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CAMBIAMENTO DI VARIABILI IN INTEGRALI DOPPI E TRIPLI.

CAMBIAMENTO DI VARIABILI IN INTEGRALI DOPPI E TRIPLI. Argomenti della lezione. Cambiamento di variabili per integrali doppi e tripli . Applicazioni al calcolo di aree, volumi, baricentri, momenti. CAMBIAMENTO DI VARIABILI IN INTEGRALI DOPPI E TRIPLI. Il teorema sul cambiamento di

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CAMBIAMENTO DI VARIABILI IN INTEGRALI DOPPI E TRIPLI.

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  1. CAMBIAMENTO DI VARIABILI IN INTEGRALI DOPPI E TRIPLI.

  2. Argomenti della lezione • Cambiamento di variabili per integrali doppi e tripli • Applicazioni al calcolo di aree, volumi, baricentri, momenti

  3. CAMBIAMENTO DI VARIABILI IN INTEGRALI DOPPI E TRIPLI.

  4. Il teorema sul cambiamento di variabili negli integrali multipli, in particolare doppi e tripli, è uno dei teoremi più sofisticati del Calcolo. Noi ci limiteremo ad enunciarlo e a mostrarne l’applicazione nei casi più comuni

  5. f: A  Rm Rm, A aperto, è di classe C1(A), e se det J(f)(x0) ≠ 0allorafè localmente invertibile; cioè esistono intorni aperti U di x0 e V di y0= f(x0) x Abbiamo già introdotto la nozione di funzione localmente invertibile. Ripetiamo e precisiamo meglio questa nozione Abbiamo affermato che se tra i quali f è biiettiva; dunque f(U) = V

  6. Sappiamo che se una trasformazione è regolare, essa ha il determinate jacobiano non nullo in ogni punto del dominio e quindi f(A) è aperto anche se f non è necessariamente iniettiva su A. Una siffatta f è adatta a definire un cambiamento di variabili. Si può dimostrare poi che i punti singolari non costituiscono un insieme molto “pesante” (ha misura nulla secondo Lebesgue: Teorema di Sard)

  7. Inoltre l’inversa locale tra gli intorni aperti V e U è di classe C1(V), e la sua matrice jacobiana è l’inversa della matrice jacobiana di f. Con queste precisazioni, possiamo enunciare il teorema sul cambiamento di variabili negli integrali multipli

  8. regolare e di classeC1(U), sia E U Teorema (cambiamento di variabili ) Sia h: U  Rm V  Rm, U, V aperti, un compatto PJ-misurabile e f:h(E)R integrabile. Allora è integrabile f•h su E e si ha

  9. f ( y ) d y f ( h ( x )) | det h ( x ) | d x ò ò = ¢ h ( E ) E Per brevità di notazione abbiamo indicato y=h(x), e scritto h’(x) al posto della matrice jacobiana. È chiaro che questa trasformazione di coordinate è conveniente se l’integrazione su E è più agevole di quella su h(E); per esempio E è un rettangolo e la nuova funzione da integrare non è troppo complicata

  10. ( x y ) d x d y òò + E Esempio: Si voglia calcolare con E = {(x,y): 0<x≤y≤2x, 1≤xy≤2} Posto u= x y e v = y/x , la Trasformazione h così individuata manda l’insieme E del piano xy

  11. ì u x ï = g ( u , v ) : í v ï y u v = × î nel rettangolo J= [1,2][1,2] del piano uv. La trasformazione inversa di h è che ha determinate jacobiano det g’(u,v) = 1/2v > 0

  12. ( x y ) d x d y òò + E Dunque u 1 = ( u v ) d u d v òò + v v 2 J A conti fatti si trova 1/3 (4 -  2). Il dominio è divenuto un rettangolo e la funzione non si è troppo complicata

  13. A parte i cambiamenti di variabili che possono essere suggeriti dalla natura del problema (tipo di dominio o particolarità della funzione), come abbiamo visto nell’esempio precedente, i tipi di trasformazioni di coordinate più comuni, sono quelli che già abbiamo introdotto in una lezione precedente: il cambiamento di coordinate polari o (polari ellittiche) nel piano; il

  14. cambiamento di coordinate cilindriche (o cilindrico ellittiche) e il cambiamento di coordinate sferiche (o ellissoidali) nello spazio. Precisamente

  15. COORDINATE POLARI Sono le coordinate così individuate ì x cos = r J , í 0 0 2 r ³ £ J < p y ï sen = r J î Sappiamo che questa trasformazione ha un solo punto singolare: l’origine (0,0)T

  16. det J(x y) =    Infatti il determinante jacobiano è La trasformazione è biiettiva tra R2\(0,0)T, e {(,): >0, 0 <  < 2π} Cioè vi è corrispondenza biunivoca tra tutto il piano x y privato dell’origine e una striscia infinita nel piano  . Se indichiamo con h-1(x,y) la trasformazione che a ,

  17. fa corrispondere x,y abbiamo f ( x , y ) d x d y òò = E = f ( cos , sen ) d d r r òò r r J J J 1 - h ( E ) Se il dominio E è un’ellisse o parte di essa di semiassi a e b, è conveniente usare le coordinate polari ellittiche x = a cos  , y = b  sen  . Il determinante Jacobiano è a b

  18. m ( E ) x d y a b d d d òò r r òò J = = E 1 h - ( E ) Mostriamo come ciò sia utile nel calcolo dell’area di un ellisse o del volume di un ellissoide Sia E = {(x,y):x2/a2 + y2/b2 = 1} Si trova facilmente m(E) = πab

  19. Calcolo del volume di un ellissoide E = {(x,y):x2/a2 + y2/b2 + z2/c2 = 1} Si trova, dopo qualche calcolo non difficile, m(E) = (4/3)π abc Ricordiamo che il calcolo in coordinate cartesiane presentava invece qualche difficoltà

  20. ì x cos = r J ï y sen í = r J ï , , u R z u 0 0 2 r ³ £ J < p Î = î COORDINATE CILINDRICHE Sono le coordinate così individuate Il determinante jacobiano di questa trasformazione è .L’asse z è fatto di punti singolari

  21. La trasformazione è biunivoca tra l’aperto dato da R3\{asse z} dello spazio x y z e l’aperto > 0, 0 <  < 2π, u  R, dello spazio   u. Si può combinare questa trasformazione con quella delle coordinate ellittiche

  22. ì x cos sen = r j J ï y cos sen í = r j J ï z cos = r j î , , 0 0 0 2 r ³ £ j £ p £ J < p COORDINATE SFERICHE Sono le coordinate così descritte

  23. Il determinante jacobiano di questa trasformazione è 2 sen .L’asse z è fatto tutto di punti singolari. • La trasformazione è biunivoca tra • l’aperto dato da R3\{semipiano x z, • con x≤ 0} dello spazio x y z e l’aperto • > 0, 0 <  < π, 0 <  < 2π, dello spazio   . Si può combinare que- sta trasformazione con quella delle coordinate ellittiche

  24. 1 2 p p d x d y d z òòò abc ò d sen 2 d d ò ò = r r j j J E 0 0 0 Mostriamo come ciò sia facilissimo con questa trasformazione calcolare il volume dell’ellissoide E = {(x,y):x2/a2 + y2/b2 + z2/c2 = 1} Si trova facilmente, come noto, (4/3)π abc

  25. APPLICAZIONI ALCALCOLO DI AREE, VOLUMI, BARICENTRI, MOMENTI

  26. Già abbiamo applicato le trasformazioni di coordinate per calcolare alcune aree e volumi notevoli. Vogliamo ora presentare alcuni ulteriori esempi

  27. Si calcolino i seguenti integrali doppi 1) Calcolare òò x y d x d y 2 2 + E dove E è la semicorona circolare con y ≥ 0 compresa tra i cerchi di raggi 2 e 3 e centro nell’origine

  28. y arctg d x d y òò x E 2) Calcolare dove E è la parte di piano compresa fra la spirale d’Archimede d’equazione  = 2 , per 0≤  ≤ π, e l’asse x.

  29. 3) Calcolare ( x y ) d x d y òò 2 2 + E dove E è la parte di piano compresa fra l’asse x, la circonferenza di raggio 1 e centro l’origine e la circonferenza di raggio 1 e centro in (1,0)T

  30. Si calcolino i seguenti volumi 1) Volume della porzione di semisfera per z ≥ 0, che si proietta Sul piano x y sulla circonferenza di diametro r e centro in (r/2,0)T 2) Volume della porzione di cilindro circolare d’equazione z = √1-x2 , che si proietta sul piano x y sul triangolo rettangolo di vertici (0,0)T, (1,0)T, (0,1)T

  31. 3) Volume della porzione di superficie paraboloidica d’equazione 2 p z = x2 + y2 che si proietta sul piano x y in un cerchio con centro nell’origine a raggio r

  32. òò y d x d y x d x d y òò E E x , y = = m ( E ) m ( E ) BARICENTRI Il baricentro d’una lamina piana E è dato dal punto di coordinate

  33. Si calcolino i seguenti baricentri 1) Di un triangolo rettangolo 2) Di un settore circolare 3) Di una semiellissi 4) Di un segmento di parabola

  34. M ( x y ) d x d y d z òòò 2 2 = + E MOMENTI D’INERZIA Il momento d’inerzia di un solido di densità unitaria rispetto a un asse assunto come asse z, solido che occupa la regione dello spazio E, è dato da

  35. Si calcolino i seguenti momenti d’inerzia 1) Di un parallelepipedo rettangolo, rispetto ad uno spigolo 2) Di un cilindro rotondo, rispetto all’asse 3) Di un ellissoide, rispetto ad un asse

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