1 / 80

F E S T E

F E S T E. D I V I N I T A' R O M A N E. O R G A N I Z Z A Z I O N E R E L I G I O S A. T E M P L I. Le feste nell'antica Roma. Marzo. Agosto. Aprile. Settembre. Gennaio. Maggio. Ottobre. Giugno. Febbraio. Dicembre. Luglio. GENNAIO. AGONALIA

sahara
Download Presentation

F E S T E

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. F E S T E D I V I N I T A' R O M A N E O R G A N I Z Z A Z I O N E R E L I G I O S A T E M P L I

  2. Le feste nell'antica Roma Marzo Agosto Aprile Settembre Gennaio Maggio Ottobre Giugno Febbraio Dicembre Luglio

  3. GENNAIO AGONALIA La prima delle quattro feste agonali, durante le quali il rex sacrificulus immolava un ariete nella Regia. Il nome agonalia deriva dal fatto che l’Hostia, la vittima sacrificata, era dagli antichi detta agonia e il sacrificio era detto agonium o agonale. L’agonium del 9 gennaio era offerto a Giano, dio del mese e di tutti gli inizi. CARMENTALIA Prima delle due feste in onore di Carmentis o Carmenta, divinità antichissima che presiedeva alle nascite, quindi venerata soprattutto dalle donne incinte e dalle puerpere per invocarne la protezione.

  4. GIANO Dio delle porte e dei passaggi coperti, nonché delle imprese appena iniziate, alle quali i romani ritenevano assicurasse un esito felice. Era uno degli dei più importanti e il suo tempio principale si trovava nel Foro, che aveva porte situate a est e a ovest per l'inizio e la fine del giorno, tra le quali si ergeva la sua statua con due volti che guardavano in direzioni opposte. In ogni casa la preghiera del mattino era rivolta a lui, e per ogni questione domestica si chiedeva la sua assistenza. Come dio degli inizi, veniva pubblicamente invocato il primo giorno dell'anno: il mese di gennaio, in latino ianuarius, prende il nome da questa divinità. Ci si rivolgeva a lui anche all'inizio di una guerra, durante la quale le porte del suo tempio nel Foro rimanevano sempre aperte affinché il dio potesse in qualsiasi momento accorrere in aiuto ai romani; in tempo di pace, le porte venivano chiuse.

  5. FEBBRAIO LUPERCALIA Lupercalia (o Lupercali) era una festività religiosa romana che si celebrava il 15 febbraio in onore del dio della fertilità Lupesco, protettore del bestiame e delle messi. I Lupercalia venivano celebrati nella grotta Lupercale, sul colle romano del Palatino dove sarebbero cresciuti Rosole e Remo allattati da una lupa. PARENTALIA Festa religiosa romana dedicata agli dei Parentes. La festa iniziava il 13 e terminava il 22 febbraio. Il giorno della celebrazione della festa vera e propria era il 21 febbraio. Sulle tombe dei defunti si facevano delle librazioni di vino, miele e latte. L’ultimo giorno, di particolare solennità, era detto Feralia; questo giorno era dedicato anche al culto dei Lares familiari. Si credeva che in tal giorno le anime dei defunti potessero girare liberamente tra i vivi. Durante questi giorni i tempi erano chiusi e non si celebravano matrimoni.

  6. Curiosità…. Secondo il rito celebrativo le donne scrivevano il loro nome su un biglietto che veniva messo in un grande contenitore. Tali biglietti venivano abbinati ai nomi dei maschi così da formare delle coppie, le quali passavano insieme tutto il giorno della festività. Inoltre due ragazzi venivano segnati sulla fronte con del sangue di capra, che veniva asciugato con della lana bianca intinta nel latte di capra. Poi venivano fatti loro indossare le pelli degli animali sacrificati le quali venivano fatte a strisce da usare come fruste. Con queste i due giovani dovevano correre intorno al colle colpendo chiunque incontrassero. I Lupercalia furono osteggiati verso la fine del V secolo da Papa Gelasio I nel 496. La festa derivava da una festa dedicata alla dea Lupa le cui sacerdotesse indossavano pelli di lupa e ululavano alla luna nei riti. Queste sacerdotesse praticavano la prostituzione sacra ed il loro tempi era detto lupanare. Le meretrici romane erano chiamate dai clienti con il verso del lupo. L’allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa si riferisce all’intervento di una divinità.

  7. QUIRINALIA La festività tradizionale cadeva il 17 febbraio ed era celebrata dal Flamen Quirinalis, il terzo dei Flamini maggiori. TERMINALIA Festa in onore del dio Termine, protettore della proprietà privata e delle pietre terminali delle proprietà private. REGIFUGIUM Antica festa risalente ai tempi dei re, durante la quale il rex sacrificus celebrava un sacrificio nel Comizio e, appena compiuto il sacro rito, fuggiva precipitosamente dal foro. I Romani di età posteriore credevano di riconoscere in questa fuga rituale del re la commemorazione festiva della cacciata di Tarquinio il Superbo; evidentemente già essi non conoscevano più il vero significato della festa, una delle due sole che cadevano in giorni pari. EQUIRIA Festa in onore del dio Marte, consistente in una corsa di cavalli che si svolgeva nel Campo Marzio o sul Celio in caso di alluvione sul Tevere.

  8. MARZO Quinquatrus Il nome deriva dal fatto che la festa cadeva il quinto giorno dopo le Idi, secondo il modo di contare romano. La festa comprendeva la purificazione delle armi prima dell’inizio di una campagna militare, ed era guidata dai Salii, che eseguivano la loro danza sacra alla presenza dei pontefici e dei comandanti della cavalleria. La festa, in onore di Marte, era sacra anche a Minerva, che poi prese il sopravvento. Inoltre, poiché la dea era considerata a Roma come protettrice degli artisti, questo giorno era detto artificum dies. Le Attideia Festa dedicata al culto di Attis. Attis è un pastore di splendido aspetto che si innamora di Cibele e fa voto di castità. Viene però meno alla promessa abbandonandosi ad un amore carnale con Sengaride, la figlia del re di Pergamo. Le Attideia hanno inizio il 15 marzo con una processione in cui i membri della confraternita dei Cannofori si recano sulle rive del fiume in cerca di canne da portare nel tempio sul Palatino.Era, infatti, tra le canne che Attis, secondo la leggenda, avrebbe consumato i suoi incontri amorosi Minerva

  9. I nove giorni successivi alla cerimonia sono di rigorosa penitenza ed è obbligatorio astenersi da qualsiasi attività così come è proibito cibarsi di melograne, mele cotogne, pesce, carne di maiale, vino,grano e pane. Il 22 marzo le cerimonie proseguono con l’Arbor intrat, cioè l’ingresso del pino tagliato nel bosco sacro a Cibele. La pianta è avvolta da bende e inghirlandato da violette, i fiori nati dal sangue di Attis. In questa occasione i sacerdoti di Cibele si abbandonano a urla di cordoglio accompagnati dal suono di flauti ricurvi. I fedeli si battono il petto con le mani o con delle pigne fino a farsi sgorgare il sangue. Il 24 marzo, dopo lamentazioni e penitenze, sacerdoti e fedeli di Cibele si abbandonano a danze frenetiche per celebrare la deposizione di Attis nella tomba. E’ il cosiddetto “giorno del sangue” in cui i partecipanti si flagellano il corpo.Tra il 24 e il 25 marzo si veglia in preghiera, attendendo l’alba e la resurrezione di Attis celebrata con una esplosione carnevalesca di gioia. La lavatio, che prelude ai Ludi Megalensi, segue queste celebrazioni dopo un adeguato riposo (requetio)

  10. Dodici sacerdoti di Marte con il compito di portare i 12 scudi, detti ancilia, in solenne processione a passo di danza, per le vie di Roma, nei mesi di marzo e ottobre. Salii

  11. La leggenda narra che Giove fece cadere ai piedi di Numa Pompilio uno scudo di bronzo a forma di 8, simbolo della futura grandezza di Roma. • Numa Pompilio, per impedire che lo scudo sacro fosse rubato, ne fece costruire altri 11 simili all’originale affidandone la custodia ad altrettanti sacerdoti.

  12. Tubilustrium Era la festa della lustratio (purificazione) delle tubae, le trombe usate nei sacrifici. Il Tubilustrium del 23 Marzo era dedicato a Marte. La stessa cerimonia si ripeteva il 23 maggio Matronalia Festa romana celebrata in onore di Giunone alle Calende di Marzo, considerate l’inizio dell’anno, dedicato così alla dea simbolo della madre di famiglia, cioè il principio di fecondità e di prosperità dello stato. Giunone La cerimonia iniziava nel bosco sacro a Giunone Lucina e terminava nelle case, dove i mariti offrivano doni alle mogli.

  13. Cerialia Dal 12 al 19 aprile, mese in cui vengono onorate anche molte altre divinità agricole, si festeggia Cerere ricordando il mito greco di Persefone e Demetra. Il culto di Cerere ha origini antichissime. Inizialmente identificata come la dea delle Biade, è venerata dai Romani con particolare devozione e nelle feste più antiche (le Sementine e le Paganalia). E’ onorata insieme alla dea Tellus, che finisce per poi essere confusa con la stessa Cerere. Ludi Megalensi Celebrati in aprile, i Ludi Megalensi sono i festeggiamenti della dea Cibele, simbolo di fecondità e conosciuta anche come la Grande Madre (ha infatti generato Zeus). Il culto di Cibele è di origini orientali. Si ritiene che Pessinunte, in Asia Minore, sia la principale città di provenienza del culto. La dea è “importata” nell’Urbe nel 204 a.C. su preciso intento del Senato che autorizza il trasferimento a Roma del culto di Cibele. Aprile

  14. Curiosità…. L’arrivo della statua di Cibele a Roma è legata a un fatto miracoloso e leggendario. Si narra che la nave sul quale era stata caricata la statua si sia arenata nel Tevere. Inutilmente numerose e forti braccia cercano di trascinare l’imbarcazione lungo il corso del fiume. Avanza verso la riva Claudia Quinta, una giovane considerata poco virtuosa e oggetto di malelingue. La ragazza invoca la dea, chiedendole di punire la sua eventuale colpa nel sangue o di dimostrare la sua purezza seguendola. Claudia afferra le funi che legano la nave e con la forza delle sue braccia riesce a trasportare l’imbarcazione fuori dalla secca nella quale si è incagliata.

  15. Fordicidia In questo giorno si effettuava il sacrificio di vacche gravide in onore della dea Tellus, per domandarle un’annata fertile ed un’abbondante riproduzione degli animali. Uccise le vacche, le Vergini Vestali estraevano i feti, che venivano bruciati dalla Vestale Massima. Dopo l’uccisione della vacca incinta, il vitellino sacrificato veniva estratto dal cadavere della madre perché ne potessero essere esaminate le viscere dalle quali gli auguri traevano i loro auspici. Aprile

  16. Vestales • Le Vestali erano le 6 sacerdotesse di Vesta scelte dal Pontefice massimo tra fanciulle tra i 6 e i 10 anni. • Il servizio si prolungava per 30 anni e si divideva in tre periodi: nel primo decennio si apprendeva tutto ciò che riguardava il sacerdozio; nel secondo decennio le novizie diventavano ministre; nel terzo decennio diventavano maestre delle novizie. • Nel periodo del sacerdozio le Vestali avevano il titolo di Vestalis virgo e dovevano rispettare il voto di castità. Se non osservava tale obbligo la Vestale veniva sepolta viva in una cella sotterranea, scavata nel Campus sceleratus, sul Quirinale. La più anziana delle Vestali era chiamata Vestalis Maxima. • Le Vestali, inoltre, dovevano custodire l’ignis Vestae e dovevano preparare la mola salsa, farina di farro unita a sale che si usava per i sacrifici pubblici per cospargere la testa della vittima condotta al sacrificio (da ciò nasce il verbo “immolare”).

  17. Vesta • Figlia di Saturno e Opi, Vesta era la dea protettrice del focolare domestico e della pace pubblica. La figura di Vesta è identificabile con la dea greca Hestia. • Il luogo pubblico più importante del culto di Vesta era il tempio circolare nel Foro romano dove, si diceva, il suo fuoco era stato condotto da Troia per opera di Enea, capostipite dei romani. Il tempio simboleggiava la sicurezza della città e qui le vestali mantenevano il fuoco acceso e prestavano i loro servigi. • Ogni anno, intorno alla metà del mese di giugno, si tenevano i festeggiamenti in onore di Vesta, i Vestalia.

  18. Curiosità…. Ad un altro racconto leggendario si devono le feste Fordicidia del 15 Aprile. Si narra che il re Numa Pompilio avesse interpellato gli dei chiedendo loro aiuto per via di un maleficio che stava distruggendo i raccolti e facendo abortire tutte le vacche. Gli dei risposero a Numa dicendogli di sacrificare alla Terra due animali, ma di ucciderne uno solo. Numa risolse l’enigma sacrificando un vacca incinta. Da qui il nome Fordicidia che significa” uccisione delle fordae”.

  19. Feste di Pales Nei riti in onore di Pales ci si dedica alla purificazione, estesa anche al bestiame. Le Vestali fanno ardere le ceneri delle viscere del vitellino sacrificato durante le Fordicidia mescolate a sangue di cavallo e a steli di fave, ottenendo un impasto che consegnano ai contadini. Dopo aver gettato l’impasto sacro in un fuoco, i contadini saltano le fiamme per tre volte di seguito, purificandosi con dell’acqua che si spruzzano addosso con i rami di alloro. Anche le stalle vengono purificate e le stesse pecore salvate da qualsiasi contaminazione Aprile

  20. Vinalia • Detti Vinalia priora per distinguerli dai Vinalia rustica del 19 agosto. In questo giorno si offrivano a Giove le primizie del vino nuovo, prima di ogni assaggio profano. Robigalia Festa celebrata in onore di Robigo, la personificazione della ruggine del grano, perché stesse lontana dalle messi.

  21. Culto di Dia Il culto di Dia era officiato dagli Arvali, i dodici sacerdoti ad essa consacrati. Secondo la tradizione, i primi Arvali erano i dodici figli di Faustolo e Acca Larenza. Acca e i suoi figli avevano l’abitudine di garantirsi la fertilità dei campi compiendo ogni anno dei riti propiziatori. La consuetudine viene mantenuta dagli Arvali, che a maggio benedicono un pane adorno d’alloro, si passano delle spighe di grano tra le mani, cantando carmi, ballando e organizzando giochi e banchetti. Gli Arvali erano soliti portare sul capo delle fasce bianche e un serto di spighe di grano in onore della dea. Maggio

  22. Lemuria Durante questi giorni si credeva che gli spiriti degli antenati defunti, lemures, tornassero a visitare le case ove erano vissuti. Spettava al pater familias eseguire un rituale perplacarli ed allontanarli dalle proprie dimore Agonalia Il terzo dei quattro sacrifici pubblici (9 gennaio, 17 marzo, 11 dicembre) dedicato a Vediove, divinità infera del fulmine, rappresentata come un Giove giovanile, con le saette in mano e una capra ai piedi Tubilustrium Seconda lustratio delle tubae (dopo quella di marzo) che si usavano nei sacrifici. Questo Tubilustrium era dedicato a Vulcano, artefice delle trombe

  23. Festa di Vestalia Dal 7 al 15 giugno venivano celebrate le pubbliche feste in onore di Vesta Matralia Festa in onore di Mater Matuta, l’Aurora; riservata alle matrone, bonae matres, sposate una sola volta, univirae, che offrivano alla dea una focaccia rustica cotta sul mattone caldo. GIUGNO

  24. Vesta • Figlia di Saturno e Opi, Vesta era la dea protettrice del focolare domestico e della pace pubblica. La figura di Vesta è identificabile con la dea greca Hestia. • Il luogo pubblico più importante del culto di Vesta era il tempio circolare nel Foro romano dove, si diceva, il suo fuoco era stato condotto da Troia per opera di Enea, capostipite dei romani. Il tempio simboleggiava la sicurezza della città e qui le Vestali mantenevano il fuoco acceso e prestavano i loro servigi.

  25. Vestales • Le Vestali erano le 6 sacerdotesse di Vesta scelte dal Pontefice massimo tra fanciulle tra i 6 e i 10 anni. • Il servizio si prolungava per 30 anni e si divideva in tre periodi: nel primo decennio si apprendeva tutto ciò che riguardava il sacerdozio; nel secondo decennio le novizie diventavano ministre; nel terzo decennio diventavano maestre delle novizie. • Nel periodo del sacerdozio le Vestali avevano il titolo di Vestalis virgo e dovevano rispettare il voto di castità. Se non osservava tale obbligo la Vestale veniva sepolta viva in una cella sotterranea, scavata nel Campus sceleratus, sul Quirinale. La più anziana delle Vestali era chiamata Vestalis Maxima. • Le Vestali, inoltre, dovevano custodire l’ignis Vestae e dovevano preparare la mola salsa, farina di farro unita a sale che si usava per i sacrifici pubblici per cospargere la testa della vittima condotta al sacrificio (da ciò nasce il verbo “immolare”).

  26. Neptunalia Nettuno è una figura della mitologia romana, era il dio delle acque correnti, in seguito divenne il dio del mare. La sua festa risaliva a data molto remota, tanto che da alcuni narratori era ritenuta una divinità di origine etrusca. Le Neptunalia venivano celebrate il 23 luglio; ad esse furono poi uniti i Ludi Neptunialicii nel terzo secolo a.C. Poplifugia Essa è l’unica festa celebrata tra le Calende e le None; di oscuro significato, come il Regifugium del 24 febbraio, consisteva nella fuga rituale del popolo dal Comizio dopo l’offerta del sacrificio. Secondo la tradizione questo era il giorno della morte di Romolo. Luglio

  27. Ludi Apollinares Le feste in onore di Apollo, festeggiato dal 6 al 13 luglio, vennero istituiti su consiglio di un oracolo, i Carmina Marciana. Tali Carmina vennero consultati nel 213 – 212 a. C. quando Annibale era alle porte di Roma e i Libri Sibillini non avevano dato esito positivo. I Ludi Apollinares si svolgevano nel Circus Maximus ed erano organizzati dal praetor urbanus Luglio Apollo

  28. APOLLO Figlio del dio Zeus e di Leto e gemello della dea Artemide. Secondo Omero Apollo era innanzitutto un dio profeta, il cui oracolo, con sede a Delfi, concedeva talvolta il dono profetico ad alcuni mortali prediletti. Chiamato anche Febo, "lo Splendente", Apollo era il dio della luce e secondo alcuni miti guidava il carro del Sole. Eternamente giovane, abilissimo arciere e valido atleta, era nume tutelare degli uomini non ancora adulti; era anche il dio dell'agricoltura e del bestiame, della musica e della medicina, della luce poetica e della verità filosofica, dell'armonia e dell'ordine.

  29. AGOSTO Consualia Giorno sacro a Conso, il dio del raccolto immagazzinato (condere = riporre) in origine in sotterranei; il dio era venerato nella valle del Circo Massimo e su di esso, in questo giorno, si sacrificava il flamine di Quirino alla presenza delle Vergini Vestali. La festa comportava una corsa, cui partecipavano cavalli e muli, durante la quale sarebbe avvenuto il ratto delle Sabine. Opiconsivia Festa in onore della dea Ops, personificazione dell’abbondanza agraria (forse da Ops e consero= seminare). Volturnalia Festa sacra a Volturno, inteso come denominazione etrusca del dio Tevere.

  30. AGOSTO Volcanalia Festa sacra a Vulcano, Vulcanus dio del fuoco divoratore, celebrata il 23 agosto. Egli era ritenuto responsabile degli incendi che, nei giorni caldi dell’estate, minacciavano i raccolti ed i granai. Portunalia Festa sacra a Portuno, in origine dio protettore e custode delle porte della casa; essendo il porto come una porta di entrata e di uscita, Portuno divenne il dio del porto di Roma. Vinalia Vinalia rustica sono le feste in cui si offrivano sacrifici a Giove per propiziarsi un’ abbondante vendemmia.

  31. SETTEMBRE La triade capitolina I festeggiamenti di Giove Capitolino (denominati anche Ludi Romani o Magni) si svolgevano ogni anno in settembre per 16 giorni, con magnifiche parate militari, cortei variopinti di danzatori, atleti, inservienti dei templi che portavano vasi d’oro e d’argento colmi d’incenso e profumi. Anche le statue di tutti gli dei venivano fatte sfilare per le vie della città. Al termine della parata venivano sacrificate solennemente molte vittime, dopo essere state purificate con acqua e interamente cosparse di mola salsa. Nel Circo Massimo, per tutta la durata dei Ludi, si svolgevano giochi ed esibizioni di acrobati

  32. SETTEMBRE Durante le Idi di settembre veniva offerto un particolare banchetto in onore della Triade, al quale partecipavano i sacerdoti e le stesse statue degli dei, Minerva e Giunone sedute e Giove sdraiato sul triclinio

  33. OTTOBRE Meditrinalia Festa in onore di Meditrina, la dea “guaritrice” Fontinalia Festa sacra a Fons, dio delle acque sorgive; in tale ricorrenza si gettavano corone nelle sorgenti naturali e si deponevano corone sui pozzi. Armilustrium Festa sacra a Marte, era la cerimonia della purificazione delle armi prima di riporle: i Salii, con le loro armi e con le loro danze al suono delle tubae, chiudevano religiosamente la campagna militare d’estate, aperta il diciannove marzo.

  34. Dodici sacerdoti di Marte con il compito di portare i 12 scudi, detti ancilia, in solenne processione a passo di danza, per le vie di Roma, nei mesi di marzo e ottobre. Salii

  35. DICEMBRE Saturnalia Celebrate dal 17 al 23 dicembre di ogni anno sanciscono la fine dell’anno agricolo e sono dedicate a Saturno, identificato con Crono. Poiché Saturno è il dio che regnava nell”età dell’oro”, le feste di Saturno sono celebrate all’ insegna dell’ozio e si respira un clima di libertà e vacanza. Agonalia Il quarto dei sacrifici detti Agonalia, offerto in onore del Sole Indulgente Consualia È la seconda festa in onore del dio Conso. Si ripeteva lo stesso cerimoniale dei Consualia del 21 agosto.

  36. Presso i Romani i Saturnali erano la principale festività dell’anno: iniziavano il 17 dicembre in corrispondenza con il solstizio d’inverno, e duravano sette giorni. I Saturnali, che devono questo nome al dio Saturno (visto dai romani come un dio della liberazione) erano un momento di festosa follia. I servi portavano il pileo, un cappellaccio di feltro a forma conica, che gli schiavi indossavano quando venivano liberati, con una cerimonia ufficiale. Il Pileo simboleggiava dunque la libertà, anche se, durante i Saturnali, Si trattava solo di una libertà temporanea. Un altro capo caratteristico di questa festa era la synthesis, una lunga tunica lasciata sciolta. I Saturnali venivano festeggiati con la famiglia e con gli amici, tra pranzi, sacrifici, spettacoli e danze. Inoltre vi era l’abitudine di scambiarsi regali, come giochi, libri, gioielli, cosmetici e prodotti alimentari. Erano doni molto in voga anche le candele e piccole statuette di terracotta, chiamate sigillaria.

  37. Opalia Festa in onore di Ops. Divalia Forse il nome più antico degli Angeronalia, era la festa in onore di un’antica e ben presto dimenticata dea, detta Diva Angerona, in onore della quale i pontefici offrivano un sacrificio nel sacello di Volupia, sul Palatino. Larentalia L’atto di culto centrale della festa era un rito di carattere funebre, che si svolgeva nel Valabro, presso quello che si considerava il sepulcrum di Acca Larentina. Con questo nome, il mito conosceva due eroine. La nutrice di Romolo e Remo, moglie di Faustolo, il pastore che raccolse i gemelli, ed una metrice, amante di Ercole, che avrebbe lasciato una grande fortuna in eredità allo stato romano, perchè fossero celebrati i Larentalia annuali.

  38. Gli dei romani

  39. Le principali sono:Giano (Ianus),Vesta (Vesta),Saturno (Satus), Cerere (Ceres),Giove (Iovem),Marte (Mars),Quirino (Quirinus),Diana(Diana),Minerva (Minerva) Venere (Venus) e i Lari (Lares), Le divinità romane Dei indigeni (di indigetes) originari dello stato romano, i cui nomi derivano dai titoli degli antichi sacerdoti e dalle feste sul calendario Si dividono in: Nuovi dei (di novensiles)i cui culti furono introdotti in periodi storici di solito legati a specifiche crisi o determinate necessità. Dei ausiliari, invocati insieme alle divinità maggiori

  40. Giano Dio delle porte e dei passaggi coperti, nonché delle imprese appena iniziate, alle quali i romani ritenevano assicurasse un esito felice. Era uno degli dei più importanti e il suo tempio principale si trovava nel Foro, che aveva porte situate a est e a ovest per l'inizio e la fine del giorno, tra le quali si ergeva la sua statua con due volti che guardavano in direzioni opposte. In ogni casa la preghiera del mattino era rivolta a lui, e per ogni questione domestica si chiedeva la sua assistenza. Come dio degli inizi, veniva pubblicamente invocato il primo giorno dell'anno: il mese di gennaio, in latino ianuarius, prende il nome da questa divinità. Ci si rivolgeva a lui anche all'inizio di una guerra, durante la quale le porte del suo tempio nel Foro rimanevano sempre aperte affinché il dio potesse in qualsiasi momento accorrere in aiuto ai romani; in tempo di pace, le porte venivano chiuse.

  41. Vesta Figlia di Saturno e Opi, Vesta era la dea protettrice del focolare domestico e della pace pubblica. La figura di Vesta è identificabile con la dea greca Hestia. Il luogo pubblico più importante del culto di Vesta era il tempio circolare nel Foro romano dove, si diceva, il suo fuoco era stato condotto da Troia per opera di Enea, capostipite dei romani. Il tempio simboleggiava la sicurezza della città e qui le sacerdotesse della dea Vesta, chiamate Vestali, mantenevano il fuoco acceso e prestavano i loro servigi. Ogni anno, intorno alla metà del mese di giugno, si tenevano i festeggiamenti in onore di Vesta, i Vestalia.

  42. Vestales • Le Vestali erano le 6 sacerdotesse di Vesta scelte dal Pontefice massimo tra fanciulle tra i 6 e i 10 anni. • Il servizio si prolungava per 30 anni e si divideva in tre periodi: - nel primo decennio si apprendeva tutto ciò che riguardava il sacerdozio; - nel secondo decennio le novizie diventavano ministre; - nel terzo decennio diventavano maestre delle novizie. • Nel periodo del sacerdozio le Vestali avevano il titolo di Vestalis virgo e dovevano rispettare il voto di castità. Se non osservava tale obbligo la Vestale veniva sepolta viva in una cella sotterranea, scavata nel Campus sceleratus, sul Quirinale. • Le Vestali, inoltre, dovevano custodire l’ignis Vestae e dovevano preparare la mola salsa, farina di farro unita a sale che si usava per i sacrifici pubblici per cospargere la testa della vittima condotta al sacrificio (da ciò nasce il verbo “immolare”). • La più anziana delle Vestali era chiamata Vestalis Maxima.

  43. Saturno Dio del benessere agricolo, il suo nome deriva da “satus” (seminagione). Era lo sposo di Opi, dea dell'abbondanza e padre di Giove, Giunone, Nettuno, Plutone e Cerere. A Saturno erano dedicati i Saturnalia, festa che iniziava il 17 dicembre di ogni anno e che durava diverse giornate. In questa occasione veniva ripristinata una sorta di Età dell‘Oro, in cui tutte le attività erano sospese e le esecuzioni e le operazioni militari erano rinviate; inoltre, era accordata la libertà agli schiavi, che sedevano a tavola al posto d'onore ed erano serviti dai loro padroni. Nelle leggende più tarde fu identificato con il dio greco Crono.

  44. Crono Figlio di Urano e Gea, Crono sposò la propria sorella, Rea, e generò con lei sei delle dodici divinità dell'Olimpo. Essendogli stato profetizzato che uno dei suoi figli l'avrebbe spodestato, Crono divorò i primi cinque appena nati. Ma il sesto figlio, Zeus, venne sostituito da Rea con una pietra avvolta in fasce. Zeus fu nascosto a Creta e quando diventò adulto, con l'aiuto di Gea, costrinse Crono a vomitare i cinque figli e la pietra, che fu poi portata a Delfi. Liberati gli ecatonchiri e i ciclopi dalla prigione in cui li aveva rinchiusi Crono, con il loro aiuto e con quello delle sue cinque sorelle e dei titani Prometeo e Oceano, Zeus intraprese una guerra contro il padre. Crono e i titani furono sconfitti e vennero confinati nel Tartaro, una grotta nella parte più profonda del mondo sotterraneo. Secondo la leggenda accolta dai latini, Crono vagò sulla terra finché giunse in Italia, dove diventò re del Lazio e per ricambiare gli abitanti dell’ospitalità insegnò loro i rudimenti dell’agricoltura e fondò le basi della civiltà, rendendo la regione così prospera e pacifica che gli anni del suo regno vennero ricordati come un’Età dell’Oro.

  45. Cerere Cerere era la divinità del grano. Si pensava avesse insegnato la coltivazione e perciò veniva raffigurata come una matrona severa, ma al tempo stesso bella, con una corona di spighe, una fiaccola e un canestro pieno di frutta. In suo onore, intorno alla metà di aprile, si svolgevano le Cerealia, feste in cui i sacrificavano animali ed erano offerti frutta e miele. Cerere era sposata con Plutone, da cui ebbe Proserpina. Il suo nome deriva dal sostantivo latino Ceres eveniva identificata con la dea greca Demetra.

  46. Proserpina (o Persefone per i greci) era la dea degli Inferi, figlia di Giove e di Cerere. Plutone, dio degli Inferi, si innamorò della dea e volle sposarla. Benché Giove acconsentisse, Cerere rifiutò il matrimonio; Plutone, allora, rapìla fanciulla mentre era nei campi a cogliere papaveri e la portò nel suo regno. La madre disperata cominciò a vagare alla ricerca della figlia perduta. La Terra cadde nella desolazione: i fiori appassirono, i campi isterilirono, i frutti pendevano rinsecchiti dai rami degli alberi e la carestia ormai devastava il territorio. Giove, allora, mandò Mercurio, il messaggero degli dei, a riportare Proserpina da Cerere. Plutone permise alla fanciulla di tornare dalla madre alla sola condizione che non avesse mangiato nulla. Ma, poiché ella aveva già gustato sei chicchi di melagrana, potè tornare sulla terra solamente per sei mesi all’anno. Proserpina tornò dalla madre ed immediatamente i fiori sbocciarono e i cereali iniziarono a crescere: era l’inizio della primavera. Quando tornò dal marito, negli Inferi, i cereali smisero di crescere e le foglie caddero dagli alberi. Diventò sempre più buio e più freddo: l’autunno e l’inverno avevano preso il posto della bella stagione.

  47. Giove In origine dio e re del cielo, Giove era onorato con numerosi appellativi, fra i quali: Diespiter (padre della luce), Tonans (il tonante), Pluvius (che manda la pioggia), Fulgurator (che scaglia fulmini). Come protettore di Roma veniva chiamato Iuppiter Optimus Maximus ("il migliore e il più grande") ed era venerato in un tempio sul Campidoglio. In quanto Iuppiter Fidius era il custode della legge, il difensore della verità e il protettore di giustizia e virtù. I romani identificavano Giove con Zeus, il dio supremo dei greci, e assegnavano al dio latino gli attributi e i miti della divinità greca. Con le dee Giunone e Minerva, Giove formava la triade "capitolina" su cui era incentrato il culto dello stato romano.

  48. E’ il dio della guerra, figlio di Giove e di Giu-none. In origine era una divinità legata all’a-gricoltura (da lui, infatti, prende nome Martius, il primo mese della primavera, che costituiva anche il primo mese dell’anno nel più antico calendario romano). Successivamente assun-se anche gli attributi di divinità guerriera e fu associato al dio greco Ares. Marte, inoltre, a Roma godeva di onori particolari in quanto pa-dre di Romolo e Remo. Dal suo nome ne derivano altri, tra cui quello di alcune popolazioni, come per esempio i Marsi e i Mamertini, quello di alcune feste a lui de-dicate (Feriae Martis), quello di un pianeta del sistema solare (Mars) e quello di un giorno della settimana (martedì). Marte

  49. Quirino Quirino, dal latino Quirinus, è dio della guerra venerato dai Sabini sul colle che porta il suo nome (Quirinale). A lui fu assimilato Romolo dopo la sua morte. Già nell’antichità si era posto il problema dell’origine del nome: secondo Plutarco e Macrobio derivava dalla curis (l’asta da guerra usata dai Sabini); secondo Varrone il nome derivava dalla città di Cures (patria di Tito Tazio); infine, secondo Ovidio erano possibili entrambi le teorie, compresa una terza che sosteneva che il nome derivasse dai quiriti. Oggi si pensa che le teorie più attendibili siano quelle che collegano il nome del dio alla curia e ai quiriti. Quirino veniva celebrato il 17 febbraio di ogni anno; faceva parte dell’antica triade posta a difesa dello Stato insieme a Giove e a Marte.

  50. Diana Diana era la dea della caccia, della luna, degli animali selvatici e protettrice delle fonti e dei torrenti. Figlia di Giove e Latona, sorella di Apollo, veniva identifica- ta con la dea greca Artemide, anche se tra le due il com- pito di protettrice delle partorienti era associato in modo più accentuato a Diana, ed era venerata nei boschi e nei luoghi selvaggi. Ad essa è collegato il mito del ramo d’oro, secondo il quale lo schiavo fuggitivo che riusciva a cogliere il vischio, nel bosco di querce sulla sponda orientale del lago di Nemi dedicato a Diana, poteva sfidare il sacerdote e solo dopo averlo ucciso sarebbe potuto diventare il re del bosco (rex nemorensis). Diana veniva anche chiamata “Diana Lucifera”, cioè dea della luce e ad essa in alcuni contesti viene associato il ruolo della dea della luna che spetterebbe alla dea Selene.

More Related