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IL MERCATO

IL MERCATO. Il mercato è il luogo in cui si incontra la domanda di una merce con l’offerta di una merce. Nell’epoca pre-capitalista l’offerta è una variabile fissa in quanto dipende dalla produzione agricola e quindi può esservi carestia (deficit dell’offerta) e quindi morte ed epidemie

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IL MERCATO

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Presentation Transcript


  1. IL MERCATO Il mercato è il luogo in cui si incontra la domanda di una merce con l’offerta di una merce. Nell’epoca pre-capitalista l’offerta è una variabile fissa in quanto dipende dalla produzione agricola e quindi può esservi • carestia (deficit dell’offerta) e quindi morte ed epidemie • o annate buone. In questo caso, il surplus agricolo non può essere conservato e, quindi, superato il punto di equilibrio tra domanda e offerta, va perduto.

  2. La FISIOCRAZIA La dottrina fisiocratica (fuseos = natura) è la prima scuola di pensiero che si pone il problema di superare la dipendenza dell’uomo dalla produzione “naturale”. Con Quesnay, Vincent de Gournay è uno dei maggiori esponenti della Fisiocrazia egli coniò il detto Laisséz faire, laisséz passaire In quanto, solo reimpiegando liberamente il surplus agricolo si poteva reinvestire sull’ agricoltura (unica fonte di ricchezza) e quindi aumentare la produttività e la produzione.

  3. RENDITA e CAPITALE Questo concetto fisiocratico è di fondamentale importanza per il pensiero economico in quanto si passa da RENDITA = cespite COSTANTE in quanto è costante la resa agricola CAPITALE = profitto VARIABILE in quanto è variabile la resa agricola La terra condotta con criteri capitalistici (reinvestimento del surplus per ottenere maggiore raccolto) fa nascere il concetto di SVILUPPO CRESCENTE SENZA LIMITI Su cui si basa la teoria capitalistica

  4. Il VALORE-LAVORO Partendo dai principi LIBERISTI della fisiocrazia, Smith elabora la teoria classica spostando però la centralità della creazione della ricchezza sul lavoro. Non è la terra che genera nuova ricchezza ma il lavoro che su di essa opera e la sviluppa. Lo stesso Marx riprenderà da Smith la teoria del valore-lavoro. Esso diviene la variabile indipendente per la creazione di ricchezza

  5. CRISI ECONOMICA La teoria classica (Smith, Ricardo), quindi, non prevede il concetto di crisi di sovrapproduzione. Malthus, che si era posto il problema della “crisi” focalizza soprattutto quella di sottoproduzione e la risolve darwinianamente. Se si verifica crisi in caso di sufficiente o esuberante produzione, ciò essenzialmente è dovuto alle interferenze della politica sul libero mercato (dazi-protezionismo). PERCHE’

  6. IL CONCETTO DI CICLO Secondo la dottrina classica, l’economia si sviluppava per cicli in cui la logica prevedeva (fatta stabile la popolazione) • Sviluppo dell’offerta che stimola la domanda (aumento del monte-salari) • Leggera inflazione prodotta dall’aumento di moneta in circolo che stimola sia il consumo che il risparmio • Ritorno del denaro alla produzione (acquisti) e al sistema finanziario (banche) • Riavvio del ciclo

  7. LA CRISI In realtà, però, non è così: quando il mercato si squilibria, cioè la domanda di consumo non è più in grado di assorbire l’offerta di beni, si genera la crisi di sovrapproduzione Si verifica quindi lo • stockaggio delle merci • Rallentamento o interruzione della produzione

  8. LIBERISMO - DIRIGISMO In questo caso, La teoria liberista afferma che lo Stato deve astenersi dall’intervenire perché il MERCATO trova da sé il suo equilibrio, con il fallimento delle aziende deboli ed il rinforzo o la nascita delle forti (selezione delle imprese) La teoria liberale dirigista e la socialista, prevedono che dalla crisi si esca con la guida della politica.

  9. LA RIPRESA DEL CICLO In questo caso si avviano politiche di rilancio dei consumi con: • Ammortizzatori sociali (cassa integrazione) • Investimenti pubblici (sia lavori pubblici che assunzioni nel pubblico) • Abbassamento dei tassi di interesse per consentire la stipula di mutui sia da parte delle famiglie che delle aziende

  10. CRISI CONGIUNTURALE Questo è, dunque, il concetto di crisi congiunturale, cioè: crisi che “unisce” (congiunge) due periodi di sviluppo. Le crisi congiunturali possono anche essere gravi e lunghe ma se “i fondamentali” dell’economia sono sani, l’uscita è possibile e programmabile.

  11. I FONDAMENTALI • Massa di ricchezza in giro (si calcola il PIL, Prodotto Interno Lordo) • Massa di liquidità in giro (inflazione tra il 2% e il 4% è ritenuta “sana”) • Tasso di disoccupazione accettabile :la piena occupazione non è positiva perché porta ad aumento di salari per mancanza di offerta di manodopera e questo riduce i margini di profitto; un tasso alto è negativo perché deprime i consumi.

  12. IL CICLO SI ABBREVIA Con l’incremento delle applicazioni tecnologiche alla produzione, la produttività è aumentata con ritmo crescente. Ciò ha abbreviato i tempi di saturazione del mercato e, quindi, le crisi congiunturali si sono molto ravvicinate tanto da dare l’impressione, ai contemporanei, di vivere in uno stato di crisi permanente anche se il ciclo di lungo periodo è positivo (es. dalla metà degli anni ’70 al 2008).

  13. LE CRISI STRUTTURALI Si parla di crisi strutturale quando “saltano” i fondamentali e quindi i normali meccanismi di riequilibrio del mercato (sia di stampo liberista che dirigista) non riescono a riequilibrare il mercato: • Il PIL sprofonda nel segno meno • Si contrae drasticamente la liquidità • La disoccupazione schizza a livelli altissimi

  14. ALCUNI EFFETTI TECNICI Nelle crisi strutturali avvengono alcuni fenomeni economici fortemente squilibranti: • Recessione: arretramento del PIL e chiusura di impianti produttivi • Stagflazione: inflazione + recessione • Insolvenza delle banche • Impennata del debito pubblico (effetto dei sostegni all’economia)

  15. Risposte classiche alle crisi strutturali • Massiccio intervento delle commesse statali • Riconversione profonda della struttura produttiva • Ristrutturazione radicale del mercato del lavoro • Ricerca di nuovi mercati per l’utilizzo dei capitali sia finanziari che industriali (guerra inclusa) • Ricerca di nuovi mercati per le merci • Guerra per il controllo delle materie prime e dei loro flussi di approvviggionamento

  16. ESEMPIO DEL PASSATOla crisi del ‘29 L’America uscì dalla depressione attuando la politica di ispirazione keynesiana del “moltiplicatore X” In pratica lo Stato investe massicciamente e attiva un ciclo virtuoso di immissione di denaro nel Paese tramite l’assorbimento della disoccupazione e l’erogazione di nuovi salari che si riflette nell’aumento dei consumi e, quindi, della ripresa produttiva.

  17. ALTRO ESEMPIO DEL PASSATOil piano Marshall Alla fine della 2° guerra mondiale, gli USA avevano due esigenze: • Convertire l’industria da bellica a civile (dai carriarmati ai frigoriferi) • Attivare mercati esterni che assorbissero la produzione USA e facessero “cassa” per le industrie americane. Quindi, il piano prevedeva massicci aiuti ai Paesi europei con il doppio risultato di farli diventare clienti USA (attivando all’interno di essi la ripresa economica e industriale) e tenerli politicamente legati contro il blocco sovietico.

  18. Esempio attuale la CRISI PETROLIFERA 1973, a causa del conflitto arabo-israeliano, i Paesi produttori sottraggono alle compagnie multinazionali la commercializzazione del petrolio. 1979, a causa dellla rivoluzione islamica in IRAN, il regime filooccidentale dello scià lascia il posto alla repubblica islamica che nazionalizza il petrolio

  19. LE CONSEGUENZE • Crisi irreversibile dell’industria pesante in Occidente. Si cominciano a dismettere i colossali impianti siderurgici e chimici • Crisi dell’industria meccanica per il rialzo dei costi delle materie prime (trasporti) e dell’energia • Improvvisa impennata del debito pubblico per pagare la “bolletta energetica” che schizzò in alto di oltre il triplo

  20. NEL LUNGO PERIODO • Terziarizzazione (elefantiasi del terziario) • Riconversione su industrie più “leggere” • Spostamento sui mercati del terzo mondo dei capitali per l’impianto di industria pesante (delocalizzazione) • Avvio di migrazione “biblica” dai Paesi poveri esclusi dalla possibilità di utilizzare energia e capitali • Ricerca fonti energie alternative • Guerre per il controllo del corridoio 8 • Iran-Iraq 1980-1988 • Afghanistan 1979-1989 • Afghanistan 1989 -2001 • Afghanistan 2001 – ad oggi • Ex Jugoslavia 1991 – 1995 • Nigeria e altre zone a forte tasso di estrazione di materie prime– stato permanente di guerra civile con “signori della guerra” armati e mossi da grandi potenze concorrenti.

  21. GLOBALIZZAZIONE • Con il collasso dell’URSS (1991) improvvisamente si aprono i mercati dell’est europeo e dell’ex Unione Sovietica • La finanza occidentale, in assenza di una forte finanza indigena, si allea con la nomenklatura e le mafie per assicurarsi mercati e controllo delle materie prime. • Il mercato diviene GLOBALE grazie anche alla tecnologia informatica che consente di spostare virtualmente immense ricchezze in tempo reale. • L’economia globalizzata fa leva essenzialmente sulla rapidità dello spostamento dei capitali • Si entra così nello scenario dell’attuale crisi.

  22. LA CRISI ATTUALE Alcune cifre. • FMI - notizia del 9 marzo 2009: il commercio mondiale ha raggiunto il minimo da 80 anni ad oggi (praticamente si è tornato ai livelli del 1930, la grande depressione). • UE - notizia del 9 marzo 2009: “Una recessione senza precedenti che produrrà altri 6 mln di disoccupati entro i prossimi 9 mesi” • OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) - notizia del 9 marzo 2009: nel solo mese di gennaio il tasso di disoccupazione nei Paesi industrializzati è salito del 6,9%

  23. PERCHE’ LE NOTIZIE DI IERIin questo incontro Perché la crisi è galoppante e letteralmente ogni giorno appare più grave nonostante i massicci interventi degli Stati (fino al mese di giugno ultraliberisti, come gli USA, la GB, la F, la D, l’Italia) a sostegno diretto dell’ economia reale. Già oggi, a 24 ore di distanza, i dati che vi ho citato potrebbero essere superati.

  24. MA CHE E’ SUCCESSO? Per capirlo, dobbiamo chiaririci alcuni concetti: • Economia reale (capitale industriale) • Economia finanziaria (capitale delle banche) • Borsa • Economia virtuale

  25. RAPORTO BANCHE-INDUSTRIA • Nella fase del capitalismo maturo, nessun gruppo industriale, per quanto grande sia, ha autonomamente le risorse per sopravvivere. • L’economia cosiddetta economia “reale” ha bisogno, per funzionare, del capitale finanziario, cioè delle banche.

  26. COME FUNZIONA LA COSA? • Le banche immettono capitale fresco nelle industrie e ne sostengono il ciclo produttivo sia sottoforma di finanziamento sia entrando direttamente nelle holding che controllano o di cui fanno parte i colossi industriali • Esse rastrellano il risparmio minuto e lo convogliano nei cosiddetti “fondi di investimento” • Tramite le loro consociate, poi, agiscono direttamente in borsa.

  27. CHE COS’E’ LA BORSA ? 1 La borsa è un mercato dove vige la legge della domanda e dell’offerta: Più un bene è richiesto (acquistato), più aumenta il suo valore Più un bene è rifiutato (venduto), più perde valore.

  28. CHE COS’E’ LA BORSA ? 2 • La ditta X per aumentare le sue potenzialità produttive, “entra in borsa”. • Ciò significa che il suo valore (stimato secondo elaborati indici di mercato) viene spezzettato in tante azioni che hanno un determinato valore (spa, società per azioni) • La ditta X decide di mettersi sul mercato e “vende” parte di sé stessa sotto forma di azione per avere denaro fresco (chiaramente, se vende più del 50,1% la proprietà passa di mano). Se ha bisogno di molto denaro, cerca di “ricapitalizzarsi”, cioè di avere nuovi soci che comprano azioni non perché l’azienda produca più ricchezza ma perché prevedono che ne produrrà (aumento di capitale)

  29. CHE COS’E’ LA BORSA ? - 3 • In tal modo, quando le cose vanno bene si dice che in borsa ci sono gli “acquisti”, cioè gli investitori (le banche) credono che la ditta X andrà bene e che aumenterà la ricchezza da lei prodotta. E se il suo valore aumenta, aumenta anche il valore delle sue azioni. C’è quindi un guadagno. • Se la ditta va male, gli investitori che avevano comprato le azioni, per non rimetterci le vendono e la ditta deve ricomprarle ( a meno che non trovi un altro investitore che voglia rischiare di acquistare azioni in ribasso, cioè di una ditta che va male). • Se prevalgono gli acquisti, il listino della borsa ha un indice positivo, se prevalgono le vendite, si dice che ha un “indice negativo” • Se nessun investitore si vuole tenere le azioni della ditta ed essa non ha la liquidità per rimborsarle, la ditta fallisce o – più spesso – viene rilevata a prezzo stracciato da un investitore (banca o altra ditta) • Qui si possono innestare meccanismi di speculazione

  30. COS’E’ LA SPECULAZIONE ? • La speculazione si ha quando un soggetto finanziario investe massicciamente su un titolo (a prescindere dal suo reale valore o addirittura crea un titolo del tutto fasullo) trascinandolo al rialzo e inducendo altri ad investire. In pratica acquista titoli portandoli a un valore diciamo da 1 a 10 e attende che gli altri facciano salire ulteriormente il valore delle azioni acquistando a loro volta. • Improvvisamente, quando giudica che il valore è aumentato abbastanza, diciamo a 20, rivende tutto e il titolo scende improvvisamente, diciamo a 2. Realizza così un guadagno dell’80% (senza aver lavorato, ricordate il valore-lavoro?) e quindi gli altri investitori si vedono in mano azioni che avevano acquistato a 10, a 12 o a 18 e che ora valgono solo 2, cioè nulla. • Grazie all’assenza di seri controllli sui listini USA, questi “corsari” riescono a muovere velocemente enormi “bolle” speculative che inquinano i mercati e spostano ingenti masse di denaro.

  31. UN PRECEDENTE SOTTOVALUTATO • Già alla fine degli anni ’80 il mondo fu sconvolto da una profonda crisi indotta dallo “scoppio” delle bolle speculative americane che trascinò al ribasso tutti i “listini” mondiali (per il meccanismo di intersezione che tra poco vedremo). • Anche le monete, in quanto merce, sono soggette a speculazione. Speculatori acquistarono ingenti quantità di lire per rivenderle poi improvvisamente. Per evitare la bancarotta lo Stato italiano fu costretto a svalutare la moneta del 20%. • Oggi la cosa non è più possibile grazie all’Euro: per mettere in crisi una moneta così forte e con alle spalle una ricchezza tanto imponente, non esistono speculatori. • Ne derivò in tutto il mondo un’ondata depressiva con tutte le caratteristiche tipiche della profonda crisi congiunturale.

  32. MA CHE E’ SUCCESSO ? Quello che è successo oggi è molto più grave perché la globalizzazione è stata gestita (anche dall’UE) con la logica liberista della “deregulation” di cui furono teorizzatori negli anni ’80 il presidente USA Reagan e la premier inglese Thatcher: Liberismo assoluto e assenza di regole imposte dagli Stati. Per cui, tali paesi non hanno avuto i mezzi per controllare la speculazione.

  33. I TITOLI SPAZZATURA E’ successo che le banche (soprattutto USA, GB) si sono fortemente esposte nell’acquisto di “titoli spazzatura”, cioè hanno dirottato ingenti flussi finanziari non verso le aziende realmente produttive (che dànno un guadagno di borsa solo nel lungo periodo e solo se vanno bene) ma su titoli speculativi del tutto privi di una veracopertura di “ricchezza reale”, ma che davano guadagni immediati ed altissimi.

  34. MA COME E’ AVVENUTO ? • In pratica le banche acquistavano ingenti quantità questi titoli. Così il prezzo saliva in borsa • Spesso, non avendo esse stesse liquidità sufficiente (pensate all’enormità dei soldi spostati) chiedevano prestiti alle altre banche che, a loro volta, non avendo liquidità, chiedevano prestiti ad altre banche ancora, magari le stesse che avevano chiesto per prime il prestito e che prestavano i soldi avuti in prestito dalle altre banche. • Un meccanismo circolare, infernale e mostruoso dalle dimensioni ciclopiche che ha infettato profondamente tutto il sistema finanziario mondiale in quanto così le banche sono riuscite a ottenere profitti virtuali incredibilmente alti. • Il problema era che i soldi veri che giravano erano sempre gli stessi e pochi: l’aumento di ricchezza era solo fittizio (finanza virtuale) perché realmente ai titoli non corrispondeva alcun controvalore reale. • Alla fine del 2008, gli scricchiolii del sistema cominciarono ad essere inquietanti.

  35. CASA SUCCESSE ? Successe che quando gli investitori chiesero la liquidazione dei loro titoli, le banche cominciarono ad andare un po’ in affanno. I primi a saltare furono i prestiti per la casa o per le piccole imprese. Le banche disperatamente cominciarono a trattenere liquidità non facendo più prestiti all’”economia reale”. Migliaia di americani persero la casa o dovettero chiudere bottega.

  36. IL PANICO • Fu il panico. Colossi bancari americani e inglesi, di fronte alla richiesta improvvisa e disperata di rimborso dei titoli da parte degli investitori e delle altre banche, cominciarano a fallire. Le più grandi banche d’investimento del mondo saltarono come tappi di champagne buttando nella rovina anche i colossi dell’industria che dipendevano dai finanziamenti di tali banche.

  37. LA DIMENSIONE PLANETARIA • L’intreccio finanziario che la globalizzazione aveva alimentato rende la crisi immediata e drammatica in tutto il mondo. Alcuni Paesi (tra cui l’Italia), avendo un sistema bancario meno sviluppato ed un sistema di controlli sui titoli molto più attento (la CONSOB) che negli USA o in GB, hanno risentito meno della crisi, tanto che da noi il problema più grosso è il venir meno delle commesse estere e l’importazione (per fortuna marginale) di titoli spazzatura e inflazione dall’estero.

  38. LE RICETTE MESSE IN ATTO • Finora l’unica cosa che è stata fatta è stata finanziare le banche con i soldi dello Stato (alla faccia del liberismo) il che ha fatto incavolare molto gli Statunitensi che perciò hanno votato Obama. • Solo grazie alla svolta di Obama si comincia a finanziare anche (con i soldi pubblici) l’economia reale • Purtroppo se ne avvantaggiano solo i colossi (in Italia la Fiat) mentre piccole e medie imprese sono strangolate dalla stretta creditizia messa in atto dalle banche che – per compensare i titoli spazzatura – non possono immettere liquidità

  39. BEN POCO • Ben poco e, soprattutto, tutto a carico dei cittadini che non solo perdono il posto di lavoro, non hanno speranze per i figli, ma devono anche pagare i debiti di Alitalia, della Fiat e delle banche. • Bisogna vedere se e come funzionerà il piano di opere pubbliche che il governo italiano ha varato.

  40. “AFFINALE” CHEST’ E’

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