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Corso di Scienza delle Finanze A.A. 2010-11 Prof. Mario Cassetti

Corso di Scienza delle Finanze A.A. 2010-11 Prof. Mario Cassetti. Lezione 9: Criteri di ripartizione del carico tributario. Criteri di ripartizione del carico tributario (CT). Come deve essere distribuito l’onere delle imposte tra i contribuenti?.

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Corso di Scienza delle Finanze A.A. 2010-11 Prof. Mario Cassetti

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Presentation Transcript


  1. Corso diScienza delle FinanzeA.A. 2010-11Prof. Mario Cassetti Lezione 9: Criteri di ripartizione del carico tributario

  2. Criteri di ripartizione del carico tributario (CT) Come deve essere distribuito l’onere delle imposte tra i contribuenti? La ripartizione del carico tributario dipende da: (a) la finalità dell’imposizione (b) l’idea di giustizia sociale Principio del beneficio I due principali criteri della ripartizione del CT: Principio della capacità contributiva

  3. Il principio del beneficio o della controprestazione Ciascun cittadino deve contribuire al finanziamento della spesa pubblica in base al beneficio che ne ricava Logica dello scambio: l’imposta deve essere commisurata ai benefici che i cittadini ricevono dai beni e servizi pubblici; essa è il “prezzo”, il controvalore, di detti beni e servizi Concetto di equità come equità nello scambio: Stato e individui sono sullo stesso piano come dei contraenti che sul mercato scambiano volontariamente; gli individui pagano i servizi pub- blici in base alle loro preferenze, come per i beni privati Il principio implica una supremazia dei diritti individuali sulla sovranità statale. E’ esclusa ogni finalità di tipo redistributivo e ogni idea di contratto sociale.

  4. In generale, il principio del beneficio è inapplicabile • i diritti sono universali e irrinunciabili; il costo della loro tutela non può essere ripartito sulla base di una ‘domanda individuale’. Questo vale per tutti i beni pubblici, non rivali e non escludibili, per i quali non si può stabilire un collegamento diretto tra consumo individuale e relativo prezzo • la produzione di beni meritori presenta vantaggi che beneficiano anche coloro che non ne fanno domanda (es. esternalità di sanità e istruzione). Viene meno la volontarietà dello scambio • il principio del beneficio esclude che lo Stato assuma la funzione redistributiva e la funzione di regolazione

  5. •il principio del beneficio può essere applicato solo nei casi in cui la prestazione interessa singoli gruppi di persone che ne fanno do- manda e ne sono gli unici beneficiari (es. tasse scolastiche, contri- buti raccolta rifiuti, contributi sociali) •il principio del beneficio è ripreso dai sostenitori del federalismo fiscale che sostengono l’importanza del legame tra decisioni di entrata e decisioni di spesa. Infatti gli enti decentrati hanno una maggior possibilità di individuare i beneficiari dei servizi offerti. E’ il caso delle imposte di scopo: imposte il cui gettito è vincolato al finanziamento di beni pubblici ben individuati (es. opere per tras- porto urbano, opere viarie, arredo urbano, parchi e giardini, opere di restauro, edilizia scolastica, cinservazione beni artistici e architetto- nici, …)

  6. Il principio della capacità contributiva e i principi del sacrificio «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» Art. 53 della Costituzione Italiana (principio di equità) I tre assunti del principio della capacità contributiva: equità orizzontale (Eo): individui con la stessa capacità contri- butiva devono pagare la stessa imposta. b) equità verticale (Ev): individui con maggiore capacità contri- butiva devono pagare più imposte (sistemi proporzionali o pro- gressivi). c) preclusione di un’aliquota marginale >1. Le posizioni relative dei contribuenti prima dell’imposta devono essere preservate

  7. L’applicazione del principo richiede la risposta a due domande: Reddito Patrimonio (a) Che cosa s’intende per capacità contributiva? Consumo ……. (b) Come deve essere ripartito l’onere dell’imposta?

  8. Principio del sacrificio uguale: il sacrificio che i contribuenti sopportano deve essere uguale Esistono tre diverse nozioni di sacrificio: sacrificio assoluto; sacrificio proporzionale 3. sacrificio marginale Ipotesi dell’analisi (a) l’utilità di un individuo è determinata dal reddito; (b) il reddito prima dell’imposta è un dato; (c) gli individui hanno uguali preferenze rappresentate da una fun- zione di utilità cardinale rispetto al reddito; (d) l’utilità marginale del reddito è decrescente.

  9. Utilità totale (U) Utilità marginale (∆U/∆Y) U1 ∆U U0 ∆Y Reddito (Y) Y0 Y1 Reddito (Y) La funzione di utilità cardinale di un individuo: totale e marginale U=U(Y)

  10. Utilità marginale del contribuente ricco Utilità marginale del contribuente povero E D E’ D’ Y2 C Y1 C’ YP YR Principio del sacrificio assoluto uguale: la perdita di utilità sostenuta dai contribuenti deve essere uguale in valore assoluto. CY1=imposta pagata da P; C’Y2=imposta pagata da R CY1+CY2=T (gettito dell’imposta) Il sacrificio ass. uguale richiede che CY1DE=C’Y2D’E’

  11. OSS. 1: Poiché l’utilità marginale è decrescente il criterio è sod- disfatto solo se R viene gravato da imposte di entità mag- giore di P (rispetto i criteri di Eo e di Ev). (Non ne segue necessariamente che l’imposta debba essere progressiva) OSS. 2: Il principio del sacrificio assoluto uguale ha un grave limite: può ridurre gravemente o addirittura annullare il reddito del contribuente povero.

  12. Utilità marginale del contribuente ricco Utilità marginale del contribuente povero M’ M E E’ D D’ 0 0’ C Y1 C’ Y2 YP YR Principio del sacrificio proporzionale uguale: la perdita di utilità sostenuta dai contribuenti deve essere una percentuale, uguale per tutti i contribuenti, dell’utilità totale che ricavano dal loro reddito. Se P paga CY1. e R paga C’Y2 , allora:

  13. OSS. : Il principio del sacrificio proporzionale uguale rispetta i criteri di Eo e di Ev e non altera le posizioni relative. (Non ne segue necessariamente che l’imposta debba essere progressiva).

  14. Utilità marginale del contribuente ricco Utilità marginale del contribuente povero M’ M E E’ 0 0’ C Y1 C’ Y2 YR YP Principio del sacrificio marginale uguale: Se P paga CY1 e R paga C’ Y2, allora il principio è soddisfatto se CE = C’E’.

  15. OSS. 1: Affinché tale condizione sia rispettata occorre che i redditi dopo l’imposta siano uguali: 0C=0’C’. Si tratta quindi di un principio fortemente ugualitario. Esso comporta che R paghi l’imposta finché il suo reddito diventa uguale a quello di P; solo allora, anche P inizierà a pagare l’imposta (Solo se T>0Y2-0Y1, P paga un’imposta.). OSS. 2: E’ un principio che richiede il massimo di progressività (può comportare aliquote marginali pari a 1. OSS. 3: Questo principio comporta il sacrificio minimo collettivo. Esso assicura, per un dato reddito d’imposta, quella distri- buzione dei redditi tra contribuenti che massimizza il benessere sociale.

  16. Limiti dei tre principi del sacrificio Non emerge un argomento definitivo di preferibilità tra i tre principi. Solo il terzo dà una indicazione a favore della progressività del prelievo. Si basano su assunzioni poco attinenti con la realtà: (a) gli individui non hanno uguali preferenze (f. di utilità) (b) l’utilità non è misurabile cardinalmente (principi 1 e 2) In conclusione, la doppia critica della non-misurabilità dell’utilità e dell’impossibilità di effettuare comparazioni interpersonali di utilità costituiscono un ostacolo all’applicazione dei tre principi del sacrificio. Tuttavia il Principio del sacrificio marginale uguale è quello che ha avuto il maggior peso, almeno virtuale, nella giustificazione dell’imposizione progressiva.

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