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“LA DISLESSIA NELLA SCUOLA SECONDARIA” MARZIA LORENZINI logopedista Poggio Rusco 29 Aprile 2008

“LA DISLESSIA NELLA SCUOLA SECONDARIA” MARZIA LORENZINI logopedista Poggio Rusco 29 Aprile 2008. I Disturbi specifici di apprendimento DSA. Definizione e caratteristiche Cause Segni indicatori, che fanno sorgere il dubbio di DSA

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“LA DISLESSIA NELLA SCUOLA SECONDARIA” MARZIA LORENZINI logopedista Poggio Rusco 29 Aprile 2008

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Presentation Transcript


  1. “LA DISLESSIA NELLA SCUOLA SECONDARIA” MARZIA LORENZINI logopedista Poggio Rusco 29 Aprile 2008

  2. I Disturbi specifici di apprendimentoDSA • Definizione e caratteristiche • Cause • Segni indicatori, che fanno sorgere il dubbio di DSA • Cosa fare quando il ragazzo è già alla Scuola Secondaria di Secondo grado

  3. I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO Quadri clinici: La categoria dei DSA include tre sindromi cliniche diverse che riguardano tre aree di apprendimento distinte: Disturbo della Scrittura (Disgrafia e Disortografia) Disturbo della Lettura (Dislessia) Disturbo dei sistemi dei Numeri e del Calcolo (Discalculia)

  4. QUANTI SONO I DISLESSICI EVOLUTIVI? Sono il 2%, 2,5% della popolazione italiana. Sono circa il 4%, 5% della popolazione scolastica. ( circa uno per classe)

  5. La dislessia evolutiva(International Dyslexia Association, 2003) ”La dislessia è una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente. Queste difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella componente fonologica del linguaggio, che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica della lettura, che può impedire la crescita del vocabolario e della conoscenza generale”.

  6. QUALI SONO LE CAUSE DELLA DISLESSIA? Le BASI NEUROBIOLOGICHE della dislessia oggi sono universalmente riconosciute. Il neurologo americano Albert Galaburda nel 1979, aveva scoperto l’esistenza di PICCOLE ALTERAZIONI delle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione del linguaggio. Le ricerche di genetica molecolare hanno apportato ulteriori elementi per definire la natura di queste piccole alterazioni, che in realtà non sono di origine lesionale ma sono espressionedi CARATTERISTICHE GENETICHE PARTICOLARI.

  7. Quali sono le cause della dislessia? Due sono le principali ipotesi: • un deficit del sistema fonologico, dunque un’alterazione delle aree che processano il linguaggio verbale. *** la fonologia si interessa dei suoni distintivi di una lingua.

  8. Quali sono le cause della dislessia? 2. deficit del sistema di elaborazione visiva, del sistema che ha il compito di elaborare le informazioni in movimento, come sono le lettere che scorrono sotto la scansione dei movimenti oculari e vengono fissate per un brevissimo tempo. 3. Il disturbo , in alcuni casi, potrebbe essere determinato da entrambi i meccanismi, fonologico e visivo.

  9. Il concetto di DSAè imperniato su due punti fondamentali: • I FATTORI DI ESCLUSIONE • Il CRITERIO DISCREPANZA

  10. I FATTORI DI ESCLUSIONE Il problema non è dovuto ad altre cause, che vanno pertanto escluse: • DEFICIT INTELLETTIVO • DANNI NEUROLOGICI • DEFICIT SENSORIALI • DITURBI EMOTIVI • INADEGUATA ISTRUZIONE • INADEGUATE CONDIZIONI SOCIO-CULTURALI

  11. IL CRITERIO DELLADISCREPANZA Ritardo mentale Int. normale Dislessico 4% INTELLIGENZA Patologia Media 70 100 130 LETTURA deficitaria normale

  12. I SEGNALI CHE INDUCONO IL SOSPETTO Grado di compromissione della lettura, scrittura clinicamente significativo Le sue abilità di lettura e\o scrittura sono al di sotto di 2 deviazioni standard Il livello di maturazione cognitiva è adeguato rispetto all’età Il disturbo non dipende dal grado di QI DSA Ci sono state difficoltà in prima elementare Il disturbo è presente fin dai primi anni di scuola Il bambino ha svolto un normale percorso scolastico La qualità dell’insegnamento ricevuto è adeguata Non ci sono deficit sensoriali Il disturbo non dipende da deficit visivi, uditivi e neurologici

  13. CHI FA LA DIAGNOSI? Quando qualcuno (genitore o insegnante) sospetta di trovarsi di fronte ad un bambino dislessico é importante che venga fatta, al più presto, una valutazione diagnostica. In Italia la diagnosi può essere posta solo da unmedico o da uno psicologo ed è importante che questi adottino i protocolli necessari a verificare la presenza di tutte le condizioni richieste.

  14. PROVIAMO A ESSERE UN PO’ DISLESSICI

  15. DECODIFICARE Leggere e dover fare continue traduzioni prodaqi nlente risute r pivvicile gere puetse qoce rige. Palcuno siaddelerà algi erori pi standa. Evettinfanemete appiano sotsiito duaicele tera, noeso palcosa, agiutno atlro e suvo palche palaro. Inraltà tsate drofando artivicialnete quelo ce aqituanlente drovano i ragazi qislesici nl lerege

  16. QUALI PARAMETRI SONO RISULTATI DEFICITARI? • Velocità • Correttezza CHE COSA HA RESO POSSIBILE UNA LETTURA FUNZIONALE? • L’anticipazione semantico-linguistica

  17. CITTA DA SALVARE Quando parliamo di città siamo abituati a considerare solo alcuni centri partico- larmente importanti: Roma, Firenze, Venezia... Eppure, basta viaggiare un attimo fuori dalle grandi arterie autostradali per ac- corgersi che quasi ogni borgo rappresenta un centro storico di inestimabile valore, di cui è necessario tutelare l'integrità con un adeguato intervento di difesa e di con- servazione. Dunque, il centro storico è la componente essenziale di centinaia di paesi, e questo è un fatto assodato; si trascura invece l'importanza della zona che ha dato vita al paese: non ci si rende conto che attorno al centro si allarga un territorio nel quale per secoli l'unica attività produttiva è stata l'agricoltura. Andando in giro per i paesi, ci accorgeremo che, dove la società contadina ha co- minciato a dissolversi, dove i contadini lasciano la campagna per inurbarsi nelle gran- di città, si assiste ad una degradazione spontanea del territorio e ad una interruzione del rapporto tra campagna e paese: con l'abbandono della agricoltura i centri storici perdono prima il loro contenuto economico, e successivamente decade anche il loro patrimonio architettonico. Un progetto urbanistico che voglia tener conto di questi fatti, non può prevedere semplicemente il restauro di alloggi o la conservazione di strutture edilizie originarie: agendo in questo modo si rischierebbe facilmente di trasformare i centri storici in musei per pochi ricchi. Per difendere la «vita» dei centri storici è necessario introdurre nei paesi quelle attività economiche orientate a ristabilire un rapporto di equilibrio tra città e campagna.

  18. PERCEZIONE VISIVA

  19. DIFFERENZA TRA VISIONE E PERCEZIONE VISIVA

  20. La lettura come PROCESSO • Studio dei movimenti oculari (Carpenter e Just, 1981, 1986). Il lettore non scorre con gli occhi le righe del testo in maniera continua e uniforme, ma procede a salti e pause

  21. I movimenti oculari… • I soggetti non leggono tutto allo stesso modo, ma si soffermano di più su alcuni punti • Sono molto frequenti i ritorni indietro (regressioni) su punti precedenti per un lettore poco abile • La scelta dei punti di fissazione non avviene a caso, ma è guidata dal processo di comprensione. Alcune parti del testo (sostantivi e verbi) sono fissate più a lungo e più frequentemente di altre che risultano meno rilevanti (articoli e congiunzioni)

  22. Evoluzione della velocità di lettura di un brano in bambini che leggono normalmente e in bambini con dislessia

  23. lalettura strumentale (velocità e correttezza) èsempredeficitaria nel dislessico • lacomprensione del testo scritto non è sempre deficitaria nel dislessico

  24. LA DISLESSIA • si manifesta con un deficit nella velocità e nell’accuratezza della lettura, che può ripercuotersi sulla comprensione del testo • La difficoltà sta nell’automatizzare il processo d’interpretazione dei segni grafici

  25. Se si impegnasse di più…. Quando sta attento però…

  26. DIFFICOLTA’ DI AUTOMATIZZAZIONE • Capacità di attenzione breve. • Stancabilità. • Distraibilità • Memorizzazione non perfetta di termini difficili, • di numeri, dei giorni della settimana • Lentezza complessiva

  27. Sentire per capire Qua nule rode Dumond rivo culi mille da quark amar salae vanzavano redenord, l’ore compenso di cavu pinsocae raoradi fermarlo. A la campa gnadite Ano. “Oh, Beh. Disco” fice lurò e “Ca Tusi loredelì Talia”. Mapo carì baldi e giovani sui videro che cami lo penso di cavuca rima seco lo papa e delli Talia niente olio a fare. Le rode Dumond se neioala Mary cando continuò ad ifende reli debbo lidali forti. Morale: Lubbi di Enza non sempre con Pensa.

  28. MADRELINGUA SCRITTA MADRELINGUA ORALE

  29. Disturbo dell’Apprendimento della Scrittura La categoria diagnostica include due tipi di difficoltà distinte: Disgrafia (deficit nei processi di realizzazione grafica) Disortografia(deficit nei processi di cifratura) possono presentarsi sia in associazione tra loro sia isolatamente

  30. DISORTOGRAFIA Disturbo della scrittura inteso come disturbo di utilizzo del codice ortografico. Il disortografico commette errori tanto con le eccezioni, quanto con le parole che non celano nessun tranello.

  31. LA DISORTOGRAFIA Nella disortografiala grafia risulta essere adeguatae leggibilema il testo è caratterizzato da vari errori Fonologici: omissioni, inversioni, sostituzioni e inserzioni Ortografici: errori nella scrittura dei digrammi ( gn gl sc ch… ) Lessicali: fusioni o separazioni illegali “in fatti”, “sivede”; uso dell’H, accenti, apostrofi. Errori negli omofoni (scuola) Doppie

  32. DISGRAFIA Disturbo che riguarda le abilità esecutive della scrittura. Si concretizza in una prestazione scadente dal punto di vista della grafia di soggetti con intelligenza normale, privi di danni neurologici o di handicap percettivi o motori. Molto frequentemente è associato a dislessia e a disortografia

  33. Da “Quando un bambino non sa leggere” A. Biancardi G. Milano Ed Rizzoli

  34. Da “Quando un bambino non sa leggere” A. Biancardi G. Milano Ed Rizzoli

  35. Da “Quando un bambino non sa leggere” A. Biancardi G. Milano Ed Rizzoli

  36. DISCALCULIA “La discalculia evolutiva è un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche che si manifesta in bambini di intelligenza normale che non hanno subito danni neurologici”(Temple, 1992). Il 6% dei bambini in età scolare è discalculico Il 55-60% degli alunni dislessici è discalculico.

  37. UN PO’ DI DOMANDE SULLA DISLESSIA…..

  38. E’ UN DISTURBO DEI TEMPI MODERNI? Si può dire che è sempre esistito ma che oggi ha assunto maggior rilevanza con la scolarizzazione. Più aumento il numero dei lettori, più aumento il numero dei dislessici, ma la percentuale rimane invariata.

  39. TUTTI I BAMBINI CHE NON IMPARANO A LEGGERE SONO DISLESSICI? NO, Come abbiamo già detto un bambino affetto da sordità non impara le corrispondenze perché ha difficoltà a percepire i suoni della lingua. Inoltre, potrebbero esserci bambini che, per vari motivi, non frequentano con regolarità la scuola e che dunque non sono esposti con continuità all’insegnamento. ……….

  40. CHE COSA DEVONO SAPERE COSA POSSONO FARE GLI INSEGNANTI

  41. INFORMAZIONE FORMAZIONE

  42. IL RAGAZZO DISLESSICO Quando un ragazzo dopo 5 o 6 anni di scolarizzazione e quindi di esercizio non ha acquisito una lettura fluente è inutile e dannoso insistere con attività di rieducazione (indispensabile in età precoce) A questo punto il dislessico può migliorare la propria capacità di lettura , ma le probabilità di miglioramento sono affidate più all’attività continua connessa al compito naturale di studio

  43. STRATEGIE DI COMPENSOprevedono l’utilizzo di strumenti che permettono di compensare la debolezza funzionale del disturbo E DISPENSATIVE

  44. La gravità del deficit non dipende solo dalla gravità specifica del disturbo, ma anche dall’impatto con gli stimoli che vengono proposti. • L’ambiente può • aggravare gli effetti della dislessia • ridurre l’impatto del problema

  45. Un ragazzo dislessico ha detto: “Il problema dei dislessici non è la dislessia, ma quelli che la dislessia non laconoscono”

  46. Il problema è che il giovane dislessico non riesce a leggere agevolmente le pagine di storia o di scienze non solo per la scarsa propensione allo studio che possono mostrare tutti i preadolescenti, ma perché è un compito che gli costa molta fatica e molto sforzo, un’attività dalla quale rifugge perché diventa frustrante. Spesso, dopo una prima lettura, i testi scientifici per essere compresi richiedono una seconda lettura, e questo per il dislessico rappresenta un problema che tende ad allargare le distanze tra le necessità richieste dal compito e le sue possibilità. Al termine di una faticosa decifrazione, il giovane dislessico non procederà mai a ripetere l’attività che per lui è molto faticosa.

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