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ANTONIO CANOVA

ANTONIO CANOVA. ANTONIO CANOVA (1757-1822). Formatosi in ambiente veneziano le sue prime opere rivelano la influenza dello scultore barocco del Seicento Gian Lorenzo Bernini.

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ANTONIO CANOVA

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Presentation Transcript


  1. ANTONIO CANOVA

  2. ANTONIO CANOVA (1757-1822) • Formatosi in ambiente veneziano • le sue prime opere rivelano la influenza dello scultore barocco del Seicento Gian Lorenzo Bernini. • Trasferitosi a Roma, partecipò al clima cosmopolita della capitale in cui si incontravano i maggiori protagonisti dell’arte neoclassica. • A Roma svolse la maggior parte della sua attività, raggiungendo una fama immensa. • Fu anche pittore, ma produsse opere di livello decisamente inferiore rispetto alle sue opere scultoree. • Nelle sue sculture Canova, più di ogni altro, fece rivivere la bellezza delle antiche statue greche secondo i canoni che insegnava Winckelmann: «la nobile semplicità e la quieta grandezza».

  3. Le sculture di Canova sono realizzate in marmo bianco e con un modellato armonioso ed estremamente levigato. Si presentano come oggetti puri ed incontaminati secondo i princìpi del classicismo più puro: oggetti di una bellezza ideale, universale ed eterna. I soggetti delle sue sculture si dividono in due tipologie principali: • le allegorie mitologiche «Teseo sul Minotauro», «Amore e Psiche», «Ercole e Lica», «Le tre Grazie»; • i monumenti funebri a Clemente XIV, a Clemente XIII, a Maria Cristina d’Austria.

  4. Teseo sul Minotauro, 1781-83 Antonio Canova, Teseo sul Minotauro, 1781/1783, Marmo, Londra, Victoria and Albert Museum.

  5. Teseo sul Minotauro • da artista neoclassico, cerca il momento della quiete e non dell'agitazione • preferisce sintetizzare la storia al momento della vittoria di Teseo, quando la tensione si è oramai sciolta e un profondo senso di pace pervade l'eroe • questo istante si coglie anche un senso di umana pietà che Teseo prova verso il mostro sconfitto, in quanto la sua nobiltà d'animo gli impone di non odiare il nemico • Da un punto di vista stilistico il gruppo ha equilibri molto classici e le forme anatomiche di Teseo richiamano direttamente le inespressive ma perfette fattezze di tante statue dell'antica Grecia • Teseo incarna la vittoria dell’intelligenza e del coraggio sulle forze oscure e irrazionali che degradano l’uomo rendendolo simile alla bestia.

  6. Monumento funerario di Clemente XIV 1783-87

  7. Monumento funerario di Clemente XIV • Il monumento è collocato nella Basilica dei Santi Apostoli a Roma. • La decisione più importante presa da Clemente XIV è stata la soppressione dell'Ordine dei Gesuiti nel 1773. • Papa quindi dalla personalità volitiva e portata alla gestione del potere • viene infatti rappresentato da Canova assiso in trono, con il triregno in testa, e in atteggiamento severo. Il braccio destro proteso in avanti diviene quindi simbolo della sua capacità di prendere ed imporre decisioni anche di grande portata storica. • Il monumento, come quello realizzato per Clemente XIII si svolge su tre livelli. Sulla parte basamentale vengono collocate due figure femminili, allegorie dell'Umiltà e della Temperanza, al secondo livello viene posto il sarcofago, infine a coronare il monumento la statua del papa

  8. Amore e Psiche Antonio Canova, Amore e Psiche che si abbracciano, 1787/93. Marmo, Parigi, Museo del louvre.

  9. Venere, gelosa della bellezza di Psiche, ordina al figlio di darla in sposa all'ultimo degli uomini. Eros però si innamorò di lei e la portò in una valle incantata. Psiche, contraddicendo l’ordine dello sposo di accettarlo al buio senza mai vederlo, su istigazione delle sorelle, accende un lume e nel vedere Amore lo perde. Per poter ricongiungersi a lui ed essere accettata nell'Olimpo, Venere le infligge quattro prove: 1) Separare dei semi mescolati in un tempo troppo breve. 2) Strappare un ciuffo di lana dorata da un montone feroce. 3) Raccogliere un bicchiere d'acqua dallo Stige. 4) Portare a Venere dall'Ade un vasetto di bellezza.

  10. Amore e Psiche • Esso rappresenta Amore e Psiche nell’atto di baciarsi • Eseguita in marmo bianco, la scultura ha superfici levigate ed un modellato molto tornito. • La composizione ha una straordinaria articolazione: la donna, Psiche, è semidistesa, rivolge il viso e le braccia verso l’alto e, per far ciò, imprime al corpo una torsione ad avvitamento; l’uomo, Amore, si appoggia su un ginocchio mentre con l’altra gamba si spinge in avanti innarcandosi e ontemporaneamente piegando la testa di lato per avvicinarsi alle labbra della donna. • Il soggetto è probabilmente tratto dalla leggenda di Apuleio ed è qui utilizzato come allegoria del potere dell’amore, visto soprattutto nell’intensità del desiderio che riesce a sprigionare: da qui la scelta di fermare la rappresentazione all’istante prima che il bacio avvenga ed il desiderio si consumi.

  11. Ercole e Lica 1795-1815

  12. Il gruppo monumentale raffigura un episodio mitico legato a Ercole. L'eroe delle dodice fatiche era sposato a Deianira, molto gelosa del marito. Cercò di riconquistare il marito con un unguento preparato con il sangue del centauro Nesso. Intrise una bianca veste con questo unguento, e diede l'indumento a Lica per consegnarlo ad Ercole. In realtà il sangue che Nesso aveva dato alla donna era velenoso e quando Ercole indossò la veste il veleno cominciò a penetrargli nella pelle infiammandola e quasi rendendolo pazzo dal dolore. Cercò di strapparsi la camicia di dosso, ma senza riuscirci. Preso da violenta ira Ercole afferrò l'innocente Lica e lo scagliò così lontano che cadde in mare e si trasformò in scoglio. La storia giunge all'epilogo con Deianira che, saputo cosa aveva prodotto il suo unguento, si suicida mentre Ercole, si porta sul monte Oeta per finire le sue sofferenze tra le fiamme di un rogo. E qui, mentre le fiamme cominciano a lambirlo, giunge Atena con un cocchio a prendere l'eroe e portarlo con se sul monte Olimpo, dove Zeus gli fa dono dell'eterna giovinezza.

  13. Ercole e Lica • Il gruppo scultoreo di Canova è conservato alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma • di grande monumentalità ma tuttavia non trasmette un'impressione di grande potenza, come la rappresentazione del gesto di Ercole richiederebbe. • Il tutto rimane troppo bloccato in una ricerca di equilibrio che finisce per stemperare la potenza dell'azione. • In questo caso appare evidente come la norma stilistica neoclassica mal si adatta a rappresentare il movimento e l'azione. • Il sentiemnto prevale sulla ragione, il Sublime passionale sul Bello intellettuale.

  14. Monumento a Maria Cristina d’Austria 1798-1805 Antonio Canova, Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria, 1798-1805, Marmo, Vienna, Chiesa degli Agostiniani.

  15. Bozzetto di gesso

  16. Giovan Battista Piranesi, Piramide di Caio Cestio. Da “Le antichità romane”, 1756.

  17. Monumento a Maria Cristina d’Austria • Il monumento funerario a Maria Cristina d’Austria rappresenta una grossa novità nella tipologia dei monumenti funerari. • Nel monumento a Maria Cristina d’Austria l’urna scompare per essere sostituita dalla immagine triangolare di una piramide. • L’effigie statuaria viene sostituita da un ritratto di profilo a bassorilievo, inserito in un medaglione di chiara derivazione classica • Notevole importanza assumono le figure allegoriche che, nella intenzione dell’artista, non sono puri e semplici simboli ma devono commuovere per l’azione in divenire che stanno rappresentando

  18. In questo caso, infatti, le figure compongono un singolare corteo funebre che si accinge a salire i gradini che portano alla porta della piramide. Da questa porta fuoriesce un tappeto che scorre sui gradini come un velo leggero e impalpabile. Il corteo è aperto da una giovane ragazza che ha già un piede oltre la soglia della tomba. È seguita da una donna che rappresenta la Virtù con in mano l’urna delle ceneri della defunta. Un’altra ragazzina la sta seguendo. Più indietro un’altra giovane donna la Carità avanza, aiutando un vecchio uomo a salire le scale. Sono rappresentate tutte le tre età della vita, dalla gioventù alla vecchiaia, a simboleggiare che la Morte non risparmia nessuno. Le figure procedono con incedere lento e mesto. Hanno tutti la testa chinata in avanti, a simboleggiare che nei confronti della Morte la superbia umana non può nulla. Di fianco la porta della piramide, che quindi simboleggia la porta di passaggio dal mondo terreno al mondo dei morti, c’è l’allegoria del Genio della Morte poggiato sul Leone della Fortezza In alto, il medaglione con il ritratto di Maria Cristina d’Austria è circondato da un serpente che si morde la coda, simbolo quest’ultimo dell’Eterno Ritorno. Il medaglione è sostenuto dalla allegoria della Felicità, mentre un’altra figura angelica porge alla defunta una palma, simbolo della gloria.

  19. Paolina Borghese1804-08 Antonio Canova, Paolina Borghese come Venere vincitrice, 1804/1808, marmo, Roma, Galleria Borghese.

  20. Paolina Borghese • dal 1802 per Napoleone Canova eseguì diversi lavori che immortalarono non solo la figura dell'imperatore ma anche dei suoi familiari. • Uno dei ritratti più famosi è sicuramente questo dedicato a Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e moglie del nobile romano Camillo Borghese. • La rappresentazione segue ovviamente i precetti neoclassici. Innanzitutto Paolina è raffigurata idealisticamente nuda, e con in mano un pomo. La sua immagine richiama quindi quella di Venere vincitrice, con il pomo di Paride in mano, attestato di superiore bellezza. • La figura è adagiata mollemente su un triclino, richiamando un po' la tipologia dei ritratti semidistesi presenti sui sarcofagi etruschi (ad esempio, il "sarcofago degli sposi" conservato a Villa Giulia). • Tuttavia, a dispetto di questo richiamo un po' funereo, la notevole abilità tecnica di Canova riesce ad infondere quasi un palpito di vita all'immagine di marmo, risultando così verosimile l'intera scultura da suscitare apprezzamenti più che entusiastici nei numerosi estimatori di questa opera. 

  21. Le tre Grazie 1812-16

  22. Le tre Grazie • Il gruppo delle tre Grazie era uno dei temi più in voga nel periodo neoclassico, ed ovviamente non poteva mancare nel repertorio di Antonio Canova. • Le tre figure di Aglaia, Eufrosine e Talia erano le protettrici degli artisti, in quanto da loro proveniva tutto ciò che vi è di bello nel mondo umano e naturale. • Canova le raffigura nella posizione più canonica, ovvero abbracciate e disposte a circolo. • Sono nude, così come le ritroviamo nella tradizione ellenistica, e vengono rappresentata dall'artista nella classica posizione a chiasma. • L'incrociarsi delle membra serve qui a dare un molle abbandono alle figure che, nel sostenersi a vicenda, formano quasi un unico gruppo di affetti e sensualità corrisposte. • L'immagine è quindi concepita come esaltazione di perfezione e bellezza, sommi canoni estetici per il gusto neoclassico.

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