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Lezione 9

Lingua italiana: appunti pratici. Lezione 9. La parola del giorno. onomatopèa o onomatopèia [vc. dotta, lat. onomatopoeia (m), dal gr. onomatopoiía , comp. di ónoma , genit. onómatos 'nome' e poiêin 'fare' (V. poeta); av. 1498] s. f.

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Presentation Transcript


  1. Lingua italiana: appunti pratici Lezione 9

  2. La parola del giorno onomatopèa o onomatopèia [vc. dotta, lat. onomatopoeia(m), dal gr. onomatopoiía, comp. di ónoma, genit. onómatos 'nome' e poiêin 'fare' (V. poeta); av. 1498] s. f. * (ling.) Formazione di parole che riproducono o suggeriscono rumori e suoni naturali: 'Nei campi / c'è un breve gregre di ranelle' (PASCOLI) ¦ Parola o gruppo di parole il suono delle quali richiama il loro significato: 'Il tuo trillo sembra la brina / che sgrigiola, il vetro che incrina (PASCOLI).

  3. Dubbi: note e monosillabi Mi immagino il dialogo: – Mi dai un la? – – No, ti dò un do. Allora dovremmo accentare anche mi: – Mì dai un mi? Come faremo con il fa? – Qui che nota fa il clarinetto?– Qui il clarinetto fà un fa. Il concerto in re di Beethoven è il ré dei concerti per violino e orchestra Per il si c'è un problema: infatti esiste già il si e il sì. Come distinguere? Forse con l'acca (come "io ho"): – Sih sente questo si?– Sì. NB Ha studiato? Sì Si deve studiare

  4. Si mette l'apostrofo davanti ai numeri e alle sigle? In genere l'uso dell'apostrofo davanti a cifra è sconsigliato. Escludendo lo 1 e lo 8, entrambi gli autori (Serianni – Lesina) suggeriscono di scrivere i numeri per esteso: quindi l'uno e l'otto. Ed anche il Settecento e l'Ottocento, come periodi storici Sigle facilmente pronunciabili come ONU non danno problema: l'ONU. Il Serianni (IV.11) riporta due forme, usate dallo stesso contesto dallo stesso autore: « il FBI » (presumibilmente « il Federal... » ecc.) e « l'FBI » (probabilmente « l'èf-bi-ài »)

  5. L'uso della d eufonica: ad, ed, od un consiglio: usare la d quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa: ad andare, ed Europa, od obbligare; non usarla quando la vocale iniziale della parola seguente è diversa: a esempio, e io, o anche; non usarla nemmeno quando, pur essendo la vocale iniziale della parola seguente la stessa, vi sia nei dintorni un'altra d a dar noia all'orecchio: a Adamo, e educato, o odore. • Anzi, per conformarci ad essa di buon grado... (Introduzione) • ... non ci sarebbe mai stato autore che provasse così ad evidenza d'aver fatto bene. (Introduzione) • I muri interni delle due viottole, in vece di riunirsi ad angolo ... (I) • ... per fargli spalle e favore, o veramente, come si può presumere, per tendere insidie ad altri... (I, citaz. da grida) • Ed ecco l'origine del presente libro (Introduzione) • ... l'Illustrissimo ed eccellentissimo signor don Carlo d'Aragon (I; l'espressione è ripetuta altre sei volte nel capitolo) • ... la solita grida, corretta ed accresciuta • che l'autore di quella diavoleria ed io siamo come fratelli (1 caso solo)

  6. Provincie / province? Per mettere ordine nella questione dei plurali delle parole in -cia e -gia, recentemente (molto recentemente) si è stabilita una regola: la i rimane se la c e la g sono precedute da vocale, cade se sono precedute da consonante. Quindi camicie e facce, ciliegie e spiagge. È una regola del tutto arbitraria, perché la i, che al singolare è necessaria per indicare il suono palatale (ciliegia non *ciliega) al plurale è del tutto inutile: *ciliege e ciliegie avrebbero esattamente lo stesso suono, come facce e *faccie. Ma è una regola facile da ricordare, e tanto vale tenerla

  7. Si scrive famigliare o familiare? • [...] una popolazione di contadini avvezzi, per tradizione famigliare, e interessati o forzati a riguardarsi quasi come sudditi e soldati del padrone [...] (I) • [...] e subito, fatto un piccolo inchino famigliare, venne avanti un laico cercatore cappuccino [...] (III) • [...] non potendo frequentarli famigliarmente, e volendo pure aver che far con loro in qualche modo, s'era dato a competer con loro di sfoggi e di magnificenza [...] (IV) • [...] vergognosa in sè, anche in un tale turbamento, d'esser già stata tanto sola con lui, e tanto famigliarmente, quando s'aspettava di divenir sua moglie, tra pochi momenti. (VIII) • Qualche altra volta il principe, riprendendola di cert'altre maniere troppo libere e famigliari alle quali essa trascorreva con uguale facilità, « ehi! ehi! » le diceva; « non è questo il fare d'una par tua [...] (IX) • Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari [...] (VIII) • [...] chi avrebbe potuto sospettarci il travaglio d'un pensiero nascosto, d'una preoccupazione familiare all'animo [...] (X) • (Manzoni)

  8. Quale articolo per il... ehm... lo pneumatico? Lo/gli e uno si adoperano:[...]Davanti a x (grafia che rappresenta un gruppo di velare+sibilante [...] ) e ad altri rari gruppi di consonante che non abbiano l o r come secondo elemento; x: lo xenofobo; pn: uno pneumococco; ps: uno psicologo; pt: lo ptialismo; ct: lo ctenidio; mn: lo mnemonismo; ft: lo ftalato.Piuttosto stabili - benché non di uso generale - gli articoli lo e uno davanti a x (ma «un xilofono» in Pratolini: BRUNET 1979: 37) e a ps («uno psicanalista» Cancogni, cit. in BRUNET 1979: 37, «lo psicodramma» «Panorama»,16.3.1986, 54; con la preposizione articolata: «il commento dello Pseudacrone» Paratore, Lett. latina, 435, ecc.). Con pn, invece, sono più frequenti nella lingua familiare il e un, specie col sostantivo pneumatico (esempi da giornali e anche da testi letterari in BRUNET 1979:38-39). Ma non mancano esempi dell'uso più sorvegliato, anche nei quotidiani: «uno pneumatico», «gli pneumatici / degli pneumatici»

  9. Sognamo / sogniamo? Nella I coniugazione, le desinenze regolari sono -iamo per la 1a persona plurale dell'indicativo e congiuntivo presente, -iate per la 2a persona plurale del congiuntivo presente di. Quindi si dovrebbe dire: (che) noi amiamo (che) noi sogniamo (che) noi ci vergogniamo che voi amiate che voi sogniate che voi vi vergogniate. Ma il gruppo -gni- a qualcuno dà fastidio. Come regolarsi? Vi sono diverse posizioni dei grammatici, dunque ognuno fa come crede.

  10. Si può usare gli al posto di loro come complemento di termine al plurale? Là non era altro che una, lasciatemi dire, accozzaglia di gente varia d'età e di sesso, che stava a vedere. All'intimazioni che gli venivan fatte, di sbandarsi e di dar luogo, rispondevano con un lungo e cupo mormorio; nessuno si muoveva. (Manzoni) dunque mi dice – dice a meti dice – dice a te e così via fino alla terza persona plurale: gli dice – dice a loro

  11. Si può usare gli (a lei) al posto di le? Non c'è dubbio che l'uso di gli per le sia dovuto, nella maggior parte dei casi, a semplice ignoranza. Questo tuttavia non significa che si tratti di forma in sé « brutta e rozza »; al contrario, è forma scelta, con impeccabili credenziali Del resto, non si usa forse glielo dissi sia per « lo dissi a lui » sia per « lo dissi a lei »? Di norma meglio distinguere: le dissi / gli dissi

  12. Come ti suona la lingua? (A proposito di: A me mi piace) ... al tuo orecchio magari non suona male « a me mi », ma forse suonerebbe molto male « a loro ho detto loro di non farlo più » che pure, grammaticalmente, è la stessa cosa

  13. Quando si usa lui al posto di egli come soggetto? • In italiano i pronomi personali si dividono in diverse categorie: • Vi è la differenza tra pronome soggetto e pronome complemento: • io vedo te • tu vedi me • Vi è poi a differenza tra forma forte e forma debole: • io vedo te • io ti vedo • io vedo lui • io lo vedo • Quando ha valore di soggetto sempre egli a meno che non sia una forma forte • Lasciamo fare a quello lassù. Non volete che sappia trovarluiil bandolo d'ajutarci? (Manzoni)

  14. Ho potuto andare o sono potuto andare? Uso dell'ausiliare con i verbi servili verbi servili dovere potere volere solitamente prendono l'ausiliare del verbo che segue: ho parlato - ho dovuto parlaresono andato - sono dovuto andare Eccezioni Essahadovuto partir di nascosto dal suo paese. (Manzoni )

  15. Maiuscolo I nomi propri, quelli che indicano «personalità» e «unicità», si scrivono con la maiuscola: il Parlamento, se si intende quello di Roma e non un qualunque parlamento. Così per Governo, Comune, Provincia, Regione (ma comune, provincia e regione, intesi come ambito geografico in cui accade un fatto, vanno minuscoli). Si scrive «ministero degli Esteri», ma per associazioni, enti o imprese, va in maiuscolo solo il primo nome (Associazione degli industriali). I punti cardinali vogliono la maiuscola quando indicano realtà geopolitiche (il conflitto Nord-Sud) e non la direzione. Esempio: dirigersi verso sud. Nei titoli di opere letterarie e d'arte in genere, se composti da più parole, basta la prima lettera maiuscola («La traviata»; «Il sentiero dei nidi di ragno»). Per i nomi di giornali si rispettano le maiuscole: «L’Amico del Popolo», «Il Gazzettino», «Il Sole-24 Ore» Nei nomi di vie, piazze, luoghi di spettacolo: minuscolo il nome comune, maiuscolo quello proprio. Esempi: via Roma; teatro La Fenice ecc. Esempi di maiuscole e minuscole: Aaa cercasi.... (e non AAA cercasi....); Usa, Urss, Eni; presidente della Repubblica (se usato come apposizione, ma «il Presidente» se usato come sostantivo assoluto); ministro della Difesa,ministero delle Finanze...; Banca mondiale, Fondo monetario internazionale (Fmi); Camera di commercio (CdC); Corte di cassazione (ma «in Cassazione»); Cassa integrazione guadagni (Cig); Camera, Senato, Governo; Palazzo Chigi, Palazzo Madama, Consiglio dei ministri; presidenza del Consiglio

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