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Storia delle città dell’area vesuviana: il territorio, le fase delle origini, l’età repubblicana

Storia delle città dell’area vesuviana: il territorio, le fase delle origini, l’età repubblicana. Lezione III. Una chiave interpretativa delle vicende storiche della regione. La Campania, intesa nella sua accezione antica è forse la regione più ricca dell’Italia antica.

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Storia delle città dell’area vesuviana: il territorio, le fase delle origini, l’età repubblicana

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Presentation Transcript


  1. Storia delle città dell’area vesuviana: il territorio, le fase delle origini, l’età repubblicana Lezione III

  2. Una chiave interpretativa delle vicende storiche della regione • La Campania, intesa nella sua accezione antica è forse la regione più ricca dell’Italia antica. • Una ricchezza che nasce dalla straordinaria fertilità della pianura campana. • L’azione fertilizzante delle ceneri del Vesuvio, depositate nelle eruzioni di età preistorica e protostorica. • Poiché il vulcano per lunghi tratti dell’età antica fu quieto (tanto che gli autori classici dubitavano della sua natura) si può dire che abbia apportato più vantaggi che svantaggi alle popolazioni della regione.

  3. Strabone, Geografia, V, 4, 3: la straordinaria fertilità della Campania • Segno della fertilità del suolo è che qui nasce un grano bellissimo, vale a dire quel frumento da cui si ricava un fior di farina, superiore ad ogni genere sia di riso sia di ogni altro prodotto alimentare a base di cereali. Si dice anche che alcune pianure della Campania sono coltivate due volte all'anno a spelta e una terza volta a miglio e che, talora, sono coltivate una quarta volta ad ortaggi. I Romani fanno anche venire di là i vini migliori, quali il Falerno, lo Statano e il Caleno; ma ormai anche il Surrentino è oggi comparabile con questi dopo che, recentemente, si è sperimentato che si presta all'invecchiamento. Non inferiore per la produzione di olio è inoltre tutta la regione di Venafro, che confina con queste pianure.

  4. Il Vesuvio ricoperto di vigneti e il dio Bacco, da un affresco della Casa del Centenario di Pompei

  5. Strabone, Geografia, V, 4, 8: il Vesuvio è un vulcano? • Sovrasta questi centri il monte Vesuvio, coperto tutt’intorno, tranne la cima, da estesi campi coltivati. La cima è per gran parte piatta, ma completamente sterile; color cenere all’aspetto, mostra avvallamenti profondi come crepacci, le cui rocce rossastre pare siano state corrose dal fuoco. Se ne potrebbe perciò ricavare la prova che quest’area in passato fosse tutta un vulcano e avesse dei crateri il cui fuoco in seguito si spense per mancanza di alimentazione.

  6. Strabone, Geografia, V, 4, 8: le ceneri vulcaniche come fertilizzante • Questa è forse l’origine della feracità della regione circostante come – si dice – nel territorio di Catania, dove la superficie coperta dalla cenere eruttata dall’Etna ha fornito un terreno molto adatto alla coltivazione della vite. In effetti, sia nelle zolle che bruciano, sia in quelle che producono frutti è contenuto del grasso. Quando questo grasso è sovrabbondante, esse si incendiano facilmente, come tutte le sostanze solforose; quando invece si consuma, la fiamma si spegne e la zolla si riduce in cenere e diventa atta alla coltivazione.

  7. La storia antichissima delle città dell’area vesuviana: le fonti • Al di là di informazioni piuttosto scarne dalle fonti letterarie (che attengono piuttosto il livello del mito) ed epigrafiche, solo recentemente si è posta attenzione alla documentazione archeologica delle fasi più antiche. • La precedente disattenzione si spiega facilmente: prevalente interesse sugli edifici ancora in piedi nel 79 d.C., inopportunità di distruggere gli strati più recenti, alla ricerca delle incerte tracce di una fase più antica. • Una linea di indagine che ha avuto buono sviluppo negli ultimi anni, ma che necessariamente su fonda su sondaggi limitati alle aree non occupate nel I sec. d.C.

  8. L’area vesuviana: una regione multiculturale • La fertilità dell’area vesuviana ha fatto si che vi convergessero gli interessi di popolazioni diverse: • I Greci, che già nell’VIII sec. a.C. avevano fondato la colonia di Cuma. • Gli Etruschi, che sono insediati in Campania già alla metà del VII sec. a.C., con i caposaldi di Capua e Nola. • Non è tuttavia chiaro quale fosse la componente etnica e culturale prevalente nelle città delle origini, in ragione dell’incertezza in proposito delle stesse fonti letterarie antiche e dei problemi di interpretazione del dato archeologico.

  9. Strabone, Geografia, V, 4, 8: il popolamento originario di Ercolano e Pompei • “Come l’attigua Pompei, presso cui scorre il fiume Sarno, Ercolano appartenne agli Osci, poi ai Tirreni e ai Pelasgi, infine ai Sanniti; anche questi ultimi ne furono scacciati”. • Un’interpretazione delle vicende etniche delle due città in chiave di sostituzione, più che di sovrapposizione. • Sorprende abbastanza la menzione della mitica popolazione dei Pelasgi, con la quale gli antichi identificavano il sostrato etnico della Grecia, prima dell’arrivo dei Greci veri e propri. • Più credibile il riferimento alle popolazioni indigene (Osci) e agli Etruschi (Tirreni).

  10. Le origini di Ercolano • Dionigi di Alicarnasso, I, 44, 1: origini mitiche di Ercolano • Eracle, sistemata in Italia ogni cosa come voleva e ormai giuntagli salva la flotta dall’Iberia, sacrificò agli dei la decima del bottino e fondò nel luogo dove si trovava ormeggiata la sua flotta una piccola città cui diede il suo nome, ora occupata dai Romani e che si trova tra Napoli e Pompei, dotata di un porto sicuro in ogni stagione. • Teofrasto, Storia delle piante, IX, 16, 6: una presenza etrusca a Ercolano? • L’autore accenna al fatto che gli effetti tossici di una particolare pianta vennero osservati in particolare Tyrrhenois tois en Herakleia (“tra i Etruschi che si trovano ad Eraclea”). • La Eraclea di Teofrasto può essere identificata con Ercolano?

  11. Una testimonianza archeologica della Pompei etrusca • La Casa della Colonna Etrusca prende il nome da una colonna pertinente a questa civiltà architettonica, inglobata nella casa. • Probabilmente pertinente ad un santuario del VI sec. a.C., circondato da un boschetto sacro di faggi (sulla base dei resti paleobotanici). • Come forma di rispetto per la sua valenza religiosa la colonna venne risparmiata dalle ristrutturazioni del III a.C., quando venne costruita la casa che oggi possiamo ammirare.

  12. La colonna etrusca nell’omonima casa pompeiana

  13. Il problema dell’estensione della Pompei antichissima • L’andamento irregolare delle strade suggerisce che il nucleo originario di Pompei doveva trovarsi nell’angolo sud-occidentale di quella che divenne la città romana. • Tuttavia rinvenimenti di ceramica e di laterizi arcaici provengono da un’area assai più vasta. • Lo stesso circuito di mura che ancora oggi ammiriamo pare risalire già al VI sec. a.C. • L’ipotesi: un insediamento nato già con una concezione urbanistica grandiosa, ma nei primi secoli di vita densamente abitato solo in misura parziale.

  14. L’area urbana della Pompei antichissima

  15. Le popolazioni sannite nell’area vesuviana • Nella testimonianza di Strabone, Geografia, V, 4, 8 la presenza etrusca è sostituita da quella sannita. • Un dato perfettamente credibile: nella seconda metà V sec. a.C. popolazioni di stirpe sannita penetrano nelle pianure Campania, impadronendosi tra l’altro della etrusca Capua e della greca Cuma. • Nasce la Lega Campana, con centro principale a Capua, che alla metà del IV sec. a.C. venne in conflitto con i connazionali rimasti nelle montagne del Sannio. • È possibile che Pompei ed Ercolano abbiano fatto parte di questa Lega Campana. • In questo periodo emerge anche il sito di Stabia, probabilmente come porto di Nuceria, dipendente da quest’ultima comunità.

  16. La Pompei campana • Tracce archeologiche piuttosto labili. • In particolare la documentazione archeologica al momento sembra mancare per il V sec. a.C., a testimonianza di un periodo crisi della città al momento della conquista da parte dei Campani. • Le testimonianze riprendono con l’inizio del IV sec. a.C. • Un’importante funzione economica di Pompei: porto alla foce del Sarno, che serviva i centri dell’interno.

  17. L’arrivo dei Romani • I Romani giungono nella regione in occasione della I guerra sannitica (343-341 a.C.) a seguito dell’appello della Lega Campana contro l’espansionismo della Lega Sannita. • Ai tempi della II guerra sannitica (326-304 a.C.) Pompei è coinvolta nelle operazioni militari: una flotta vi sbarca un contingente di alleati che devastano la zona interna. • Una testimonianza non decisiva per dimostrare che Pompei in questo periodo era sotto il controllo sannita ed ostile a Roma: l’esatto quadro geografico delle operazioni romane non è chiaro. • Ai tempi della III guerra sannitica (298-290 a.C.) un breve accenno di Livio, X, 45 al fatto che i Romani strapparono Ercolano ai Sanniti.

  18. Per idem tempus et classis Romana a P. Cornelio, quem senatus maritimae orae praefecerat, in Campaniam acta cum adpulsa Pompeios esset, socii inde nauales ad depopulandum agrum Nuce-rinum profecti, proximis raptim uastatis unde reditus tutus ad naues esset, dulcedine, ut fit, praedae longius progressi exciuere hostes. Contemporaneamente la flotta romana, condotta in Campania da Publio Cornelio, cui il Sena-to aveva affidato la vigilanza delle coste, sbarcò a Pompei, e di qui i contingenti alleati di marina mossero a devastare il territorio di Nocera; dopo aver saccheggiati in fretta i luoghi più vicini, donde il ritorno alle navi era più sicuro, attratti dalla brama di bottino, come suole avvenire, si spinsero troppo avanti, attirando contro di sé i nemici. Livio, IX, 38, 2: i Romani sbarcano a Pompei

  19. L’area vesuviana sotto l’egemonia romana • Quale che sia stata la posizione di Pompei ed Ercolano nelle guerre sannitiche, la vittoria romana portò le due città nell’area di egemonia romana. • Due città sociae: • Una larga autonomia interna, con la possibilità di mantenere le proprie istituzioni, la propria lingua, le proprie leggi; libertà da presidi e dall’obbligo di pagare tributi. • Una stretta dipendenza da Roma in politica estera: avere gli stessi nemici e amici di Roma, fornire truppe alla città egemone in caso di guerra.

  20. Lo sviluppo di Pompei nel III e II sec. a.C. • Un notevole sviluppo urbanistico nell’edilizia pubblica e privata di questo periodo, che testimonia un aumento degli abitanti e della ricchezza. • L’esempio della Casa del Fauno, costruita nel III sec. a.C. ed ampliata nella seconda metà del II sec. a.C. con i suoi lussuosi mosaici. • La testimonianza dei resti paleobotanici di Porta Ercolano: una dieta più ricca e variata, anche con la presenza di spezie orientali (pepe, cumino). • Forse una conseguenza del fatto che Pompei, al contrario di altre città campane, non subì devastazioni al tempo della guerra annibalica (218-202 a.C.), divenendo luogo di rifugio per i profughi. • Forse la città trasse vantaggio dal consolidarsi dei rapporti con il Mediterraneo orientale, a seguito delle fortunate campagne di Roma in quell’area nel II sec. a.C.

  21. Testimonianze dei contatti con il Mediterraneo orientale: l’iscrizione di L. Mummio • Nel 2002 nell’area del colonnato del Tempio di Apollo è stata rinvenuta una base di statua, con iscrizione in lingua osca: • L. Mummis L. kúsúl (“Lucio Mummio, (figlio) di Lucio, console. • Testimonianza del dono alla comunità, probabilmente di una statua, da parte di L. Mummio, il vincitore della Guerra Acaica del 146 a.C. • Mummio donò parte del bottino della Guerra Acaica alle comunità dell’Italia, con intenti propagandistici, come attestano diverse iscrizioni (tituli Mummiani). • Ma anche interessante testimonianza del fatto che alla metà del II sec. a.C. a Pompei si parlava osco.

  22. L’iscrizione di L. Mummio

  23. I mosaici della Casa del Fauno • Una testimonianza della notevole ricchezza raggiunta dall’élite economica di Pompei nella seconda metà del II sec. a.C. • Ma anche una prova dei contatti culturali con il Mediterraneo: • In particolare il celebre mosaico di Alessandro, probabile copia di un dipinto di Filosseno di Eretria (attivo alla fine del IV sec. a.C.), nell’esedra che divideva i due peristilii della casa. • Ma anche il mosaico di soggetto nilotico che si trova sulla soglia dell’esedra.

  24. Il mosaico di Alessandro

  25. Il mosaico con scena nilotica

  26. La Guerra Sociale e le comunità dell’area vesuviana: le cause del conflitto • Le differenze culturali fra cittadini romani di pieno diritto e alleati italici si attenuano (diffusione del latino e della civiltà ellenistica). • Gli alleati italici forniscono la maggior parte dei soldati dell’esercito romano, ma non hanno alcuna voce in politica estera. • Gli alleati italici godono in misura molto minore dei Romani dei benefici dell’Impero. • Erano stati esclusi dalle recenti assegnazioni agrarie e frumentarie. • Nella spartizione del bottino avevano diritto ad una parte minore. • Nell’esercito erano soggetti a punizioni più gravi rispetto ai soldati romani.

  27. Lo scoppio del conflitto • Riprendendo una linea politica di Caio Gracco, nel 91 a.C. il tribuno della plebe M. Livio Druso propone di concedere la cittadinanza romana a tutti i socii italici. • Druso è misteriosamente ucciso; i suoi alleati politici italici si convincono che l’unico modo per ottenere la cittadinanza romana è la rivolta. • Il segnale della ribellione è dato dal massacro dei residenti romani di Ascoli Piceno. • Alla rivolta aderiscono i Piceni, le tribù sabelliche, i Sanniti, i Lucani più tardi si aggiungono le popolazioni della Puglia e della Campania (compresi i Pompeiani, Ercolanensi e Stabiani). • Mantengono la loro fedeltà a Roma gli abitanti della Cisalpina, gli Etruschi, gli Umbri e le poleis greche, come anche gli alleati di diritto latino.

  28. La risposta di Roma • In difficoltà dal punto di vista militare, Roma propone una soluzione politica del conflitto: • Nel 90 a.C. una lex Iulia de civitate concede la cittadinanza romana agli alleati rimasti fedeli e alle comunità che avessero deposto rapidamente le armi. • Nell’89 a.C. una lex Plautia Papiria concede la cittadinanza agli Italici che si fossero registrati entro 60 giorni presso il pretore. • Nello stesso anno una lex Pompeia concede il diritto latino alle comunità alleate della Transpadana. • Questi provvedimenti isolano i socii più irriducibili, ma i combattimenti si prolungarono ad Ascoli e proprio in Campania fino all’88 a.C.

  29. Le operazioni militari in Campania • Ercolano viene recuperata dai Romani già nell’89 a.C. • Nelle ultime fasi del conflitto il comando delle operazioni su questo fronte è assunto da Silla, il futuro dittatore; ai suoi ordini milita un giovane Cicerone. • Le operazioni sono condotte da Silla con la sua consueta durezza: • Stabia venne distrutta e cessò di esistere come comunità autonoma. • A Pompei la testimonianza archeologica dei proiettili di fionda e di balestra, che hanno lasciato il loro segno sulle mura cittadine. • Altra fonte è data dalle iscrizioni dipinte in osco, che probabilmente dettavano disposizioni per la difesa della città. • Un tentativo di portare soccorso a Pompei da parte di un generale degli insorti, L. Cluenzio, fallì.

  30. Neque ego verecundia dome-stici sanguinis gloriae quid-quam, dum verum refero, subtraham: quippe multum Mi-natii Magii, atavi mei, Aecula-nensis, tribuendum est memo-nae, qui nepos Decii Magii, Campanorum principis, cele-berrimi et fidelissimi viri, tan-tam hoc bello Romanis fidem praestitit, ut cum legione, quam ipse in Hirpinis conscripserat, Herculaneum simul curn T. Didio caperet, Pompeios cum L. Sulla oppugnaret Compsam-que occuparet. Né io sottrarrò, per modestia, una parte della gloria che spetta alla mia famiglia. In effetti molta importanza occorre dare al ricordo del mio trisavolo Minazio Magio, di Aeclanum, che, nipote di Decio Magio, notabile dei Campani, uomo ben noto per la sua lealtà, durante questa guerra mostrò tale attaccamento ai Romani che, con una legione arruolata da lui stesso tra gli Irpini, conquistò Ercolano in compagnia di Tito Didio, strinse d’assedio Pompei insieme a Lucio Silla ed occupò Compsa. Velleio Patercolo, II, 16, 2: la riconquista di Ercolano

  31. In Campano autem agro Stabiae oppidum fuere usque ad Cn. Pompeium L. Catonem cos. pr. kal. Mai., quo die L. Sulla legatus bello sociali id delevit, quod nunc in villam abiit. Nella regione campana la città di Stabia è esistita fino al giorno precedente le calende di Maggio del consolato di Cneo Pompeo e Lucio Catone [30 aprile 89 a.C.], quando il lega-to Lucio Silla, durante la Guerra Sociale, distrus-se la città, che ora è solo sede di ville. Plinio il Vecchio, Storia naturale, III, 70: la distruzione di Stabia

  32. Appiano, Guerra civile, I, 50, 217-220: battaglia sotto le mura di Pompei • Lucio Cluenzio, mentre Silla era accampato presso i monti di Pompei, pose il campo molto insolentemente a soli tre stadi. Silla, non sopportando l’insulto e senza attendere i propri foraggiatori, assalì Cluenzio, ma per il momento sconfitto, dovette ritirarsi; raccolti i foraggiatori, volse in fuga l’avversario. Questo portò l’accampamento più in là, ma ricevuti rinforzi gallici, di nuovo si avvicinò a Silla. Mentre gli eserciti scendevano a battaglia, un Gallo di grande statura correndo innanzi sfidava qualcuno dei Romani a duello. Quando un Mauritano di piccola statura, accettata la sfida, lo ebbe ucciso, terrorizzati i Galli subito fuggirono. Scompigliato lo schieramento, neppure le rimanenti forze di Cluenzio rimasero al loro posto, ma fuggirono in disordine verso Nola.

  33. La colonia sillana di Pompei • Un trattamento moderato per Pompei ed Ercolano, i cui abitanti ottennero comunque la cittadinanza romana dopo la fine della Guerra Sociale. • Stabia invece cessò di esistere come comunità autonoma: il suo territorio venne annesso all’ager di Nuceria. • La ribellione del 91-88 a.C. tuttavia non dovette essere estranea alla decisione di Silla, ormai divenuto dittatore, di stanziare a Pompei una colonia di suoi veterani nell’80 a.C. • Il nome ufficiale della nuova comunità fu Colonia Cornelia Veneria Pompeiana. • Nel nome ufficiale della colonia si ricorda il gentilizio del fondatore Cornelius Silla. • Una decisione che ebbe effetti profondi sull’assetto della città, sotto diversi punti di vista, anche se non abbiamo dati sicuri sul numero dei veterani dedotti a Pompei.

  34. La colonia sillana: le trasformazioni istituzionali • Fino alla Guerra Sociale il massimo magistrato di Pompei era il meddix tuticus, caratteristica magistratura che ritroviamo in altre comunità di area osca. • Con la fondazione della comunità sillana troviamo come massimi magistrati i duoviri iure dicundo, come di regola nelle colonie romane. • Ulteriori dettagli nella lezione sulla vita politica.

  35. La colonia sillana: le trasformazioni culturali • Con la concessione della cittadinanza romana e la fondazione della colonia sillana la lingua ufficiale a Pompei diviene il latino. • La lingua osca continuò ad essere usata in contesti privati, ma il numero delle persone in grado di comprenderla diminuì sempre più. • Ancora qualche graffito in lingua osca venne tuttavia inciso anche negli anni immediatamente precedenti il 79 d.C.

  36. La colonia sillana: le trasformazioni urbanistiche • Con la fondazione della colonia sillana Pompei si dota di alcuni edifici pubblici caratteristici della città romana: • Le terme, con la costruzione di un nuovo impianto nell’area del Foro e migliorie apportate agli impianti preesistenti. • L’anfiteatro, con la demolizione delle abitazioni che sorgevano precedentemente nel quartiere (vd. immagine alla diapo 54). • L’Odeon, un teatro coperto (per la relativa epigrafe vd. lezione II, diapo 45-46). • Importanti trasformazioni si ebbero anche nell’edilizia privata. • Secondo un’ipotesi i coloni sillani andarono ad abitare soprattutto in ville e fattorie delle campagne circostanti. • Ma un certo numero di loro si stanziò anche in città, in particolare in un quartiere costruito sopra le mura, ormai inutili (la Casa del Bracciale d’oro ed altre lussuose abitazioni circostanti).

  37. Il frigidarium delle Terme del Foro

  38. L’Odeon

  39. La Casa del Bracciale d’oro

  40. Il triclinio estivo della Casa del Bracciale d’oro

  41. CIL X, 852: la costruzione dell’anfiteatro • [C(aius) Qui]nctius C(ai) f(ilius) Valgus / [M(arcus) Por]cius M(arci) f(ilius) duovir(i) / [quinq(uennales)] coloniai honoris / [caussa] spectacula de sua / [peq(unia) fac(iunda)] coer(averunt) et coloneis / [locu]m in perpetuom deder(unt).

  42. I caratteri di CIL X, 852 • I promotori sono gli stessi che abbiamo visto a proposito della costruzione dell’Odeon, i duoviri M. Porcio e il sillano C. Quinzio Valgo. • Qui li si suppone in carica con poteri censori, come duoviri quinquennales; non dovremmo tuttavia essere lontani dalla data di fondazione della colonia, nell’80 a.C. • L’epigrafe registra l’organizzazione a proprie spese di giochi nell’anfiteatro e la concessione in perpetuo di un locum (l’intero anfiteatro o un suo settore?) ai coloni (da intendere in senso stretto, limitato ai soli veterani sillani?).

  43. Le trasformazioni urbanistiche: incertezze cronologiche • Molte incertezze permangono a proposito delle vicende urbanistiche di Pompei anche in questa fase: • La “romanizzazione urbanistica” delle città fu solo dovuta all’arrivo dei coloni sillani o era in corso già da prima un processo spontaneo di adeguamento ai canoni urbanistici romani? • Un problema che nasce dalla difficoltà di datare con precisione la costruzione di un edificio, soprattutto in assenza di un’iscrizione relativa. • Per esempio il Capitolium in onore della triade Giove, Giunone e Minerva, che chiude un lato del Foro, fu edificato dai coloni sillani oppure è il semplice adattamente al culto della Triade Capitolina di un precedente tempio di Giove?

  44. Il Capitolium

  45. La testimonianza delle tensioni tra vecchi abitanti e nuovi coloni nella Pro Silla di Cicerone • Un’orazione pronunciata da Cicerone nel 62 a.C. in difesa di P. Cornelio Silla, nipote del dittatore, accusato di aver preso parte alla congiura di Catilina. • Publio Silla era uno dei magistrati che avevano curato la fondazione della colonia di Pompei e i suoi accusatori sostenevano che avesse cercato di portare i Pompeiani dalla parte di Catilina. • Cicerone attesta che sia i vecchi abitanti che i coloni sillani inviarono delegazioni a Roma per sostenere Publio Silla, ma non può tacere le tensioni esistenti tra i due gruppi.

  46. Iam vero quod obiecit Pompeianos esse a Sulla impulsos ut ad istam coniu-rationem atque ad hoc nefarium facinus accederent, id cuius modi sit intellegere non possum. An tibi Pompe-iani coniurasse videntur? Quis hoc dixit umquam, aut quae fuit istius rei vel minima suspicio? 'Diiunxit,' inquit, 'eos a colonis ut hoc discidio ac dissensione facta oppi-dum in sua potestate posset per Pompeianos habere.' Quanto poi all’altra accusa che Silla spinse i Pompeiani ad aderire alla congiura di cui sto parlando, cioè a questo esecrando crimine, non mi riesce di penetrare il suo vero significato. Sei davvero dell’opinione che i Pompeiani abbiano partecipato alla congiura? Ma chi l’ha mai affermato o quando mai vi fu il pur minimo sospetto di una tale partecipazione? «Mise zizzania - incalza l’accusa - tra loro e i coloni con lo scopo che questa discordia, giunta fino ad una vera frattura, gli desse la possibilità di ridurre in suo potere la città con la collaborazione dei Pompeiani» Cicerone, In difesa di Silla, 60: le accuse

  47. Le accuse • L’accusatore di Silla, L. Manlio Torquato (giovane patrizio appartenente ad una famiglia che era in buoni rapporti con Cicerone) gli contesta il fatto di aver voluto trascinare i vecchi abitanti di Pompei (Pompeiani) nella congiura. • Cicerone ribatte che non erano prove concrete di ciò. • Manlio sosteneva inoltre che Silla aveva fomentato i contrasti tra i vecchi abitanti e i coloni sillani (coloni). • Appoggiando in questa controversia i vecchi abitanti, Silla avrebbe cercato di impadronirsi tramite loro del controllo sulla città, per portare avanti il suo disegno. • Una notazione di metodo generale: nelle orazioni ciceroniane siamo costretti a ricostruire la posizione della parte avversa in base alle parole dello stesso Cicerone.

  48. Primum omnis Pompeianorum colonorumque dissensio delata ad patronos est, cum iam inveterasset ac multos annos esset agitata; deinde ita a patronis res cognita est ut nulla in re a ceterorum senten-tiis Sulla dissenserit; postremo coloni ipsi sic intellegunt, non Pompeianos a Sulla magis quam sese esse defensos. Anzitutto ogni discordia tra Pompeiani e coloni venne defe-rita all’arbitrato dei patroni quando già si era radicata e si trascinava con accese discussioni da pa-recchi anni; in secondo luogo, quando i patroni presero in esa-me e definirono la vertenza, Silla non fu su alcun punto in disac-cordo con gli altri; infine sono proprio i coloni a essere dell’opi-nione che Silla difese con lo stesso impegno i Pompeiani e loro stessi. Cicerone, In difesa di Silla, 60: la difesa

  49. La difesa • Cicerone ribatte che la dissensio tra vecchi abitanti e coloni sillani era ormai questione annosa, che certo non era nata solo con l’intervento di Silla. • Ma da questa testimonianza apprendiamo che un contrasto tra le due fazioni esisteva davvero e che aveva avvelenato il clima politico di Pompei per molti anni. • La controversia era stata deferita ad un collegio di patroni della città, tra i quali lo stesso Silla. • I patroni erano in genere influenti personaggi, che potevano patrocinare la causa di una comunità o talvolta, come in questo caso, risolvere un contrasto interno in qualità di arbitri. • Nella sua qualità di arbitro Silla si era comportato con imparzialità, senza preferenze nei confronti dei vecchi abitanti, come riconoscevano gli stessi coloni.

  50. Atque hoc, iudices, ex hac frequentia colonorum, hone-stissimorum hominum, intel-legere potestis, qui adsunt, laborant, hunc patronum, defensorem, custodem illius coloniae si in omni fortuna atque omni honore incolu-mem habere non potuerunt, in hoc tamen casu in quo adflictus iacet per vos iuvari conservarique cupiunt. Un dato di fatto, signori giurati, che potete dedurre dal gran numero di coloni presenti in aula, tutte persone rispettabilis-sime, che offrono il loro appoggio, sono in ansia e desiderano che questo loro patrono, protettore e tutore della loro colonia, se è vero che non poterono vedergli conser-vare la pienezza della sua posizione e della sua dignità, venga per lo meno favorito e graziato per opera vostra in questa sventurata vicenda, che gli sta infliggendo il colpo di grazia. Cicerone, In difesa di Silla, 61: la difesa

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