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PROGETTO PASTI ASSISTITI A DOMICILIO per Disturbi del Comportamento Alimentare

PROGETTO PASTI ASSISTITI A DOMICILIO per Disturbi del Comportamento Alimentare. Dott.ssa Paola Quintavalle. La Cura dei DCA. Il contesto familiare Le proposte di “alimentazione meccanica” (Garner, Garfinkel, 1997; Dalle Grave, Arnone, 1998)

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PROGETTO PASTI ASSISTITI A DOMICILIO per Disturbi del Comportamento Alimentare

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Presentation Transcript


  1. PROGETTO PASTI ASSISTITI A DOMICILIO per Disturbi del Comportamento Alimentare Dott.ssa Paola Quintavalle

  2. La Cura dei DCA • Il contesto familiare • Le proposte di “alimentazione meccanica” (Garner, Garfinkel, 1997; Dalle Grave, Arnone, 1998) • Il family meal (Lock, Le Grange, Agras, Dare, 2001)

  3. Obiettivi generali • Promuovere il recupero del peso (riportando il BMI a 18,5 kg/m² come soglia minima generale, da considerare nel caso specifico). • Osservare i processi famigliari e ricostruire la storia della famiglia. • Identificare e pianificare strategie per intervenire sui patterns disfunzionali di interazione che contribuiscono a mantenere comportamenti di alimentazione patologici. • Incoraggiare la scoperta di nuovi patterns di interazione familiare funzionali. • Promuovere l’empowerment all’interno della famiglia e rafforzare i funzionali confini intergenerazionali tra il sottosistema genitoriale e quello dei fratelli/sorelle al fine di eliminare alleanze improduttive.

  4. Obiettivi specifici • Offrire ai genitori l’opportunità di sperimentare il successo nel nutrire la/il loro figlia/o. • Sostenere i genitori nel convincere la/il figlia/o a mangiare più di quanto sia disposta/o a fare, suggerendo loro indicazioni adeguate. • Considerare i patterns della famiglia durante la preparazione del cibo, la presentazione di esso, nonché le discussioni sul pasto, specialmente per quanto riguarda il paziente. • Rafforzare l’azione congiunta dei genitori, supportando la loro coesione, e favorire la distinzione dell’identità del paziente dal sistema genitoriale. • Coinvolgere nel supporto eventuali fratelli e sorelle o altri significativi.

  5. Popolazione Target Tale progetto è rivolto a persone affette da DCA e nello specifico pazienti con diagnosi di anoressia nervosa di età compresa tra i 15 e i 30 anni, fatta eccezione per pazienti di età superiore ai 30 anni che vivono ancora nel nucleo familiare d’origine.

  6. Fasi di attuazione del progetto • presentazione da parte degli operatori (figure di riferimento: psicologi, psichiatri, volontari e dietista) del progetto sui pasti assistiti al paziente e ai famigliari. • preparazione dell’assistenza ai pasti con colloqui individuali, di tipo motivazionale, ai genitori. Incontri con la dietista per costruire una dieta adeguata e apprendere i principi di una corretta alimentazione con tutto il nucleo familiare. Saranno anche programmati, in itinere, incontri con la dietista e il paziente per il monitoraggio del peso e per l’eventuale riformulazione del regime dietetico.

  7. Fasi di attuazione del progetto • programmazione dei pasti assistiti, cercando di tener conto delle esigenze della famiglia o del singolo paziente. La durata totale del progetto è stimata a tre mesi. È auspicabile garantire, nel primo mese del trattamento, un numero minimo di pasti assistiti: tre pranzi e tre cene a settimana, fino a giungere a un massimo di cinque pranzi e cinque cene, garantendo un’assistenza quotidiana (dal lunedì al venerdì). Qualora vi sia un feedback positivo da parte di tutto il nucleo familiare, l’assistenza ai pasti, nel secondo mese, potrebbe essere ridotta a due pranzi e due cene. Infine, nell’ultimo mese sarebbe possibile programmare un’assistenza settimanale di un pranzo ed una cena.

  8. Fasi di attuazione del progetto • I genitori saranno seguiti settimanalmente all’interno di un gruppo terapeutico. Questo spazio è dedicato sia alla condivisione e al supporto rispetto a possibili problematiche riscontrate durante i pasti, sia per aiutare a verbalizzare le emozioni rimaste celate dietro ai sintomi del paziente. Simultaneamente, come riportato sopra, i pazienti saranno seguiti dalla dietista e, come definito nel progetto terapeutico, saranno previste sedute di psicoterapia individuale ed eventuali colloqui psichiatrici qualora sia necessario il supporto farmacologico. • terminato il ciclo di assistenza durante i pasti, feedback da parte delle famiglie, e monitoraggio dei pazienti con visite domiciliari quindicinali.

  9. Il ruolo dell’operatore secondo il modello del family meal • non partecipa mangiando, ma si interessa a conoscere meglio le abitudini alimentari e lo stile della famiglia, osservando attentamente i rituali e ponendo domande sul cibo (ad esempio l’operatore può chiedere al genitore che sta portando il piatto in tavola se questa sia una modalità usuale, se il cibo servito rappresenti il tipico pasto familiare, e chi generalmente cucina e fa la spesa). La ragione di tale indagine è aiutare l’operatore e la famiglia a capire quali potenziali modifiche di queste attività sarebbero consigliabili; • dovrebbe impedire ai membri della famiglia di “parlare l’uno per l’altro”, fornendo l’opportunità ad ognuno di parlare per sé. Evitare, inoltre, alleanze patogene che si potrebbero instaurare tra un genitore ed il/la figlio/a; • dovrebbe evitare il confronto e il conflitto che caratterizzano l’approccio usuale della famiglia durante i pasti; • suggerisce che i genitori siedano ai lati del paziente e consiglia di non discutere sulla quantità e sul tipo di cibo da mangiare. Talvolta, l’operatore resta in piedi alle spalle dei genitori e dà loro suggerimenti specifici (Lock, Le Grange, Agras, Dare, 2001).

  10. Bibliografia Bruch, H. (1977). Patologia del comportamento alimentare. Feltrinelli, Milano. Dalle Grave, R. (2003). Terapia cognitivo comportamentale ambulatoriale dei disturbi dell’alimentazione. Positive Press, Verona. Dalle Grave, R., Arnone, F. (1998). Nuove frontiere del trattamento dei disturbi dell’alimentazione. Positive Press, Verona. Garner, D.M., Dalle Grave, R. (1999). Terapia Cognitivo Comportamentale dei Disturbi dell’Alimentazione. Positive Press, Verona. Garner, D.M., Garfinkel, P.E. (1997). Handbook of Tratament for Eating Disorders. Guilford Press, New York. Selvini Palazzoli, M., Cirillo, S., Selvini, M., Sorrentino, A. M. (1998). Ragazze anoressiche e bulimiche. La terapia familiare. Raffello Cortina Editore, Milano. Scia, F., Arnone, F., Turrini, G. (2004). Valutazione del trattamento riabilitativo ospedaliero dell’anoressia nervosa: risultati, indicazioni, prospettive. In Nizzoli, U. Valutazione dell’efficacia dei trattamenti dei Disturbi del Comportamento alimentare. Piccin Nuova Libreria, Padova.

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