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Mobilità sanitaria e capacità di accoglienza della città di Milano Genova, 21 Maggio 2008

Mobilità sanitaria e capacità di accoglienza della città di Milano Genova, 21 Maggio 2008 G. Di Fraia - E. Risi. Obiettivi, metodologia e campione. Obiettivi conoscitivi.

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Mobilità sanitaria e capacità di accoglienza della città di Milano Genova, 21 Maggio 2008

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  1. Mobilità sanitaria e capacità di accoglienza della città di Milano Genova, 21 Maggio 2008 G. Di Fraia - E. Risi

  2. Obiettivi, metodologia e campione

  3. Obiettivi conoscitivi La ricerca su “Mobilità sanitaria e capacità di accoglienza della città di Milano” si poneva come macro-obiettivi lo studio: • del flusso di arrivi e presenze generato dal sistema sanitario milanese e dai suoi centri di eccellenza • delle modalità con cui la città risponde alle esigenze di coloro che vi giungono per motivi legati all’ambito medico-sanitario

  4. Domande di ricerca Più in particolare, l’indagine si proponeva di: • Stimare ledimensioni del flussoin ingresso generato dal sistema sanitariomilanese attraverso la raccolta dei dati ufficiali • Rilevare ilgrado di attenzione/sensibilitàdei maggiori Istituti di cura presenti sul territorio milanese verso le problematiche connesse con la mobilità sanitaria e glieffettivi servizi ricettiviper i parenti dei degenti offerti da tali strutture 3. Indagare lapercezione dell’accoglienzada parte degli accompagnatori deidegenti ricoverati negli ospedali milanesi

  5. Metodologia La ricerca si è articolata su più fasi ciascuna della quali realizzata attraverso metodologie ad-hoc: • Prima fase (stime flusso in ingresso): • analisi statistica secondaria di dati ufficiali* relativi alle degenze delle strutture monitorate e • Seconda fase (sensibilità delle strutture e servizi offerti): • 10 interviste in profonditàa “testimoni privilegiati” (direttori degli ospedali) delle realtà campionate; • Terza fase (percezione dell’accoglienza): • 30 interviste in profonditàad accompagnatori dei degenti fuori sede; • 300 questionarisu un campione di accompagnatori dei degenti fuori sede. * Il flusso sanitario in ingresso è stato calcolato a partire dai dati raccolti e sistematizzati dal Servizio di Epidemiologia dell'Azienda sanitaria locale città di Milano diretto dal dott. Luigi Bisanti

  6. I principali risultati della ricerca

  7. Indice dei principali risultati della ricerca 1)Le dimensioni del flusso in ingresso di degenti e accompagnatori 2) La scelta delle strutture ospedaliere milanesi 3) Vissuti ed implicazioni della mobilità sanitaria 4) L’attenzione al fenomeno da parte delle strutture sanitarie e la relativa offerta ricettiva 5) Sintesi conclusiva

  8. 1. Le dimensioni del flusso in ingresso di degenti e accompagnatori

  9. Le dimensioni del fenomeno I degenti non residenti nel comune di Milano e ricoverati ogni anno nell’insieme delle strutture sanitarie milanesi risultano nel complesso circa280.530. Di questi, circa200.000 provengono dal resto della Lombardia, di cui una buona parte dall’hinterland milanese.

  10. Degli oltre80.000degenti provenienti da fuori Lombardia: • più di un terzo (37%) proviene da altre regioni nel Nord Italia; • un terzo circa da regioni del Sud e dalle Isole (33 4%); • il 20% dalle regioni del Centro; • mentre un 10% circa del flusso è generato da degenti stranieri. Una dinamica di flusso che, per certi aspetti, corrisponde e riflette la più generale situazione sanitaria del paese e il disomogeneo distribuirsi delle strutture di eccellenza presenti sul territorio nazionale

  11. Tale andamento trova infatti riscontro nei dati del rapporto del Ministero della Salute si nota come il saldo tra pazienti “immigrati” ed “emigrati” è: • positivo per le regioni del Nord ad eccezione del Piemonte e della Valle d’Aosta • sostanzialmentepositivo per le regioni del centro • decisamentenegativo per le regioni del Sud e delle Isole La Lombardia è in testa nel saldo positivo per ricoveri extra Regione. (Fonte: Ministero della Salute, comunicato stampa La Repubblica, maggio 2008)

  12. Caratteristiche socio-demografiche dei degenti • la maggior parte dei ricoveri è generata, come prevedibile, da persone adulte (65%), seguite da quelle anziane (24%) • non si rilevano scarti significativi su tali variabili tra i degenti Lombardi e quelli provenienti da altre regioni • eccezione fatta per le degenze di bambini compresi nella fascia di età 0-5 anni. Ciò può essere interpretato come una maggiore disposizione dei genitori lombardi a “mobilitarsi” verso quelli che sono considerati i poli di eccellenza pediatrica milanese per il ricovero dei figli più piccoli (fattore vicinanza).

  13. Durata del ricovero • Il 55,5%dei ricoveri è prodotto da pazienti provenienti dalla Lombardia che ricevono prestazioni sanitarie in regime di day hospital o pari a due giorni (ricoveri brevi) • I degenti extra-regione giungono invece a Milano prevalentemente (53,5%) per ricoveri medio-lunghi (dai 3 giorni a periodi anche molto prolungati per attività di riabilitazione) Nel complesso si rileva che: • circa due terzi (76%) dei ricoverati ha tempi di degenza che “costringono” i propri accompagnatori a rimanere in città per almeno una notte.

  14. Pendolarità del flusso di degenza Sulla base dei risultati emersi dai questionari risulta che gran parte dei degenti provenienti da extra-regione (di cui gli intervistati sono accompagnatori) possono definirsi: • “Pendolari” della salute, dovendo in oltre i 2/3 dei casi ritornare a Milano per motivi legati alla propria condizione di salute. Tale dato, unito a quello relativo ai 200.000 degenti circa residenti in Lombardia che annualmente giungono in città per motivi di salute, delinea un pendolarismo sanitario verso il capoluogo lombardo importante da considerare, nella prospettiva di una messa a punto di servizi recettivi e di accoglienza ad hoc

  15. Il flusso in ingresso degli accompagnatori Dai dati raccolti si è stimato che il rapporto mediodegente/accompagnatore è compreso all’interno del range: 1/0,7 – 1/1,5. Ciò ha permesso di calcolare le seguenti dimensioni

  16. Il flusso stimato di accompagnatori provenienti da extra regione risulta dunque compreso tra: • 56.330 e 120.710casi (valori arrotondati) di cui: • 42.810 – 91.740 (76% del totale)  accompagnatori di degenti italiani extra-regione la cuipermanenza in città èuguale o superiore a due giorni(pernottano almeno una notte)

  17. 2. La scelta delle strutture ospedaliere milanesi

  18. Motivazioni di scelta delle strutture ospedaliere milanesi Rispetto alla scelta di Milano come luogo di diagnosi, ricovero e cura, si delineano sostanzialmente due macro-gruppi • Gli Etero-indirizzati, all’interno del quale bisogna distinguere tra coloro che dichiarano che: • la struttura scelta è stata consigliata da medici, specialisti o dall’ospedale dove era in cura il malato (39,2%) • invece, sono stati indirizzati a un ospedale milanese da amici e/o persone che vi erano già state (28,3%) • Gli Auto-indirizzati (29,3%): soggetti che hanno dichiarato di aver scelto autonomamente la struttura sanitaria milanese in base alla sua notorietà nella diagnosi e cura della propria patologia

  19. Dalle interviste condotte emerge che una quota rilevante appartenente sia al gruppo degli Etero-indirizzati sia a quello degli Auto-indirizzati è: • motivata/riforzata nella scelta di venire a Milano dalla presenza di parenti o amici che vivono sul territorio lombardo. Questa sembra costituire quella parte di mobilità sanitaria “non elastica” perché motivata da un fattore esogeno al sistema sanitario.

  20. Opinioni sulle prestazioni sanitarie ricevute Nel complesso la percezione rispetto al sistema sanitario milanese è quellodi un sistema di altissimo livellocaratterizzato da alcuniCentri di Eccellenza <<Se fosse tutto come l’ospedale ci verrei a vivere… Tra infermieri medici… io lo dico a tutti giù… E’ proprio un altro pianeta. Non capisco perché non si può trovare quello che uno trova qua anche da noi… dappertutto>> <<Sono rimasta scioccata perché non essendo abituata a questa cura e sensibilità mi sembrava che mi prendessero in giro… Invece sono tutti meravigliosi… nella disgrazia della situazione di mio marito ho avuto la sicurezza e il conforto di questo posto…>> • a cui si accompagnano opinioni molto positive sulla qualità delle prestazioni di diagnosi e cura ricevutepresso le diverse strutture sanitarie, che molti descrivono come “superiori alle aspettative”

  21. 3. Vissuti ed implicazioni della mobilità sanitaria

  22. Le aspettative verso i servizi di accoglienza Diverse le valutazioni rispetto ai servizi di “accoglienza” ricevuti: • anche i soggetti che hanno dichiarato di non avere avuto particolari aspettative pregresse rispetto all’ “accoglienza” che avrebbero trovato a Milano, lasciano emerge la delusione su alcune aree ritenute dei prerequisiti per chi proviene da fuori città (“ci aspettavamo almeno un minimo di accoglienza”) quali: • in primo luogo: disponibilità di alloggi ad hoc per gli accompagnatori • adeguata assistenza per il trasporto del malato dall’aeroporto all’ospedale • “almeno una cartina” con i principali servizi di accoglienza disponibili nei pressi della struttura sanitaria a cui erano giunti (alloggio, ristorazione ecc.)

  23. L’alloggio degli accompagnatori La scelta del pernottamentoè orientata all’insegna del maggiore risparmio. I soggetti tendono, quando è possibile, a: • farsi ospitare da parenti e amici che vivono a Milano (1/3 circa del campione) • soggiornare presso Case di Accoglienza o dormire in un letto accanto al degente (1/3 circa).

  24. L’alloggio presso parenti e amici Per quanto molte volte parenti e conoscenti nonabitino neppure a Milano (ma nel suo hinterland o in provincia), si preferisce comunque optare per tale soluzione anche se più scomoda, non solo perchè: • è una soluzione di alloggio gratuita ma anche perché • si connota come una sistemazione più “accogliente” sul piano affettivo ed emozionale (configurandosi spesso come occasione di incontro o provvisorio ricongiungimento familiare), anche in considerazione della situazione di stress che gli accompagnatori dei degenti generalmente vivono Tale soluzione costituisce, talvolta, “il punto di appoggio” per prima notte dopo la quale ci si attiva alla ricerca di un’altra sistemazione

  25. L’alloggio presso “Case di accoglienza” Rientrano in questa categoria: • le case di accoglienza, le case famiglia, i convitti (21%): • per lo più gestite da volontari religiosi o non. Esempi più citati: la Casa Teddy della Croce Rossa e la Casa Amica. Quest’ultima accoglie circa 3.000 persone all’anno. (Fonte: Salute de La Repubblica, maggio 2008) • permettono di usufruire di alcuni servizi, considerati come benefit rilevanti da parte degli intervistati, tra i quali: • uso della cucina (30%); • possibilità di lavare i propri indumenti (24%) • disponibilità di biancheria pulita (26%) o di • presenza di un parcheggio interno (13%), enfatizzato come un importante plus a Milano Queste strutture offrono quindi un servizio ricettivo che considera i bisogni dell’accompagnatore del degente in una prospettiva olistica.

  26. Per quanto riguarda lecase di accoglienza: • La percezione diffusa è che vi siano troppopochi alloggi di questo genere • Il prezzo pagato da più della metà degli intervistati è tuttavia compreso tra “l’offerta libera” e “i30 euro” <<Spendo davvero pochissimo… Anzi abbiamo saputo di case di cattolici che ti fanno fare un’offerta libera. Davvero bisogna lodare queste persone per il lavoro che fanno. Magari il posto è un po’… povero, diciamo, la stanza è semplice, non c’è praticamente niente, non c’è la televisione, il bagno è piccolo…>> • Gli alloggi in soluzioni “ad hoc” vengono per lo più valutati come caratterizzati da unbuon rapporto qualità-prezzo il 92% degli intervitati si dice molto o abbastanza soddisfatto • Il principalelimitedi queste strutture è dato invece dagli orari da rispettare: il 55% dei soggetti si lamentadell’orario di chiusura,compreso tra le 21 e le 22 perché “le suore vogliono che si rientri presto” <<Il fatto stesso di alloggiare lì impedisce al parente che magari vorrebbe approfittare della sera per fare due passi e distrarsi di “conoscere” la città. L’orario imposto per il rientro mi impedisce di portare lì le mie bambine che dopo tutto il giorno in ospedale vorrei portare almeno fuori la sera a fare un giro>>

  27. L’alloggio in strutture recettive tradizionali • Rientrano in questa categoria gli alberghi e i residence utilizzati, nel complesso, dal 31% circa degli intervitati. Vengono scelti • prevalentemente hotel a 2 stelle o 3 stelle, mentre • molto meno i residence in quanto richiedono in genere un minimo di giorni di permanenza (5 o 6), fattore spesso non prevedibile al momento dell’arrivo • La spesa media per il pernottamento presso un hotel o un residence sostenuta dal campione di intervistati è di circa 80 euroa notte • Tale costo, se pur non elevatissimo in termini assoluti, può tradursi in un onere decisamente pesante per chi deve permanere in città per tempi prolungati legati alla lungo-degenza del famigliare <<pazzesco che a meno di 50 euro a notte non si trovi niente!>>

  28. La spesa per la permanenza a Milano • Sulla base delle risposte raccolte sul campione di 300 accompagnatori la stima dellaspesa media complessiva*si differenzia sensibilmente in relazione alle diverse sistemazioni di alloggiano, risultando di: • 78 euro (circa) per coloro che alloggiano presso conoscenti-amici e case di accoglienza • 207 euro chi risiede in hotel o residence • Mentre: • Laspesa media giornalieradichiarata dagli accompagnatori dei degenti sul totale del campione è di142,5 euro *(comprendente vitto, alloggio, trasporti alloggio-ospedale, “extra”)

  29. 4. L’attenzione al fenomeno da parte delle strutture sanitarie e la relativa offerta ricettiva

  30. Il problema delle strutture di accoglienza per le famiglie dei degenti viene giudicato rilevante da tutti gli intervistati sotto almeno tre punti di vista: • etico una questione “giusta e civile” che una collettività dovrebbe affrontare per potersi definire responsabile verso i suoi membri • sociale un servizio che la collettività dovrebbe essere in grado di predisporre per definirsi moderna • culturale un indicatore di benessere e di maturità culturale un segnale di eccellenza delle istituzioni Per tutti gli intervistati“capacità di accoglienza” significa idealmente poter contare su una sufficiente disponibilità di strutture residenziali interne ai singoli Istituti di cura <<chi è in grado di risolvere questo problema è davvero molto avanti sarebbe auspicabile arrivare presto a questa eccellenza perché sarebbe un segnale di grande benessere per tutta la collettività>>

  31. Tuttavia,gli intervistatiritengono che questa problematica: • nonsia in realtàdi competenza degli Istituti di cura,che non sono in grado di affrontarlo né dal punto di vista delle risorse (umane ed economiche) né da quello programmatico <<sarebbe bello potersi occupare dei pazienti a 360 gradi ma non abbiamo le risorse umane ed economiche per farlo>> • rappresenti una questione dicarattere inevitabilmente politico/istituzionale Una minoranza dei responsabili intervistati dichiara di assumersi direttamente la gestione concreta della questione residenziale La “latitanza” percepita delle istituzioni sul territorio fa sì che gli istituti si trovino – malvolentieri - in condizione di “supplenti” e perciò preferiscano delegare la questione ad altri soggetti, afferenti soprattutto al volontariato

  32. I più sensibili al tema sembrano essere: • Gli Istituti oncologici: • Istituto Europeo di Oncologia • Istituto Nazionale Tumori che mostrano una maggiore attenzione alla questione dell’accoglienza dei parenti soprattutto in relazione alla lunghezza delle degenze e alla necessità di periodici ricoveri per terapie • Le altre strutture ospedaliere mostrano invece un’attenzione decisamente piùlimitatapoiché: • hanno una bassa percentuale di ricoverati provenienti da fuori regione - spesso con numeri massimi programmati; • hanno periodi medi di degenza brevi o in regime di day-hospital

  33. L’offerta • Al momento della rilevazionenessun istituto tra quelli censiti dispone di una struttura interna specificamente dedicata all’alloggio di parenti Ma: • Allo IEO è attualmente in costruzione un centro di accoglienza che sarà dedicato tra l’altro ad ospitare i parenti dei degenti • In alcuni istituti esiste una “foresteria” che, normalmente riservata a infermieri e medici, può essere adibita ad ospitare gli accompagnatori.

  34. Le strutture gestite dal volontariato sono viste dalla dirigenza degli ospedali come: • un canale a cui “delegare” il problema dell’accoglienza, in grado di offrire: • opportunità di sistemazione a costi accessibiliper gli accompagnatori dei degenti e vi è quindi: • una tendenza ad affidare a terzi l’onere di un’offerta ricettiva destinata a questo genere di target

  35. In definitiva, la soluzione del problema dell’accoglienza per i parenti dei degenti viene prevalentemente delegata all’esterno (volontariato) dagli Istituti di cura a causa di: • costi elevati di creazione e gestione delle strutture residenziali interne • necessità di un’organizzazione dedicata (e relative risorse umane ed economiche) • mancanza di collegamenti con le altre realtà sul territorio (enti locali o istituzioni) • scarsità di collegamenti con altri Istituti di cura con i quali si potrebbe “fare sistema” per attuare strategie comuni

  36. Le informazioni sulle strutture e i servizi di accoglienza • In tutti gli ospedali è presente un URP, che tuttavia si dimostra come una struttura poco conosciuta tra gli accompagnatori dei degenti intervistati • Anche se la maggior parte degli ospedali ha un sito Internet con diverse informazioni, solo una piccola parte (29%) riporta nel sito le informazioni sui servizi di accoglienza per i familiari dei degenti e le eventuali convenzioni • Nella prassi quindi l’attrattività dei servizi legati alle strutture ospedaliere milanesi è costruita soprattutto attraverso fonti informative informali piuttosto che da una comunicazione istituzionale adeguata

  37. Il canale informativo per i servizi di accoglienza più utilizzato è risultato essere: • il “passa-parola” (usato dal 42%) che è segnale di: • un sistema informativonon abbastanza tarato sui bisogni dei cittadini che giungono a Milano per motivi legati alla salute • una presa di distanza dalla questione anche dal punto di vista della gestione delle informazioni da erogare, che si vorrebbe totalmente delegare: <<In portineria lasciamo un elenco degli alberghi fornito dalla Camera di commercio perché non ci sembra opportuno segnalare qualche struttura particolare perché si rischia di essere soggetto di sollecitazioni o di lamentele. Ci sono le categorie, ci sono gli indirizzi si arrangino un po’ loro>> (Besta)

  38. 5. Sintesi conclusiva

  39. Le strutture sanitarie milanesi vengono confermate come polo di attrazione di una

  40. Le proposte di ottimizzazione più operative, legate alla diminuzione del disagio economico e organizzativo dei cittadini coinvolti nella mobilità sanitaria, si possono suddividere in due macro-categorie relative ad un intervento sulle tipologie di offerta: • Ricettiva • Comunicativa/informativa

  41. L’offerta ricettiva Le proposte relative all’offerta ricettiva riguardano soprattutto la possibilità da parte degli accompagnatori di trovare alloggi: • economici • se non all’interno, almenovicini alla struttura ospedaliera • senza restrizionidi orario

  42. L’offerta informativa Le proposte di ottimizzazione deiservizi di comunicazione e informazioneconvergono su: • La creazione di un“centro” unicoche consenta di ottenere tutte le informazioni necessarie Anche se strutture di questo tipo sono, in alcuni casi, già presenti • Emerge la necessità di uno sforzo meta-comunicativo in grado di renderlivisibiliconfigurandoli comepunti di riferimentoper questo genere di target <<attualmente l’informazione è tutta a carico della persona, personalmente credo che non ci sia niente di organizzato…>>

  43. Un “sistema” organizzato Ad un livello più generale si registra: • dal punto di vista della domanda: • un flusso di degenti ed accompagnatoridi indubbio rilievo con una mobilità in ingresso proveniente da fuori regione complessivamente stimabile intorno alle 200.000 persone (80.500 degenti e 120.000 accompagnatori) • flusso generato da: • l’oggettiva qualità della cura, della degenza e di centri di eccellenza sanitaria • il ruolo dei medici e delle strutture sanitarie di provenienza nell’indirizzare verso la sanità milanese • la presenza di un passa-parola che costruisce nell’immaginario collettivo una rappresentazione positiva della “Milano della sanità” • la possibilità, per chi viene da lontano, di alloggiare presso parenti o amici, (quota della domanda scarsamente “ elastica” ) • dal punto di vista dell’offerta: • un’assenza di coordinamento tra i diversi soggetti (istituzionali, pubblici e privati), locale e centrale nell’affrontare il fenomeno della mobilità sanitaria

  44. Un “sistema” organizzato Alla luce di quanto emerso, pare quanto mai necessario • il passaggio da una dinamica della domanda/offerta • ad un’ottica di “sistema” e di gestione del flusso generato dalla mobilità sanitaria Per quanto i flussi sanitari in ingresso a Milano rappresentino una dimensione “in attivo” del sistema cittadino e lombardo, intervenire su di essi (contenendoli, indirizzandoli e assicurando loro i necessari servizi di accoglienza) consentirebbe di: • ridurre il disagioeconomico e organizzativo dei cittadini che ogni anno giungono nel capoluogo lombardo per motivi di salute • contribuire a “riequilibrare” il sistema sanitario nazionale

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