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La Donna

La Donna. … nel Medioevo. A cura dei ragazzi del III L. Classico, Istituto San Leonardo Murialdo di Albano Laziale, supervisionato dalla Prof.ssa Elisa Maola.

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Presentation Transcript


  1. La Donna …nel Medioevo A cura dei ragazzi del III L. Classico, Istituto San Leonardo Murialdo di Albano Laziale, supervisionato dalla Prof.ssa Elisa Maola

  2. Nello studio curricolare della Letteratura Italiana, gli studenti della classe III lc, hanno trattato con la prof.ssa Maola, il tema della lirica stilnovista, con particolare riferimento alla produzione della scuola siciliana e toscana. Nelle liriche analizzate, per lo più, il tema ricorrente è quello dell’amore per la donna amata. Ella, essere superiore per bellezza e moralità, viene progressivamente identificata, attraverso acute e raffinate similitudini, con le intelligenze angeliche. Attraverso lo strumento dell’Amore, dai caratteri quasi pagani della personificazione, la donna predispone l’uomo innamorato a una volontà di perfezionamento morale: l’uomo si rende ben presto conto che, solo amando, purifica la sua essenza spirituale riuscendo così ad ascendere a Dio. Questo il concetto che, partendo dalle suggestioni dei trovatori provenzali, ha ispirato i poeti del duecento fino a che il conflitto atavico, tra amore e religione, amor sacro e amor profano, già insito nell’amore cortese, verrà superato da Dante con la Vita Nuova e con la Divina Commedia. Nella lettura dei sonetti e delle canzoni amorose e, più ancora, nella trattazione critica del ruolo della donna nella letteratura del Medioevo, abbiamo realizzato alcuni saggi brevi che presentiamo quale lavoro conclusivo dell’itinerario. Buona lettura. - Cecilia Ciocchetti, III L. Classico

  3. I saggi da noi composti su questo tema Indice: • “L’amor cortese : evasione, espressione sociale • o entrambi ?” a cura di Emma Signorile • “La donna medievale: serva o domina?” • a cura di Davide Venti • “Ne li occhi porta la mia donna Amore” • a cura di Davide Venti

  4. “La donna medievale: serva o domina?” “Incipit vita nova”. Questo è quello che Dante vede e scrive dopo il suo primo incontro con Beatrice: l’inizio di una vita nuova, rinnovata spiritualmente proprio dal suo amore per lei, una vita che diviene un processo trascendente di salvezza, e anche ascendente, che aspira a Dio stesso. Il poeta fiorentino, maggiore esponente del Dolce Stil Novo, fa di Beatrice un elemento portante, oltre della “Vita Nuova”, anche della “Commedia”: soprattutto in quest’ultima, Dante caratterizza l’amata con descrizioni che potremmo definire topiche. Infatti, a partire dalla letteratura cortese, la donna diviene il fulcro delle liriche, subendo, nel corso del tempo, un’evoluzione che la porta a diventare un vero e proprio angelo, manifestazione dell’amore di Dio per l’uomo. All’ inizio del Basso Medioevo, l’istituto vassallatico permaneva, come anche era stabile la condizione sociale, di poco conto, della donna. Tuttavia, la figura femminile comincia a divincolarsi dalle catene e a prendere sempre più rilievo, in ambito storico-politico come anche letterario: del primo ambito è un esempio Matilde di Canossa, figura fondamentale nella vicenda della lotta per le investiture (che ha segnato l’XI secolo), che ha saputo “governare” e mantenere il suo feudo da abile domina.

  5. Questo termine, “domina”, caratterizza, invece, il secondo ambito, quello letterario, in cui la donna diviene padrona dell’uomo, suo vassallo, ed ha potere salvifico nei suoi confronti, capace addirittura di convertire alla fede cristiana i non credenti: insomma, una vera e propria signora che può ciò che vuole (anche sull’uomo), in quanto manifestazione dell’amore di Dio per l’uomo stesso, e che, nel Duecento, con la letteratura stilnovista, diventa una donna angelicata, che (come Beatrice nella Divina Commedia) perde le proprie sembianze umane, acquisendo caratteri topici come i capelli biondi, gli occhi cerulei ed il sorriso abbagliante, e viene paragonata alle stelle e a gemme preziose. “Affinché incantasse i sensi e i cuori della gente Dio l’aveva fatta meraviglia delle meraviglie, perché mai prima d’allora aveva creato simile cosa né mai più doveva crearne”: già Chrétien de Troyes, autore del famoso romanzo cortese Perceval e noto letterato alla corte di Maria di Champagne, attribuiva a Dio la bellezza ultraterrena della donna.

  6. Ciononostante, la donna medievale, nella società feudale, aristocratica o no, era considerata inferiore e sottomessa all’uomo: le uniche donne aristocratiche che potevano acquisire importanza erano le badesse, dal momento che una delle poche alternative al matrimonio era l’avviamento alla carriera ecclesiastica (si pensi alla monaca di Monza del Manzoni, prova evidente che anche nei secoli a seguire la situazione della donna non mutò di molto). Inoltre, esisteva ancora la ‘poligamia’, e il matrimonio costituiva un semplice interesse, economico, sociale o politico, che rendeva la donna un oggetto di proprietà dell’uomo, ed è per questo che l’amore trattato nelle liriche è un amore adultero, una passione extra-matrimoniale che nasceva nell’uomo, innamorato di una donna che, oltre a non essere la propria moglie, era già sposata. Tuttavia, come abbiamo visto, la donna è la protagonista della produzione letteraria cortese e stilnovista, in cui acquisisce totale controllo sull’uomo, divenendo sua domina, e nonostante nella vita reale, le donne abbiano avuto molti ostacoli, nel corso dei secoli, ma nel Medioevo e nella società feudale soprattutto, la letteratura Due-Trecentesca ha pensato ad omaggiarle e ad invertire i ruoli, facendole uscire per qualche momento dalla sottomissione all’uomo. Davide Venti

  7. Ne li occhi porta la mia donna Amore • Comprensione • La mia donna porta Amore negli occhi, / poiché ciò che lei guarda diventa gentile; / dove passa, ogni uomo si volta verso di lei, / e fa tremare il cuore a colui che saluta, / tanto che, abbassando il volto, impallidisce tutto, / e sospira per ogni suo difetto; / la superbia e l’ira fuggono in sua presenza. / Aiutatemi, o donne, ad onorarla. / Tutti gli affetti, tutti i pensieri umili / nascono nel cuore di chi la sente parlare, / dove è lodato chi la vede per primo. / Come appare quando sorride un po’, / non si può dire né ricordare, / tanto ciò è un miracolo straordinario e gentile.

  8. Analisi del testo • Riprendendo dei tòpoi stilnovisti, Dante, in questa lirica della Vita nuova, parla degli effetti che produce il passaggio della donna, che rende gentile tutto ciò che guarda, fa tremare il cuore degli uomini a cui concede il saluto, li fa sospirare. In sua presenza, non ci sono né superbia né ira e chi la sente parlare, si riempie di dolcezza e pensieri umili; ciò che non si può riferire a parole è il suo aspetto quando sorride, tanto è miracoloso. • Il poeta si dichiara incapace di ricordare e di riferire l’aspetto della donna sorridente, in quanto ciò rappresenta quasi un miracolo, un aspetto divino celato nella donna, reso noto quando ella sorride, ma, tuttavia, non esprimibile, in quanto elemento trascendente, che quindi non può essere riferito dall’intelligenza “terrena” dell’uomo. • Le parole chiave della poesia sono “mira”, “passa”, “saluta”, “parlar” e “par”, verbi che indicano le azioni che la donna compie e che suscitano nell’uomo stati d’animo differenti, ma tutti legati alla gentilezza, all’onore, alla dolcezza, all’umiltà. Altre parole chiave sono “occhi” e “viso”, che amplificano il campo semantico della vista e sono i mezzi attraverso cui Amore passa o si manifesta. • La parola “miracolo”, al verso 14, viene utilizzata da Dante per indicare la trascendenza e la straordinarietà di una tale apparizione, racchiusa nel sorriso della donna, che non è, quindi, esprimibile a parole. • Essendo Dante un esponente (anche se con lui ne siamo all’apice, tanto che poi, inconsciamente, se ne distaccherà) del Dolce Stil Novo, lo stile con cui scrive è dolce e piano, che non ricorre a timbri troppo aspri o all’utilizzo di eccessive subordinate, ma che, appunto, si mantiene su uno stile piano.

  9. Approfondimenti • Dante, nella Vita nuova, opera un distaccamento del suo stile da quello stilnovista. Ciò è notabile anche da questa lirica, in cui alcuni tòpoi dello Stil Novo vengono modificati: ad esempio, in questa poesia abbiamo la donna che è padrona dell’Amore e attraverso di lui (e attraverso lo sguardo, in cui ella “porta Amore”) rende gentile ciò che guarda. In Guinizzelli, invece, abbiamo una gerarchia invertita, dal momento che la donna fa da tramite all’Amore, che, attraverso di essa, rende umile chi la guarda. Tuttavia, la gentilezza, in Dante, è presente nella donna e in ciò che guarda, mentre in Guinizzelli la gentilezza è solamente attribuita alla donna, che può, come massimo, far divenire umile, non di più. Perciò, nella lirica, vediamo nettamente questo suo distacco dai suoi contemporanei stilnovisti, che avviene gradualmente nel corso della Vita nuova, in cui Dante attribuisce, quindi, alla donna una caratterizzazione maggiore e anche dei “poteri” maggiori: si passa, dunque, a delle possibilità (della donna) più trascendenti che umane. • Davide Venti

  10. L’amor cortese : evasione, espressione sociale o entrambi ? L’ideale di amore del ‘200 è stato interpretato, in varie epoche e contesti, in modi molto differenti: come trasposizione letteraria del vassallaggio, come idealizzazione di un amore perfetto o come una forma di evasione dall’amore imposto e, dunque, espressione sociale dei tempi. Di certo, si può affermare che non possiamo vedere l’epoca del “ servizio d’amore” solo come una invenzione letteraria, seppur è dai sonetti dalla scuola provenzale alle liriche stilnoviste che entriamo in contatto con tale tematica, ma dobbiamo intendere essa come espressione di una società. Eric Kohler *, uno dei più grandi studiosi dell’amor cortese, intende questo fenomeno come una trasposizione letteraria del rapporto tra signore e vassallo , un rapporto nel quale l’uomo, “vassallo”, dona lealtà alla sua “signora” che lo ricambia con un‘elevazione spirituale e sociale . Il “vassallo d’amore” non è, infatti, in cerca di possedimenti terrieri, ma di onore e, proprio mediante l’amore, egli sarà riconosciuto socialmente.

  11. Un’altra interpretazione è, invece, quella puramente inerente la sfera privata: secondo CliveStaplesLewis* il vassallaggio amoroso è l’espressione di un desiderio di amore irrealizzabile. I matrimoni d’amore nel Medioevo non erano quasi affatto contemplati: a quel tempo c’erano solo contratti tra famiglie; puri e semplici contratti stipulati per utilità e convenienza delle parti, che potevano essere interrotti in qualsiasi momento per un repentino quanto futile cambiamento di circostanze. Quindi l’amor cortese potrebbe essere considerato una ‘anarchica’ forma di evasione dalla società repressiva e costrittiva del tempo attraverso una trasposizione, nel campo sentimentale, di quel rigido ordine gerarchico che si poteva vivere al tempo . Questi uomini ‘amanti’, inseriti nella loro società e nel loro sistema di vita, andavano sognando sì l’amore extraconiugale, ma lo immaginavano uguale alla loro attuale situazione: non riuscivano a pensare a nulla che non fosse il loro mondo e cercavano semplicemente un modo più piacevole di viverlo, in un’evasione extraconiugale. Molti hanno sostenuto che l’amor cortese, le sue liriche e le sue relazioni fossero la tensione di un intero popolo alla ricerca del vero amore, sfuggendo dai legami che lo vincolavano, ma questa interpretazione ‘romantica’ è del tutto errata, in quanto il problema principale di questi poeti non era tanto l’amata, quanto l’elevazione sociale e morale che solo mediante lei scaturiva.

  12. Certamente, un passo avanti dalla semplice elevazione sociale derivante dal matrimonio per contratto , si cerca ora l’elevazione morale che si esprime, però, sempre al pubblico e rimane raramente nella sfera privata ed intima . Quanto veramente, quindi, i sonetti stilnovisti venivano espressi con sentimento puro e semplice ? Quanti veri amori si nascondono dietro le parole di quei poeti ? Si può concludere, dunque, che il sentimento era raramente il fattore scatenante della passione amorosa che corrodeva l’animo del poeta, mentre la vera ragione che portava alla tormentosa morbosità del poeta nei confronti della sua “amata” era la tensione personale verso un’elevazione interiore , il bisogno di essere più in alto, e a quel tempo l’unico modo che si conosceva era il modello del feudalesimo che imponeva devozione e fedeltà; ma a chi si poteva donare questa devozione se non poteva più essere il proprio padrone ? Ed ecco qui che il desiderio di un amore più sincero e libero, che sicuramente era insito negli animi degli uomini a quel tempo, va a completare la risposta riguardo l’oggetto della tensione amorosa: la donna domina . Emma Signorile *EricKohler, Sociologia della ‘fin d’amore’. Saggi trobadorici, Liviana, Padova, 1976, pagg. 8-9 passim. **C. S. Lewis, L’allegoria dell’amore, Einaudi, Torino, 1969, p. 15.

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