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Midac S.r.l. Bruno BORREANI

Protocolli operativi per una efficace disinfezione nei locali destinati alla lavorazione degli alimenti di origine animale. Midac S.r.l. Bruno BORREANI. I nemici dell’igiene. PREMESSA.

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  1. Protocolli operativi per una efficace disinfezione nei locali destinati alla lavorazione degli alimenti di origine animale Midac S.r.l. Bruno BORREANI I nemici dell’igiene

  2. PREMESSA Il termine DISINFEZIONE è riduttivo per descrivere tutte le necessarie attività igieniche lungo l’intera filiera agro-alimentare-distributiva La disinfezione è una componente (essenziale ma non l’unica)di un • Programma di Biosicurezza (e Biocontenimento) • Programma di Sicurezza alimentare

  3. PREMESSA PROGRAMMA DI BIOSICUREZZA Stato sanitario in Allevamento e in fase di trasporto e sosta degli animali Obiettivo: controllo degli agenti microbici (batteri e virus) causa di malattia (es. mastiti bovine) o alterazioni alimentari (es. Clostridi nel latte) PROGRAMMA DI SICUREZZA ALIMENTARE Ambienti destinati alla manipolazione degli alimenti Obiettivo: controllo dei microrganismi patogeni (alterativi) causa di contaminazione (ambientale e di superficie)

  4. DISINFEZIONE DI SUPERFICIEFase terminale di un processo di sanificazione Obiettivo della disinfezione Distruggere i microrganismi patogeni (alterativi) sopravvissuti alla fase di detergenza per impedirne la persistenza e la diffusione nell’ambiente

  5. DISINFEZIONE DI SUPERFICIEFase terminale di un processo di sanificazione Disinfettare significa portare il principio attivo microbicida in intimo contatto con la cellula microbica in modo che reagendo con il bersaglio cellulare possa provocare la morte del microrganismo

  6. DISINFEZIONE DI SUPERFICIEFase terminale di un processo di sanificazione Una prima verità: la disinfezione deve essere preceduta da una efficace lavaggio del substrato FASE DI DETERGENZA Rimuovere lo sporco è fondamentale perché • costituisce una barriera fisica che impedisce al principio attivo di venire in contatto con la cellula microbica • può reagire chimicamente con il principio attivo riducendone l’attività

  7. LA SANIFICAZIONE Si definisce SANIFICAZIONE l’insieme di due trattamenti distinti e successivi DETERGENZA + DISINFEZIONE

  8. LA FASE DI DETERGENZA Come si effettua una efficace fase di detergenza (eliminazione preventiva dello sporco) Detergenza sequenza di diversi trattamenti • sgrossatura fisica • risciacquo preliminare • fase di lavaggio • risciacquo intermedio (propedeutico alla disinfezione) il cui obiettivo è ottenere il livello definito di pulizia ottica percezione sensoriale della totale rimozione dello sporco con rimozione del 97% del carico inquinante presente sul substrato

  9. LA FASE DI DETERGENZA (Lavaggio)La sequenza delle operazioni 1. Operazioni preliminari - rimozione meccanica di sfridi e sporco grossolano (sgrossatura fisica) - risciacquo preliminare con alta portata di acqua a bassa/media pressione e temperatura >40°C (fusione grassi) ma <60°C (coagulazione proteine) Errori da evitare: utilizzare pressioni troppo alte e dirigere il getto di acqua pressurizzata direttamente sullo sporco da troppo vicino Operazioni preliminari: rimozione da un substrato di oltre il 95% del carico inquinante

  10. LA FASE DI DETERGENZA (Lavaggio)La sequenza delle operazioni 2. Fase di lavaggio - applicazione della soluzione detergente (es. sotto forma di schiuma) - dopo il necessario tempo di contatto risciacquo finale con abbondante acqua Il concetto di pulizia ottica: percezione sensoriale (fondamentalmente visiva ma anche tattile e olfattiva) che consente di verificare a livello soggettivo la assenza di residui di sporco sul substrato Detergenza: rimozione del 97% del carico inquinante presente sul substrato

  11. LE OPERAZIONI PRELIMINARI Con le operazioni preliminari si rimuove oltre il 95% dello sporco presente su un substrato (anche se l’acqua da sola non bagna) Trattamento con sola acqua Sporco da rimuovere Superficie danneggiata Trattamento con tensioattivo BAGNABILITA’ (attività coprente) Abbassamento della TENSIONE SUPERFICIALE liquido-superficie

  12. L’APPLICAZIONE DEL DETERGENTE Perché preferire il lavaggio a schiuma? La schiuma • si vede • copre rapidamente ampie superfici • consente tempi di contatto molto lunghi • si aggrappa alle superfici verticali

  13. IL LAVAGGIO A SCHIUMA La schiuma è l’insieme di acqua pressurizzata + prodotto chimico + aria La composizione della schiuma è di norma 90,0% aria 9,5% acqua 0,5% detergente La quantità di aria determina la sua qualità • più liquida con meno aria • più asciutta e voluminosa con più aria La quantità di aria dipende dal tipo e dalla regolazione del sistema di schiumatura

  14. I PRODOTTI SCHIUMOGENI Area sosta animali • sporco prevalente: deiezioni animali • prodotto: detergente alcalino ad attività solvente Area abbattimento e prime lavorazioni (sezionamento carcassa e tagli anatomici) • sporco prevalente: grasso e sangue • prodotto: detergente alcalino clorattivo

  15. I PRODOTTI SCHIUMOGENI Il ruolo del Cloro (es. Ipoclorito di Sodio NaClO) I prodotti clorattivi (sviluppano Cloro) esplicano attività • proteolitica(sinergica al lavaggio) • microbicida(rapida e ad ampio spettro) • deodorante(abbattimento dell’urea) Capacità decolorante (residui di sangue) Capacità di rimuovere i biofilm batterici Vengono spesso definiti DETERGENTI-DISINFETTANTI

  16. LA SCHIUMA Le apparecchiature schiumogene Due concetti diversi di schiumatura • sistemi di schiumatura a iniettore basati sul “principio di Venturi” da abbinare ai sistemi di acqua pressurizzata (idropulitrici, impianti centralizzati) • centraline pneumatiche ad aria compressa per schiumare senza utilizzare l’acqua pressurizzata Devono garantire la giusta quantità di aria e qualità della schiuma

  17. DISINFEZIONE CHIMICAcome mezzo di Biocontenimento (parte di un Piano di Biosicurezza) Trattamenti di superficieDISINFEZIONE TERMINALE Fase terminale di una sanificazione avente l’obiettivo di eliminare i microrganismi sopravvissuti alla fase di detergenza Trattamenti dell‘aria confinataDISINFEZIONE AMBIENTALE Aerosolizzazione della soluzione disinfettante con abbattimento delle particelle in sospensione aerea avente l’obiettivo di ridurre il rischio di ricontaminazione Trattamenti a livello topico DISINFEZIONE CUTANEA Obiettivo di questi trattamenti è creare una zona “non colonizzabile” ovvero condizioni (temporanee) sfavorevoli ad una crescita microbica Trattamenti batterico-enzimatici basati sulla competizione microbica gestione dei sistemi di scarico aree di stoccaggio dei rifiuti controllo degli odori ambientali

  18. DISINFEZIONE TERMINALE Per comprendere il reale significato del termine disinfezione terminale è opportuno considerare quel 3% o più di microrganismi che sono riusciti a sopravvivere alla fase di detergenza Lo scenario Numero limitato di colonie microbiche sopravvissute alla precedente fase di detergenza che si trovano (forma sessile) in condizioni di maggiore resistenza agli agenti chimici e spesso protette all’interno di aggregati detti glicocalice (primo stadio della formazione di un biofilm) Colonie non visibili e sparse in modo casuale su un substrato con la probabilità molto elevata di trovarsi annidate all’interno di microscopiche cavità (fori o tagli)

  19. DISINFEZIONE TERMINALE La contaminazione microbica residua sopravvissuta alla fase di lavaggio si trova in condizioni di elevata resistenza • protetta all’interno di matrici glicoproteiche • annidata in punti nascosti del substrato rendendo fondamentale • la scelta del disinfettante più appropriato • il metodo di applicazione della soluzione disinfettante Un concetto fondamentale alla base di una corretta disinfezione LA CONCENTRAZIONE REALE DEL PRINCIPIO ATTIVO IN PROSSIMITA’ DEL BERSAGLIO CELLULARE

  20. DISINFEZIONE TERMINALE Un efficace trattamento di disinfezione terminale deve essere in grado • di portare il principio attivo microbicida in intimo contatto con la cellula microbica (bersaglio cellulare) meccanismo d’azione • ad una idonea concentrazione > alla M.I.C. Minima Concentrazione Inibente • a condizioni idonee di temperatura sufficiente energia di attivazione del principio attivo • per il necessario tempo di contatto minimo 5 minuti

  21. IL CONCETTO DI INTIMO CONTATTO Significato di intimo contatto: la struttura molecolare del principio attivo microbicida deve • colpire la struttura cellulare microbica • reagire con il bersaglio cellulare (meccanismo d’azione) fino a portare il microrganismo alla morte con perdita irreversibile della capacità di riprodursi Solo precise e rigorose procedure applicative della soluzione disinfettante sono in grado di favorire l’intimo contatto principio attivo - bersaglio cellulare

  22. IL DISINFETTANTE Un disinfettante chimico è una associazione di uno o più principi attivi ad attività microbicida Un disinfettante venendo in contatto con una cellula microbica interferisce con un bersaglio cellulare fino a provocare la morte della cellula stessa

  23. I PRINCIPI ATTIVI MICROBICIDI I principi attivi microbicidi si differenziano in base al loro MECCANISMO D’AZIONE ovvero sulla capacità di interagire con un definito BERSAGLIO CELLULARE provocando ad esempio la rottura della membrana plasmatica oppure denaturando le proteine citoplasmatiche I principi attivi disinfettanti si differenziano in base al loro • spettro d’azione (attivi verso un certo tipo di microrganismo) • meccanismo d’azione (agiscono su un certo bersaglio cellulare) e sono caratterizzati da una certa velocità d’azione

  24. L’esito di un trattamento di disinfezione è fortemente influenzato dai cosiddetti FATTORI LIMITANTI fattori che determinano una riduzione al di sotto del valore soglia (< MIC) della concentrazione reale del principio attivo in prossimità del bersaglio cellulare fattori che modificano la capacità di un microrganismo di resistere alla aggressione esterna del principio attivo comparsa di fenomeni di resistenza batterica apparente presenza sul substrato di biofilm batterici I FATTORI LIMITANTI DI UNA DISINFEZIONE

  25. I FATTORI LIMITANTI CHE PROVOCANO UNA RIDUZIONE DELLA CONCENTRAZIONE REALEDEL PRINCIPIO ATTIVO(alcuni veramente banali ma troppo spesso determinanti) • presenza residua sul substrato di sporco che • costituisce una barriera fisica per il principio attivo • può reagire chimicamente con il principio attivo • presenza anomala sul substrato di acqua dal precedente risciacquo con conseguente diluizione del principio attivo • utilizzo nella preparazione della soluzione disinfettante di acqua di qualità inadeguata(es. presenza di ioni Fe o Mn per preparare soluzioni clorattive o acque di durezza molto elevata con disinfettanti acidi) • soluzioni poco stabili (cloro e ossigeno) preparate con troppo anticipo rispetto al loro impiego

  26. I FATTORI LIMITANTI CHE POSSONO SFAVORIRE L’INTIMO CONTATTO PRINCIPIO ATTIVO-CELLULA BERSAGLIO • la natura del substrato: levigatura, porosità, potere adsorbente, presenza di irregolarità o di angoli morti • le proprietà tensioattive della soluzione disinfettante: capacità coprente e penetrante

  27. LA CORRETTA APPLICAZIONE DELLA SOLUZIONE DISINFETTANTE Applicazione mediante il metodo della nebulizzazione fine Comporta l’applicazione della soluzione disinfettante sotto forma di particelle molto piccole aventi un diametro medio di 20 – 30 micron Garantisce la rapida e completa copertura del substrato e una elevata capacità penetrante Nebulizzazione fine con sistema di erogazione a funzionamento pneumatico

  28. LA CORRETTA APPLICAZIONE DELLA SOLUZIONE DISINFETTANTE Non dirigere il getto direttamente verso il substrato ma al di sopra dello stesso (15-20 cm) in modo che l’applicazione avvenga per caduta Evitare l’effetto shadowing: zone d’ombra che non vengono investite dalla soluzione disinfettante shadowing effect

  29. LA SOCIOMICROBIOLOGIALa sopravvivenza microbica I batteri sopravvivono perché sono in grado di riprodursi molto rapidamente Ma sono anche in grado di mettere in atto particolari e molto efficaci strategie adattative e difensive • sporulazione • comparsa di resistenze batteriche apparenti • formazione di biofilm batterici

  30. LA SOCIOMICROBIOLOGIALe strategie adattative dei microrganismi Una comunità batterica è in grado di COMUNICARE (celltocellcommunication) attraverso molecole segnalatrici definite AUTOINDUTTORI (AHL: Acil-omoserina-lattoni) se presenti in quantità sufficiente (quorum sensing) Comunica per mettere in atto efficaci reazioni di difesa contro le aggressioni esterne rappresentate dai principi attivi microbicidi Due diverse strategie adattative che sono in grado di modificare la capacità di un microrganismo di resistere all’aggressione esterna • comparsa di resistenze batteriche apparenti riconducibili ad una disinfezione inadeguata: sottodosaggio dei principi attivi • formazione di biofilm batterici favorita da una detergenza inadeguata: presenza sul substrato di residui proteici

  31. LA SOCIOMICROBIOLOGIALe resistenze apparenti Alcune specie batteriche (es. Staphylococcus aureus)sottoposte alla azione di un microbicida in condizioni di sottodosaggio possono dare luogo a fenomeni di aumento della loro resistenza nei confronti dello stesso principio attivo microbicida Fenomeno erroneamente indicato come resistenza batterica acquisita(assuefazione collegabile al continuo uso dello stesso principio attivo) per analogia (non provata) con l’antibiotico-resistenza (produzione di enzimi che inattivano specifiche classi di antibiotici) L’aumento della resistenza batterica si collega al potenziamento delle pompe di efflusso che sono preposte alla espulsione dall’interno della cellula (trasporto attivo) delle sostanze tossiche (disinfettanti e antibiotici) Fenomeno facilmente reversibile ripristinando il corretto dosaggio del principio attivo Il trasporto attivo comporta una spesa energetica che viene fornita dalla conversione ATP (Adenosintrifosfato) in ADP (Adenosindifosfato)

  32. LA SOCIOMICROBIOLOGIAL’antibiotico-resistenza Gli studi più recenti soprattutto in campo ospedaliero sono orientati a dimostrare (con risultati già oggi significativi) la correlazione che esiste • tra l’impiego di principi attivi disinfettanti a concentrazioni inferiori al valore soglia • con la possibilità che il sottodosaggio agevoli la comparsa di fenomeni di antibiotico-resistenza e valutare i potenziali rischi connessi a questo fenomeno Staphylococcusaures

  33. BIOFILM BATTERICIUna forma di adattamento ambientale dei microrganismi La struttura di un biofilm: insieme di microcolonie batteriche adese ad un substrato ed incapsulate in una matrice amorfa polisaccarida adesiva (EPS - Extracellular Polymeric Substances) - che viene secreta dalle cellule stesse - definita glicocalice Film condizionante: supporto glico-proteico sul quale inizia il processo di adesione batterica che porta poi all’insediamento del biofilm La sua formazione richiede come condizioni essenziali: una superficie a cui aderire con presenza anche minima di sostanze nutrienti (residui proteici) e acqua libera (substrato umido) Superfici con presenza di microfessure favoriscono l’adsorbimento di molecole organiche - come le proteine - che andranno a costituire il film condizionante

  34. BIOFILM BATTERICILa genesi di un biofilm (2) Adesione reversibile allo strato glico-proteico dei colonizzatori primari (cellule microbiche planctoniche) mediante cariche elettriche superficiali, forze di Van der Waals e attrazioni elettrostatiche Potenziamento delle adesine (adesione irreversibile) e cattura di altre cellule planctoniche, colonizzatori secondari (3) Accumulo di exopolisaccaridi con formazione della matrice polimerica amorfa (EPS o struttura a glicocalice) con successiva formazione del biofilm maturo(4) (5) Distacco dall’aggregato batterico di singole cellule prive di exopolisaccaridi che vanno a colonizzare siti vicini(1) Binghampton University – D.G. Davies Adesione dei colonizzatori primari al film condizionante

  35. BIOFILM BATTERICILa genesi di un biofilm Montana State University Center for Biofilm Engineering

  36. BIOFILM BATTERICILe caratteristiche peculiari Un principio attivo riesce solo parzialmente a penetrare nel fitto e vischioso strato di polimeri del biofilm e raggiungere la cellula microbica bersaglio La resistenza di un biofilm ad un principio attivo può quindi aumentare fino a 1.000 volte rispetto agli individui isolati appartenenti alla stessa specie La rimozione di un biofilm da un substrato è molto difficile:reazione didepolimerizzazione ossidativa degli exopolisaccaridi Ossigeno o Cloro a dosaggi >500 ppm per tempi di contatto superiori ai 15’ uniti ad interventi di rimozione meccanica come spazzolatura o raschiatura

  37. BIOFILM BATTERICIIl problema nella filiera agroalimentare Molte specie batteriche patogene sono in grado di formare biofilm, su diversi substrati Ad esempio Listeria monocytogenes ed Escherichia colisu superfici metalliche e di altro materiale costruttivo Ciò ci consente di capire ad esempio perché sia molto complesso e spesso infruttuoso il tentativo di eradicare Listeria dai locali di trasformazione del latte e delle carni (filiera alimentare) Streptococchi e Stafilococchi (Staphylococcusaureus) a livello cutaneo Pseudomonasaeruginosanegli impianti idrici

  38. ATTIVITA’ BATTERIOSTATICA Capacità residuale di un trattamento di disinfezione La disinfezione chimica a causa del decadimento spontaneo dell’attività microbicida del principio attivo è un trattamento dal risultato momentaneo Una superficie disinfettata si può quindi rapidamente ricontaminare Attività batteriostatica: il principio attivo venendo a contatto con la cellula microbica non ne provoca la morte ma ne rallenta la crescita Batteriostasi: modifica della polarità del substrato che riduce l’adesività batterica con parziale inibizione dello sviluppo batterico

  39. IPRODOTTI AD ATTIVITA’ OSSIDANTE Alogeni: Clorattivi A sviluppo di ossigeno: Perossidi e Peracidi Meccanismo d’azione Cloro e Ossigeno: ossidazione delle proteine Caratteristiche peculiari spettro d’azione completo, anche sporicidi bassa energia di attivazione e quindi attivi anche alle basse temperature nessuna capacità residuale facilmente inibiti dalla presenza residua di materiale organico poco stabili in soluzione acquosa e sensibili alla qualità dell’acqua irritanti e corrosivi I PRINCIPI ATTIVI DISINFETTANTI (MICROBICIDI) IPRODOTTI A BASE DI TENSIOATTIVI Alchilammine: tensioattivi anfoteri Biguanidi e Quaternari: tensioattivi cationici Meccanismo d’azione Attacco selettivo ai fosfolipidi della membrana plasmatica Caratteristiche peculiari • ampio spettro d’azione e utilizzabili in associazioni di principi attivi e coformulanti che ne ampliano lo spettro • capacità residuale di Biguanidi e Quaternari • poco sensibili alla presenza di materiale organico • soluzioni acquose stabili nel tempo e insensibili alla qualità dell’acqua • di facile e sicuro impiego e bassa tossicità

  40. IPRODOTTI AD ATTIVITA’ OSSIDANTE Alogeni: Complesso iodoforo (I2-tensioattivo) stabilizzato in ambiente acido Meccanismo d’azione Iodio: denaturazione delle proteine citoplasmatiche Caratteristiche peculiari ampio spettro d’azione e rapidità d’azione ottima attività antimicetica (muffe e lieviti) limitata capacità residuale la versione stabilizzata con PVP non è aggressiva ed è indicata per i trattamenti cutanei tendono a colorare le superfici I PRINCIPI ATTIVI MICROBICIDI IPRODOTTI A BASE DI TENSIOATTIVI Clorexidina: tensioattivo cationico famiglia delle Biguanidi Meccanismo d’azione Attacco selettivo ai fosfolipidi della membrana plasmatica Caratteristiche peculiari • caratteristiche battericide e batteriostatiche tipiche dei tensioattivi cationici • bassa tossicità e assenza di corrosività • particolarmente indicato per i trattamenti cutanei Clorexidina e Iodio-PVP sono i principi attivi microbicidi più tollerati a livello cutaneo

  41. I PRODOTTI A BASE DI ALDEIDI Aldeide di-glutarica Meccanismo d’azione Denaturazione delle proteine citoplasmatiche Caratteristiche peculiari spettro d’azione completo attività anche sporicida nessuna capacità residuale molto poco sensibile alla presenza di materiale organico irritante e può causare dermatiti per contatto prolungato I PRINCIPI ATTIVI MICROBICIDI I PRODOTTI A BASE DI FENOLI Cloro-fenoli Meccanismo d’azione Precipitazione delle proteine citoplasmatiche e distruzione della membrana plasmatica Caratteristiche peculiari • spettro d’azione selettivo: attivi verso batteri, micobatteri, miceti, virus lipofili Inattivi verso virus idrofili e spore • poco inattivati dalla presenza di materiale organico • non utilizzabili con acque dure • altamente assorbibili da materiali porosi • pericolosi per gli occhi e per la cute Elevata tossicità Odore sgradevole e pungente

  42. LE ASSOCIAZIONI DI PRINCIPI ATTIVI Uno dei vantaggi dei principi attivi a base di tensioattivi o di aldeidi è rappresentato dalla possibilità di utilizzarli in associazioni sinergiche di principi attivi a diverso meccanismo d’azione e con co-formulanti Queste associazioni possono consentire di • allargare lo spettro d’azione • apportare attività batteriostatica • rendere più semplice e più efficace l’applicazione agendo sulla bagnabilità e sulla capacità penetrante Classiche associazioni utilizzate nella filiera alimentare

  43. Na4EDTA (agente chelante) Sale tetrasodico dell’acido etilediamminotetracetico Efficace agente chelante degli ioni metallici ed alcalino terrosi Meccanismo d’azione Sequestra gli ioni Calciocreando uno squilibrio osmotico che provoca il passaggio di acqua dall’esterno all’interno della cellula e per rigonfiamento la lisi della membrana plasmatica Non sporigeno Osmosi: passaggio spontaneo di acqua attraverso una membrana semipermeabile da soluzione diluita a concentrata Non utilizzabile in associazione a componenti ossidanti I CO-FORMULANTI ALCOLI BIVALENTI (Glicoli) Oltre ad una eccellente attività virucida hanno la capacità di mantenere a lungo in sospensione aerea una soluzione disinfettante finemente nebulizzata Particolarmente adatti per i trattamenti di disinfezione dell’aria ambientale in associazione a principi attivi non ossidanti (Glutaraldeide o Alchilammine) e con tensioattivi nonionici

  44. I PRINCIPI MICROBICIDI

  45. LA PROCEDURA DELLA DOPPIA DISINFEZIONE Nella scelta del disinfettante più idoneo ad un trattamento di disinfezione terminale di una superficie è fondamentale conoscere • le specie microbiche presumibilmente presenti • la natura del substrato Non esiste il disinfettante perfetto ma bisogna accettare il miglior compromesso tra • spettro d’azione (anche sporigeno) e velocità d’azione • stabilità, attività tensioattiva e facilità d’uso Per ovviare a questo limite si può ricorrere alla doppia disinfezione • 1°step con principio attivo ad attività ossidante Trattamento di superficie • 2°step con associazione ad attività anche residuale di principi attivi a diverso meccanismo d’azione e co-formulanti Trattamento ambientale

  46. IMPORTANZA DELLA DOPPIA DISINFEZIONE Un esempio ci viene dalla filiera delle carni dove è riconosciuta l’importanza del Cloro come principio attivo • microbicida ma anche deodorante – decolorante – proteolitico - controllo dei biofilm con caratteristiche microbicide peculiari: ampio spettro d’azione, rapidità d’azione, attività a freddo, … MA NON RESIDUALE Nelle (lunghe) pause produttive è indispensabile un trattamento anche residuale quindi … l’unica soluzione possibile è la doppia disinfezione

  47. I PRINCIPI ATTIVI DISINFETTANTI I PRODOTTI A BASE DI ALCOLI Meccanismo d’azione Dissoluzione dei glicolipidi della membrana plasmatica, penetrazione all’interno e precipitazione delle proteine citoplasmatiche Spesso associato a principi attivi a base di tensioattivi (Biguanidi o Quaternari) in prodotti pronti all’uso caratterizzati da • attività battericida ad ampio spettro e virucida della componente alcolica • attività batteriostatica della componente tensioattiva La veloce evaporazione della componente alcolica favorisce la rapida asciugatura ed esalta la capacità residuale TRATTAMENTI DI SANIFICAZIONE INTERMEDIA DELLE SUPERFICI Consentono di mantenere basso il livello di contaminazione mediante trattamenti di sanificazione alcolica durante le pause produttive

  48. I PRINCIPI ATTIVI DISINFETTANTI I PRODOTTI A BASE DI ALCOLI Meccanismo d’azione Dissoluzione dei glicolipidi della membrana plasmatica, penetrazione all’interno e precipitazione delle proteine citoplasmatiche Spesso associato a principi attivi a base di tensioattivi (Biguanidi o Quaternari) in prodotti pronti all’uso caratterizzati da • attività battericida ad ampio spettro e virucida della componente alcolica • attività batteriostatica della componente tensioattiva La veloce evaporazione della componente alcolica favorisce la rapida asciugatura ed esalta la capacità residuale Adatti per i trattamenti di disinfezione rapida delle mani grazie alla attività virucida della componente alcolica Co-formulanti a base cosmetica dermoprotettiva

  49. Non riduciamo il concetto di disinfezione ad un banale …… usa questo prodotto miracoloso e avrai risolto ogni problema Grazie per l’attenzione Parliamo di chimica e non di alchimia

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