode o furto

  11. ADHD in età prescolare - Massimo grado di iperattività - Comportamenti aggressivi - Crisi di rabbia - Litigiosità, provocatorietà - Assenza di paura, condotte pericolose, incidenti - Disturbo del sonno

  12. ADHD in età scolare - Comparsa di sintomi cognitivi (disattenzione, impulsività) - Difficoltà scolastiche - Possibile riduzione della iperattività - Evitamento di compiti prolungati - Comportamento oppositorio-provocatorio

  13. ADHD in adolescenza Possibili evoluzioni - 35%: superamento dei sintomi, prestazioni scolastiche talvolta inferiori ai controlli. - 45%: permanenza della sindrome, frequente attenuazione della componente iperattiva, crescente compromissione emotiva (depressivo-ansiosa) e sociale - 20%: permanenza della sindrome, disturbi comportamentali di adattamento sociale

  14. ADHD in adolescenza - Disturbo dell’attenzione: difficoltà scolastiche, di organizzazione della vita quotidiana (programmazione) - Riduzione del comportamento iperattivo (sensazione soggettiva di instabilità) - Instabilità scolastica, lavorativa, relazionale - Condotte pericolose - Disturbi depressivo-ansiosi

  15. ADHD in età adulta - Difficoltà di organizzazione nel lavoro (strategie per il disturbo attentivo) - Intolleranza di vita sedentaria - Condotte rischiose - Rischio di marginalità sociale Bassa autostima, tendenza all’isolamento sociale, vulnerabilità psicopatologica

  16. Etiopatogenesi L’ADHD può essere considerato un disturbo della elaborazione delle risposte agli stimoli, che può essere favorito o aggravato da fattori ambientali. - Ricezione di informazione - Elaborazione e processamento - Selezione della risposta adeguata - Inibizione della risposta errata Funzioni esecutive: organizzazione-coordinazione di comportamenti in risposta a eventi esterni-interni

  17. La diagnosi di ADHD è clinica e si basa sulla raccolta di informazioni da fonti multiple (in particolare i genitori e gli insegnanti) e sulla osservazione diretta. Non esistono test diagnostici sufficienti di per sé (inclusi i questionari ed i test psicologici). Elementi fondamentali della diagnosi sono la individuazione dei falsi positivi (diagnosi differenziale) e dei disturbi in comorbidità.

  18. Specificità della diagnosi differenziale I sintomi cardine (iperattività, impulsività, inattenzione) POSSONO: - essere parte integrante del quadro clinico dell’ADHD - essere parte di un quadro clinico che simula un ADHD - essere parte di un quadro clinico che si associa all’ADHD Diagnosi differenziale e comorbidità sono tra loro strettamente correlate

  19. Specificità della diagnosi differenziale Es: Iperattività, impulsività e disturbo attentivo possono essere presenti in: - ADHD - Disturbo bipolare pre-puberale (ipomania) - ADHD + Disturbo bipolare pre-puberale Le tre diverse possibilità implicano diversi percorsi evolutivi e diversi trattamenti

  20. L’interpretazione della diagnosi differenziale e della comorbidità condiziona le stime epidemiologiche. Tendenza ad attribuire i sintomi ADHD a disturbi in diagnosi differenziale o in comorbidità Mascheramento diagnostico

  21. Il 60-70% dei bambini ADHD ha un disturbo psicopatologico associato sia in campioni clinici che epidemiologici. La comorbidità condiziona l’espressività clinica, la gravità, la prognosi, il trattamento. Diversi sottotipi di ADHD

  22. Disturbo oppositivo-provocatorio Disturbo della condotta Disturbo depressivo Disturbo ipomaniacale-maniacale Disturbi d’ansia Disturbi specifici di apprendimento Fanno parte del quadro clinico ADHD o sono in comorbidità?

  23. Vera o falsa comorbidità? a) Non sono condizioni associate, ma espressioni diverse della sindrome ADHD b) Tali associazioni rappresentano diversi sottotipi della stessa sindrome ADHD

  24. c) Sono condizioni cliniche diverse ed indipendenti, in associazione d) Sono manifestazioni cliniche diverse legate da una condizione comune di vulnerabilità

  25. e) ADHD è una manifestazione precoce di un disturbo associato f) ADHD è una condizione che aumenta il rischio di sviluppare altri disturbi associati

  26. Studi prospettici Le condizioni in comorbidità sono un forte predittore dello stesso disturbo nel follow-up Se fossero solo false comorbidità (errori diagnostici, sovrapposizione di criteri, epifenomeni di ADHD), nel follow-up non riscontreremmo tale specifica continuità

  27. Specificità della diagnosi differenziale - Diagnosi differenziale con le condizioni di normalità - Diagnosi differenziale con disturbi reattivi a sfavorevoli condizioni ambientali - Diagnosi differenziale con disturbi dello sviluppo o affezioni sistemiche o del SNC - Diagnosi differenziale con altri disturbi psicopatologici

  28. Diagnosi differenziale normalità-patologia I sintomi dell’ADHD rappresentano dimensioni in un continuum normalità-patologia, per cui è necessario individuare una soglia di rilevanza clinica, ed anche una soglia di allarme subclinica, che può associarsi ad una compromissione funzionale. La compromissione funzionale, e quindi la soglia clinica, sono legate ad un contesto socio-culturale specifico.

  29. Diagnosi differenziale normalità-patologia La difficoltà di individuare una soglia chiara è stata utilizzata come elemento per sostenere l’inconsistenza nosografica del disturbo (i cosiddetti “bambini vivaci”). Un continuum tra normalità e patologia è presente in gran parte dei disturbi psichici (es. depressione, ansia, ecc), ma anche in disturbi non psichici (ipertensione, ipercolesterolemia) la cui validità nosografica è fuori dubbio.

  30. Diagnosi differenziale con affezioni sistemiche o a carico del SNC Epilessia (piccolo male) Esiti di traumi cranici Nascita pretermine Disturbi tiroidei Affezioni dermatologiche Disturbi del sonno Manifestazioni iatrogene (barbiturici, antiepilettici, benzodiazepine, anti-istaminici) Abuso di sostanze

  31. Diagnosi differenziale “psicopatologica” I sintomi dell’ADHD, se considerati di per sé, non sono specifici della sindrome, ma possono essere individuati in diversi altri disturbi psichiatrici, che entrano in diagnosi differenziale (oltre che in comorbidità). Sono necessari strumenti e procedure diagnostiche che consentano di discriminare l’ADHD da altri disturbi psichici ad esordio in età evolutiva

  32. Diagnosi differenziale Disturbo oppositivo-provocatorio Disturbo della condotta Depressione (depressione maggiore, distimia) Disturbo bipolare ((ipo)maniacale, misto) Disturbi d’ansia (disturbo d’ansia generalizzata) Disturbo ossessivo-compulsivo (+/- s. di Tourette) Disturbi pervasivi dello sviluppo Disturbo di adattamento con alteraz. della condotta Disturbi della personalità

  33. D. Oppositivo-Provocatorio/D. della Condotta/ Disturbo di Personalità Antisociale Il disturbo oppositivo provocatorio è caratterizzato da un comportamento provocatorio, negativista ed ostile (collera, litigiosità, sfida, provocazione, ecc.). Il disturbo della condotta è caratterizzato da una tendenza stabile alla violazione delle regole e dei diritti altrui (aggressioni a persone o animali, distruzione di proprietà, frode o furto, gravi violazioni di regole, ecc.). La nosografia attuale tende a considerare i due disturbi come distinti, ma il primo precede sempre il secondo, e ne rappresenta una forma attenuata o subsindromica. Il disturbo della condotta ad esordio precoce è un fattore di rischio per il disturbo di personalità antisociale.

  34. Disturbo oppositivo-provocatorio - spesso va in collera - spesso litiga con gli adulti - spesso sfida o non rispetta le regole degli adulti - spesso irrita deliberatamente le persone - spesso accusa gli altri per i propri errori - spesso è suscettibili o è irritato dagli altri - spesso è arrabbiato o rancoroso - spesso è dispettoso o vendicativo Almeno 4 dei sintomi precedenti sono presenti per almeno 6 mesi e determinano una alterazione del funzionamento sociale, scolastico, lavorativo.

  35. Disturbo della condotta -Aggressione a persone o animali (minacce, scontri fisici, uso di armi, crudeltà fisica su persone o animali, coercizioni sessuali) -Distruzione di proprietà (appiccare il fuoco, o distruggere proprietà in altro modo) -Frode o furto (entrare in un edificio o in un auto per rubare, mentire per ottenere vantaggi, furto in negozi) -Gravi violazioni di regole (fuggire di casa almeno 2 volte, passare la notte fuori di casa prima di 13 anni contro il volere dei genitori, marinare sistematicamente la scuola) Almeno tre dei criteri precedenti per almeno 6 mesi, con significativa compromissione funzionale.

  36. Disturbo antisociale di personalità -Incapacità di conformarsi alle norme sociali, con condotte suscettibili di arresto -Disonestà (mentire, usare falso nome, truffare ripetutamente gli altri per profitto personale) -Impulsività o incapacità a pianificare -Irritabilità, aggressività (scontri o assalti fisici ripetuti) -Inosservanza spericolata della sicurezza prorpia o altrui -Irresponsabilità abituale (incapacità di mantenere un lavoro, o di far fronte ad obblighi finanziari) -Mancanza di rimorso dopo un danno arrecato ad altri Tale quadro si manifesta dopo 15 anni, è stabile, e compromette il funzionamento sociale o lavorativo.

  37. Disturbo antisociale di personalità Solo una parte dei DOP evolvono in DC. Circa 1/3 dei soggetti con DC evolvono verso un disturbo antisociale di personalità. Il DC ad esordio più precoce è quello più negativo sul piano prognostico. L’ADHD è un fattore di rischio per un DC ad esordio più precoce. L’associazione con ADHD aumenta il rischio prognostico negativo di DC. ADHD + DC rappresentano un sottotipo clinicamente e geneticamente specifico. Mediatore prognostico fondamentale: condizioni sociali. Il rischio antisociale dell’ADHD (e probabilmente del DOP e dell’ADHD-DOP) è mediato dal DC, in particolare ad esordio precoce.

  38. ADHD + Disturbi del comportamento Disturbo oppositivo-provocatorio (DOP):50% Disturbo della condotta (DC): 20-30% La maggioranza dei bambini <12 aa con DOP e/o DC hanno anche ADHD, ma adolescenti con DC ad esordio tardivo spesso (70-80%) non hanno ADHD. L’ADHD può essere un precursore di DOP/DC ad esordio precoce (e prognosticamente più grave?)

  39. DIAGNOSI DIFFERENZIALE a) Familiarità con d. antisociale prevale in bambini con DC e ADHD+DC (non in ADHD) b) Livello socioeconomico inferiore e > frequenza di esperienze precoci negative prevale in DC c) Gravità maggiore in soggetti con DC, minore iperattività e inattenzione (uguale impulsività) d) Prognosi migliore in bambini con ADHD e) Trattamento con stimolanti efficace in ADHD ed ADHD-DC, non in DC puri f) Follow-up: rischio antisociale > in ADHD+DC (+alto rischio che in DC?) g) ADHD+DOP: gravità intermedia

  40. Implicazioni nel trattamento Necessità di interventi psicosociali tempestivi, in particolare nel disturbo della condotta precoce (il disturbo oppositivo-provocatorio è un debole predittore di comportamento antisociale) Interventi individuali, familiari, scolastici Stimolanti (MPH): generalmente utili II scelta: clonidina, anche associata a MPH III scelta: litio, valproato, carbamazepina

  41. ADHD e disturbi depressivi Associazione 15-75%, con oscillazione tra sottosoglia cronico ed aggravamenti acuti (in età evolutiva il 10-15% dei bambini depressi ha un episodio (ipo)maniacale) ADHD + depressione: insorgenza più tardiva, < compromissione cognitiva, < neurological signs; > compromissione sociale, soprattutto nelle forme non trattate.

  42. Distimia - Disturbo stabile della durata di almeno due anni (un anno nei bambini), caratterizzato da disturbo dell'alimentazione disturbo del sonno faticabilità, scarsa energia bassa autostima difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni sentimento di disperazione - Esordio spesso precoce ed insidioso, andamento cronico, spesso (70% dei casi) con sovrapposizione di un disturbo depressivo maggiore (depressione doppia).

  43. ADHD e disturbi depressivi Nelle interviste i bambini ed adolescenti possono riportare sintomi depressivi e/o ansiosi e negare manifestazioni esternalizzate, mentre i genitori (e gli insegnanti) riportano sintomi esternalizzati e non depressione-ansia. A chi dare ascolto?

  44. ADHD e disturbi depressivi Associazione 10-50%, con oscillazione tra sottosoglia cronico ed aggravamenti acuti (in età evolutiva il 10-15% dei bambini depressi ha un episodio (ipo)maniacale) ADHD + depressione: insorgenza più tardiva, < compromissione cognitiva, < soft neurological signs; > compromissione sociale, soprattutto nelle forme non trattate.

  45. ADHD e depressione La depressione segue all’ADHD, non è aggravata dall’ADHD preesistente, evolve indipendentemente dalla eventuale remissione dell’ADHD Non è maggiore il rischio suicidario (influenzato invece dalla comorbidità con disturbo della condotta o abuso di sostanze).

  46. a) Parenti di primo grado di bambini con ADHD, ADHD + depressione, depressione: > incidenza di dist. depressivi che in controlli b) Figli di genitori depressi: > incidenza di ADHD Possibile legame genetico depressione - ADHD? MA… Follow-up: la depressione NON è più frequente in adolescenti/adulti con pregresso ADHD: la depressione dei bambini non evolve negli adulti? Distinzione depressione - demoralizzazione

  47. Distinzione depressione - demoralizzazione Reazione depressivo-disforica in soggetti ADHD, in genere transitoria e a seguito di un evento sfavorevole. In genere è assente perdita di energia, anedonia, senso di colpa, ideazione suicidaria. Diagnosi differenziale depressione-ADHD - Precocità - Intensità - Finalizzazione di iperattività-impulsività Il grado di impulsività è in genere ridotto, così come il rischio di evoluzione dissociale, anche nelle forme in comorbidità ADHD-depressione (mentre è più significativo il rischio di abuso di sostanze).

  48. Implicazioni nel trattamento Atteggiamento psicoeducativo Monitoraggio dei sintomi depressivi e maniacali Trattamento farmacologico: - MPH (?) - Antidepressivi ad azione su ADHD (?): Triciclici (?); NSRI (venlafaxina) (?); noradrenergici puri (reboxetina, tomoxetina) (?); bupropione (?); RIMA (?). - Doppia terapia: MPH + SSRI

  49. ADHD e disturbo maniacale Umore abnormalmente e persistentemente elevato, associato ad almeno tre dei seguenti: - autostima ipertrofica o grandiosità - ridotto bisogno di sonno - maggiore loquacità del solito - fuga delle idee, eccessiva rapidità del pensiero - distraibilità - aumento dell’attività, agitazione psicomotoria - coinvolgimento in attività rischiose Marcata compromissione funzionale

  50. ADHD e disturbo bipolare (ipomaniacale) Il disturbo bipolare ad esordio prepuberale è attualmente sottostimato, perché esistono controversie sulla sua natura -Definizione “stretta”, criteri di DB adulto, andamento episodico, prevalenza di sintomi affettivi -Definizione “larga”, criteri adattati al bambino, andamento subcontinuo, prevalenza di sintomi comportamentali Sovrapposizione sintomatologica tra DB ed ADHD Comorbidità: 10-15% di bambini con ADHD hanno un disturbo bipolare associato, 10% lo sviluppa nel follow-up

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