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EBRAISMO

EBRAISMO . Mosè Esodo Pasqua Decalogo. Mosè: il liberatore. Per gli Israeliti, Mosè fu un grandissimo profeta, un legislatore, un condottiero; Neonato, sfuggì alla strage dei bambini maschi ebrei ordinata dal faraone: la mamma lo pose in un cesto e lo affidò alle acque del Nilo;

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EBRAISMO

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Presentation Transcript


  1. EBRAISMO Mosè Esodo Pasqua Decalogo

  2. Mosè: il liberatore • Per gli Israeliti, Mosè fu • un grandissimo profeta, • un legislatore, • un condottiero; • Neonato, sfuggì alla strage dei bambini maschi ebrei ordinata dal faraone: la mamma lo pose in un cesto e lo affidò alle acque del Nilo; • fu trovato e adottato dalla figlia del faraone e crebbe come un nobile egizio. • Fu chiamato Mosè : salvato dalle acque • Quando, adulto, scoprì di essere Israelita e uccise un sorvegliante egizio per difendere uno schiavo ebreo. • Accusato dell’omicidio, dovette fuggire nel deserto alle pendici del Sinai, nella regione di Madian, • divenne pastore proprio come i suoi antenati ebrei • si sposò e credette di aver trovato stabilità e pace.

  3. Mosè: il liberatore • Trascorsi parecchi anni, Mosè incontrò sul monte Oreb (Sinai) il Dio di Abramo, Isacco e di Giacobbe che gli apparve nel roveto ardente. • Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè». Rispose: «Eccomi! ». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa! ». E disse: «lo sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». • Il fuoco rappresenta la forza di Dio. • Dio si rivelò a Mosè inviandolo a liberare il suo popolo. • Il Signore disse a Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele ... Ora va'! lo ti mando da faraone. Fa' uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti»

  4. Mosè: il liberatore • Dio si rivela dicendo “Io sono colui che sono". • Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «lo sono colui che sono!». • Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio d'Abramo, il Dio d'lsacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. • Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

  5. Mosè: il liberatore • Mosè si trovò alle prese con una missione che gli sembrava di non poter sostenere: egli era un uomo riservato, con qualche difficoltà nel parlare in pubblico • Venne colto dal panico, ma Dio gli promise la sua forza; gli avrebbe messo accanto anche il fratello Aronne, futuro sacerdote, che avrebbe parlato al suo posto con il faraone. • Mosè accettò di mettersi al servizio del suo popolo: con fatica, superando momenti di impazienza e scoraggiamento, lo guidò con saggezza fino alla sua morte.

  6. L’Esodo e la Pasqua • Attorno al 1250 a.C., mentre gli Ebrei celebrano la festa degli azzimi, nella notte Dio percuote l'Egitto con la morte dei primogeniti. I figli degli Israeliti, che hanno segnato le porte delle loro case con il sangue dell'agnello, sono preservati e attendono la liberazione dalla schiavitù. • Di fronte a quest'ultimo flagello, il faraone lascia partire gli Ebrei che, finalmente, si mettono in marcia per uscire dall'Egitto: inizia per Israele la liberazione dalla schiavitù. • È la Pasquadel Signore! • All'improvviso, però, il faraone ordina al suo esercito di inseguire gli Ebrei per bloccarne la fuga. • Per Israele la situazione è tragica: davanti il Mar Rosso e dietro l'esercito egiziano. • Ma Dio non abbandona il suo popolo: interviene con potenza e apre prodigiosamente le acque del mare, facendo passare gli Israeliti all'altra riva. • L'esercito del faraone, si precipita all'inseguimento, ma viene travolto dalle acque.

  7. L’Esodo e il Decalogo • Israele è finalmente libero! Ora, però, lo attende il cammino nel deserto. Qui la sua fede è messa a dura prova: per circa quarant'anni vaga nel deserto mormorando e ribellandosi spesso contro Dio, ma sperimentando anche la sua pazienza e fedeltà. • Dio, infatti, non si stanca del suo popolo e sul monte Sinai si manifesta a Mosè, cui dona i Dieci comandamenti. Con il Decalogo(dieci parole), Dio stringe Alleanza con il suo popolo Israele; gli dona la Legge per aiutarlo a vivere nel rispetto di Dio e dell'uomo. Per custodire le Tavole della Legge, gli Israeliti costruiscono l'Arca dell'Alleanza, segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. • Dopo i lunghi anni di cammino deserto, Mosè non entra nella promessa: la vede solamente dal monte Nebo. Il popolo ebraico entra nel territorio sotto il comando di Giosuè, Israele inizia la conquista della terra promessa.

  8. Percorso Esodo 1 2

  9. Le dieci piaghe • Le "piaghe" sono quei fenomeni naturali interpretati come manifestazione della potenza del Dio d'Israele. Esse furono: • l'acqua del Nilo che assunse colorazioni rossastre, così da non poter essere bevuta e provocare la moria di tutti i pesci; • l'invasione delle rane; • l'invasione delle zanzare; • l'invasione dei mosconi; • la peste del bestiame; • le ulcerazioni che colpirono uomini e animali • una forte grandinata che distrusse i raccolti; • l'invasione delle cavallette; • la discesa delle tenebre per tre giorni; • la morte dei primogeniti <

  10. Pasqua Ebraica • In origine la Pasqua in origine era una festa pagana, celebrata in primavera, che riuniva dei momenti diversi: • la celebrazione notturna attorno all'agnello (Pesah) • la Settimana degli Azzimi (Matsah).

  11. Pasqua Ebraica • Il rito dell' agnello era un' antichissima tradizione familiare dei pastori che a primavera, nella notte tra il 14 e il 15 del mese di Abib (poi Nisan), immolavano i primi nati del gregge a scopo propiziatorio e consumavano la loro carne per rinsaldare i vincoli di parentela • La Settimana degli Azzimi era una festa di primavera propria dell’ambiente agricolo, durante la quale si offriva il primo covone e si mangiava per sette giorni pane non fermentato. La non fermentazione significava che con il nuovo anno tutto doveva cominciare di nuovo. • Con l'uscita dall'Egitto, la Pasqua assunse un nuovo e definitivo significato. Da festa agro-pastorale assunse un aspetto di salvezza: • La festa della liberazione dalla schiavitù • Memoriale dell'esodo dall'Egitto. • Il passare di JHWH oltre le case degli Ebrei

  12. Pasqua Ebraica • La forma di celebrazione della Pasqua subì nel tempo vari cambiamenti. • Al tempo di Gesù la cena pasquale si svolgeva così: • il padre di famiglia recitava la benedizione sul vino, lo gustava e lo passava agli altri. • Poi, veniva distribuito il pane azzimo e i commensali intingevano una foglia di sedano nel piatto comune, dell'haroset. • Quindi, il padre di famiglia, rispondendo alle domande dei più giovani, ricordava gli avvenimenti della liberazione dalla schiavitù egizia: ne faceva memoria. • Veniva poi servito l'agnello pasquale e lo si mangiava con il pane azzimo e le erbe amare. • A questo punto la cena propriamente detta aveva termine. • Dopo la cena, il padre di famiglia prendeva un po' di pane azzimo, lo spezzava e lo distribuiva ai presenti. Veniva poi servita una terza coppa di vino.

  13. La cena pasquale ebraica • Ogni elemento del Sedher (la cena pasquale ebraica) ha un preciso significato simbolico: • l'agnello per ricordare che con il suo sangue furono segnate le porte delle case per salvare i primogeniti maschi dal passaggio della morte; • il pane azzimo per ricordare che in procinto di partire gli Ebrei non ebbero il tempo di far lievitare il pane; • le erbe amare per ricordare l'amarezza della schiavitù in Egitto; • l'haroset (composta di frutta) in memoria della malta usata dagli schiavi ebrei per costruire le case degli egiziani; • l'uovo è simbolo della nuova vita che Dio ha donato. • Durante la cena viene letto l'Haggadah di Pesach, ovvero il racconto dell'uscita del popolo ebraico dall'Egitto <

  14. Il Decalogo = 10 Parole • Mosè compì pienamente la sua missione di intermediario tra Dio e il popolo quando l'Alleanza fu rinnovata, sul monte Sinai, con i Dieci Comandamenti :dono e richiesta di impegno. • Il Decalogo non era un semplice "codice legale", ma un insieme di opportunità per progredire nelle relazioni • con gli altri (realizzando un progressivo avvicinamento all'altro, comprendendone meglio i diritti, le esigenze, i sentimenti), • con sé stessi (imparando ad analizzarsi per purificare le proprie intenzioni, mirando alla vera onestà) • con Dio, riservandogli in modo sempre più consapevole il primo posto nella vita. • Il Decalogo avrebbe anche condotto l'umanità a prendere coscienza di "principi universali", condivisibili da tutti, indispensabili per la sopravvivenza stessa del genere umano, come il diritto alla vita. • Secondo i cristiani, l'insegnamento di Gesù sull'amore avrebbe poi con dotto a compimento l'evoluzione dei rapporti, rivelando il pieno significato del Decalogo. <

  15. Le dieci parole: il contenuto • Il rapporto con Dio. • "Non avrai altro Dio all'infuori di me": • il rapporto con Dio deve essere il valore basilare della vita del credente: non si devono costruire idoli, non ci si deve prostrare davanti a loro, né servirli. Le divinità della nostra società non sono forse i beni materiali, la carriera a ogni costo, l'esaltazione egoistica del proprio "io"? • “Non nominare il nome di Dio invano": • c'è chi insulta Dio per scaricare con arroganza volgare le proprie frustrazioni; c'è chi si ricorda di Dio soltanto in momenti di difficoltà; Dio chiede il rispetto della sua grandezza e un dialogo serio e leale, nella costruzione di un intimo legame. "Ricordati di santificare le feste": occorre consacrare del tempo a Dio per coltivare una vita interiore e rinsaldare il rapporto con Lui. • La famiglia. • “Onora il padre e la madre": • la famiglia è modello di ogni comunità e luogo dei rapporti umani fondamentali. Occorrono rispetto reciproco e investimento generoso del meglio di ciascuno perché le relazioni funzionino; i figli devono riconoscere con gratitudine il ruolo educativo dei genitori. • “Non commettere atti impuri" e "Non desiderare la donna d'altri": • l'amore tra uomo e donna deve basarsi sulla fedeltà che nasce già dalle intenzioni del cuore, sulla serietà di un impegno per la vita.

  16. Le dieci parole: il contenuto • La vita sociale. • “Non dire falsa testimonianza": • senza onestà, trasparenza e assunzione delle proprie responsabilità è impossibile costruire una società giusta. • “Non uccidere": • la tutela della vita è un valore irrinunciabile e l'uomo non ha, in nessun caso, il diritto di togliere la vita; non ha neppure il diritto di "uccidere interiormente" con il disprezzo, l'abbandono o il sopruso. • Il rapporto con le cose. • “Non rubare" e “Non desiderare la roba d'altri": • i due Comandamenti esortano ad apprezzare ciò che si possiede, evitando la distruttiva malattia dell'invidia; invitano inoltre a prendere le distanze da una ricerca della felicità legata ai beni materiali e non ai rapporti umani. <

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