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Contenuto del corso: Contabilità macroeconomica, Conti Nazionali e “System of National Accounts”

G. Della Torre Contabilità macroeconomica [Note su alcuni punti del corso] * Nella stesura di queste note mi sono avvalso di C. Gnesutta, Lineamenti di contabilità nazionale , NIS, 1984, e del System of National Accounts delle Nazioni Unite, 1993. 30 marzo 2010.

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  1. G. Della TorreContabilità macroeconomica[Note su alcuni punti del corso]* Nella stesura di queste note mi sono avvalso di C. Gnesutta, Lineamenti di contabilità nazionale, NIS, 1984, e del System of National Accounts delle Nazioni Unite, 1993.30 marzo 2010

  2. Contenuto del corso: Contabilità macroeconomica, Conti Nazionali e “System of National Accounts”

  3. Contabilità macroeconomica e Nazioni Unite Contabilità macroeconomica: I c.d. “conti nazionali” e il System of National accounts delle Nazioni Unite (SNA)‏ SNA come sistema di “concetti” inseriti in un sistema “consistente” di relazioni contabili. Sviluppo dello SNA: I manuali del 1947, 1953, 1967, 1993 … Le determinanti della nascita della contabilità macroeconomica: crisi del ’29, “Teoria Generale” di J.M. Keynes, pianificazione del secondo conflitto mondiale. Dato che i conti nazionali furono costruiti per monitorare l’evoluzione del sistema economico (es. il livello di produzione), “le attività produttive” vengono circoscritte a 1) quelle “svolte dall’uomo”, 2) dirette alla predisposizione di beni e servizi “utili” e 3) “scambiati sul mercato (contro moneta o contro beni e servizi)

  4. Contabilità macroeconomica e categorie economiche Le “categorie economiche” costituiscono il cuore del ragionamento economico. Esse richiedono delle “definizioni”: non posso parlare di “produzione” se non dispongo del relativo “concetto” Tali “concetti” non sono tra di loro “indipendenti”: es. le definizioni di produzione, domanda aggregata, consumi, investimenti, ecc. sono tra di loro strettamente connesse.

  5. Il Sistema dei Conti NazionaliL'ampiezza "teorica" del concetto di produzione [ P ] come fattore di delimitazione "dimensionale" delle principali categorie dei CN: reddito [ Y ] e spesa finale [ E ]P ≡ Y ≡ E

  6. Gli aggregati produzione, reddito e spesa si riferiscono a funzioni distinte del processo economico e a soggetti diversi: • 1. la produzione è la predisposizione di beni e servizi da parte delle unità produttive (come vedremo: le imprese e le Amministrazioni pubbliche AP); • 2. il reddito(“primario”) è il complesso delle remunerazioni attribuite ai fattori produttivi (prevalentemente, le famiglie) impiegati dalle unità produttive; • 3. la spesa (“finale”) è l'utilizzo dei beni e servizi prodotti da parte delle imprese, delle AP e delle famiglie, fuori della sfera della produzione corrente (come beni di consumo o beni di investimento). • Nonostante le differenze “qualitative” (nelle definizioni), i tre aggregati sono identici nella “dimensione quantitativa”, come esito di una gerarchia definitoria che va dal “concetto” di produzione all’ “ampiezza" della produzione, del reddito e della spesa: • lo SNA 1993 recita a questo proposito: “le frontiere della produzione sono importanti da due punti di vista. Esse definiscono il reddito perché [questo] è generato dalla produzione e definiscono [la spesa finale] perché soltanto i beni e i servizi prodotti dalle unità produttive possono essere utilizzati da altre unità”.

  7. dimensione produzione (P)‏ concetto produzione dimensione reddito (Y)‏ dimensione spesa (E)‏

  8. IL CONCETTO DI PRODUZIONE: UNA DEFINIZIONE ESAUSTIVA O L’ESITO DI CONVENZIONI DEFINITORIE? • Secondo il “comune sentire”, per produzione s’intende l’attività umana di trasformazione (merceologica, spaziale o temporale) di beni e servizi in altri beni e servizi di maggiore utilità.  1. criterio dell’attività umana; 2. criterio dell’utilità. Questa definizione non è, tuttavia, priva di problemi. Il criterio del valore-utilità è efficace nell’individuare i processi che predispongono “beni materiali” da annoverare nella produzione. • Tale criterio non consente, invece, di separare la produzione di “servizi” dall’insieme di attività umane quotidiane da cui scaturiscono servizi parimenti utili. • In effetti, l’utilizzo di tale criterio comporterebbe l’inclusione nell’ambito produttivo dei “servizi personali e domestici” (autoconsumati” da colui che li predispone o da altro membro della famiglia). • In tal modo, il rischio è di pervenire ad un concetto di produzione allargato all’intera attività umana. Quindi una definizione evanescente, non operativa.

  9. Un inciso sui servizi del lavoro domestico La disponibilità dei servizi domestici autoconsumati all’interno delle famiglie contribuisce in forma significativa al benessere delle famiglie e a quello collettivo, al pari dei beni e dei servizi prodotti all’esterno delle famiglie. Entrambe le categorie di servizi sono “utili”. • Si pensi ai servizi (es. di ristorazione, pulizia, trasporto delle cose e dei familiari, ecc.) svolti all’interno delle pareti domestiche e agli acquisti all’esterno di servizi simili (presso ristoranti, colf, trasporti e taxi). Ambo le categorie di servizi incidono sul benessere delle famiglie e della collettività, differiscono perché nel primo caso non si tratta di transazioni di mercato (scambio di beni e servizi in moneta o contro altri beni e servizi). • Dato che i conti nazionali sono costruiti per monitorare l’evoluzione del sistema economico (es. il livello di produzione e di occupazione) “le attività produttive” vengono circoscritte a quelle “svolte dall’uomo”, dirette alla predisposizione di beni e servizi “utili” e “scambiati sul mercato”. • Per cui ai criteri dell’attività umana e dell’utilità se ne aggiunge un 3°, quello dell’utilità sanzionata da una transazione di mercato (cioè da uno scambio contro moneta o in natura: baratto)‏

  10. Concetto di produzione e “mercato”: un problema di metodo • L’associazione tra frontiere della produzione e criterio della produzione di mercato fonda una definizione generale (quella di produzione) sull’istituzione-mercato: un’istituzione “non” generale, cioè specifica di un sistema di produzione. Da notare che il “mercato” è un’istituzione che è presente nei moderni sistemi economici, grosso modo dall’emergere del sistema capitalistico (intorno al ‘700). • Ciò induce a cautela, soprattutto, nell’analisi comparata (spaziale e temporale), perché: • 1. la produzione (“di mercato”) è più alta nelle economie e nelle fasi storiche in cui i rapporti mercificati sono più estesi; • 2. la crescita economica (misurata dai CN, nello specifico dal PIL) è spiegata, in parte, dalla sostituzione delle attività di mercato (es. i servizi delle colf) agli autoconsumi delle famiglie (es. i servizi del lavoro casalingo).

  11. All’assenza di un criterio generale, si aggiungono eccezioni che erodono la valenza del criterio della produzione di “merci”, scambiate sul mercato. • Ci riferiamo all’inserimento nella sfera della produzione di transazioni “non di mercato”. Ad esempio: • 1. gli autoconsumi in agricoltura, • 2. i servizi locativi fruiti (autoconsumati) dai proprietari delle abitazioni, • 3. i servizi ceduti senza corrispettivo dalle Amministrazioni pubbliche, • In tal modo, il concetto di produzione non è il risultato di criteri univoci, ma un aggregato di attività considerate, per ragioni diverse, “produttive”. • Da cui il carattere convenzionale della definizione di produzione: “C’è un elemento arbitrario in molte delle decisioni che devono essere prese per definire un sistema di classificazione per i conti nazionali. [Così] non c’è nulla di sacrosanto circa il modo attuale in cui i conti sono strutturati (van Dieren Ed. 1995, p. 60).

  12. IL CONTO DELLA PRODUZIONE NELLO SNA 1993 E NEL SEC 1995 • Una premessa • Le frontiere della produzione dello SNA 1993 – SEC 1995 includono la predisposizione dei beni e servizi sotto il controllo e la responsabilità di una unità istituzionale (persona fisica o giuridica). • Non sono, pertanto, inclusi gli incrementi delle risorse dovute a processi naturali, senza il coinvolgimento o la direzione dell’uomo: “la crescita degli stocks del pesce nelle acque internazionali non è produzione, mentre lo è l’attività della pesca” (SNA 1993). • Nelle frontiere della produzione non rientrano neppure i servizi associati alle attività umane basilari (es. mangiare, dormire, bere, ...), per le quali non è possibile ricorrere al criterio della terza persona. • Le frontiere dello SNA escludono i servizi autoconsumati dalle famiglie: ad es., la pulizia e la manutenzione delle abitazioni, la riparazione dei beni durevoli, la preparazione dei pasti, la cura e l’istruzione dei bambini, il trasporto dei membri e dei beni delle famiglie ecc. (SNA 1993, §§ 6.19-20). • La motivazione di questa omissione sta nel fatto che l’eventuale inserimento dei servizi domestici comporterebbe l’attribuzione di redditi in natura ai lavoratori casalinghi, con limitate ripercussioni sull’attività economica di mercato, essendo il comportamento degli agenti motivato dal reddito effettivo, non da quello imputato: “il significato economico dei flussi [in natura] è diverso da quello dei flussi monetizzati. [Essendo] i redditi generati [dalla produzione dei servizi domestici] automaticamente legati al consumo dei servizi prodotti, i servizi del lavoro domestico hanno modesta rilevanza per l’analisi dell’inflazione o della deflazione o di altri fenomeni di squilibrio del sistema economico (SNA 1993, § 1.21).

  13. Produzione totale, valore aggiunto, beni intermedi e beni finali • I concetti di produzione e quello conseguente di bene intermedio sono i ‘mattoni’ con cui sono costruiti gli aggregati dei CN: prodotto, reddito, spesa per beni intermedi e finali, consumo, risparmio e formazione del capitale. • La “produzione totale dell'unità (i)” ( PTi ) comprende le “merci” prodotte da “i” (cioè, i beni e i servizi “di mercato”), utilizzate nel processo produttivo (corrente) dalla stessa unità ‘i’ o da altre unità produttive ‘j’ (“beni intermedi prodotti”, in parte “utilizzati” dalla stessa unità ( Bii ) e in parte “venduti” ad altre unità (Bij)) o al di fuori del processo produttivo corrente (“beni finali”, Ei), come beni di consumo ( Ci ) o beni capitali ( GIi ): • [1] PTi ≡ ( Bii + Bij ) + Ei ( ≡ Ci + GIi )‏ • Le dimensioni della produzione totale, dei beni intermedi e dei beni finali sono conseguenza dell'ampiezza delle frontiere della produ-zione, in quanto tali frontiere comportano la dimensione delle unità produttive ( “le imprese” ), dei beni intermedi (prodotti e venduti “tra imprese”), e, per residuo, dei beni finali (prodotti non utilizzati nel processo produttivo corrente ( Ei ≡ PTi – (Bii + Bij) ).

  14. Dalla produzione totale al valore aggiunto • La produzione totale dell’unità ‘i’ (PTi) non misura, tuttavia, il contributo dell’unità reso al processo produttivo dell’intera economia poiché include una duplicazione. • Tale duplicazione è pari al valore dei beni e dei servizi (“mercificati”) utilizzati nel proprio processo produttivo, che scaturiscono dallo stesso processo produttivo (Bii) o da altri processi produttivi (Bji). • Il contributo da parte dell’unità “i” al processo produttivo è dato, invece, dal “valore aggiunto” (VAi), pari alla produzione totale al netto dei beni intermedi “utilizzati” (prodotti dalla stessa o da altre unità): • [2] VAi ≡ PTi - (Bii + Bji)‏

  15. Il computo del valore aggiunto: un’esemplificazione • Produzione totale del panettiere (PTi)‏ (es. vendita alle famiglie (Ci) e ai ristoratori (Bij)): Euro 100,00 • meno Acquisti di beni e servizi intermedi (Bii + Bji)‏ (es., lievito (Bii); farina, sale, acqua, energia elettrica (Bji)): Euro 30,00 • = Valore aggiunto (Vai): Euro 70,00

  16. Valore aggiunto e reddito prodotto • Il valore aggiunto dell'unità ‘i’ (VAi) non ha soltanto il senso di “contributo alla produzione”. • Esso, infatti, è attribuito ai lavoratori dipendenti e ai proprietari del capitale che hanno partecipato al processo produttivo, sotto forma di salari e stipendi e di reddito da capitale (interessi, rendite, profitti) (GYi), quindi è pari al reddito prodotto e distribuito dall’unità produttiva: • [3] VAi  GYi • Ne segue che la produzione totale dell’unità “i” (PTi) può essere definita anche dal lato dei costi, come somma dei beni intermedi utilizzati (Bii + Bji) e del valore aggiunto prodotto e distribuito dall’unità produttiva (GYi): • [4] PTi  (Bii + Bji) + GYi • Dalle relazioni [1-4] segue il conto della produzione totale: • [5] PTi  GYi + (Bii + Bji)  (Bii + Bij) + Ci + GIi

  17. La relazione: [5] PTi  GYi + (Bii + Bji)  (Bii + Bij) + Ci + GIi consente le seguenti considerazioni: 1. la dimensione del valore aggiunto risente della parte “mercificata” lato produzione e lato beni intermedi utilizzati dall’unità produttiva. 2. la presenza e la prevalenza di beni e dei servizi “non pagati” lato produzione o lato costi di produzione (tra cui i beni intermedi utilizzati) comporta la sotto o la sovrastima del valore aggiunto.

  18. IL CONTO DELLA PRODUZIONE DI UNA UNITA’ PRODUTTIVA 1. Beni e servizi intermedi prodotti dall'unità ‘i’ [Bii + Bij]: - beni e servizi prodotti dall’unità ‘i’ e reimpiegati nel processo produttivo della stessa unità o di altre unità produttive ‘j’ 2. Beni finali (Ei): 2.a. Beni di consumo [Ci]: - beni di consumo venduti ad unità finali 2.b. Beni di investimento [GIi]: - accumulo di beni capitali acquistati dall'unità‘i’ presso altre unità produttive - accumulo di beni capitali prodotti all'interno dell'unità ‘i’ - accumulo di capacità produttiva per manutenzione straordinaria e miglioramento dei beni capitali - variazione delle scorte detenute dall'unità ‘i’ PRODUZIONE TOTALE [PTi]  1 + 2  1 + 2a + 2b 3. Beni e servizi intermedi utilizzati dall'unità ‘i’ [Bii + Bji]: - beni e servizi prodotti e reimpiegati nel processo produttivo dell'unità ‘i’ - beni e servizi acquistati dall'unità ‘i’ presso altre unità produttive (inclusi gli acquisti di beni capitali e di beni per la manutenzione straordinaria e il miglioramento dei beni capitali)‏ 4. Valore aggiunto [VAi  GYi]  1+2-3 - redditi da lavoro e da capitale prodotto e distribuito dall'unità ‘i’ PRODUZIONE TOTALE [PTi]  3 + 4

  19. Il conto della produzione della singola unità ‘i’ - relazione [5] - può essere esteso all’economia nel suo complesso, cioè all’insieme di tutte le unità produttive ‘n’ (PTn): [6] PTn  GYn + Bnn  Bnn + Cn + GIn Per l’intera economia, i beni intermedi utilizzati dalle unità produttive sono identicamente eguali ai beni intermedi prodotti. Da cui sottraendo alla produzione totale i beni intermedi è individuata la produzione nazionale (GPn), identicamente eguale al reddito nazionale (GYn) e alla spesa finale nazionale (Cn + GIn): [7] GPn  (PTn - Bnn)  GYn  Cn + GIn Estensione conto della produzione all’intero sistema economico

  20. La suddivisione della spesa finale (Ei) tra spesa per beni di consumo (Ci) e spesa per beni capitali (GIi) dipende dalla definizione di bene capitale (a sua volta questa dipende dalla definizione di produzione). Nel senso che la definizione di consumo è residuale (come differenza tra le definizioni di spesa finale e di spesa per beni capitali). Nei conti nazionali, la spesa per beni capitali comprende: - i beni “materiali” (a), “riproducibili” (b) – che scaturiscono dall’attività dell’uomo (es. fabbricati, macchinari, autoveicoli, ecc.), inclusi i beni ‘naturali’ riproducibili (in tempi economici e su iniziativa dell’uomo): ad es., piantagioni arboree (faggi, betulle, …), coltivazioni (agricole, incluse quelle spontanee), allevamenti (pesce, bestiame, …) – “utilizzati dalle imprese” (c), per “più di un processo produttivo” (d). Inciso: di “nuova” produzione (e). Da cui, cinque criteri: a) bene “materiale”; b) “riproducibile; c) “durevole”; d) utilizzato da un’unità produttiva; e) “nuova” produzione. I criteri b) e d) sono evidentemente connessi al concetto di produzione e vanno ricordati per la loro rilevanza a fini ambientali. Non sono, pertanto, compresi: 1. i “servizi” (es., formazione professionale); 2. i beni “durevoli” utilizzati da unità non produttive (es., gli elettrodomestici utilizzati dalle famiglie); e 3. le “risorse naturali non riproducibili” (es., le foreste allo stato naturale, le risorse minerarie non estratte, ecc.). Il concetto di produzione e la partizione della spesa finale tra beni di consumo e beni capitali

  21. Lo stock di beni capitali è soggetto a fenomeni di (1) usura, (2) rotture accidentali e (3) obsolescenza tecnologica, che ne riducono il valore. Il “deprezzamento” (ammortamento) (Dn) tiene conto di questi fenomeni, rappresentando la parte della spesa di nuovi beni capitali (GIn) che va a sostituire la quota del capitale usurata (distrutta, obsoleta) nel presente ciclo produttivo: [8] GIn  In + Dn dove (In) rappresenta la spesa netta in beni capitali. Per ragioni di consistenza con la struttura dei CN, il “deprezzamento” dello stock di capitale è legato alla definizione della spesa per beni capitali. Per cui il deprezzamento riguarda i beni riproducibili utilizzati dalle imprese. Il “deprezzamento” del capitale

  22. I Consumi della PA: “questi sconosciuti”? I settori produttivi sono costituiti da: 1. le “imprese”, e 2. le “amministrazioni pubbliche” (AP)‏ Definizione di PA: l’insieme degli enti pubblici (centrali e locali) (“non market”) che producono beni e servizi ceduti alla collettività “gratuitamente o a prezzi non significativi” (le entrate devono essere inferiori al 50% dei costi di produzione del servizio). La produzione della PA (“consumi pubblici”) include i beni e i servizi ceduti senza corrispettivo alla collettività o a sezioni di questa. Essa è costituita da: • i ‘beni pubblici’ (“public goods”), a fruizione prevalentemente collettiva, pertanto finanziati da entrate generali (prelievo fiscale e indebitamento): ordine pubblico, difesa esterna, giustizia ecc.; • i ‘beni meritori’ (“merit goods”), a fruizione prevalentemente individuale, nonostante ciò ceduti senza corrispettivo: istruzione, assistenza sociale e sanitaria ecc. (SNA 1993, §§ 9.43, 9.80-92).

  23. I Consumi della PA [segue] • La produzione “di mercato” della PA è generalmente trascurabile, ed è pari agli esborsi dei fruitori dei beni e servizi pubblici: ad es., biglietti di ingresso di musei, tasse scolastiche e universitarie, tickets sanitari ecc. Per cui in questo contesto, per semplicità, la trascuriamo. • La scarsa importanza della produzione di mercato della PA comporta che il valore aggiunto calcolato come differenza tra produzione (di mercato) e beni intermedi utilizzati risulterebbe negativo. • Da cui la conclusione che i servizi forniti dalla PA non sarebbero una componente positiva della produzione nazionale, implicando assorbimento di beni e servizi prodotti dalle altre unità produttive. • Come eccezione al criterio della produzione per il mercato, la definizione di produzione dei CN include i beni e i servizi non di mercato apprestati dalla PA (PTg) (“consumi pubblici”, Cg), valutati al costo, pari ai beni intermedi utilizzati (Bng) e al valore aggiunto creato (stipendi dei pubblici dipendenti e deprezza-mento del capitale reale utilizzato dalla PA, con VAg  GYg): • [9] PTg  GYg + Bng  Cg Nota: la produzione non di mercato della PA non è utilizzata né dalle imprese (come servizi intermedi), né dalle famiglie (come servizi finali). E’, quindi, “autoconsumata” dalla PA.

  24. I conti della produzione, del reddito e della spesa Aggregando i conti della produzione della PA (g) e delle imprese (n) (relazioni [6] e [9]) otteniamo il conto della produzione dell’intera economia (a) (con a  n + g): [10] (PTn + PTg)  (GYn + GYg) + (Bng + Bnn)  (Bnn + Bng) + C + Cg + GIn [11] PT  GY + Baa  Baa + C + Cg + GI In economia aperta: [12] PT + M  GY + Baa + M  Baa + C + Cg + GI + X dove (X) e (M) sono le esportazioni e le importazioni. Sottraendo alle risorse utilizzate nel processo produttivo (PT + M) i beni intermedi e le importazioni, si ottiene la produzione dell’economia (GP): [13] GP  GY  C + Cg + GI + (X-M)‏ A destra del segno di identità sono registrate le componenti della domanda finale (C + Cg + GI + X - M); a sinistra è evidenziata la produzione e il reddito dell’economia (GP  GY). Il sistema dei Conti Nazionali

  25. Il sistema dei CN (segue) La produzione costituisce il legame concettuale con il successivo conto del reddito. Questo conto espone, dal lato delle fonti, il reddito, e, lato utilizzi, il consumo delle famiglie (C) e della PA (Cg), e, come saldo, il risparmio (al lordo del deprezzamento del capitale) (GS): [14] C + Cg + GS  GY Il risparmio costituisce la variabile d’ingresso del conto della spesa per la formazione del capitale reale; lato utilizzi sono registrati la spesa lorda per beni capitali (GI  I + D) e il saldo finanziario (L): [15] I + D + L  GS Per l’economia nel suo complesso, il saldo finanziario esprime l’accreditamento (o l’indebitamento) netto sull’estero, pari al saldo della bilancia commerciale: [16] (X-M) L I conti di flusso - relazioni [12]÷[16] - costituiscono la struttura di base del sistema dei conti nazionali.

  26. L’integrazione dei conti di flusso con gli stati patrimoniali Lo stato patrimoniale dell’economia alla fine dell’anno zero espone il valore della “ricchezza nazionale” (R0), pari al valore dello stock del “capitale economico” (K0ec), costituito dal “capitale economico riproducibile” (incluso quello naturale) (K0ec.r) e dal “capitale economico non riproducibile” (K0ec.nr), più il valore della ricchezza finanziaria netta sull’estero (K0r): [17] R0  K0ec + K0r  (K0ec.r + K0ec.nr) + K0r Alla fine dell’anno uno, il valore del “capitale economico riproducibile” (K1ec.r) risulterà diverso dal valore iniziale (K0ec.r) per variazioni intervenute nel volume (fisico) e nel valore (monetario) dello stock.

  27. 2.1.4: segue Le variazioni di volume (fisico) dipendono da: • A) gli “investimenti netti di beni capitali” (I): si tratta di flussi che ruotano intorno al concetto di produzione, e, quindi, sono integrati con il conto della formazione del capitale reale dei CN (relazione [15]); • B) le altre variazioni di volume (VOLec.r): si tratta di flussi dovuti a fattori esterni al processo produttivo (ad es., la crescita di risorse biologiche non coltivate e la distruzione accidentale di beni materiali). Le variazioni di valore dipendono da eventuali processi di rivalutazione o svalutazione dello stock ereditato dal passato (REVec.r). Il valore alla fine dell’anno uno dello stock di capitale economico riproducibile (K1ec.r) è pari a: [18] K1ec.r  K0ec.r + I + VOLec.r + REVec.r

  28. 2.1.4: segue Una relazione analoga è definibile per il valore dello stock di capitale economico non riproducibile (K1ec.nr), con la differenza che in questo caso non abbiamo (tra le variazioni di volume) l’investimento netto: [19] K1ec.nr  K0ec.nr + VOLec.nr + REVec.nr La ricchezza nazionale alla fine dell’anno uno (R1) è pari a: [20] R1  K1ec.r + K1ec.nr + K1r con K1r  K0r + (X-M).

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