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decorazione

decorazione. MENU FOGGIATURA RAKU TECNOLOGIA. Cenni generali sulla Ceramica. La conquista della forma attraverso il dominio tecnico della materia è stata sicuramente una delle soddisfazioni morali più grandi che l’uomo abbia ottenuto.

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Presentation Transcript


  1. decorazione • MENU • FOGGIATURA • RAKU • TECNOLOGIA

  2. Cenni generali sulla Ceramica La conquista della forma attraverso il dominio tecnico della materia è stata sicuramente una delle soddisfazioni morali più grandi che l’uomo abbia ottenuto. La terra, sotto forma di argilla, è una delle prime materie che egli abbia usato; essa è facilmente reperibile ed è docile all’azione diretta della mano dell’uomo per la capacità di diventare malleabile coll’assorbire acqua. L’argilla, sottoposta all’azione del calore, perde la plasticità diventando dura. La possibilità di lavorazione delle terre ha avuto un ruolo decisivo nello sviluppo della società umana, tanto che sia gli Egizi che i Romani usavano dire “i miei vasi” per identificare il luogo dove vivevano.

  3. Le prime foggiature venivano fatte a mano ed i manufatti prodotti coprivano i bisogni di vasellame della famiglia. L’esigenza di esprimersi artisticamente, e la ricerca di valori estetici, fece sì che “far ceramica” divenisse un lavoro artigianale. Si dovettero ricercare ed applicare tecniche di lavorazione diverse, che permettessero di foggiare pezzi più precisi ed in maggior numero. La scoperta della girella, o piano rotante, e successivamente del tornio, unita alla possibilità di riprodurre i pezzi tramite calchi di gesso (foggiatura a stampi), permise tali salti in avanti che in breve la produzione di ceramiche divenne un’economia di stato, specialmente in Egitto ed in Mesopotamia. Il manufatto d’argilla una volta modellato veniva fatto essiccare al sole. L’ essiccazione doveva essere lenta e graduale affinché la perdita dell’acqua non provocasse spaccature. Quando il pezzo era ben secco si procedeva alla cottura in forni rudimentali (spesso delle semplici fosse nel terreno); questa durava interi giorni, anche perché i manufatti non potevano essere sfornati finche non fossero ridivenuti freddi.

  4. Lucio Troise

  5. Storia DECORAZIONE La decorazione della ceramica ha subito una notevole evoluzione con il passare del tempo. In passato essa era legata alla funzionalità dell’oggetto. Le prime decorazione erano ottenute, infatti, a rilievo, in fase di foggiatura, ed avevano lo scopo di rinforzare il manufatto o nascondere parti funzionali (manici, becchi, ecc.). La colorazione vera e propria è nata non solo come ricerca estetica, ma come esigenza di rendere impermeabile il prodotto ceramico. A questo scopo si usarono terre bianche, sotto forma di barbottina, con le quali veniva ricoperto il manufatto ancora fresco (ingobbio); le colorazioni delle diverse terre usate, ottenuta anche con l’aggiunta di ossidi, portarono gli artigiani a sfruttare l’ingobbio per scopi decorativi.

  6. La scoperta delle vetrine fece fare alla ceramica un notevole passo avanti, rendendo il manufatto completamente impermeabile. L’aggiunta di ossidi di metallo e di terre colorate alle vetrine permise di ottenere colori vivi e brillanti . Le ceramiche così trattate presero il nome di faenze, dalla città di Faenza. Aggiungendo alle vetrine materiale stannifero, si ottennero i primi rivestimenti bianchi; i prodotti così trattati furono detti maioliche, dall’isola di Maiorca, da dove vennero i primi oggetti con queste caratteristiche. L’espansione relativamente veloce delle tecniche della smaltatura e invetriatura delle ceramiche si deve al fiorente commercio intrapreso dai Mori con le principali città portuali europee. Le grossolane ceramiche medioevali lasciarono il posto alle splendenti maioliche del quattrocento.

  7. Fu il fiorentino Luca Della Robbia a svincolare la maiolica dalla sua destinazione utilitaristica, portandola a competere con la scultura. Dopo lunghe ricerche ed esperimenti, egli perfezionò la copertura di smalto stannifero ed aggiunse alla maiolica, divenuta bianchissima, ossidi di metallo, ottenendo gialli, azzurri, verdi e viola brillanti. Nel XVI secolo divennero famose per le loro botteghe di maiolica le città di Deruta, Pesaro, Urbino, Gubbio e Faenza. Le maioliche italiane rinascimentali, prodotte sotto la protezione di duchi e principi, dominavano il mercato internazionale delle ceramiche ed erano i pezzi forti delle collezioni d’arte di Re ed Imperatori. A Faenza i Manfredi, a Urbino i Montefeltro, in Toscana Francesco I dei Medici, incentivavano la sperimentazione e l’apertura di nuove botteghe: la più famosa fu la fabbrica di Cafaggiolo, fondata dal Granduca, il cui vasellame rimasto famoso per la tecnica dell’istoriato, arricchì le collezioni dimolti principi stranieri.

  8. Lucio Troise

  9. DECORAZIONE Tecnologia Il colore ceramico : I colori ceramici sono ottenuti da ossidi di metallo, che, ad alta temperatura, hanno la capacità di variare la frequenza molecolare delle sostanze che ricoprono, riflettendo o assorbendo una determinata frequenza della luce:

  10. Es. - Lo iodio ha la stessa frequenza del giallo; per questo, colpito dalla luce, assorbe le vibrazioni gialle, riflettendo il colore viola, che è formato dal blu e dal rosso; - Il cloroha la frequenza del rosso e del blu (viola) quindi riflette il giallo; - Il selenio riflette il rosso, assorbendo il giallo ed il blu (verde) - Il manganese riflette il bruno, assorbendo una gamma vasta ma non totale di vibrazioni; - Lo zinco, riflettendo tutte le frequenze della luce, risulta bianco.

  11. Il pigmento è ottenuto con il metodo della “fritta”, ovvero facendo colare miscugli di soda, sabbia e sali con pappa di stagno (stagno e piombo),e con ossidi di metalli, fusi ad altissime temperature, in vasche di acqua, allo scopo di raffreddare immediatamente la colata (lo sfrigolio prodotto da questa operazione diede origine al nome ). Il composto così ottenuto viene polverizzato e miscelato con fondenti, che hanno lo scopo di uniformare il loro punto di fusione. I colori così trattati sono solvibili in acqua e si possono applicare direttamente sul biscotto o sugli smalti crudi. E’ importante sapere che, proprio per la loro composizione a base di ossidi di metallo, e per la presenza, nella loro composizione, di sostanze vetrificanti, essi cambiano sensibilmente durante la cottura; uno dei colori più usati nella ceramica italiana è il “verde ramina”, che è ottenuto dall’ossido di rame.

  12. Esso prima della cottura è di colore bruno scuro e diventa verde solo verso i 900°; se la cottura non è completata o lo strato di colore è troppo spesso, il verde ramina assume una colorazione grigio piombo con riflessi metallici. L’ossido di rame, differentemente combinato con altre sostanze può dare colori diversi che vanno dal verde al blu. Un altro colore molto usato in ceramica è il “ blu di sevres”, esso ha avuto grande importanza storica, caratterizzando lo stile delle scuole di decorazione Francesi ed Olandesi del XVIII secolo. Questo colore è ottenuto dall’ossido di cobalto: esso, prima della cottura è di un tenue violetto mentre diventa dopo la cottura di un blu brillante con la caratteristica di poter essere sfumato in una infinita gamma di tonalità, senza perdere il valore estetico originale.

  13. parte, possono dare interessanti risultati. Finita la decorazione i manufatti ricevono una cottura che va dai 900° ai 1000° e che ha lo scopo di fissare e vetrificare smalti, vetrine e colori fondendoli insieme; per le alte temperature raggiunte questa tecnica è detta a gran fuoco. Nella lavorazione a piccolo fuoco o 3° fuoco i colori, che hanno un Colori particolari e di recente scoperta sono quelli a base di selenio; essi variano dal rosso ciliegia al giallo brillante, sono colori molto instabili e fondono a più basse temperature, perciò si adattano male agli altri colori, mentre, se le cotture vengono fatte a punto di fusione più basso (600°-700°), vengono mescolati con sostanze grasse ( trementina purissima o essenza di lavanda grassa) e si applicano su smalti e cristalline già cotte o su porcellane: uno dei compiti dell’essenza grassa è, infatti, quello di incollare i colori alle superfici già impermeabilizzate dalla 1° cottura.

  14. SMALTI E CRISTALLINE PER LA CERAMICA Le vernici per la ceramica (smalti e cristalline) sono principalmente di tre tipi: -Le vernici piombifere; -Le vernici alcaline; -Le vernici boriche; Ritorna a sommario

  15. (o piombiche); SMALTI E CRISTALLINE -Le vernici piombifere contengono ossidi di piombo e fondono a media temperatura. Sono dotate di un alto coefficiente di dilatazione termica e vengono usate prevalentemente per manufatti del corpo ceramico poroso e colorato;

  16. -Le vernici alcaline; SMALTI E CRISTALLINE contengono alcali, hanno grande durezza e trasparenza ed un coefficiente di dilatazione termica molto elevato. Sono usate come rivestimento delle porcellane dure;

  17. -Le vernici boriche; SMALTI E CRISTALLINE contengono acido borico, hanno un basso coefficiente di dilatazione termica, vengono usate per rivestire le terraglie. Le vernici boriche e alcaline richiedono anche la presenza di calcare e di allumina per acquisire la struttura vetrosa; queste sostanze prendono il nome di stabilizzanti.

  18. SMALTI E CRISTALLINE Per colorare la massa vetrosa, che costituirà la copertura del manufatto, vengono usate sostanze di natura inorganica come gli ossidi di ferro, che hanno una vasta gamma di colorazioni che vanno dal blu al verde. L’effetto colorante dipende da diversi fattori come la natura chimica del pigmento, la temperatura, la quantità di ossigeno nel forno, la durata della cottura.

  19. L’ AZIONE DEL CALORE LA COTTURA La cottura è una fase delicata del ciclo di lavorazione del manufatto ceramico: da essa dipende il successo del prodotto finale. E’ importante tener presente il diagramma di cottura, cioè la relazione tra temperatura e tempo di cottura rappresentativa del ciclo termico di ogni produzione, espressa con un grafico. Ritorna a sommario

  20. Questo diagramma rappresenta la prima cottura di un manufatto; essa è divisa in tre fasi principali, particolarmente delicate per la trasformazione chimica dei prodotti. Nella prima fase, che va fino a circa 300°, il calore porta alla eliminazione dell’acqua dall’impasto; ciò deve avvenire molto lentamente, altrimenti il vapore formatosi potrebbe ,fuoriuscendo dai pori dell’oggetto con pressione notevole, provocarne la rottura. Nella seconda fase, che va dai 300° ai 600°, avvengono alcune trasformazioni strutturali irreversibili del manufatto, quali la combustione della materia organica presente nell’impasto, la decomposizione dei materiali argillosi con la liberazione di acqua chimicamente combinata, la dissociazione del carbonato di calcio.

  21. Questa reazione ha bisogno di un ambiente ossidante ( presenza di ossigeno nella camera di combustione); se l’atmosfera del forno è riducente ( contrario di ossidante ) il manufatto si colora di nero, in quanto l’ossido di carbonio, non potendosi trasformare in anidride carbonica, forma il carbonio sotto forma di grafite, la quale dà una colorazione scura al prodotto. Inoltre, in questa fase, si ha la dissociazione dei solfuri e l’ossidazione della pirite. La vetrificazione, sia delle argille che delle coperte, inizia nella terza fase, cioè dagli 800° in su, con la formazione dei composti silico-alluminosi, (800°), ad opera degli alcali e degli ossidi di ferro. A 1000° la fusione dei feldspati provoca la vetrificazione prima e la fusione poi della massa argillosa, Le parti più critiche, relativamente alla possibilità di rottura dei manufatti sono intorno ai 200°, ai 500° e ai 700°

  22. Il biscotto La cottura del grezzo (1° cottura ) ha una notevole importanza anche per la decorazione, in quanto, un pezzo che ha ricevuto una cottura insufficiente può, in seconda cottura, eliminare altro materiale ( liquidi o gas ) che, fuoriuscendo, provocherebbero difetti negli smalti e nelle cristalline; inoltre una vetrificazione insufficiente darebbe al manufatto una porosità eccessiva, falsandone la capacità di assorbimento delle coperte. Per contro, una cottura eccessiva del biscotto provocherebbe una eccessiva vetrificazione che non permetterebbe alle coperte di attaccare sul grezzo, dando luogo a innumerevoli difetti in fase di 2° cottura. La cottura ideale varia a seconda della composizione della pasta, e si aggira intorno ai 960° per il biscotto e ai 1000° per le terraglie. LA PRIMA COTTURA Ritorna a sommario

  23. Lucio Troise

  24. SECONDA COTTURA Il decorato a gran fuoco Il manufatto semilavorato, che ha già subito la prima cottura, viene decorato o semplicemente invetriato e quindi rimesso in forno per la seconda cottura, che ha lo scopo di fissare i colori e le coperte e di rendere impermeabile l’oggetto, dandogli brillantezza. La cottura del decorato a gran fuoco richiede temperature che variano, a seconda dei materiali usati, da 850° a 950°. Per ottenere un buon risultato, la seconda cottura non deve mai superare le temperature della prima, per evitare che si creino reazioni che possono danneggiare la decorazione, lo strato di smalto o le cristalline. Continua

  25. Mediamente, i colori più diffusi fondono intorno ai 920°. La variazione del loro punto di fusione, dovuta alla loro composizione a base di ossidi di metallo, può essere in parte corretta con l’aggiunta di fondenti; tale correzione si rende necessaria per adattare il punto di fusione dei colori a quello delle vetrine e degli smalti: infatti, nella decorazione a gran fuoco, sia che essa sia sottovernice o soprasmalto, tutti i materiali impiegati fonderanno insieme formando un corpo unico. Ritorna a sommario

  26. TERZA COTTURA Decorazione a piccolo fuoco Viene considerato “piccolo fuoco” la cottura del decorato, che non supera gli 800°. Questa tecnica, nata soprattutto per la decorazione della porcellana, è stata poi applicata anche a quei manufatti che avevano già subito la cottura delle coperte o, già decorati a gran fuoco, richiedevano rifiniture in oro o con altri lustri. La porcellana è di per sé un materiale con capacità di assorbimento scarsa o nulla; anzi, più essa è traslucida dopo la prima cottura, più è pregiata, quindi richiede, per essere decorata, pigmenti che si incollino sulla sua superficie e si fissino con la cottura, senza fondersi con le vetrine, come avviene nella 2° cottura. Continua

  27. Lustri

  28. Per quanto sopra detto, i pigmenti per la decorazione a piccolo fuoco devono essere miscelabili con sostanze grasse che facciano da collante e devono fondere a basse temperature, per non alterare le vetrine già cotte. Oltre la normale decorazione, il terzo fuoco, permette l’applicazione dei lustri, oro, argento, iris e madreperla. L’oro e l’argento, ottenuti rispettivamente dall’oro e dall’argento con particolari trattamenti che ne riducono il costo, fondono a 700° e richiedono, per un miglior effetto visivo, una cottura in ambiente riducente, in un forno a muffola. L’iris è una pellicola iridescente, dotata di riflessi cangianti; è ottenuta da ossidi di metallo miscelati con terra ocre; fu originariamente inventata per la lavorazione del vetro e fonde a circa 720°. Il madreperla è ottenuto dal nitrato di bismuto, dà al manufatto un riflesso madreperlaceo e fonde a circa 720°. Sia l’iris sia il madreperla hanno maggior efficacia se cotti in ambiente riducente. Ritorna a sommario

  29. Fasi decorazione • DECORAZIONE Fasi • Preparazione del biscotto • Preparazione del colore • Decorazione • Cristalline • Cottura

  30. Tecniche di decorazione • Soprasmalto • Sottovernici • Immersione • Aspersione • Spruzzo • I pennelli____ • A spruzzo • Ed a stampini_____ • Graffito_____ • Il disegno_____ • Il minio______ • Lo spolvero___ • La matita_____ Lucio Troise Ritorna a sommario

  31. Preparazione del biscotto DECORAZIONE Tecniche Prima di iniziare la decorazione, il manufatto deve essere spolverato e lavato. La spolveratura consiste nel togliere polvere e residui di cottura sul biscotto, servendosi di un pennello. Successivamente si esegue il lavaggio del semilavorato con una spugna di mare, allo scopo di rimuovere ulteriore polvere o residui di biscotto, che possono essersi depositati nei pori dell’ oggetto. Nel caso che il biscotto presenti imperfezioni che devono essere asportate con cartavetra, bisognerà lavarlo sotto acqua corrente e farlo asciugare molto bene; è anzi conveniente, dove è possibile, farlo ricuocerlo a bassa temperatura (300°-400°). Ritorna a sommario

  32. Il disegno In ceramica non sono permesse cancellature: lavare un pezzo mal riuscito può provocare inconvenienti tali da pregiudicare poi la riuscita della decorazione successiva. Per questo motivo è opportuno eseguire uno schizzo del disegno che si vuol rappresentare. Lo schizzo può essere eseguito con un colore molto diluito, in modo che il decoro definitivo lo ricopra perfettamente senza lasciarne traccia; oppure con del minio; o con la tecnica dello spolvero; o con una matita molto morbida. Ritorna a sommario

  33. Il minio Il minio è un materiale a base di ossido di piombo, usato normalmente come antiruggine, diluibile in acqua, di colore rosso aragosta ed ha la caratteristica di volatilizzarsi a bassa temperatura. La difficoltà nell’utilizzo di questa tecnica è nel dosare la giusta diluizione, in quanto una soluzione troppo densa può lasciare sul manufatto un alone giallastro. Ritorna a sommario

  34. Lo spolvero La tecnica dello spolvero consiste nel ricopiare su carta lucida il disegno da riprodurre; forare con uno spillo lungo tutto il tratto; spolverare sul disegno della polvere di carbone, racchiusa in un sacchetto o in una pezza a maglie larghe, in modo tale che la polvere attraversando i fori fatti sulla carta lucida poggiata sul manufatto, lasci una traccia chiara del futuro disegno. La maggior difficoltà nell’applicazione di questa tecnica è data dalla forma dell’oggetto da decorare, che non sempre permette alla carta lucida di aderire abbastanza da riprodurre il disegno. Ritorna a sommario

  35. La matita Il disegno fatto a matita può sembrare il più facile, ma in realtà nel 99% dei casi crea grossi problemi, sia perché tende a raschiare le coperte del manufatto, sia perché la mina della matita lascia residui che, occludendo i pori dello stesso, non permette alle vetrine di attaccare bene. HOME PAGE Ritorna a sommario

  36. Preparazione del colore E’ opportuno, prima di passare alla decorazione, sperimentare la reazione dei colori che si vogliono usare, verificando la loro risposta alla cottura, e dove si richieda correggerli con l’aggiunta di fondenti o addensanti, che possono talora essere sostituiti da cristalline (fondenti) o smalti (addensanti) La preparazione del colore è un’operazione che riveste una grande importanza e richiede esperienza, perché i colori sono diversi tra loro e reagiscono in modo diverso alla cottura; differente è anche l’effetto che creano a seconda della vetrina o dello smalto usati. Importante è anche la diluizione dei colori, essi devono assumere un aspetto né troppo liquido né troppo pastoso, altrimenti ne risulterebbe falsato il risultato. Continua

  37. Se il colore è troppo denso perde di brillantezza e trasparenza risultando dopo la cottura opaco ed a rilievo e dando luogo al formarsi di bolle, scaglie e cavillature antiestetiche. Nel caso di colore troppo liquido, il disegno risulterebbe sbiadito e perderebbe il suo valore originario, o addirittura potrebbe sparire per effetto della cottura; è possibile inoltre che si creino difetti di ribollitura per la troppa acqua assorbita dallo smalto. É da tener presente che la decorazione sottovernice richiede un colore più denso della decorazione soprasmalto, perché il biscotto non ricoperto da smalto, assorbe una quantità maggiore di liquido e dà meno risalto al valore cromatico dei colori. Ritorna a sommario

  38. I PENNELLI • I pennelli per la ceramica sono diversi a seconda • del risultato che da essi si vuole ottenere. • Essi si distinguono in: • pennelli con serbatoio o senza • serbatoio; • pennelli a pelo corto o a pelo • lungo; pennelli tondi o quadrati. • I pennelli con serbatoio • (fig.1) si utilizzano per tratti • prolungati per i filetti e per • le rifiniture, perché la parte più • doppia del pelo, detta appunto • serbatoio, permette di distribuire il • colore in modo più omogeneo e per un lasso • di tempo più lungo. • I pennelli a pelo lungo (fig.2) hanno la stessa • funzione dei precedenti ma per tratti più larghi. • I pennelli a pelo corto (fig. 3 e 4) • si usano con minor difficoltà ma non permettono pennellate molto lunghe; la loro forma differente riflette il diverso effetto pennellata che si vuol ottenere. Continua

  39. I pennelli con serbatoio (fig.1) si utilizzano per tratti prolungati per i filetti e per le rifiniture, perché la parte più doppia del pelo, detta appunto serbatoio, permette di distribuire il colore in modo più omogeneo e per un lasso di tempo più lungo. I pennelli a pelo lungo (fig.2) hanno la stessa funzione dei precedenti ma per tratti più larghi. I pennelli a pelo corto (fig. 3 e 4) si usano con minor difficoltà ma non permettono pennellate molto lunghe; la loro forma differente riflette il diverso effetto pennellata che si vuol ottenere. Ritorna a sommario

  40. CRISTALLINE Applicazione delle La cristallina o vetrina è un composto vetroso ottenuto con il metodo della fritta, contenente piombo e silice, che, mescolata con acqua, si presenta come un liquido lattiginoso. Essa diventa, dopo la cottura, come una sottilissima lastra di vetro, che ha lo scopo di rendere i manufatti impermeabili e lucidi, fissarne i colori, renderli igienicamente utilizzabili e resistenti anche all’azione degli acidi. Per l’applicazione della cristallina si possono usare diverse tecniche; le più comuni sono: per immersione, per aspersione, a spruzzo. Prima di descrivere le tecniche della loro applicazione, è utile sapere che le cristalline sono nocive alla salute se respirate a lungo: essendo infatti composte prevalentemente di ossido di piombo e di silice, possono portare l’artigiano poco attento a soffrire di silicosi. Come prevenzione, basta proteggersi con una normale mascherina.

  41. Immersione DECORAZIONE Nella tecnica per immersione, il biscotto viene immerso velocemente in una vasca contenente cristallina in soluzione, ed estratto altrettanto velocemente, per effetto della capacità di assorbimento, il semilavorato si ricopre di uno strato di vetrina che, asciugando in pochi secondi lascia cadere solo poche gocce. Queste devono essere indirizzate, durante l’estrazione dell’oggetto, in punti facilmente ritoccabili. Questa tecnica può creare problemi se applicata a pezzi decorati, in quanto il colore, ormai polveroso, può fuoriuscire dai contorni del disegno. Ritorna a sommario

  42. Aspersione DECORAZIONE Nella tecnica per aspersione, usata solitamente per le mattonelle, la cristallina viene versata sull’oggetto, che va tenuto inclinato, in modo da farla scorrere su tutte le parti del manufatto. Nell’applicazione non occorrono grandi quantità di cristallina, ma questa tecnica presenta gli svantaggi descritti nella tecnica per immersione accentuati; inoltre nel verniciare pezzi a tuttotondo, si incontrano difficoltà enormi ad avere strati di cristallina omogenei. Ritorna a sommario

  43. Spruzzo DECORAZIONE Lo spruzzo della cristallina si effettua con un aerografo (pistola a spruzzo), col quale si ricopre l’oggetto con un velo uniforme ed omogeneo di vetrina non più alto di ½ mm. Le difficoltà nell’uso di questa tecnica sono legate alla forma dell’oggetto; vi è inoltre un maggiore spreco di cristallina, a causa della nebulizzazione e della dispersione in aria della stessa. Per ovviare a questo problema sono in commercio speciali cabine da spruzzo, con aspiratori e filtri a velo d’acqua, che recuperano in parte la cristallina dispersa. Aerografo Cabina Ritorna a sommario

  44. SOPRASMALTO DECORAZIONE Nella decorazione soprasmalto il disegno viene eseguito sul biscotto preventivamente ricoperto con uno strato di smalto ceramico, che, dopo cotto, assume un aspetto brillante e vetroso, aderendo in profondità sul manufatto, come una seconda pelle. Le tecniche di applicazione dello smalto sono identiche a quelle descritte per la cristallina (immersione, aspersione, spruzzo). Lo smalto, ottenuto col metodo della fritta, viene diluito in acqua, assumendo un aspetto lattiginoso; esso deve avere una giusta diluizione e formare sul biscotto una pellicola omogenea non più spessa di 1 mm. Continua

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