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17.00. Santa Caterina da Siena. Il Dialogo della Divina Provvidenza. Capitolo 134. Orazione per la santa Chiesa. Allora quell'anima, come inebriata, angosciata e affocata d'amore, col cuore ferito da molta amarezza, si volgeva alla somma ed eterna bontà, dicendo:

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Presentation Transcript


  1. 17.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. Il Dialogo della Divina Provvidenza Capitolo 134

  4. Orazione per la santa Chiesa

  5. Allora quell'anima, come inebriata, angosciata e affocata d'amore, col cuore ferito da molta amarezza, si volgeva alla somma ed eterna bontà, dicendo: «O Dio eterno, o luce sopra ogni altra luce, poiché da te esce ogni luce! O fuoco sopra ogni fuoco, poiché tu solo sei quel fuoco che ardi e non consumi, e consumi ogni peccato e amor proprio, che tu trovassi nell'anima.

  6. Tu non la consumi afflittivamente, ma la arricchisci d'amore insaziabile, poiché saziandola, non si sazia, ma sempre ti desidera, e quanto più ti ha, più ti cerca; e quanto più ti desidera, più trova e gusta di te, sommo ed eterno fuoco, abisso di carità!

  7. È sempre l'amore che ti ha costretto e ti costringe a crearci a tua immagine e somiglianza, e a farci misericordia, donando smisurate e infinite grazie alle tue creature, che sono dotate di ragione. O Bontà sopra ogni bontà!

  8. O sommo ed eterno Bene, chi ti ha mosso, Dio infinito, a illuminare me, tua creatura finita, col lume della tua verità? Tu, che sei lo stesso fuoco d'amore, ne sei cagione.

  9. Tu solo sei sommamente buono; e nondimeno donasti il Verbo, unigenito tuo Figliuolo, perché venisse a conversare con noi, immondi e pieni di tenebre. Chi fu la cagione di questo? L'amore; poiché ci amasti prima che noi esistessimo. O buono, o eterna grandezza, ti facesti basso e piccolo per fare l'uomo grande. Da qualunque lato io mi volgo, non trovo altro che abisso e fuoco della tua carità.

  10. E sarò io quella misera che possa corrispondere alle grazie e all'affocata tua carità e amore che tu hai mostrato in particolare, oltre alla carità comune e all'amore che tu mostri alle creature? No; ma solo tu, dolcissimo e amoroso Padre, sarai quello che saprà essere grato e riconoscente per me, cioè sarà l'affetto della tua carità stessa a renderti grazie; poiché io sono colei che non sono.

  11. E se io dicessi d'essere qualche cosa da me, mentirei sopra il mio capo, sarei bugiarda e figliuola del demonio, che è padre delle bugie. Tu solo sei colui che sei; l'essere e ogni altra grazia, che hai posta sopra l'essere, ho da te, che me li desti e dài per amore, non per debito.

  12. O dolcissimo Padre, quando il genere umano giaceva infermo per il peccato di Adamo, tu gli mandasti il medico, il dolce ed amoroso Verbo tuo Figliuolo. Ora, quando io giacevo inferma della infermità di negligenza e di molta ignoranza, tu soavissimo e dolcissimo medico, Dio eterno, m'hai data una soave, dolce e amara medicina, affinché guarissi e mi levassi dalla mia infermità.

  13. Mi fu soave, poiché con la soavità e carità tua hai manifestato te a me: dolce mi fu sopra ogni dolcezza, poiché hai illuminato l'occhio del mio intelletto col lume della santissima fede.

  14. In questo lume, secondo che ti è piaciuto di manifestare, conobbi l'eccellenza e la grazia che hai mostrata al genere umano, col ministrare Cristo, tutto Dio e tutto uomo, nel corpo mistico della santa Chiesa, e la dignità dei tuoi ministri, che hai posto per dare te stesso a noi.

  15. Io desideravo che tu soddisfacessi alla promessa fatta a me; e tu desti molto più, dandomi quello che io non sapevo domandare. Onde io conosco veramente che il cuore dell'uomo non sa dimandare né desiderare tanto, quanto è quello che tu gli dai in più; e così vedo che tu sei colui che sei, Bene infinito ed eterno, mentre noi siamo quelli che non siamo.

  16. Ed essendo tu infinito e noi finiti, dài quello che la tua creatura, dotata di ragione, non può né sa tanto desiderare, né a quel modo che tu sai. Tu puoi e vuoi soddisfare l'anima, e saziarla di quelle cose che ella non ti dimanda, né te le dimanda a quel modo tanto dolce e piacevole, col quale tu le dai.

  17. Perciò ho ricevuto lume intorno alla tua grandezza e carità, per l'amore che hai manifestato di avere a tutto il genere umano, e singolarmente ai tuoi unti, i quali devono essere angeli terrestri in questa vita. Hai mostrato la virtù e beatitudine di questi tuoi unti, i quali sono vissuti come lucerne ardenti, con la margherita della giustizia nella santa Chiesa.

  18. Per questo ho conosciuto meglio il difetto di coloro, che vivono miserabilmente. Così ho concepito grandissimo dolore dell'offesa fatta a te, e del danno di tutto quanto il mondo; perché i ministri indegni fanno danno al mondo con l'essere specchio di miseria, mentre dovrebbero essere specchio di virtù.

  19. E perché tu hai manifestate e lamentate le loro iniquità a me misera, cagione e strumento di molti difetti, perciò ho sentito un dolore intollerabile. Tu, amore inestimabile, me l'hai manifestato dandomi una medicina dolce e amara, affinché mi levi del tutto dall'infermità dell'ignoranza e negligenza,

  20. e con sollecitudine e affannoso desiderio ricorra a te, conoscendo me e la tua bontà, e le offese che ti sono fatte da ogni genere di persone, ma specialmente dai tuoi ministri, affinché io distilli un fiume di lacrime sopra me miserabile, traendole dal conoscimento della tua infinita bontà, e sopra questi morti, i quali vivono tanto miserabilmente.

  21. Io non voglio, o Ineffabile Fuoco e Dilezione di carità, Padre eterno, che il mio desiderio si stanchi mai di desiderare il tuo onore e la salute delle anime, e che i miei occhi cessino dal piangere; ma ti dimando per grazia che diventino due fiumi d'acqua, che esca da te, mare pacifico.

  22. Grazie, grazie a te, Padre, che, soddisfacendomi in quel che ti dimandai ed in quello che non conoscevo senza domandartelo, tu, dandomi la materia del pianto, m'hai invitata a offrire dolci, amorosi ed affannosi desideri a te, con umile e continua orazione. Ora ti dimando che tu faccia misericordia al mondo e alla santa Chiesa. Ti prego che tu adempia quello che mi fai dimandare.

  23. Oimè, misera, dolorosa anima mia, cagione d'ogni male! Non indugiare più, o Padre, a fare misericordia al mondo; accondiscendi e adempi il desiderio dei tuoi servi. Oimè, tu sei colui che li fai gridare: odi adunque la loro voce. La tua Verità disse che noi chiamassimo e ci sarebbe risposto, bussassimo e ci sarebbe aperto, chiedessimo e ci sarebbe dato.

  24. O Padre eterno, i tuoi servi chiamano a te misericordia; rispondi dunque loro. So bene che la misericordia t'è propria, e perciò non puoi fare a meno di darla a chi te la dimanda. Essi bussano alla porta della tua Verità, poiché nella tua Verità, che è l'unigenito tuo Figliuolo, conoscono l'amore ineffabile che tu hai all'uomo, sì che bussano alla porta. Onde il fuoco della tua carità non deve né può trattenerti dall'aprire a chi bussa con perseveranza.

  25. Adunque apri, disserra, spezza i cuori induriti delle tue creature; non per loro che non bussano, ma fallo per la tua infinita bontà e per amore dei tuoi servi, che bussano a te per loro. Concedilo, o Padre eterno, ad essi che vedi stare alla porta della tua Verità e chiedere. Che chiedono? Il Sangue di questa porta, che è la tua Verità.

  26. Col Sangue tu hai lavate le iniquità, e tolta la marcia del peccato d'Adamo. Il Sangue è nostro, perché ce ne hai fatto come un bagno; non lo puoi né vuoi ricusare a chi te lo dimanda in verità. Dà dunque il frutto del Sangue alle creature: poni sulla bilancia il prezzo del Sangue del tuo Figlio, affinché i demoni infernali non portino via le tue pecorelle.

  27. Oh! Tu sei il pastore buono che ci desti il pastore vero, l'unigenito tuo Figliuolo, il quale per obbedienza a te sacrificò la vita per le tue pecorelle, e col Sangue ci fece un bagno. Questo è quel Sangue che ti addimandano come affamati i tuoi servi a questa porta.

  28. Per questo Sangue dimandano che tu faccia misericordia al mondo, e faccia rifiorire la Chiesa di fiori odorosi, che sono i santi e buoni pastori, e col loro odore spenga la puzza degli iniqui e putridi fiori. Tu dicesti, o Padre eterno, che per l'amore delle tue creature ragionevoli, per le orazioni dei tuoi servi e per le loro molte fatiche sopportate senza colpa, faresti misericordia al mondo, riformeresti la tua Chiesa, e così ci daresti refrigerio.

  29. Adunque, non indugiare a volgere l'occhio della tua misericordia, ma rispondi, poiché tu vuoi rispondere con la voce della tua misericordia, anche prima che noi ti chiamiamo. Apri la porta della inestimabile carità, che ci donasti mediante la porta del Verbo.

  30. Sì, io so che tu apri prima che noi bussiamo, poiché i tuoi servi, con l'affetto e l'amore, che hai loro dato, bussano e ti chiamano, cercando l'onore tuo e la salute delle anime. Dona loro dunque il pane della vita, che è il frutto del Sangue dell'unigenito tuo Figlio; te lo dimandiamo a lode e gloria del tuo nome e per la salute delle anime.

  31. Torna a te più gloria e lode col salvare tante creature, che lasciandole restare ostinate nella loro durezza. A te, Padre eterno, ogni cosa è possibile; ci creasti senza di noi, ma quanto a salvarci senza di noi, questo non lo vuoi fare; ma ti prego che tu sforzi la loro volontà, e disponga le tue creature a volere quello che non vorrebbero. Te lo dimando per la tua infinita misericordia.

  32. Tu ci creasti dal niente; adunque, ora che viviamo, ti prego di farci misericordia e di rifare quei vasi, che hai creato e formato a tua immagine e somiglianza. Riformali a grazia, nella misericordia e nel Sangue del tuo Figlio.

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