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COME LEGGERE UN TESTO LETTERARIO

COME LEGGERE UN TESTO LETTERARIO. 1. ANALISI NARRATOLOGICA. STRUTTURA. PERSONAGGI. CRONOTOPICA. SPAZI. TEMPI. Punto di vista del narratore. Fabula/intreccio. Livello funzionale. Livello funzionale. Livello funzionale. Report-dialogo-commento-descrizione. Funzioni. Livello attributivo.

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COME LEGGERE UN TESTO LETTERARIO

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Presentation Transcript


  1. COME LEGGERE UN TESTO LETTERARIO

  2. 1. ANALISI NARRATOLOGICA STRUTTURA PERSONAGGI CRONOTOPICA SPAZI TEMPI Punto di vista del narratore Fabula/intreccio Livello funzionale Livello funzionale Livello funzionale Report-dialogo-commento-descrizione Funzioni Livello attributivo Livello attibutivo Livello attibutivo Digressione-necessità Struttura/e profonda/e Livello connotativo Livello connotativo Livello connotativo 2. ANALISI DEGLI IMMAGINARI

  3. Stephen King IT

  4. 1. Analisi narratologica: Struttura Fabula vs intreccio

  5. Zone narrative : report (+) dialogo (+) descrizione (atmosfera) (+) Commento (-) • Rapporto digressione (+) necessità (+ -)

  6. Narratore • Autore “implicito” (Angelo Marchese: un “soggetto interno della narrazione” dotato di “una coscienza superiore a quella del narratore perché domina il codice o sistema di regole di costruzione del racconto…) = narratore in corsivo “Verso le 23.45 una delle stewardess che serve in prima classe sul volo 41 Omaha-Chicago della United Airlines si piglia un fior di spavento” 2. Narratore (extradiegetico, eterodiegetico – semi-onnisciente - debole) “Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato di sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia” 3. Narratore di supporto (capace di ordinare almeno il passato) (Mike in biblioteca –storia di Derry) 4. Narratori interni (i ragazzi – uomini che di volta in volta si raccontano vicendevolmente i fatti)

  7. It uccide George In cantina Non gli piaceva la cantina e non gli piaceva scenderne le scale perché si immaginava sempre che nel buio fosse in agguato qualcosa… Non gli piaceva nemmeno aprire la porta per accendere la luce, perché aveva la fissazione – così squisitamente stupida che non osava rivelarla a nessuno – che mentre cercava l’interruttore, un orribile artiglio gli si sarebbe chiuso delicatamente intorno al polso… per trascinarlo con uno strattone in quella tenebra che puzzava di sporco e bagnato e di oscure verdure putrefatte Il puzzo della sporcizia e quello dell’umidità e quello di verdure marcite si fondevano in un unico tanfo eneluttabile e inequivocabile, il tanfo del mostro, apoteosi di tutti i mostri. Era l’odore di qualcosa per cui non aveva trovato un nome: l’odore di It, acquattato nel buio e pronto a spiccare il balzo. Una creatura che avrebbe mangiato di tutto, ma specialmente affamata di carni di bimbo… George rovistò in tutta fretta tra gli oggetti sulla mensola… una vecchia scatola piatta di cera. Per qualche ragione quest’ultima lo colpì, perciò contemplò per quasi trenta secondi la tartaruga disegnata sul coperchio in una sorta di stupore ipnotico… “Quella tartaruga”, pensava George mentre andava ad aprire il cassetto in cui erano conservati i fiammiferi. “Dove ho già visto una tartaruga come quella?”

  8. It uccide George La barchetta di carta impermealizzata di George Il pezzetto di paraffina si era quasi completamente sciolto nella scodella. La fiammella si rimpicciolì, tingendosi di azzurro negli ultimi palpiti intorno allo stecchino di cellulosa pressata e finalmente si spense. Bill immerse il polpastrello nel liquido e lo estrasse di colpo con un lieve sibilo. Rivolse a George un sorriso un po’ imbarazzato. “Scotta”, disse. Dopo qualche secondo provò di nuovo con miglior fortuna. Cominciò a spennellare la paraffina sui lati della barchetta, dove si raddensava velocemente in una pellicola lattiginosa… “G-G-Georgie?” George si voltò a guardare il fratello. “Sii p-prudente”. …Ora era lì a rincorrere la sua barchetta giù per il marciapiede sinistro di Witcham Street. Correva veloce, ma l’acqua fluiva più veloce ancora e la barchetta guadagnava terreno…

  9. Il tombino e It C’erano un paio di occhi gialli, là dentro, come quelli che aveva sempre immaginato ma mai veramente visto in cantina. “ E’ un animale, pensò confusamente, tutto qui, un animale, magari un gatto rimasto imprigionato”… C’era un clown nello scarico…come quelli del circo o della Tv… E George vide la faccia del clown trasformarsi. Ciò che vide allora fu tanto orrido che a confronto le sue più tetre fantasie sulla “cosa” in cantina perdevano ogni consistenza: la sua sanità mentale ne fu distrutta in un sol colpo… “Volano!” cantilenò la creatura nello scarico con una voce rauca e ridacchiante. Trattenne il braccio di George nella sua presa ferma e viscida e cominciò a tirarlo verso quella terribile tenebra dove l’acqua turbinava e ruggiva tumultuando con il suo carico di detriti verso il mare…

  10. It uccide George La barchetta verso il mare Un’ora più tardi, mentre la madre di George giaceva in un letto del pronto soccorso all’ospedale di Derry sotto l’effetto di un forte sedativo e mentre Bill Tartaglia sedeva stupefatto, pallido e ammutolito nel suo letto ad ascoltare i rochi singhiozzi di suo padre nel salotto dove la mamma stava suonando Fur Elise quando George era uscito, la barchetta fu proiettata da una feritoia come un proiettile dalla canna di una pistola e piombò giù per un canale di chiusa di un corso d’acqua senza nome. Quando venti minuti dopo sfociò nella rabbiosa corrente del Penobscot in piena, nel cielo stavano apparendo le prime strisce d’azzurro. La tempesta era finita. La barchetta beccheggiò e rollò e qualche volta imbarcò acqua, ma non affondò: i due fratelli l’avevano impermeabilizzata a dovere. Io non so se mai si sia fermata e dove; forse raggiunse il mare e lì è rimasta a navigare per l’eternità, come la magica barca di una favola. Tutto quel che so io è che galleggiava ancora cavalcando la cresta dell’inondazione quando varcò i confini municipali di Derry, nel Maine, uscendo per sempre da questa storia

  11. Funzioni Anni ’50: • Situazione iniziale (solitudine dei ragazzi)  • Danneggiamento (It uccide George)  • Acquisizione del mezzo magico-donazione (si forma la compagnia dei perdenti; mezzi vari)  • Allontanamento (verso la tana di It)  • Combattimento (soluzione momentanea al danneggiamento)  • Partenza da Derry (mancato ritorno a casa). Anni ’80: • Situazione iniziale (solitudine degli “uomini”) Danneggiamento (It ha ripreso ad uccidere)  • Allontanamento da “casa” (cioè dalle varie zone d’America in cui si trovano i protagonisti verso il luogo dello scontro, cioè Derry: è paradossalmente un ritorno a casa)  • Acquisizione del mezzo magico-donazione (la compagnia si ricostituisce e attraverso il ricordo riacquista la sua forza di combattimento)  • Allontanamento verso l’effettivo luogo dello scontro (la tana di It)  • Combattimento  • Soluzione definitiva (?) al danneggiamento  • Allontanamento da Derry / Ritorno alle case sparse per l’America

  12. Struttura profonda RITORNO SEPARATI RICONGIUNGIMENTO SCONTRO Dispersione Unità 1985 ? 1958

  13. 1. Analisi narratologica Personaggi

  14. Funzioni dei personaggi

  15. Attributi dei personaggi The body It

  16. Marchiature fisiche e psicologiche George Richie Bill Stan Beverly Mike Eddie Ben

  17. Il club dei perdenti:eroi menomati e predestinati Negazione del libero arbitrio Se la banda avesse lasciato casa Bowers cinque minuti più tardi, Mike si sarebbe trovato ormai oltre la cresta del prossimo dosso e l’apocalittica battaglia a sassate e tutto quello che sarebbe seguito si sarebbe svolto diversamente o non si sarebbe verificato affatto. Ma sarebbe stato Mike stesso, a distanza di anni, ad avanzare l’ipotesi che forse nessuno di loro fosse stato veramente padrone delle proprie iniziative nelle vicende di quell’estate e che si voleva dare spazio al caso e al libero arbitrio, doveva essere stato particolarmente esiguo (It, p. 735) Bev scopre qualcosa nel profondo di sé Ora un barattolo di Nivea lo colpì al ventre con un rumore che sembrò uno schiaffo e subito dopo lei ... Che cosa? Era mai possibile? Sì! Gli urlava contro! ... «Se ti avvicini, ti frusto da fartela fare nelle mutande». Le parole uscivano dalla sua bocca, ma non riusciva a credere di essere lei a pronunciarle ... Parte di lei fuggiva da quella scena, nauseata e gemente, desiderosa di chiudere gli occhi. Ma l’altra Beverly provò l’esultanza di un condannato a morte liberato da un imprevisto terremoto. Quella Beverly si trovava perfettamente a suo agio (It, pp. 128, 130 e 131).

  18. Profeti e eroi ebraici E Mosè disse al Signore: “Di grazia, Signore, io non sono un uomo di facile parola né per l’addietro né da che tu hai parlato al tuo servo; anzi io sono impacciato di bocca e di lingua”. E il Signore gli disse: “Chi ha posto la bocca all’uomo? Ovvero chi fa il mutolo o il sordo: o il veggente e il cieco? Non forse io, il Signore? Or dunque va’, e io sarò con la tua bocca e t’insegnerò ciò che hai a dire” (La Sacra Bibbia, Firenze: Salani, 1957, Esodo 4, 10-12). E Davide disse a Saul: “Non cada il cuore del mio signore per cagione di lui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo”. E Saul disse a Davide: “Non puoi andare contro questo Filisteo a batterti con lui, perché tu sei giovane, ed egli è un uomo guerriero fin dalla sua gioventù” ( La Sacra Bibbia, cit., Samuele 1, 17, 32-36)

  19. Supereroi e superproblemi:la mitologia del “giusto” Si racconta che in ogni momento della storia dell’umanità ci siano sempre trentasei Giusti al mondo. Nessuno sa chi siano, neanche loro stessi. Ma quando devono, essi sanno riconoscere le sofferenze e se ne caricano il peso sulle spalle, perché sono nati Giusti e non possono ammettere l’ingiustizia. E’ solo per amor loro che Dio non distrugge il mondo.

  20. Henry Bower: il male di famiglia Poi gli stava parlando la voce della luna, bisbigliando come vento di primavera che è tiepido ma nasconde dentro di sé un lama fredda, ronzando come un nido di calabroni, arringando come un rauco politicante. Tutto quello che la voce gli aveva detto gli era sembrato giusto e forte, così aveva schiacciato il bottoncino metallico. Aveva udito uno scatto all’interno del manico al rilasciarsi della molla e quindici centimetri di acciaio si erano infilati nel collo di Butch Bowers ... La voce lo avrebbe accompagnato e protetto, se lo sentiva. Se tu ti prendevi cura di It, It si prendeva cura di te. Così era sempre stato a Derry (It, pp. 1022-1034 e 1035).

  21. It: il male multiforme

  22. Nella mente di It Era successo qualcosa di nuovo. Per la prima volta da sempre, qualcosa di nuovo. Prima dell’Universo erano esistite solo due cose. Una era It e l’altra era la Tartaruga ... It conduceva la sua esistenza in un semplice ciclo di veglia per mangiare e sonno per sognare. Aveva creato un luogo a sua immagine e lo rimirava con orgoglio dai pozzi neri che aveva per occhi. Derry era il suo mattatoio, la popolazione di Derry erano le sue greggi. Così era stato. Poi ... quei bambini. Un fatto nuovo. Per la prima volta da sempre ... Ad alimentare il suo disagio: se tutte le cose fluivano da It ... come era possibile che una qualsiasi creatura di questo o di altro mondo trovasse il modo di ingannare It o far del male a It, anche se solo superficialmente e per pochi istanti? Ecco, com’era possibile? Così ad It si era presentata un’ultima novità, questa volta non un’emozione, bensì una gelida ipotesi: e se It non fosse stato solo come aveva sempre creduto? E se fosse esistito un Altro? E se infine quei bambini fossero stati agenti di quell’Altro? (It, pp. 1097, 1098, e 1099).

  23. Neutrali • Abitanti di Derry (immagini apocalittiche) • La tartaruga • L’Altro

  24. 1. Analisi narratologica: intelaiatura crono-topica

  25. Il villaggio “compromesso”

  26. Il villaggio infestato: l’archetipo di Salem (1692) Wilderness Villaggio infestato Corpi posseduti

  27. Il villaggio in sicurezza: Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain(1876) Casa abbandonata Villaggio Grotte Cimitero Isola dei pirati Fiume Mississipi

  28. Il villaggio perso: Derry (ovvero tutte le connotazioni dello spazio in un unico luogo) canale City center Bassey Park Casa di Neibolt street Pericolo Pericolo Pericolo Scuola Pericolo Biblioteca (adulti) (bambini) Scalo ferroviario Pericolo Ditta Traker Sicuro Stallo Barren Pericolo Ferriere Parco della cisterna Pericolo = luoghi pericolosi = luoghi insicuri = luoghi relativamente sicuri

  29. 2. Analisi degli immaginari

  30. La casa “stregata” e in movimento Quella casa era un luogo speciale, una specie di stazione, uno dei forse numerosi posti disseminati in tutta Derry che It utilizzava per i suoi trasferimenti fra mondi. Quella casa macilenta e puzzolente dove tutto era in qualche modo sbagliato, non solo sembrava troppo grande, ma presentava angoli fallaci, prospettive distorte. Ben sostava appena oltre la soglia del salotto e gli altri si stavano allontanando da lui inoltrandosi in uno spazio che appariva vasto come il Bassey Park ... eppure più si allontanavano, più diventavano grandi, invece di rimpicciolire. Sembrava che il pavimento pendesse e... (It, p. 940).

  31. Il vuoto immenso L’organizzazione dello spazio dell’ ”Oltre” ne Il paradiso perduto di J. Milton (1667) Inferno Eden Paradiso Vuoto assoluto Pandemonium

  32. Il vuoto: L’organizzazione dello spazio dell’ “Oltre” in It di S. King (1986) Pozzi oscuri Altro Tartaruga Universo Macroverso

  33. Bill nel vuoto Volando in un rombo assordante, piombando in un budello nero e grondante rivestito di vecchie piastrelle in disfacimento ... per esplodere in uno spazio di tenebra assoluta, dove la tenebra era tutto, la tenebra era il cosmo e l’universo ... Ma c’era qualcos’altro. Bill ne avvertì la presenza ... una poderosa presenza nel buio ... Volò verso quella presenza e vide che era un’enorme tartaruga ... La tartaruga parlava nella mente di Bill e Bill intuiva l’esistenza di un Altro ancora e capiva che quell’Altro abitava un vuoto che si trovava oltre il vuoto in cui lui stava viaggiando. L’Altro era forse l’Entità definitiva, il creatore della Tartaruga, che soltanto guardava, e di It, che soltanto mangiava. L’Altro era una forza al di là dell’universo, un potere oltre tutti i poteri, l’autore di tutto ciò che era. A un tratto credette di aver capito: It intendeva spingerlo attraverso una parete alla fine dell’Universo per farlo piombare in qualche altro luogo ... dove It realmente viveva, dove It esisteva come un nucleo titanico e accecante che pure era forse non più che il minuscolo bruscolo nella mente dell’Altro

  34. La riconsacrazione: il campo da baseball = squadra in difesa = squadra in attacco

  35. La partitella di baseball all’ex ditta Tracker • Così avremmo dovuto fare tutti. Starcene alla larga. Qui non c’entriamo più niente. Tornare dove si è cresciuti è come contorcersi in un esercizio di yoga, ficcarsi i piedi in bocca e ingoiarsi piano piano finché non resta più niente; non si può fare e chiunque sia sano di mente dovrebbe essere fottutamente felice che non si possa fare... • “Prendi, ragazzo!” Si girò nella direzione da cui era provenuta la voce e vide arrivare una specie di palla, superare il recinto e scendere verso di lui. Picchiò nella ghiaia e rimbalzò. Eddie allungò la mano e l’acchiappò. Nel riflesso spontaneo, la presa fu così sicura da rasentare l’eleganza. Guardò allora che cosa aveva nella mano e tutto dentro di lui si raffreddò e si sciolse. Un tempo era stata una palla da baseball. Ora era solo una sfera tenuta insieme dallo spago, perché il rivestimento era venuto via e lo spago pendeva, si allungava, saliva per superare il reticolato come un filo di ragnatele e scompariva nei Barren. Oh Gesù, pensò, Oh Gesù, It è qui, è qui con me ORA...” Vieni giù a giocare, Eddie”, gridò la voce di Belch Huggins, assassinato nelle gallerie sotto Derrie nell’agosto 1958. Ed ecco apparire Belch in persona, che si arrampicava su per il pendio dietro il recinto ... Un attimo dopo non c’era più ... Si voltò e cominciò a correre, ma prima di aver percorso tre metri, quattro oggetti sfrecciarono fuori della zona d’ombra sotto la piattaforma di carico della palazzina abbandonata. Pensò dapprima che fossero pipistrelli e urlò e si coprì la testa. Poi vide che erano quattro rettangoli di tela, quelli che venivano usati per contrassegnare le basi quando venivano a giocarci i ragazzini ... Tutt’a un tratto andarono a posarsi ai loro posti, sollevando sbuffi di polvere; casa base, prima, seconda, terza ... PACK! Il rumore di una mazza che colpiva una palla fantasma. Poi ... Eddie si fermò, si sentì cedere le gambe, un gemito gli fece tremare le labbra. Il terreno si andava gonfiando in linea retta dalla casa base alla prima, come se appena sotto la superficie una talpa gigantesca stesse scavando velocemente la sua galleria. La ghiaia rotolava dall’una e dall’altra parte. La forma sotto la superficie del suolo arrivò alla prima base e il pezzo di tela si sollevò nell’aria ... Il terreno cominciò a sollevarsi anche tra la prima e la seconda base, sempre più velocemente. La seconda base schizzò nell’aria con un altro schiocco simile al primo e la tela non ebbe tempo di posarsi nuovamente sul terreno, che già la forma aveva raggiunto la terza e correva verso casa base. Saltò in aria anche quella, ma quand’era ancora sospesa, il corridore sotterraneo fece capolino dal suolo: era Tony Tracker, ma di lui restava solo un teschio dal quale pendevano solo pochi resti anneriti di carne sopra brandelli di quella che era stata la sua camicia bianca. Emerse dalla casa base fino alla vita, mettendosi a dondolare avanti e indietro come un verme grottesco. “Non serve che tieni con forza quel manico fra le mani”, lo apostrofò Tony Tracker con una voce ruvida e gracchiante. Gli mostrò i denti nel sorriso amichevole di uno squilibrato. “Non serve, Sfiato. Ti beccheremo. Te e i tuoi amici. Ci faremo una PARTITELLA!”

  36. Il mancato ritorno a casa Derry

  37. Annientamento e ricostruzione (?): apocalissi SCONTRO FINALE

  38. Ma tutto questo è successo per davvero? C’era una volta in America (1984)

  39. Fu circa un quarto d’ora dopo che udirono qualcosa che veniva verso di loro nelle tenebre ... Ascoltò il fradicio rumore di movimenti elastici, sempre più vicini e i fruscii che l’accompagnavano, come di appendici trascinate, e ancor prima che Bill accendesse un fiammifero, già sapeva che cosa avrebbe visto. “L’Occhio!” urlò. “Cristo, è l’Occhio che cammina!”... Un occhio gigantesco occupò la galleria. La vitrea pupilla nera era larga mezzo metro, al centro di un’iride color rosso opaco ... Era una mostruosità gelatinosa, senza palpebra e senza ciglia, che si spostava su un mazzetto di glabri tentacoli ... It, pp. 1116-1117.

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