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Artù. La forza del mito 09-11. La forza del mito 09.

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Presentation Transcript


  1. Artù La forza del mito 09-11

  2. La forza del mito 09 Il RinascimentoLa scoperta della stampa ha dato nuova vita ai romanzi della Tavola Rotonda. Il grande stampatore parigino Antoine Verard svolse un ruolo importante nella diffusione della letteratura arturiana, producendo copie di lusso.

  3. La Tavola rotonda trionfante Chants royaux de l'Immaculée Conception de Notre-Dame de Rouen Parigi, verso il 1530Provenienza: Mazarino; nella biblioteca del re nel 1668 BnF, Manuscrits, français 1537 (f. 75 v°-76)

  4. La Tavola rotonda trionfante • Alla fine del Medioevo e nel XVI secolo, i "puys" erano concorsi di poesia, dal contenuto in parte laico, in parte religioso, durante i quali i candidati proponevano delle poesie con ritornelli chiamati "canti reali" su un verso detto "palinodal", scelto ogni anno dal nuovo maestro della confraternita che li organizzava. Diffusi nel nord della Francia, in particolare in Normandia, dove furono adottati da parte della borghesia, diedero origine a feste popolari. I puys furono oggetto di scherno da parte dei poeti della Pléiade, come Joachim du Bellay: «Leggi e rileggi, allora, o poeta futuro, sfoglia di notte e di giorno le opere dei Greci e dei Latini; ma poi lasciami tutte queste vecchie poesie francesi dei Giochi Floreali di Tolosa e del Puy di Rouen, come rondeaux, ballate, virelais, canti reali, canzoni e altre spezierie che corrompono lo stile della nostra lingua.» • Questa magnifica raccolta riunisce le opere vincitrici negli anni 1519-1528, del puy de Rouen dell'Immacolata Concezione, che si svolgeva ogni 8 dicembre. Sono inclusi i nomi di Clemente Marot, suo fratello Jean e Guillaume Crétin. E' stata splendidamente miniata da un collaboratore dell'artista parigino Étienne Collaut, che ha decorato le cinquanta canzoni con una grande illustrazione a piena pagina che rappresenta sia una delle corporazioni della città, sia il tema della poesia.

  5. La Tavola rotonda trionfante 2 • La presenza in questo volume di “canti reali” dedicati alla Tavola Rotonda, al Siège périlleux e a Galaad, dimostra che i romanzi bretoni appartenevano ancora all'immaginario collettivo nel 1530, almeno tra la classe dei mercanti: se Montaigne assimila i romanzi di Lancillotto e Tristano a «libri con i quali i bambini si divertono», Du Bellay e Ronsard continuano a considerarli come modelli nella loro Défense et illustration de la langue française. • Qui, l’antico motivo arturiano è ripetuto e contornato per essere messo al servizio della simbologia cristiana: custodito dai migliori cavalieri senza macchia, la Tavola Rotonda è in attesa dell'arrivo di Galaad, il nuovo Cristo, che occuperà il trono rimasto vuoto. L'analogia tra la Tavola Rotonda e la tavola dell'Ultima Cena, alla vigilia della morte di Cristo, venne istituita per la prima volta da Robert de Boron. Qui, con la tovaglia ricamata e il cibo abbondante, evocano anche la tavola della comunione alla quale ciascuno, nella sua ricerca, è chiamato a gustare il nutrimento celeste.

  6. Dal manoscritto alla stampa di lusso Lancelot du Lac, La Quête du Saint Graal, La Mort le Roi Artu Parigi, Verard Antoine, PARTE I, 1 VII 1494 Provenienza: copia presentata a Carlo VIII da Antoine Vérard ; preso ad Amboise da Louis XII dopo il 1498 ; Librairie royale di Blois BnF, Manuscrits, français 99, (f. 531)

  7. Dal manoscritto alla stampa di lusso • Dal 1491, Carlo VIII aveva acquisito presso un libraio di Lione una copia dell'edizione del Lancelot en prose, pubblicata da a Rouen da Jean Le Bourgeois e a Parigi da Jean du Pré nel 1488, forse in seguito a un finanziamento segreto di Antoine Vérard. Questo volume appartiene alla seconda edizione, quella del 1494, eccezionale per più motivi. Vérard fece realizzare diverse copie su velina, per personaggi d’alto lignaggio, ma solo quello del re ha un foglio supplementare, con una dedica in versi acrostici. Lungo una bordura con lo stemma di Francia, una grande illustrazione raffigura un combattimento con la lancia, dominata da una didascalia dove Vérard omaggia il re del suo libro. • Le dodici incisioni di grandi dimensioni che erano già state utilizzate per le altre edizioni, sono state sostituite da scene più in rapporto con il contenuto del libro - tra cui l’illustrazione del f. A2 r°, eseguite con molta attenzione dal maître de Jacques de Besançon, dove si vedono in piedi intorno alla Tavola Rotonda, re Artù e i suoi dodici cavalieri, mentre ognuno porta il suo proprio stemma su uno scudo. Altrove nel testo, 140 piccole illustrazioni prendono il posto dei sommari dei capitoli, riportati a mano a margine. L'investimento effettuato in questo esemplare da Antoine Vérard si rivela ancora in un’illustrazione dello stesso volume, con il nome "Anthoine Verart ", chiaramente leggibile nella parte superiore della cornice di una vetrata. Nel 1518 e nel 1544, gli inventari della Biblioteca Reale di Blois registrano questi tre volumi offerti al re e rilegati in velluto viola.

  8. La forza del mito 10 I gusti cambiano. Nuovi romanzi di avventura e di cavalleria presto prendono il posto dei racconti arturiani. Tra il 1590 e il 1770 quando la Bibliothèque universelle des romans pubblica riassunti dei romanzi arturiani, la Tavola rotonda scompare dalle librerie.

  9. L'ultima edizione del Lancelot en prose Histoire, contenant les grandes prouesses, vaillances, et heroiques faicts d'armes de Lancelot du Lac, chevalier de la Table ronde Lyon, Benoît Rigaud, 1591In-8o, 166-[18] p. Provenienza: nella biblioteca del re tra il 1724 e il 1735 BnF, Réserve des livres rares, Rés. Y2. 1303. (p. 50-51)

  10. L'ultima edizione del Lancelot en prose • Questa modesta edizione del Lancelot en prose è l'ultima pubblicata in Francia ed è nei fatti un drastico riassunto di quella che fu il più grande romanzo medievale: non resta che una serie di "brevi sommari che rendono al meglio la comprensione del tutto", frasi lapidarie che mostrano solo l'azione, ma senza dialoghi né descrizioni. Lo stampatore lionese Benoît Rigaud si era specializzato nei romanzi di cavalleria, passati di moda tra i ceti abbienti che un tempo erano appassionati di grandi edizioni in-folio o in-quarto. Diversamente dalla maggior parte dei suoi predecessori, non insiste, nel prologo, sul valore educativo del romanzo, ma lo presenta come un semplice divertimento, «così che in mezzo a tante traversie che ti travagliano ogni giorno, la lettura di quelle porti gioia e consolazione al tuo dolore, allevi le tue avversità». E' possibile che Rigaud abbia considerato questo compendio come un "prova", per testare l’interesse del pubblico prima di lanciarsi nella pubblicazione delle migliaia di pagine del vero Lancelot. L'anno precedente aveva già fornito un assaggio con i Motti degli stemmi dei Cavalieri della Tavola Rotonda. E non aveva fatto diversamente lanciando, prima della sua grande edizione dell’Amadigi (1575-1578), un Tesoro dei libri di Amadigi. Ma la materia di Bretagna era davvero demodè - o Rigaud cambiò progetto? In ogni caso, la questione finì lì.

  11. L'ultima edizione del Lancelot en prose 2 • Questa edizione prefigura la formula editoriale della "Bibliothèque bleue", che sarà presto regolarizzata da Nicolas Oudot, a Troyes. Stranamente, tranne che per una edizione dell’Artus de Bretagne, gli editori di Troyes ignorarono la materia arturiana e non pubblicarono che versioni abbreviate delle chansons de geste del ciclo di Carlo Magno, nella versioni in prosa del XV secolo. Talune continuarono a essere pubblicate fino al XIX secolo. L’assenza della materia di Bretagna nella letteratura porta a porta, spiega in gran parte l'oblio in cui Artù è caduto per diversi secoli.

  12. Il Nouveau Tristan di Jean Maugin Jean Maugin, dit l'Angevin, Histoire du noble Tristan, prince de Leonnois, chevalier de la Table ronde, et d'Yseulte, princesse d'Yrlande, royne de Cornoüaille Paris, Nicolas Bonfons, 1586 Collezione di Gaston d'Orléans, lascito di Louis XIV giunto nella Bibliothèque royale nel 1666 BnF, Réserve des livres rares, Rés. Y2. 562

  13. Il Nouveau Tristan di Jean Maugin • Nel 1554 fu pubblicato a Parigi il primo libro del Nouveau Tristan di Jean Maugin. Riscrittura della prosa del primo Tristan, il libro è veramente "nuovo" e il suo buon aspetto coerente con le sue ambizioni: in folio, in caratteri tipografici umanistici (mentre i racconti cavallereschi erano ancora stampati in caratteri gotici). Si apre con la dedica ad un dignitario di Enrico II, un’ode di Jean-Pierre de Mesmes (l'amico italianizzante dei poeti della Brigade) e un privilegio reale.Maugin, fino ad ora "arrangiatore" di testi per il libraio parigino Etienne Groulleau, non gli ha conferito il suo Nouveau Tristan, ma lo ha dato alla vedova La Porte, editrice dal 1552 di Ronsard e dei suoi amici. E tutto sta a indicare che il suo romanzo sostiene il loro grande progetto di "illustrazione della lingua francese" in un contesto di rivalità con l'italiano incoraggiato dal potere regale. Le materie di Gran Bretagna e Francia diventano quindi una territorio sensibile: il loro presunto saccheggio da parte di Ariosto per il suo Orlando Furioso (1516-1531) è diventato un luogo comune che Mesmes riprende, esclamando che "questo vecchio romanzo [l'Italiano] si è impossessato del meglio [e si è] fatto bello di ciò che non è suo". A Maugin il difficile compito di far rivivere il testo, "nobilitato di nuova eloquenza".

  14. Il Nouveau Tristan di Jean Maugin 2 • Il Nouveau Tristan, caricato di tanta speranza, tuttavia, non ha grande successo: la suspense con la quale termina non intriga abbastanza i lettori perché gli ultimi tre libri annunciati vengano pubblicati. Non senza merito letterario, ma sfortunatamente posto tra due tipi di pubblico, può deludere coloro che sognavano una grande epopea francese, mentre sconcerta, con i suoi costumi rinascimentali, gli appassionati della Tavola Rotonda. Nel 1567, ci sono troppe copie invendute dell'edizione originale perché l'acquirente di La Porte, Gabriel Buon, ne faccia una ristampa. Il testo passa poi alle librerie popolari: dopo Benoît Rigaud nel 1577, Nicolas Bonfons firma l'ultima edizione nel 1586, presentata qui in una copia che apparteneva a Gaston d'Orleans, senz’altro il primo grande collezionista di romanzi di cavalleria.

  15. Ysaïe le Triste L'Histoire de Isaie le triste filz de Tristan de Leonnoys, jadis chevalier de la Table ronde, et de la royne Izeut de Cornouaille, ensemble les nobles prouesses de chevallerie faictes par Marc l'exillé filz dudict Isaye Paris, Jean Bonfons, s. d. (verso il 1550) Provenienza: Pierre Masparrault (ex-libris manuscrit, XVI sec.), Philippe Desportes (ex-libris et annotations manuscrits, XVI sec.) giunto nella biblioteca del re prima del 1724 BnF, Réserve des livres rares, Rés. Y2. 563

  16. Ysaïe le Triste • Questa edizione senza data è probabilmente l'ultima delle quattro apparse nel XVI secolo di questo tardivo romanzo arturiano, probabilmente composto intorno al 1400, e del quale si conoscono per altro due manoscritti del XV secolo (Gotha, Herzogliche Bibliothek, ms. 688 e Darmstadt, Hessische Landes- und Hochschulbibliothek, ms. 2524, questi ultimi provenienti dalla biblioteca dei Duchi di Borgogna).Il romanzo narra le avventure di Ysaie, figlio di Tristano e Isotta, in una Gran Bretagna in declino, dopo la morte di Re Artù. Ysaie vi frequenta i figli dei principali cavalieri della Tavola Rotonda. Innamoratosi di Marte, nipote del re Yrion de Blamir, ha un figlio da lei, Marc l’ Exilé, che a sua volta amerà la figlia dell'ammiraglio di Persia, Orimonde. Il romanzo si conclude con la vittoria di Marc e d’Ysaie sui Saraceni, e con un doppio matrimonio. Facendo ripetutamente riferimento ai grandi romanzi arturiani in prosa, Ysaïe le Triste è pieno di avventure meravigliose e galanti e di combattimenti cavallereschi. Come il Meliador di Jean Froissart o Le Chevalier au Papegau, costituisce un interessante tentativo di rinnovare il genere dei romanzi bretoni alla fine del Medioevo.

  17. Ysaïe le Triste 2 • Stampato modestamente da Jean Bonfons, un editore parigino del XVI secolo specializzato in storie di cavalleria, con una illustrazione grossolana a passe-partout, il volume presentato qui, tuttavia, è di provenienza molto interessante: fece parte della biblioteca del poeta Philippe Desportes (1546-1606), che lo ha annotato in più punti. Desportes possedeva anche un'edizione del Gyron le Courtois (BnF, Rés., Y2. 54) e un manoscritto dell’Histoire du Roy Artus (BnF, fr. 19163). Altre testimonianze di Clément Marot, Margherita di Navarra, Joachim du Bellay e Pierre de Ronsard, mostrano che fino a circa 1560, la Tavola rotonda ha ancora un certo prestigio tra gli autori che vi vedono la fonte possibile di una grande epopea francese. Tuttavia, nonostante diversi tentativi, la materia di Bretagna non ha ispirato che modestamente il Rinascimento francese, in contrasto con la letteratura elisabettiana in Inghilterra.

  18. La forza del mito 11 Artù, re del passato, re del futuro Nel XIX secolo, i romantici francesi sonoispirati piuttosto da Carlomagno che da Artù. Solo Edgar Quinet dedica un ciclo epico al mago Merlino, Merlin l'enchanteur (1860). E in Inghilterra che Artù torna alla ribalta, grazie ai pittori preraffaelliti, agl i Idylls of the King del poeta Tennyson, illustrati da Gustave Doré.

  19. Visione mistica della coppia e giustizia sociale Edgar Quinet, Merlin l'enchanteur S. l., 1860 BnF, Manuscrits, NAF 27999 (f. 27)

  20. Visione mistica della coppia e giustizia sociale • Questo lavoro di Quinet è l'unica riscrittura di finzione dedicata a Merlino nella Francia del XIX secolo. Riveste inoltre grande importanza nella storia del mito, come in quella dello stesso autore, che dichiara nella prefazione di aver riflettuto per trent'anni, prima di scriverlo. Composto tra il 1853 e il 1860, questo libro "summa" ha lo scopo dichiarato di dare alla Francia la grande epopea che le manca.In Quinet, la storia di Merlino è quella di un amore perfetto con Vivian, rotto da una separazione fatale. Dopo molti viaggi e avventure, il mago ritrova Viviane: lei lo richiude allora nel cerchio magico della morte, sbocciando il loro amore nel segno della tomba. L’imprigionamento è presentato come una trappola accettata da Merlino, e condivisa dalla fata e dal loro bambino. La reclusione di Merlino diventa, nell’epopea romantica, il trionfo dell’amore e non, come nei testi medievali, il simbolo delle astuzie femminili. Così, secondo le varie peripezie, vengono svelate le molteplici figure di Merlino, apparse nel corso dei secoli: il profeta, il bardo, il mago innamorato e vittima di Viviane e dei suoi incantesimi. • In Merlin l'enchanteur, Quinet dispiega sia la sua visione mistica della coppia, sia l'ideale politico di giustizia sociale realizzata in terra, attraverso l'annientamento finale dell'Inferno. Quest’epopea in prosa è divisa, come l'Odissea, in 24 canti, e illustra la storia di un uomo, Merlino, che, in fasi successive, si eleva a Dio e alla Creazione.

  21. «  E’ il tempo in cui si tratta per la prima volta la questione di fondare una Tavola rotonda » Gustave Doré (1832-1883) Alfred Tennyson (1809-1892), Les idylles du roi Vol. 2, Viviane, con ill. di Gustave DoréParis, Hachette, 1868. Pl. VIII BnF, Réserve des Livres rares, YK-78

  22. Re Artù visita Merlino, recluso nel cuore della foresta Gustave Doré (1832-1883) Alfred Tennyson (1809-1892), Les idylles du roi Vol. 2, Viviane, con ill. di Gustave DoréParis, Hachette, 1868. Pl. VII BnF, Réserve des Livres rares, YK-78

  23. « Senza parlargli, mi chinai, chino su di lui, presi il suo pennello, e cancellai l’uccello. » Gustave Doré (1832-1883) Alfred Tennyson (1809-1892), Les idylles du roi Vol. 2, Viviane, con ill. di Gustave DoréParis, Hachette, 1868. Pl. V BnF, Réserve des Livres rares, YK-78 Gustave Doré ha immaginato Melrino come un vecchio saggio che educa Artù, inculcando nel futuro re i fondamenti del sapere.

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