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I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI. S. Giuliano 8 maggio 2013 Maria Grazia Carnazzola. B.E.S. la definizione dell’OMS la definizione nella direttiva ministeriale. DISABILITA’. BES. INTEGRAZIONE. INCLUSIONE. 517/77 (non più solo inserimento).

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I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

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Presentation Transcript


  1. I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI S. Giuliano 8 maggio 2013 Maria Grazia Carnazzola Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  2. B.E.S. la definizione dell’OMS la definizione nella direttiva ministeriale Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  3. DISABILITA’ BES INTEGRAZIONE INCLUSIONE 517/77 (non più solo inserimento) Termine utilizzato nel contesto internazionale L. 104/92 Linee guida Austria e Germania Significato Negativo Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  4. ICF classificazione internazionale del funzionamento Funzioni corporee attività partecipazione Strutture corporee Fattori di contesto Fattori ambientali Fattori personali Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  5. La Costituzione - Artt. 33 e 34 la scuola è aperta a tutti Piena partecipazione equità Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  6. I BES • differenza con disabilità e DSA • differenza PEI/pdp • valutazione – Profili in uscita • la gestione del gruppo di apprendimento Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  7. BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI = situazioni varie, di diverse origini, anche transitorie. Ognuno di questi soggetti ha diritto ad una “NORMALITÀ PIÙ SPECIALE” : più sensibile, più attenta e metodologicamente più ricca. Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  8. La gestione del PEI – Progetto di vita • Il PEI è il frutto del lavoro coordinato e condiviso di tutti i docenti; l’insegnante specializzato è il perno-garante del funzionamento equilibrato dei percorsi operativi. • Lavorare per definire in modo condiviso “obiettivi partecipati”, percorsi possibili, criteri di verifica e di valutazione dei percorsi e degli obiettivi • Fare in modo che il PEI sia realmente un “mezzo di trasporto” per l’alunno verso l’identità adulta (sguardo lungo e sottile del docente specializzato) orientando il PEI al Progetto di vita Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  9. COME PUO’ INTERVENIRE LA SCUOLA? • 1. Organizzazione scolastica generale: • tempo scuola, orari degli alunni, orari degli • insegnanti (compresenze, contemporaneità, • straordinari); • formazione delle classi; • continuità; • collaboratori scolastici; • servizi e altre attività offerte dalla scuola • (mensa, doposcuola, gruppo sportivo, • sportelli, biblioteca, ecc.) Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  10. COME PUO’ INTERVENIRE LA SCUOLA? 2. Documentazione: scambio di informazioni e esperienze, possibilità di confronto con altre realtà scolastiche, documentazione delle Buone prassi di integrazione  3. Didattica comune: scelte metodologiche maggiormente inclusive (gruppi cooperativi, tutoring, didattiche plurali sugli stili di apprendimento, didattica per problemi reali, per mappe concettuali, ecc.); vari tipi di adattamento (riduzione, semplificazione, arricchimento, tempi di apprendimento, ecc.) Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  11. COME PUO’ INTERVENIRE LA SCUOLA? 4. Alleanze extrascolastiche: famiglia e altre risorse dalla comunità (gruppi giovanili, associazioni, parrocchie, oratori.) 5. Formazione e aggiornamento: supervisione tecnica anche da parte di esperti, possibilità di consultare materiali bibliografici e informatici, software, banche dati anche in Internet 6. Centri speciali CST, CTRH, NTD Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  12. QUALE INSEGNANTE IN QUESTA SCUOLA? Un professionista che padroneggi: il lavoro d’aula (saperi disciplinari, mediazione metodologico-didattica, saperi psicopedagogici e organizzativi…) il lavoro in team (programmazione, lavoro inter-multidisciplinare, mediazione metodologico-didattica, saperi relazionali, comunicazione…) l’organizzazione della scuola (comunicazione, relazioni, coordinamento…) la ricerca e lo sviluppo Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  13. QUALE INSEGNANTE DI SOSTEGNO? • Competenze irrinunciabili in queste quattro aree: • Riconoscere i bisogni educativi speciali • Costruire progetti individualizzati in funzione del progetto di vita • Utilizzare strategie efficaci in ambito cognitivo e relazionale • Coordinare le attività finalizzate all’inclusione scolastica Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  14. INCLUSIONE Il sostegno non riguarda ciò che un insegnante specializzato può fare per un alunno con disabilità, è una funzione di tutta la scuola, la responsabilità dell’intera comunità professionale. Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  15. L’insegnante specializzato: la facilitazione degli apprendimenti • In quanto “mediatore di contenuti” possiede una solida cornice metodologica generale in cui sperimentare e dare senso alle diverse azioni, tecniche educative e didattiche, dei materiali… • tenendo conto del funzionamento attuale dell’alunno, in termini di apprendimento in senso globale, e non della classificazione nosografica Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  16. tenendo conto della necessità di leggere il funzionamento dell’alunno in senso globale, interconnesso e reciprocamente causale, ad esempio secondo il modello ICF, per comprendere gli ambiti di “difficoltà” e di “forza” • promuovendo la costruzione di una speciale normalità • - attraverso l’arricchimento/aggiustamento tecnico delle normali attività Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  17. privilegiando la scelta di materiali, mediatori, situazioni didattiche più vicini alla “normalità” rispetto a soluzioni speciali-separanti. • Questo può essere fatto in quattro modi: • operando su chi insegna • operando sui materiali (su cosa si lavora?) • operando sulle modalità dell’apprendimento (come impara?) • Intervenendo sul comportamento-problema (educare, non punire) Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  18. Jannej e Snell (2000) Modello che riassume le dimensioni su cui si può operare per adattare l’azione didattica ai Bisogni Educativi Speciali Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  19. Adattamenti nelle attività di insegnamento-apprendimento Adattamento dei contesti in cui avviene l’apprendimento del Curricolo-Obiettivi delle strategie di insegnamento aggiuntivi semplificati alternativi dove quando con chi aggiunta di input aiuti modifiche nelle risposte (output) dell’ alunno Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  20. COME SI ATTUA L’INCLUSIONE: CHI FA COSA Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  21. IN SINTESI • Il P.E.I. deve essere “a misura” del soggetto; • Tendere al “massimo” delle possibilità individuali e al “minimo” socialmente accettabile sulla base delle funzionalità per il soggetto; • Porre obiettivi realistici e verificabili; • Confidare nella “modificabilità cognitiva”; • Puntare sulla “continuità educativa”; • Valutare costi e benefici dei diversi interventi Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  22. La didattica «speciale» e «comune» Per una visione globale della persona: equità degli interventi Il Consiglio di classe L’organizzazione dell’ambiente di apprendimento Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  23. La realtà cambia in fretta, la scuola è lenta; i problemi aumentano e la scuola non riesce a risolverli. DOMANDE CENTRALI • Cosa vanno a fare i ragazzi a scuola? • Attraverso quali percorsi e quali modi si può ottenere una formazione culturale di base significativa? Quindi con che tipo di mediazione professionale e di organizzazione strutturale? • Quali gli standard condivisi e stabili di formazione culturale di base da garantire socialmente? • Quali sono le condizioni (professionali, strutturali, finanziarie) perché i percorsi abbiano successo? Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  24. 3 PRINCIPI GUIDA • L’istruzione è un bene pubblico, oltre che privato, ed è risorsa irrinunciabile per lo sviluppo economico e civile del paese e della comunità internazionale. La scuola è responsabile del suo operato nei confronti del Paese, dei singoli, della Comunità internazionale. • Nella società contemporanea (società dell’informazione e della conoscenza) il compito della scuola è di sviluppare attraverso le discipline, pensiero formale, strumento di interazione critica con la realtà. • Il sapere disciplinare è strumento di interazione critica con la realtà se costruisce competenze spendibili (di cittadinanza e di autonomia di apprendimento). Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  25. La didattica è di qualità se i docenti: • Sanno insegnare • Sanno intercettare bisogni / trovare risposte • Sanno trasformare la realtà in scuola e la scuola in realtà • Dispongono di contenuti e di metodi di qualità elevata • Sanno costruire contesti di apprendimento e climi di lavoro motivanti e produttivi • Ciò che insegnano oggi servirà ai ragazzi per ciò che dovranno fare domani Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  26. . APPRENDIMENTO SCOLASTICO (BOSCOLO) Insieme dei processi attraverso i quali l'allievo, interagendo in un contesto di istruzione, raggiunge un livello di competenza In determinati campi di conoscenza o in abilità intellettuali. COME SI IMPARA Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  27. RUOLO DELL'INSEGNANTE Il rapporto fra apprendimento e diversità individuali richiama il concetto di STILE COGNITIVO: caratteristica globale permanente che si riflette nell'approccio al mondo, nel rapportarsi con gli altri e con le cose. Lo stile cognitivo di solito si identifica con lo stile d'apprendimento, ma non è legato solo all'apprendimento. Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  28. I Compiti/funzioni della scuola Se la scuola serve per insegnare a vivere (anche) Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  29. Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  30. L'Apprendimento "significativo" In un ambientecostruttivistico l'apprendimento deve essere: • attivo • collaborativo • conversazionale • riflessivo • contestualizzato • intenzionale • costruttivo Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  31. PERSONALIZZARE L'APPRENDIMENTO I risultati delle neuroscienze hanno condotto a concentrare sempre più l'attenzione sulla notevole variabilità dei singoli sistemi nervosi, che così Edelman descrive: "Individui diversi hanno influenze genetiche diverse, sequenze epigenetiche diverse, risposte corporee diverse e storie diverse in ambienti mutevoli. Il risultato è un'enorme variazione al livello della chimica neuronale, della struttura della rete, della forza delle sinapsi, delle proprietà temporali, delle memorie e degli schemi motivazionali governati dai sistemi di valore. Da ultimo, il flusso di coscienza di una persona differisce in maniera evidente per il contenuto e lo stile da quello di ogni altra persona". Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  32. Il passaggio dalla “semplificazione” alla “differenziazione” 1° livello Sostituzione Traduzione dell’input in altro codice/linguaggio e/o uso di altre modalità di output • Ricontestualizzazione (obiettivo proposto da altre persone, in altri ambienti, con altre modalità, ecc.) • Adattamento di spazi/tempi • Arricchimento della situazione con vari tipi di aiuto (immagini, mappe, spiegazioni aggiuntive,ecc.) 2° livello Facilitazione Adattamento degli obiettivi curriculari e dei materiali 3° livello Semplificazione Semplificazione dell’obiettivo in una o più delle sue componenti (comprensione, elaborazione, output) 4° livello Scomposizione Individuazione dei nuclei fondanti della disciplina più agevolmente traducibili in obiettivi accessibili 5° livello Partecipazione Creazione di occasioni per far partecipare l’alunno a momenti significativi di utilizzo delle competenze Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013 Adattamento da D. Ianes

  33. JONASSEN: L' ambiente d'apprendimento costruttivistico Un ambiente costruttivistico deve : • dare enfasi alla costruzione della conoscenza e non alla sua riproduzione; • evitare eccessive semplificazioni nel rappresentare la complessità delle situazioni reali; & presentare compiti autentici (contestualizzare piuttosto che astrarre); • offrire ambienti d'apprendimento derivati dal mondo reale, basati su casi, piuttosto che sequenze istruttive predeterminate; • offrire rappresentazioni multiple della realtà; • favorire la riflessione e il ragionamento; • permettere costruzioni di conoscenze dipendenti dal contesto e dal contenuto; • favorire la costruzione cooperativa della conoscenza, • attraverso la collaborazione con altri. Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  34. DAVID M. MERRIL 5 PRINCIPI GENERALI DELL’ISTRUZIONE • PROBLEMA,ARTICOLATO IN 3 LIVELLI D’ISTRUZIONE: • COMPITO richiesto per risolverlo; • Le operazioni che il compito richiede; • Le azioni implicate dalle operazioni. • ATTIVAZIONE DELLE CONOSCENZE ACQUISITE IN PRECEDENZA; • DIMOSTRAZIONE; • APPLICAZIONE; • INTEGRAZIONE (Trasferimento delle conoscenze acquisite nella vita reale) Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  35. L’INCLUSIONE Presuppone la capacità di ripensare la didattica e l’organizzazione, ristrutturando profondamente l’ambiente di apprendimento, la didattica e l’organizzazione. Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  36. Quali «condizioni ambientali» La lezione Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  37. Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  38. LA VALUTAZIONE DUE CONCEZIONI VALUTAZIONE IDIOGRAFICA VALUTAZIONE NORMATIVA Si valuta il percorso dello studente in relazione alla sua situazione di partenza e agli obiettivi personali Si valutano le prestazioni dello studente in relazione a quanto stabilito dal programma e in relazione agli obiettivi minimi/medi previsti per la classe PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (DIFFERENZIATO) PIANO DIDATTICO PERSONALE (SEMPLIFICATO) Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

  39. GRAZIE PER L’ATTENZIONE Maria Grazia Carnazzola - 8 maggio 2013

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