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STORIA DELLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI

DEFINIZIONE DI ISTITUZIONE INTERNAZIONALE. Istituzione, Basic structure of social organization as established by law or by human tradition (Duverger, 1972)I fenomeni che richiedono di essere affrontati a livello internazionale, attraverso un impegno cooperativo (istituzionalizzato), sono in aumento

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STORIA DELLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI

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    1. STORIA DELLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI PROF. LEONIDA TEDOLDI ANNO ACCADEMICO 2008-2009

    2. DEFINIZIONE DI ISTITUZIONE INTERNAZIONALE Istituzione, Basic structure of social organization as established by law or by human tradition (Duverger, 1972) I fenomeni che richiedono di essere affrontati a livello internazionale, attraverso un impegno cooperativo (istituzionalizzato), sono in aumento costante e di conseguenza la domanda di governo internazionale dei problemi è sempre più forte Organizzazione internazionale, paradosso: come produrre un governo su scala mondiale in un mondo di stati sovrani

    3. Concezioni della sicurezza collettiva Forte, legalistica che cerca di sostituirsi ai tradizionali meccanismi di sicurezza e alle ragioni dello Stato con principi universali, procedure imparziali, come se esistesse un governo mondiale Debole, diplomatica, punta a migliorare i meccanismi di sicurezza tradizionali (richiede il consenso degli Stati più importanti)

    4. Sistema internazionale / nascita della comunita’ internazionale La nozione di comunità internazionale distinta dagli interessi nazionali degli Stati che la compongono e il tentativo di creare strutture sovranazionali volte a organizzarla si affermano concretamente solo con la fine del primo conflitto mondiale Pace di Vestfalia (1648) e Trattato di Utrecht del 1713 (mantenimento pacifico dello statu quo justo potentiae aequilibrio come è scritto in questo trattato ), pongono le basi per l’affermazione del sistema degli stati sovrani in Europa, riconoscendo la scomparsa della supremazia imperiale e pontificia

    5. Comunità internazionale Ordinamento internazionale spazializzato - Questo sistema si fonda sul riconoscimento del diritto degli stati, superiorem non recognoscunt, con definiti confini politici e territorialità, ad avere forme di governo e a condurre relazioni con altri stati su eguali basi legali – giuridiche Entità tipica dell’agire politico internazionale, il modello di riferimento non è più l’impero, ma diventa lo Stato. Questa evoluzione porta all’affermazione del principio della legittimità delle pretese dinastiche di governo e prende corpo la distinzione tra monarchie assolute e monarchie parlamentari, o meglio tra il modello di Stato continentale e modello di stato insulare, sviluppo che si completerà con l’imposizione dell’idea di nazione nel XIX secolo.

    6. Equilibrio internazionale Principio dell’equilibrio (Francia, Gran Bretagna, Spagna e Asburgo, lo spazio russo e ottomano non sono ancora inclusi), strategia politico-internazionale la cui ragione istintiva e profonda sta nel bisogno di sicurezza e ordine, finalizzata alla sopravvivenza e alla convivenza di una pluralità di soggetti storico- politici, gli Stati, interessati a scongiurare il pericolo di una “monarchia universale”, per la letteratura pacifista e utopista (Abbé de Saint-Pierre, La Reviére E Kant), questo principio era inadeguato alla garanzia della pace internazionale Principio della guerra della legalità della guerra “interstatale” condotta da autorità sovrane che si riconoscono titolari di eguali diritti, incluso il diritto di usare la forza per far valere gli interessi dello Stato

    7. Guerra Tra XVI e XVII, viene meno la forza del ius ad bellum che sanciva quale guerra fosse giusta e quale no La legittimazione della guerra per lo Stato non sta in regole morali o giuridiche, ma in se stesso, nella ragione di Stato (che innalza a dogma il concetto di interesse) e nelle necessità di preservare la sua integrità Fine ultimo dei conflitti risiedono nella gloria dinastica, nella politica di potenza e più tardi nell’espansionismo ideologico Sarà il secolo dei Lumi che spoglia la guerra di ogni connotazione religiosa, anche se aprirono a forme di guerra altamente ideologiche come quelle napoleoniche, che possono essere connotate in senso lato, come “umanitarie” L’avversario del campo di battaglia è hostis iustus (C. Schmitt), cioè nemico pubblico .La guerra, priva di furore moralistico, è un fatto di Stati e poi di individui Quindi guerra legittima, tale solo se ingaggiata da Stati sovrani supera la guerra giusta la cui ratio era quella di ricercare le ragioni di carattere morale e religioso

    8. Guerra “moderna” Guerra giusta – iniustus hostis, Guerra legittima – iustus hostis, iustus è sinonimo di legittimo titolare dello jus ad bellum , quindi, riferibile allo Stato, alla sua sovranità (Alberico Gentili, De jure belli, I, 3, 1588: la guerra è formalmente giusta solo se condotta dagli Stati sovrani ai quali egualmente competeva il recursus ad arma) Le uniche cause di guerra ammissibili sono quelle pubbliche che riguardano la difesa o il ristabilimento della pace interna Limitazione della guerra – realizzava gli obiettivi di trasformazione dell’avversario da nemico ad antagonista (hostis), pratica dell’equilibrio e non dell’annientamento del contendente Drastica separazione del dello status giuridico tra belligeranti e civili coinvolti nel conflitto (messa al bando del bellum civile) La guerra è un affaire d’Etat e diventa un diritto di sovranità, come era un diritto sovrano la neutralità Emerich de Vattel in Le droit des gens, 1758 - razionalizzazione della guerra, parzialmente limitata e mise en forme (statualità della guerra)

    9. Una via di risoluzione dei conflitti non bellica: l’Arbitrato di antico regime I giuristi dell’Ottocento ricordavano alcuni casi molto noti nella storia politica del continente europeo. Uno di questi riguarda il conflitto tra Francia ed Inghilterra del 1546 in cui i sovrani delle più importanti monarchie d’Europa convenirono di sottomettersi alla decisione di quattro giureconsulti, riconosciuti come arbitri. Così come, nel 1570, il re di Spagna e la Repubblica svizzera decisero di affidarsi a degli arbitri per regolare la contesa confinaria sulla Franca Contea. Anche l’arciduca d’Austria e il duca del Wüttemberg si affidarono al parere arbitrale del parlamento di Grenoble per derimere la causa confinaria sulla contea di Montbéliard che li divideva. Gli arbitri intervenuti in questa causa internazionale inflissero il pagamento di 512.000 lire d’indennità all’Inghilterra per un danno causato. M.E. Rouard De Card, L’arbitrage international dans le passé, le present et l’avenir, Durand et Pedone-Lauriel, Parigi, 1877, pp. 19-20.

    10. La Pace nel pensiero dell’età moderna Scritti a carattere esortatorio o religioso: Querela pacis di Erasmo (1517), Krieg büchlin des friedes di Sebatian Franck (1539) Èmeric Crucé, “Le nouveau cynée” (1623) Piano di pacificazione internazionale articolato in due parti: pacificazione interna ed internazionale (spesso ostacolata dalla riparazione dei torti) La guerra non è un fenomeno necessario e inevitabile Tentativo di giuridicizzare l’equilibrio tra Stati, istituendo meccanismi fissi di garanzia della pace Primo ideatore del tribunale arbitrale permanente (ripreso in seguito anche nell’Ottocento da diversi leaders e giuristi vicini ai movimenti pacifisti) Configuraziuone di una Assemblea degli Stati Idea di arbitrato che poggia su una concezione “armonicistica” della società umana universale in cui l’organismo per la pace non era fondato sull’estensione di un contratto artificiale, ma su un’”amicizia e una parentela tra gli uomini derivata dalla “conformità di natura e di sembianze”

    11. La Pace nel pensiero dell’età moderna William Penn, “Essay towards the Present and Future Peace of Europe” (1693) Istituzione di un organismo arbitrale o federativo al di sopra delle nazioni Abbé de Saint – Pierre, “Projet pour rendre la paix perpétuelle en Europe” (1713-1717) Extrait (1761) redatto da J.-J. Rousseau Società perpetua delle nazioni (Unione europea che raccolga tutti i sovrani cristiani), sistema della pace fondato su un arbitrato permanente, con la redazione di una bozza di struttura istituzionale Il progetto di pace è consapevolmente fondato sull’analogia tra arbitrato convenzionale stabilito tra i capifamiglia nello stato di natura e quello che dovrebbero introdurre i capi di stato moderni Piano degli individui e piano degli Stati, distanzia questo Projet dalla tradizione pacifista precedente

    12. La Pace di Kant I. Kant, “La pace perpetua. Progetto filosofico” (1795) (Zum Ewigen Frieden) “Ultima meta di tutto il diritto delle genti” Teoria kantiana della pace e della guerra estende la normatività della legge dal piano intrastatale a quello internazionale Relazioni internazionali: per Saint-Pierre e Rousseau problema politico, per Kant problema giuridico Regime interstatuale basato su una sorta di contratto sociale esteso fra Stati che, come individui, possono agire gli uni sugli altri e quindi devono entrare a far parte di una qualche “costituzione” che regoli pacificamente le loro relazioni Federalismo di liberi Stati (foedus pacificum) Lo stato di Pace presuppone che i princìpi della libertà e della proprietà, “il mio e il tuo”, siano garantiti da leggi in una “costituzione” che incarni l’ideale di una “associazione di uomini sotto leggi pubbliche”. La legge può essere garantita soltanto se accompagnata dalla facoltà di costringere La garanzia dell’efficacia coercitiva è la questione fondamentale del diritto, a cui però la tradizione giusnaturalista non ha dato risposte chiare Cultura romantica: la pacificazione universale sarà soffocata dall’azione della storia e delle forze sovrapersonali

    13. Età aurea dell’equilibrio dinastico e intraeuropeo (1714-1748) Cultura del Primo Settecento. Europa come spazio unitario di civiltà nella differenziazione tra nazioni Nuovo ius gentium, embrione del diritto pubblico internazionale, formato dai trattati, dai patti, dagli accordi, dalle convenzione e dalle concessioni

    14. Crisi del sistema di equilibrio (1750-1772) Europa allargata, scenari extraeuropei Allargamento dell’area del “concerto europeo”, contrappesi per l’equilibrio vengono cercati fuori dell’Europa Guerra dei “Sette anni” (1756-63). La prima guerra mondiale perché coinvolge Europa, America, Africa e India, e determina la frantumazione del principio di equilibrio della prima metà del secolo

    15. Conclusione della guerra dei sette anni La Guerra dei sette anni fu un conflitto che si svolse tra il 1756 e il 1763 e coinvolse le principali potenze europee dell'epoca, fra cui la Gran Bretagna, la Prussia, la Francia, l'Austria e l'Impero russo. La Guerra dei sette anni non fu un "conflitto dinastico" come erano state le varie guerre di successione, fu invece un "conflitto moderno" finalizzato sia alle conquiste territoriali, per ottenere l'egemonia in Europa, sia al dominio commerciale, garantito dal controllo sui traffici marittimi al quale miravano Gran Bretagna e Francia. I due schieramenti in conflitto furono la coalizione formata da Austria, Francia, Russia, Polonia e Svezia e l'alleanza fra Gran Bretagna e Prussia, la nuova potenza europea che disponeva di una formidabile macchina da guerra e, soprattutto, di un grande ed ambizioso condottiero, il re Federico II. l conflitto durato sette anni, combattuto su tre continenti, Europa, America ed Asia primo vero conflitto mondiale della storia, di fatto ebbe un solo vero vincitore, la Gran Bretagna. Con la Pace di Parigi, Giorgio III riuscì ad estromettere completamente la Francia dall'America settentrionale, sottraendole interamente il Canada. La Francia dovette cedere anche alcune isole delle Antille caraibiche, tra cui la Guadalupa e la Martinica, nonché il Senegal e il Senegambia in Africa occidentale. Sul continente asiatico le acquisizioni inglesi risultarono ancora più consistenti, con la conquista di Calcutta, del Bengala e della regione del Bihar, della città di Pondichery e dell'intera regione del Deccan. Dalla Spagna l'Inghilterra ottenne la Florida.

    16. Guerra dei Sette anni La Prussia riuscì soltanto a salvare sé stessa e la Slesia. Invero, se l'obiettivo dell'alleanza franco-austriaca era quello dello smembramento della Prussia, l'aver mantenuto invece la propria integrità territoriale unitamente alla conferma del proprio status sovrano, non può certamente dirsi un risultato trascurabile, soprattutto se, accanto alla integrità territoriale, Federico II era riuscito a mantenere anche il possesso della Slesia. Altra grande sconfitta fu l'Imperatrice Maria Teresa che, dopo ben sette anni di guerre che avevano scosso le finanze di uno stato ben solido come l'Austria, dovette rassegnarsi alla definitiva perdita della Slesia, orientando la politica espansionistica dell'Austria verso altri territori come la Baviera ed i Balcani. L'alleanza tra la Francia e l'Austria venne comunque mantenuta e ulteriormente rafforzata ed ebbe il suo punto di massimo nel matrimonio, celebrato nel 1770, tra l'arciduchessa Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa, con il Delfino di Francia che sarebbe diventato Re con il nome di Luigi XVI. Questa alleanza costituì uno dei capisaldi della politica asburgica, che consentì un ventennio di pace in tutta l'Europa occidentale. Cosa che non poté dirsi, invece, per l'Europa orientale ove, di lì a poco, si sarebbe aperto un nuovo scenario di crisi sia per le contemporanee mire espansionistiche della Prussia, della Russia e dell'Austria sul regno più instabile del continente, la Polonia, e che avrebbe portato allo smembramento di quest'ultima, sia per l'aggressiva politica della zarina, che progettava un'espansione russa anche verso sud, sulle province balcaniche dell'Impero ottomano.

    17. Forte squilibrio e preponderanza delle maggiori potenze europee (1772-1790) Introduzione dei principi di sovranità nazionale, autodeterminazione dei popoli Ritorno dell’espansionismo russo: guerre russo-turche (1768-74 e 1787-92) si concludono con paci vantaggiose per la Russia ed estendono il controllo russo sull Crimea, Mare d’Azov e la sponda nord del Mar Nero Dissoluzione del regno di Polonia (Austria, Russia, Prussia) (1792-1800) La cesura rivoluzionaria Ordine franco-centrico (1800-1814) Modello “neocarolingio” (1805-1807) Blocco continentale e grande impero Il nuovo ordine europeo della Restaurazione (1815-30)

    18. Congresso di Vienna (1815) – codifica delle regole della diplomazia L' Europa del 1815, quella di Castelereagh, di Metternich e di Friedrich von Gentz rinvigorì, in un certo senso, il principio dell'equilibrio internazionale. Si avviò un primo grande progetto di “governo internazionale” che costituisse un tentativo di superamento dell’”anarchia” e della guerra; tanto che tra il 1814 e il 1815 Austria, Gran Bretagna, Prussia e Russia diedero vita ad una sorta di “governo congressuale”, poi definito concerto europeo (la Francia entrò in questo gruppo di paesi con la conferenza di Aquisgrana del 1818) A Vienna vennero definite e regolamentate le normative in materia di protocollo diplomatico e si approvò, su proposta britannica, una dichiarazione di condanna del traffico degli schiavi che però non vincolava ancora i firmatari alla cessazione di questo tipo tragico di commercio. Responsabilità collettiva delle grandi potenze nel governo delle relazioni internazionali e nel mantenimento dell’ordine

    19. Santa alleanza La nascita della Santa Alleanza, per il “bene del mondo”, alla quale aderirono quasi tutti gli stati europei, tranne lo stato pontificio e l’Impero Ottomano, si trasformò in una “federazione internazionale” guidata dalle grandi potenze europee con finalità vincolate al mantenimento della pace tra gli Stati e intrisa di retorica cristiana. Ma questo tentativo durò un decennio; in seguito fu sconfitto dal forte attrito politico tra Gran Bretagna e Russia. La Santa Alleanza non disponeva di una istituzione permanente, ma si appoggiava a due agenzie diplomatiche specializzate su singoli problemi e fenomeni sociali drammatici, come per esempio, il traffico degli schiavi.

    20. 1823-1914 Dal 1823, deterioramento del modello di concertazione sovranazionale Si consolida la prassi delle conferenze multilaterali – nuovi attori coinvolti (Conferenza di Verona 1822, sulla questione spagnola) Negli anni trenta del XIX secolo l’Europa era divisa in due blocchi diplomatici opposti: le potenze orientali, Austria, Prussia, Russia e il fronte “liberale, Gran Bretagna e Francia Elasticità e flessibilità del sistema delle alleanze mantenne la “pace” fino al 1854 e conservazione dell’equilibrio territoriale uscito da Vienna Problema Belgio: 1830 rivolte nelle province contro l’unione con l’Olanda

    21. 1815-1870 Ma l’arco di tempo tra il 1815 e il 1870 fissò l’apogeo del predominio britannico oltremare. Le parti dell’immenso impero commerciale come l’India che era regolamentata, più che governata, dalla British East Indian Company, almeno fino alla rivolta del 1857 quando venne introdotta su quel territorio un sistema amministrativo. In Cina il dominio verrà radicato istituzionalmente da due trattati di Nachino del 1842 e di Tientsin del 1858 che garantivano l’entrata dei beni attraverso diritti di extraterritorialità per alcuni porti. In Europa l’espansione coloniale interessava in fondo poco alle cancellerie e i primi decenni del XIX secolo segnarono una crisi in questo senso. La definitiva indipendenza dell’America spagnola (1822), la secessione del Brasile dal Portogallo avevano esaurito la sopravvivenza dei due imperi. Mentre la Russia incontrava problemi nella sue regioni orientali e nei domini austriaci crescevano le difficoltà nei Balcani la Francia era interamente attraversata da processi politico-istituzionali complessi di “tre rivoluzioni”. La conquista dell’Algeria nel 1830 come parte della politica di restaurazione di Carlo X portò ad una fase di instabilità dovuta anche alle incertezze organizzative nell’affrontare un conflitto di “guerriglia”. Quando l’Imperò crollò nel 1870 le ambizioni coloniali si raffreddarono anche per la scarso interesse politico del Parlamento.

    22. 1815-1870 I governi tedeschi avevano rivolto grande parte dell’attenzione politica verso il continente europeo, sui problemi dell’unificazione dello Stato e su quelli sociali; e in questo modo appoggiavono lo scarso interesse da parte dei settori economici più vicini alla borghesia imprenditoriale che non gradivano il drenaggio delle risorse economiche a favore delle avventure coloniali. In sostanza in una situazione in cui la popolazione europea aveva poco interesse per le questioni legate direttamente alle regioni extra-Europee, l’azione di intervento era relegata ai missionari. Gli Stati si limitavano spesso a definire e regolamentare i commerci privati e lo sviluppo economico, l’educazione e in qualche caso l’avanzamento tecnologico che potevano essere intrapresi anche con il sostegno significativo di società umanitarie, oltre naturalmente a quelle commerciali. La fondazione della Sierra Leone nel 1791 e della Liberia nel 1822 furono guidate da impulsi politici umanitari degli stati europei e dalla necessità di prevenzione contro la tratta degli schiavi, ormai vietata fortemente dalla Dichiarazione di Vienna del 1815 che autorizzava la Gran Bretagna a svolgere un ruolo di pattugliamento delle coste africane.

    23. Società della Pace Movimento pacifista del XIX secolo nasce negli anni Venti del secolo La prima campagna pacifista in Inghilterra fu lanciata contro il coinvolgimento della Gran Bretagna nella guerra contro la Francia (1793-1815) Sembra che le prime Peace Societies siano nate in America intorno al 1814 Society for Abolishing War, London Peace society (1816) La Société des Amis de la Morale Chrétienne (1821), Société de la Paix de Genève (1830) Il ruolo di Richard Cobden nella concretizzazione del movimento pacifista di metà secolo XIX – “radicalismo borghese” dell’ Anti-Corn Law League Tra il 1848 e il 1853, venne celebrata una serie di conferenze di pace: Bruxelles 1848, Parigi 1849, Francoforte 1850, Londra 1851, Manchester 1853 e Edinburgo 1853. 22 agosto 1849, Conferenza di Parigi, presieduta da Victor Hugo: arbitrato internazionale, generale simultaneo disarmamento, un “congress of nations”, international court, misure per facilitare le comunicazioni internazionali

    24. Pacifismo del XIX secolo I primi gruppi pacifisti si formarono nel periodo seguente il Congresso di Vienna e durante i 25 anni di guerre e rivoluzioni e soprattutto in quelle nazioni, prospere, in cui una certa tradizione di attivismo civile si era diffusa anche grazie ad una tolleranza per il dissenso politico e in cui vi furono rilevanti cambiamenti economici, finanziari e industriali. E' verso gli anni quaranta del secolo che viene a solidificarsi un nuovo concetto di internazionalismo a partire dalla formazione di movimenti e cross-national dissemination di persone, merci e cultura. Anche se, probabilmente, le prime Peace Societies si costituirono in America nel 1814 un primo tentativo di organizzazione pacifista si diffuse rapidamente in Inghilterra in seguito alle rimostranze contro la guerra con la Francia e soprattutto dopo due meetings di Londra del 1814 e 1815 in cui si pianificò una associazione per la pace. Nel giro di poco tempo si costituirono la Society for abolishing war, poi la Society for the promotion of permanent universal peace meglio conosciuta come Peace Society (1816) che rimarrà attiva per circa un secolo e diventando forse la più importante organizzazione del continente europeo. Negli Stati Uniti l’istituzione dell’American Peace Society avverrà solo nel 1828. A catena nacquero in Francia l'associazione operaia della pace, l'associazione internazionale d'arbitraggio e della pace e quella delle donne per la pace. Quindi tra il 1815 e il 1850, “il movimento pacifista” prese le mosse in Europa. La prima organizzazione europea nasce a Ginevra nel 1830 fondata da Jean Jacques Sellon, ma a stento sopravvisse alla sua morte.

    25. La dottrina Monroe (1823) Viene a definirsi da un messaggio inviato al Congresso dal presidente americano Monroe il 2 dicembre 1823, in cui si affermava che gli Stati Uniti non verrebbero più tollerati interventi degli stati europei nel continente americano e si riservavano di esercitare un controllo su tale continente Da questa “dottrina” discese la politica statunitense di controllo del continente americano, nonché il “panamericanismo”, cioè la tendenza degli Stati americani a ritenersi vincolati da un diritto internazionale “speciale”, a carattere regionale, a creare unioni di Stati a carattere regionale come l’Unione internazionale delle repubbliche americane, istituita a Washington nel 1890 evolutasi poi nell’Organizzazione degli Stati Americani (attualmente esistente”

    26. Stipulazione dei trattati internazionali Il passaggio degli Stati europei dalle monarchie assolute alle monarchie costituzionali ha segnato anche il passaggio dall’obbligatorietà alla facoltatività della ratifica statale, e dallo jus repraesentationis omnimnode del sovrano, inteso nel senso della sua competenza illimitata a stipulare trattati, al potere delle assemblee parlamentari di controllare se i trattati conclusi dal Capo dello stato fossero compatibili con le norme costituzionali

    27. Arbitrati Tra il 1851 e il 1875 i casi di arbitraggio furono un centinaio e quasi il doppio, 199, tra il 1876 e il 1900, per poi assestarsi sul numero di 149 tra il 1901 e il 1914 Il caso Portendick del 1843 (Gran Bretagna vs Francia)- condotto dall’azione arbitrale del re di Prussia - condannò la Francia, rea di mancata notificazione del blocco commerciale causato dal conflitto bellico, a rimborsare alcuni mercanti inglesi per danneggiamento economico. Quindi, se prima degli anni Quaranta dell’Ottocento i trattati internazionali erano quasi sconosciuti, poi vennero spesso sottoposti ad arbitrati Solo nella seconda metà dell'Ottocento prenderà corpo un’accelerazione degli arbitrati, soprattutto su alcune questioni specifiche di conflitto tra stati. Questa fase di passaggio, irrobustitasi a cominciare dagli anni settanta del secolo, si concretizzò anche nella partecipazione alla redazione degli arbitrati internazionali di alcuni networks transnazionali di esperti Nonostante aumentassero le richieste in sedi istituzionali rilevanti di costituzione di una corte internazionale, provenienti da numerosi settori delle società europee, gli stati occidentali preferivano, per ovvie opportunità politiche, agire all'interno di un quadro di risoluzione dei conflitti vincolato allo strumento del trattato gestito da un arbitrato internazionale.

    28. Guerra di Crimea Questo evento bellico ebbe importanti sviluppi diplomatici, nonostante la perdita, ormai insostenibile per l’opinione pubblica, molto elevata di soldati da entrambe le parti. Conferenze di Vienna sulla base di quattro punti elaborati dalle potenze nel 1854: 1) sostituire il protettorato russo sui principati con una garanzia europea, 2) rendere libera la navigazione sul Danubio, 3) rivedere la convenzione degli stretti del 1841, 4) abbandono da parte dei russi delle pretese di protettorato sui sudditi cristiani della Turchia I primi due punti furono accettati dai russi col ritiro dai principati e il quarto era stato accettato con la nota da Vienna, la crisi bellica si scatenò sul terzo punto, cioè sulla questione della presenza navale russa Conferenza di Pace di Parigi: riconoscimento della Sublime Porta ai vantaggi del diritto pubblico e del concerto europeo e rispetto, ormai formalizzato del rispetto da parte della grandi potenze del territorio dell’Impero Ottomano

    29. Trattato Cobden Trattato franco-britannico del 1860 bilaterale di commercio che contemplava il libero commercio e la riduzione dei dazi doganali. Prevedeva, inoltre, anche diritti personali e patrimoniali dei cittadini degli Stati contraenti, tra i quali il diritto di ingresso e di soggiorno, il diritto di commercio e di stabilimento, il diritto ad untrattamento fiscale non discriminatorio, il diritto di accesso ai tribunali, il diritto di culto e l’esenzione dal servizio militare

    30. 1850 e 1914 - Il sistema delle conferenze Fra 1850 e 1914 vengono organizzate più di cento conferenze – in questo lungo periodo: guerra di Crimea e Trattato di Parigi del 1856, la grande crisi balcanica e il trattato di Santo Stefano e i congressi di Berlino del 1878 sulla “Questione d’Oriente”, e quello del 1884-85 sulla spartizione coloniale dell’Africa, la guerra russo-giapponese e il trattato di Portsmounth del 1905. Crescente propensione alla codificazione di norme internazionali che rispondeva alla complessa iterazione tra Stati

    31. Codificazione del diritto internazionale La codificazione iniziò con il settore del diritto internazionale bellico e umanitario Convenzione di Ginevra del 22 agosto 1864 per il miglioramento delle condizioni dei militari feriti in guerra (La convenzione venne ispirata dalle esperienze di un uomo d'affari svizzero, Henri Dunant, che testimoniò alle sofferenze di 40.000 soldati feriti durante la sanguinosa battaglia che contrappose l'esercito Franco-Piemontese e quello Austriaco nei pressi di Solferino. All'epoca non esistevano meccanismi per accordare tregue e recuperare i feriti, che venivano solitamente lasciati a morire a causa delle ferite o della sete. Nel 1864, questo comitato raccolse i rappresentanti di 16 stati europei che adottarono la Prima convenzione di Ginevra, un trattato disegnato per salvare delle vite, per alleviare la sofferenza del personale militare ferito o ammalato, e per proteggere i civili che portano soccorso). Ripresa dalle Quattro Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 sulle vittime di guerra Dichiarazione di Parigi del 16 aprile 1856 sul diritto marino Dichiarazione di San Pietroburgo del 29 novembre-11 dicembre 1868 (sulle armi belliche vietate) Tre convenzioni dell’Aja del 29 luglio 1899 Tredici Convenzioni dell’Aja del 18 ottobre 1907 sulla condotta delle ostilità con riguardo alla guerra terrestre e alla guerra marittima

    32. Nel 1874 in seguito alle drammatiche situazioni della guerra di successione americana e di quella franco-prussiana, fu fondata a Parigi la Società per il miglioramento delle condizioni dei prigionieri di guerra, sotto la presidenza del generale co. di Houdeletot. La società sottopose a molti governi europei una bozza di regolamento internazionale. Sin dal 1868 il governo dello Zar aveva già studiato un disegno di convenzione internazionale, composta da settanta articoli, per regolare lo stato di guerra e fermare gli orrori, precisando i diritti e i doveri degli eserciti. Questa convenzione venne esaminata il 27 luglio del 1874, durante la Conferenza di Bruxelles, dai rappresentanti degli stati europei, senza la presenza dei rappresentanti degli Stati Uniti.

    33. Costruzione del diritto internazionale Sul versante del diritto internazionale penale furono le battaglie cruente nell'Italia austriaca e in seguito, la brutalità della guerra Franco-prussiana (1870-1871) a rendere sempre più inaccettabili i crimini commessi durante lo scontro militare ed a mostrare la necessità di un tribunale internazionale penale contro i crimini. Era arrivato probabilmente a compimento in quel momento una tappa del processo di costruzione della “società internazionale”. Esisteva un diritto internazionale, perché esisteva appunto una società internazionale ubi societas ibi jus. Da questi fatti bellici scaturirono una serie di Risoluzioni, Convenzioni, Conferenze che potenziarono il tentativo di codificazione del diritto bellico almeno fino alla conferenza internazionale di Bruxelles del 1874, dalla quale uscì un documento finale che, insieme al Manuale delle leggi e degli usi della guerra su terra ripreso dall'Institute of International Law a Oxford nel 1880, costituì un riferimento per il confronto svolto all'Aia, durante la conferenza di pace. Nel 1872, Gustav Moynier, uno dei fondatori della Croce Rossa, in seguito anche alle risoluzioni della convenzione internazionale di Ginevra del 1854 e di San Pietroburgo del 1868, propose l’istituzione di una corte permanente che intervenisse non solo sui conflitti tra Stati, ma che avesse il potere di intervenire contro i crimini internazionali, di “nature universelle”. L’obiettivo era quello di ridurre il più possibile la violenza della guerra e di vietare l’uso di armi contrarie alle leggi e all’umanità. Nello stesso anno il Tribunale d’arbitrato di Ginevra, incaricato di dare esecuzione al Trattato di Washington tra Stati Uniti e Inghilterra, obbligava quest’ultima ad un risarcimento considerevole, dimostrò definitivamente al continente europeo che ci poteva essere una forma di risoluzione delle contese tra stati imperniata intorno ad alcune istituzioni sovranazionali; e soprattutto che l’arbitrato tornava ad essere al centro dell’attenzione delle cancellerie occidentali

    34. Internazionalismo liberale Sapienza economica Cultura tecnologica Moralismo religioso Uno dei risultati più clamorosi del movimento di intellettuali liberali-pacifisti è: Dichiarazione di Parigi del 1856 in cui vengono riconosciuti da parte delle grandi Potenze navali i diritti degli Stati neutrali nella guerra sul mare. Laveleye (Des causes actuelles de guerre en Europe et de l’arbitrage) indica in nove punti il progetto liberal-pacifista: 1) diminuzione dei diritti di importazione, 2) riduzione delle tariffe di trasporto e di comunicazione postale, 3) adozione di un sistema monetario di pesi e misure e di leggi commerciali il più possibile uniformi, 4) la concessione agli stranieri degli stesso diritti civili dei nazionali, 5) insegnamento delle lingue straniere e della geografia, 6) propagazione del pacifismo, 7) il consolidamento della rappresentanza politica a spese del potere esecutivo, 8) internazionalizzazione del capitale, 9) mobilitazione del clero contro la guerra. A questo si aggiungeva la battaglia per l’affermazione di un codice di leggi internazionali che doveva essere l’architrave della pace tra gli Stati.

    35. Internazionale dei professori L'assemblea dell'Association internationale pour le progrès des sciences sociales, tenutasi a Bruxelles nel settembre del 1862 fu il luogo d'incontro di tre giuristi che in seguito condizioneranno la storia del diritto internazionale: Gustave Rolin-Jaequemyns, Tobias Asser e John Westlake. Il loro sodalizio diede vita ad una rivista Revue de droit international et législation comparé non più di ispirazione “groziana” e dalla tradizione dell' “European Public Law”. La Revue si batteva per l'estinzione degli arbitrati internazionali e per introdurre leggi sul lavoro minorile, per una riforma della legislazione penale, sociale e di pubblica assistenza. Questa generazione di giuristi non parlava più il linguaggio del giusnaturalismo, considerato retorico e vecchio e legato alla rivoluzione francese, ma il linguaggio della cultura cosmopolita e soprattutto delle riforme liberali attuate in diversi parti d'Europa. Il diritto internazionale nacque e si consolidò nelle università, se si può dire così, agli inizi degli anni sessanta dell'ottocento. Il primo meeting dell' Institut de droit international – che raccoglieva undici “international lawyers” - si tenne a Ghent, prima di trasferirsi a Ginevra, nel settembre del 1873 sotto la prima presidenza di Pasquale Mancini e gettò le basi per l'individuazione di un luogo di discussione, ma di certo non ebbe la forza di costruire un percorso verso l'affermazione della coscience juridique du monde civilisé, come si aspettavano gli organizzatori

    36. Peace Societies 1867 Lega della Pace e della Libertà fondata a Ginevra, influenzata dal socialismo utopico di Owen e Fourier e Saint Simon. Questa associazione pubblicava una rivista, gli “Stati Uniti d’Europa” Gli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento costituiscono la fase di maggior espansione delle Peace Societies (toccarono i tremila attivisti europei e nord americani) e di costruzione di un transnational network tanto che nel 1892 venne istituito un International Peace Bureau a Berna che avesse la funzione di coordinare le varie anime del movimento pacifista Bureau de l’union interparlamentaire nel 1892

    37. Primi enti, commissioni e organizzazioni internazionali Le prime “istituzioni” internazionali dotate di poteri normativi (emanazione di regolamenti di navigazione), amministrativo-esecutivi (deliberazione ed esecuzione di lavori, polizia) e anche giurisdizionali (decisione di controversie civili in materia di navigazione e competenza penale sulle violazioni dei regolamenti di navigazione) sugli individui che operavano la navigazione nei fiumi di rispettiva competenza in totale indipendenza dalla Stato territoriale Nel 1815 venne creato un ente preposto a vigilare sulle attività di navigazione e trasporto merci sul fiume Reno (creato con il Trattato tra la Francia e il Sacro Impero del 15 aprile 1804) e divenuto poi Commissione per la Navigazione del Reno con il trattato di Vienna Commissione europea del Danubio creata con il Trattato di Parigi del 30 marzo 1856 Commissione internazionale del Danubio istituita dal Trattato di Versailles del 28 giugno 1919 Commissione dell’Elba e Commissione dell’Oder furono istituite anch’esse con il Trattato di Versailles (artt. 340 e 341) La prima organizzazione internazionale può essere identificata nell’Unione telegrafica int. del 1865, nata da accordi diplomatici tra venti Stati Croce rossa 1863 (Conferenze internazionali di Ginevra del 1864) Unione postale generale 1874 Ufficio internazionale dei pesi e delle misure 1875

    38. Clausola Calvo Il giurista Carlo Calvo (1824-1906) tentò di limitare le pretese degli Stati nazionali dei cittadini stranieri sostenendo che le controversie tra lo Stato e gli stranieri dovessero rientrare nella esclusiva competenza dei tribunali locali. In applicazione di tale principio venne inserita nei contratti di concessione stipulati dagli stati con i cittadini o società straniere una clausola – la clausola Calvo – con la quale lo straniero rinunciava alla protezione diplomatica del suo Stato nazionale e si sottoponeva, in caso di controversia, alla giurisdizione dei tribunali locali. Tuttavia la clausola, come ha ribadito la giurisprudenza arbitrale successiva riguardo alla soluzione delle controversie tra Stati e presone fisiche o giuridiche straniere, non poteva avere l’effetto di impedire la protezione diplomatica dello Stato nazionale dello straniero dal momento che il diritto alla protezione diplomatica non è dell’individuo, il quale non può giuridicamente rinunciare a qualcosa che non ha, bensì del suo Stato nazionale. La clausola non è opponibile allo Stato nazionale dello straniero come una “ sua” rinuncia alla protezione diplomatica

    39. 1870-1914 Periodo di massima diffusione sociale del discorso sulla Pace Internazionalismi Giuridico di stampo liberale Pacifista Socialista Processo di globalizzazione tratti comuni negli scambi internazionali e nell’integrazione. Questa fase si contraddistingue per una direzione dei flussi commerciali e finanziari Nord –Sud: innovazione tecnologica, innovazioni nei trasporti marittimi e ferroviari, apertura del Canale di Suez nel 1869, introduzione del servizio telegrafico transatlantico, riduzione dei costi delle comunicazioni Dal ‘75 al ‘95 Lunga depressione Negli anno ‘80, sconfitta quasi generalizzata del liberoscambismo che non condusse però ad una riduzione radicale delle quantità e dei valori commerciati Dal ‘95 al ’15 “Second Industrial Revolution Growth Era”

    40. Trattato di Washington del 1871 tra Stati Uniti e Gran Bretagna, in merito alla richiesta d'indennità a favore dello stato dell'Alabama per la violazione da parte dell'Inghilterra dei doveri imposti agli stati neutrali. All'articolo 1 viene istituito un tribunale d'arbitrato con sede a Ginevra, composto da 5 membri: il presidente degli Stati Uniti, la regina d'Inghilterra, il re d'Italia, il presidente della Confederazione Svizzera e l'imperatore del Brasile. Questi membri potevano poi nominare ognuno un altro membro del tribunale. Ma ci sono anche casi analoghi per la scelta dello strumento arbitrato come quello del trattato tra Stati Uniti e Gran Bretagna sul Golfo di San Juan, arbitrato dall'imperatore Guglielmo di Germania, e quello del trattato tra Gran Bretagna e Portogallo, arbitrato da M. Thiers, presidente della Repubblica francese.

    41. Tutte le Convenzioni di codificazione del diritto internazionale bellico della seconda metà del XIX secolo e del primo decennio del XX secolo si fondano sulla distinzione, ispirata alla concezione della guerra risalente a J.J. Rousseau tra combattenti e civili: il combattente deve essere un organo dello Stato belligerante o comunque deve essere inquadrabile nell’organizzazione di una Stato (membri delle forze armate, milizie e corpi volontari), regolari e irregolari. Purché: 1) abbiano un comando responsabile, 2) portino apertamente un segno distintivo fisso riconoscibile a distanza, 3) portino apertamente le armi, 4) rispettino le leggi e gli usi di guerra. Vi rientra anche la popolazione di un territorio che prenda spontaneamente le armi per combattere le truppe di invasione Il combattente ha diritto, se catturato, al trattamento di prigioniero di guerra a meno che non risulti una spia o un sabotatore Sono vietate le armi in grado di causare “mali superflui” o “sofferenze inutili” Le guerre civili rimangono nel “dominio riservato dello Stato” in cui l’insurrezione abbia luogo e i responsabili sono assoggettati al diritto penale di tale Stato, a ameno che lo Stato non abbia effettuato un “riconoscimento di belligeranza” nei loro confronti Tutte le Convenzioni contengono la clausola si omnes: la loro applicazione è permessa solo se tutti gli Stati in conflitto ne siano parti contraenti Le Convenzioni non si applicano neppure agli Stati contraenti belligeranti, qualora nel conflitto non si trovino coinvolti anche tutti gli altri Stati contraenti La loro applicazione, quindi, è piuttosto rara

    42. Alla fine del XIX secolo Verso la fine dell’800 la “società internazionale” europea si avvolse in una spirale di contrapposizioni nazionalistiche a carattere ormai apertamente “imperiale” Gli statisti europei cercarono di affrontarla con alleanza e intese che si sedimentarono lentamente fino a costituire due veri e propri blocchi contrapposti tra le grandi potenze continentali Una nuova fase di vigorosa espansione economica e produttiva dell’Europa si innestò su queste rivalità nazionali La crescita sostenuta del commercio internazionale si trasformò in elemento fondamentale della competizione di potenza Sviluppo di nuove tecnologie militari e ampliamento degli armamenti a cominciare dal rafforzamento delle flotte da guerra Crisi radicale dell’ottimismo sul progresso e sul miglioramento dei rapporti tra i “popoli” Apparizione sulla scena delle potenze americana e giapponese tolse definitivamente l’esclusiva delle relazioni mondiali all’Europa

    43. Alla fine del XIX secolo Scoppio delle prime rivoluzioni nazionalistiche antieuropee in molti paesi dipendenti La gara imperialistica tra le potenze europee contribuì a ridurre ulteriormente la fiducia in un tessuto internazionale comune da salvaguardare in modo consensuale (frantumazione dell’equilibrio continentale. Equilibrio tra imperi mondiali Precipitare dei contrasti all’interno dell’Europa innescati dalla polveriera balcanica

    44. Alla fine del XIX secolo Età dell’imperialismo La politica e l’economia si erano fuse La rivalità politica internazionale si modellava sulla crescita e la competizione economica Processi “illimitati” Relativo declino della Gran Bretagna e progresso degli Stati Uniti e soprattutto della Germania Fallimento dell’Internazionale socialista e liberale

    45. La prima conferenza dell'Aia si tenne nel 1899 in una villa la Huis ten Bosch, nel capoluogo olandese per iniziativa dello zar Nicola II. Vi parteciparono 101 rappresentanti di 26 paesi, che discussero sulla necessità di limitare lo sviluppo delle tecnologie belliche e di migliorare le condizioni di vita nei loro paesi (mantenimento della pace, la riduzione degli armamenti e la regolamentazione della guerra). In quella sede, vennero approvate tre convenzioni. La prima prevedeva l’istituzione di un foro (o tribunale) internazionale per la risoluzione pacifica dei conflitti cui fu dato il nome di Corte permanente d’arbitrato (o Tribunale dell’Aia), la seconda e la terza stabilivano leggi di guerra tese a diminuire le sofferenze causate dagli eventi bellici: veniva, ad esempio, vietato l’uso dei gas, dei proiettili a espansione (dumdum) e il bombardamento aereo per mezzo di palloni aerostatici o altri mezzi. La conferenza si rivelò un fallimento, sia sotto il profilo della limitazione agli armamenti, sia per quanto riguarda l’uso degli arbitrati nella soluzione dei conflitti: le maggiori potenze lo considerarono infatti un’inaccettabile limitazione alla propria sovranità. Tuttavia, rimane come uno dei più importanti tentativi moderni di risolvere problemi mondiali mediante conferenze multilaterali. Conferenze di pace de L’Aia 1899-1907

    46. Conferenza de L’ Aia 1907 La Conferenza del 1907 fu fortemente voluta dal presidente americano Theodore Roosvelt nel 1904, quando con una nota si rivolse a tutte le potenze firmatarie del 1899, sollecitando la riunione di un’altra conferenza. A questa seconda conferenza furono invitati anche gli stati del Sud America e venne raggiunto il numero di 44. Alla fine vennero approvate tredici convenzioni: vennero stabiliti nuovi principi in merito ai diritti e doveri degli stati neutrali in un conflitto, al bombardamento navale, all’uso delle mine subacquee e alla trasformazione di navi mercantili in navi militari Approccio multilaterale alla pace. I delegati statunitensi evitarono alleanza vincolanti e si opposero al disarmo, mentre erano favorevoli all’estensione dell’arbitrato e al rafforzamento dei diritti e doveri dei “neutrali” in tempo di guerra. I francesi erano favorevoli parimenti all’arbitrato obbligatorio, mentre i tedeschi si opposero a una proposta per un trattato permanente di arbitrato. Gli inglesi caldeggiavano una maggiore protezione dei diritti dei neutrali in guerra. La conferenza ricordò ai governi di considerare il problema degli armamenti Istituita Corte internazionale d’appello per cause di navi catturate durante una guerra in sostituzione delle corti nazionali

    47. Corte permanente d’Arbitrato La Société française pour l'arbitrage entre nations precorse la formazione della PCA Nel 1896 il Bar Association of the State of New York chiese ufficialmente al presidente degli Stati Uniti, Grover Cleveland, di predisporre l’organizzazione di una Permanent International Court che fosse composta da 9 giudici designati dalle Corti Supreme delle Nazioni tra i loro giudici. Poi, l’esperienza del Tribunale di Ginevra riguardo ad alcuni arbitraggi legati ai problemi finanziari dello Tzar Nicola II dimostrò al continente europeo che ci poteva essere una forma di risoluzione delle contese tra stati imperniata intorno ad alcune istituzioni sovranazionali. La PCA doveva fornire agli Stati e alle organizzazioni internazionali una serie di “servizi” giudiziari per la regolamentazione dei conflitti: inchieste, negoziazioni e vari tipi di arbitrato

    48. Corte Permanente d’arbitrato La Corte si componeva di tre organismi, una lista dei membri, un Bureau, ufficio, internazionale e un Consiglio amministrativo. I giudici dovevamo essere personalità proposte dagli stati, ogni stato può designare quattro membri che dovranno avere una competenza riconosciuta nelle questioni di diritto internazionale e della più alta riconoscibilità morale, disponibili ad accettare le funzioni di arbitro. Durante i primi anni i membri erano circa 75, poi arrivarono fino a 150. Nel corso dei 33 anni il numero totale dei membri è stato di 450, di cui soltanto 29 furono giudici veri e propri “di arbitraggio”. L’ufficio era stabilito all’Aia e si componeva di un segretario generale che possedeva lo stesso rango di “Ministre–résident” e dal 1933 furono aggiunti un secondo segretario e tre funzionari subalterni. (La nazionalità di questi funzionari fu sempre olandese). Secondo le funzioni stabilite dalla Convenzione (art.15), il segretario aveva le funzioni di notaio nelle commissioni di inchiesta celebrate all’Aia; ed era il segretario generale anche dei tribunali creati all’interno del quadro della Corte, come quelli speciali che si riunivano all’Aia. Il consiglio amministrativo era composto dal Ministro degli affari stranieri dei Paesi Bassi, che ne era presidente, e dai rappresentati degli stati accreditati all’Aia. Questo Consiglio ricopriva le funzioni di controllo del Bureau internazionale – Reglement d’Ordre, R. pour le Bureau.

    49. Conferenza di pace de L’Aia 1907 Nel 1907, la carta conclusiva della conferenza (97 articoli, rispetto ai 61 della Convenzione precedente), rafforzò, in parte, la fondazione della Corte permanente d’arbitrato. Secondo i termini dell’art. 41 della Convenzione del 1907, “le potenze che contraggono l’accordo”, 45 stati, si erano impegnate a mantenere la Corte definita dalla Convenzione precedente La Corte delle “prese” La Cour des prises est incontestablement une cour de droits de gens; elle n’emprunte ni son caractère ni ses règles aux simplex ordonnances nationales d’un pays donné” che era poi la posizione di Lord Stowell; la “dottrina americana” aggiungeva che in mancanza di istruzioni le competenze e le regole della corte erano da intendersi quelle del droit public et de la pratique des nations.

    50. Dalla prima conferenza alla seconda, furono istituiti l’Institute of International Law e l’Inter-Parliamentary Union. Quindi, nonostante il dinamismo diplomatico del presidente Theodore Roosvelt per una risoluzione della guerra Russo-Giapponese del 1905 - (ben 120 arbitraggi generali tra il 1900-1914), la Seconda conferenza dell’Aia non approdò ad un accordo multilaterale generale che affermasse l’obbligatorietà del ricorso all’arbitrato nei casi di controversie tra gli Stati firmatari dell’accordo. Infatti Austria e Germania erano meno disponibili, rispetto a Gran Bretagna e Stati Uniti a sottoporsi a un tribunale d’arbitrato che valutasse alcune controversie.

    51. Pacifismo Il movimento pacifista si muove contemporaneamente sull’individuazione di proposte pratiche per i governi e la diplomazia internazionale e sulla costruzione di un’ideologia sovranazionale incentrata sul ripudio della violenza offensiva e dell’idea cara al socialdarwinismo di una natura umana egoista e classificabile in stadi di sviluppo e civiltà. La sua influenza pratica sul nazionalismo e il socialismo è assai scarsa, anche se rispetto ad alcuni tempi come le riforme nei possedimenti coloniali è l’unica voce. Le divisioni interne al movimento si accentuano quando le urgenze della questione sociale spingono una parte a stringere legami più solidi con il socialismo (che vedeva con preoccupazione la corsa agli armamenti) Lucien Le Foyer prende la guida del movimento pacifista francese nel mezzo delle guerre balcaniche

    52. Dottrina Drago (1902) Enunciata dal ministro degli esteri argentino Lui María Drago (1859-1921), di fronte all’imposizione al Venezuela di un blocco navale da parte di alcuni stati europei, Gran Bretagna, Germania e Italia, come misura per ottenere il pagamento di debiti vantati dai propri cittadini che avevano subito danni nel periodo 1898-1900, mentre era in corso in Venezuela la guerra civile. Il ministro Drago inviò una nota agli Stati Uniti sostenendo che il blocco navale era contrario alla dottrina Monroe e che in ogni caso non potesse ammettersi un intervento militare soltanto per recuperare crediti contrattuali. La risposta degli Stati Uniti ( attraverso il Segretario di stato P. Hay) del 1903 respingeva la dottrina Drago precisando che gli Stati latino-americabi fossero tenuti a mantenere l’ordine nel proprio territorio e ad adempiere agli obblighi nei confronti degli stranieri. La questione venne riprese anche dalla Conferenza dell’Aja del 1907.

    53. Conferenza di pace di Parigi 1919 La Conferenza di pace di Parigi del 1919 fu una conferenza internazionale, organizzata dai vincitori della Prima guerra mondiale per negoziare i trattati di pace tra gli Alleati e le potenze ad esse associate, e le Potenze Centrali loro avversarie. La conferenza si aprì il 18 gennaio 1919 e durò fino al 21 gennaio 1920, con alcuni intervalli. Da questi trattati la mappa d'Europa uscì completamente ridefinita in base al principio della "nazionalità", introdotto dal presidente degli Stati Uniti d'America Woodrow Wilson (i14 punti), nel tentativo, in seguito rivelatosi fallimentare, di riorganizzare su base etnica gli equilibri del continente europeo. Nel tentativo di creare, sulle ceneri degli imperi multietnici di Austria-Ungheria e Sublime Porta, stati "etnicamente omogenei", vennero creati ex novo stati quali la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e la Romania, destinati ad alimentare nuove tensioni ed instabilità, oltre ad esodi e stermini di popoli e nazioni (dagli ebrei ai tedeschi, dagli ungheresi ai greci).Viene inoltre fissata in questo periodo la caduta di alcuni degli Imperi (Austria-Ungheria,Impero ottomano,Impero Russo,Impero Tedesco) che sarebbero stati seguiti da molti altri (ad es. quello Cinese)nella prima metà del XX secolo.

    54. Conferenza di Parigi I seguenti trattati vennero preparati alla conferenza di pace di Parigi: Germania (Trattato di Versailles 28 giugno 1919), Austria (Trattato di Saint-Germain, 10 settembre 1919), Bulgaria (Trattato di Neuilly, 27 novembre 1919), Ungheria (Trattato di Trianon, 4 giugno 1920), Palestina (Accordo Faisal-Weizmann, 3 gennaio 1919), Impero Ottomano (Trattato di Sèvres 10 agosto 1920 successivamente rivisto dal Trattato di Losanna, 24 luglio1923. I trattati di pace di Parigi, assieme agli accordi della Conferenza navale di Washington del 1921-1922, gettarono le fondamenta del cosiddetto "sistema Versailles-Washington". Il ridisegno della mappa mondiale portato avanti in queste conferenze, diede luogo ad una serie di contraddittori internazionali, che sarebbero diventati una delle cause della Seconda guerra mondiale. La decisione di creare la Società delle Nazioni e l'approvazione del suo statuto, si svolse durante questa conferenza. I "tre grandi": David Lloyd George per il Regno Unito, Georges Clemenceau per la Francia e Woodrow Wilson per gli Stati Uniti, svolsero un ruolo predominante nella conferenza e ne predeterminarono gli esiti nel corso dei loro negoziati segreti.

    55. L'accordo di Sykes-Picot e il Medio Oriente L'accordo di Sykes-Picot del 16 maggio 1916 fu stipulato fra i governi della Gran Bretagna e della Francia per definire segretamente, dopo la fine della prima guerra mondiale, le loro rispettive sfere d' influenza e di controllo sul Medio Oriente, in particolar modo sui territori fra la Siria e l'Iraq. L'accordo fu negoziato nel novembre 1915 dal diplomatico francese François Georges Picot e dal rispettivo britannico Mark Sykes. Alla Gran Bretagna fu assegnato il controllo delle zone comprendenti approssimativamente la Giordania, l'Iraq ed una piccola area intorno ad Haifa. Alla Francia fu assegnato il controllo della zona sud-est della Turchia, la parte settentrionale dell'Iraq, la Siria ed il Libano. La zona che successivamente venne riconosciuta come Palestina doveva essere destinata ad un' amministrazione internazionale coinvolgente la Russia e altre potenze.

    57. 16 maggio 1916 - I governi francese e britannico concordano: Che Francia e Gran Bretagna sono pronti a riconoscere e proteggere uno Stato arabo indipendente o una confederazione di Stati arabi sotto la sovranità di un capo arabo.Che nell’area A la Francia e nell’area B la Gran Bretagna avranno la preminenza su diritti d’impresa e sui prestiti locali. Che nell’area A solo la Francia e nell’area B solo la Gran Bretagna potranno fornire consiglieri o funzionari stranieri in caso di richiesta da parte di uno Stato arabo o di una confederazione di Stati arabi. Che nella zona blu alla Francia e nella zona rossa alla Gran Bretagna verrà permesso di istituire un controllo o un’amministrazione diretta od indiretta a loro piacimento e a seconda se ciò possa armonizzarsi con uno Stato arabo o una confederazione di Stati arabi Che nella zona marrone potrà essere istituita un’amministrazione internazionale la cui forma dovrà essere decisa dopo essersi consultati con la Russia ed in seguito con gli altri alleati ed i rappresentanti dello sceriffo della Mecca. Che alla Gran Bretagna verranno concessi i porti di Haifa e San Giovanni d'Acri e garantito lo sfruttamento delle acque dei fiumi Tigri ed Eufrate; per l’area B da parte sua il governo di Sua Maestà si impegna a non aprire negoziati per la cessione di Cipro a favore di potenze terze senza il previo consenso del governo francese

    58. Che Alessandretta sarà un porto aperto nei confronti dei commerci dell’impero britannico e che non ci saranno discriminazioni a proposito di tasse portuali o strutture nei confronti di navi o merci britanniche; che ci sarà libertà di transito per le merci britanniche attraverso Alessandretta su ferrovia attraverso la zona blu o tra l’area B e l’area A; e che non ci sarà alcuna discriminazione diretta od indiretta contro le merci britanniche sulle ferrovie o contro le merci e le navi britanniche in qualunque porto delle aree suddette. Che Haifa sarà un porto aperto nei confronti dei commerci della Francia, i suoi dominion e protettorati, e non ci saranno discriminazioni a proposito di tasse portuali o strutturi nei confronti delle navi o delle merci francesi. Che ci sarà libertà di transito per le merci francesi attraverso Haifa e su ferrovia attraverso la zona marrone qualora tali merci siano destinate o provengano dalla zona blu, dall’area A o dalla area B e non ci sarà alcuna discriminazione diretta od indiretta contro le merci francesi sulle ferrovie o contro le merci e le navi francesi in qualunque porto delle zone suddette. Che nell’area A la ferrovia di Baghdad non verrà estesa verso sud oltre Mosul e nell’area B verso nord non oltre Samara fino al completamento della ferrovia che collega Baghdad ed Aleppo passando per la valle dell’Eufrate e successivamente previo accordo dei due governi. Che la Gran Bretagna ha il diritto di costruire, amministrare ed essere la sola proprietaria di una ferrovia che colleghi Haifa con l’area B e che ha il diritto di trasportare truppe lungo questa linea in ogni momento. I due governi concordano sul fatto che lo scopo di questa ferrovia è di facilitare il collegamento ferroviario tra Baghdad e Haifa e concordano inoltre che, nel caso in cui problemi tecnici o le spese che si dovrebbero sostenere per realizzare questa linea di collegamento attraverso la sola zona marrone possano rendere impraticabile questo progetto, il governo francese dovrebbe essere pronto a considerare che la linea in questione potrebbe attraversare anche Polgon, Banias, Keis Marib, Salkhad e Otsda Mesmie prima di raggiungere l’area B. Per un periodo di venti anni l’esistente tariffa doganale turca rimarrà in vigore nelle zone blu e rosse e anche nelle aree A e B e nessuna tariffa verrà aumentata né ci sarà una conversione da una tassa ad valorem a tariffe specifiche senza previo accordo tra le due potenze. Non ci saranno barriere doganali interne tra le suddette aree. Le tasse sulle merci destinati verso l’interno verranno riscosse al porto d’entrata e consegnate all’amministrazione dell’area di destinazione.

    59. Il governo francese non parteciperà mai a negoziati per la cessione dei suoi diritti e non cederà tali diritti sulla zona blu a qualunque potenza terza, tranne lo Stato arabo o la confederazione di Stati arabi, senza il previo consenso del governo di Sua Maestà che, da parte sua, si impegna allo stesso modo nei confronti del governo francese a proposito della zona rossa. I governi britannico e francese, in qualità di protettori dello Stato arabo concordano che non acquisiranno e non consentiranno ad una potenza terza di acquisire possedimenti territoriali nella penisola arabica né consentiranno ad una potenza terza di installare una base navale sulla costa orientale o sulle isole del Mar Rosso. Ciò, tuttavia, non impedisce eventuali ritocchi della frontiera di Aden che si potrebbero rendere necessari come conseguenza dell’aggressione turca. I negoziati con gli arabi a proposito dei confini dello Stato arabo continueranno a seguire gli stessi canali di sempre da parte delle due potenze Alcune misure per controllare l’importazione di armi all’interno dei territori arabi devono essere analizzate dai due governi.

    60. Trattato di Versailles 1919 Il Trattato prevedeva la posta in stato d’accusa da parte di un tribunale speciale dell’imperatore Guglielmo II per le sue responsabilità negli eventi che avevano condotto al conflitto mondiale e per le violazioni del diritto bellico nella condotta delle ostilità e aveva stabilito che fosse presentata una richiesta d’estradizione da parte delle potenze alleate al Governo dei Paesi Bassi dove il Kaiser si era rifugiato, atto che venne formalizzato il 16 gennaio 1920. Il governo olandese rispose negando la richiesta di consegna del Kaiser al Consiglio supremo degli Alleati in quanto il Trattato di Versailles non creava obbligo a carico dei Paesi Bassi, stato neutrale ed estraneo al Trattato.

    61. La Società delle nazioni La prima organizzazione internazionale a vocazione universale è la Società delle nazioni (League of Nations) che nasce nel 1919 per volontà politica del presidente americano W. Wilson Artt. 12-15 del Patto (Convenant), gli Stati rinunciano esplicitamente alla guerra come strumento politico, salvo nei casi di autodifesa Art. 16, gli Stati si impegnano ad appoggiare qualunque altro Stato sia vittima di attacco Procedura concordata (Trattato) per l’organizzazione e l’istituzionalizzazione delle decisioni della comunità internazionale Fondamenti teorici: diritto delle genti/ principio di equilibrio (diventa pratica di governo)

    62. Società delle nazioni - organi La Società delle Nazioni era strutturata in tre organi amministrativi principali: il segretariato (a cui capo stava il segretario generale, con sede a Ginevra), il consiglio e l'assemblea. La Società aveva anche numerose agenzie e commissioni. Qualsiasi disposizione o risoluzione aveva bisogno del voto unanime dei membri del Consiglio e la maggioranza dei voti dell'Assemblea. Organi, I membri del segretariato della Lega delle nazioni erano responsabili della preparazione di un'agenda per il Consiglio e l'Assemblea e di pubblicare i verbali degli incontri e delle materie all'ordine del giorno, effettuando quindi un servizio civile per la Lega stessa.

    63. Società delle nazioni - organi Il Consiglio della Società delle Nazioni aveva l'autorità di intervenire in ogni questione riguardante la pace globale. Era composto inizialmente da quattro membri permanenti: Regno Unito Francia, Italia e Giappone, più altri quattro a carica triennale eletti dall'Assemblea della Società delle Nazioni. I primi quattro membri a carica triennale furono il Belgio, il Brasile, la Grecia e la Spagna. Gli Stati Uniti benché fossero dovuti essere il quinto membro permanente, non entrarono nella Società perché, a seguito delle elezioni del 1918 il partito maggioritario del Senato degli Stati Uniti si schierò contro la ratifica del trattato di Versailles, di fatto escludendo gli USA, entrati da allora nel cosiddetto isolazionismo, anche dal Consiglio della Società delle Nazioni. Il numero dei membri non permanenti nel Consiglio variò negli anni: in un primo momento, il 22 settembre 1922 fu elevato da tre a sei, e quindi l'8 settembre 1926 fino a nove membri non permanenti. Anche la Germania di Weimar poi entrò nel Consiglio come membro permanente, portando il numero di seggi a un totale di quindici membri, finché il Giappone (nel 1932) e la stessa Germania(nel 1933) non abbandonarono la Società delle Nazioni. Nel 1937 l'Italia fu espulsa in seguito alla Guerra d'Etiopia Il Consiglio si riuniva cinque volte l'anno, o in sessioni straordinarie se necessario. Tra il 1920 e il 1930 si tennero in totale 107 sessioni pubbliche. Alla Società delle Nazioni era affidata la supervisione della Corte permanente di giustizia internazionale e diverse altre agenzie e commissioni create per risolvere i conflitti internazionali. Molti di questi organismi furono assorbiti poi dalle Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale. L'organizzazione internazionale del lavoro e la corte internazionale di giustizia divennero la Corte Internazionale di Giustizia e l'organizzazione per la salute fu trasformata nell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

    64. Società delle nazioni – commissioni e comitati Commissione per il Disarmo , La commissione ottenne inizialmente da Francia, Italia, Giappone e Gran Bretagna l'impegno di limitare il loro esercito navale; il Regno Unito però poi rifiutò, nel 1923 di firmare il trattato per il disarmo. In seguito anche il Patto Briand-Kellogg fallì nel suo progetto di abolire la guerra come strumento di politica estera delle singole nazioni, nonostante fosse stato sostenuto dalla commissione per il disarmo nel 1928. La Società delle Nazioni fu poi del tutto impotente di fronte alle politiche di riarmo aggressivo di Germania, Italia e Giappone negli anni trenta. Comitato per la salute , Questo organismo era stato istituito per arginare e combattere malattie infettive quali lebbra, malaria e febbre gialla, grazie anche ad una campagna internazionale per debellare la diffusione epidemica delle zanzare culicidae. Il comitato intervenne con successo nel prevenire un'epidemia di tifo che dall'Unione Sovietica minacciava di espandersi per tutta l'Europa Organizzazione internazionale del lavoro, Diretta dal francese Albert Thomas, l'organizzazione internazionale del lavoro proibì con successo l'aggiunta del piombo nelle vernici e indusse diverse nazioni ad adottare le otto ore di lavoro giornaliere per i propri operai e le quattordici ore settimanali. L'organismo lavorò anche per arginare il lavoro minorile e incrementare i diritti femminili sul posto di lavoro e per riconoscere ovunque responsabili gli armatori responsabili degli incidenti dei propri marinai.

    65. Società delle nazioni – commissioni e comitati Comitato permanente centrale per l'oppio, Il comitato fu istaurato per monitorare il sistema di controllo statistico introdotto dalla convenzione internazionale per l'oppio con cui le nazioni aderenti si proponevano di controllarne la produzione, la raffinazione e il commercio dell'oppio e dei suoi sottoprodotti. Il comitato istituì inoltre dei certificati per l'autorizzazione dell'importazione o esportazione, nel commercio internazionale, di narcotici e stupefacenti. Commissione per i rifugiati, Diretta da Fridtjof Nansen, la commissione gestiva i rimpatri nonché, quando fu necessario, il reinsediamento di 400.000 rifugiati ed ex-prigionieri di guerra, la maggiorparte dei quali erano ospitati in Russia dalla fine della prima guerra mondiale. L'organismo per i rifugiati insediò inoltre campi in Turchia nel 1922 per intervenire in Asia minore nella crisi dei rifugiati e per aiutare a prevenire malattie e denutrimento: fu tra le altre cose istituito il passaporto Nansen, un documento valido per le persone senza patria.

    66. Società delle nazioni – commissioni e comitati Commissione contro la schiavitù , La commissione fu creata per abolire la schiavitù e il commercio degli schiavi nel mondo, per debellare l'induzione e lo sfruttamento della prostituzione e il commercio illegale di droghe, specialmente dei derivati dell'oppio. Ebbe successo con la liberazione di 200.000 schiavi nella Sierra Leone e nell'organizzare assalti contro i commercianti di schiavi in Africa. Grazie agli sforzi dei suoi membri fu ridotta la percentuale di morti sul lavoro nella costruzione della ferrovia in Tanganyika dal 55 al 4%. In altre parti del mondo la commissione si impegnò nella raccolta di dati e nel monitoraggio del commercio degli schiavi, del traffico della droga e dello sfruttamento della prostituzione. Comitato per lo studio dei diritti delle donne, Il comitato fu istaurato per aprire un'inchiesta sullo stato dei diritti femminili in tutto il mondo nell'aprile del 1938, e sciolto all'inizio del 1939. Fra i membri dell'organismo si ricordano la francese P. Bastid, il belga M. de Ruelle, la jugoslava Anka Godjevac, l'inglese H.C. Gutteridge, la svedese Kerstin Hesselgren, la statunitense Dorothy Kenyon, l'ungherese Paul Sebastyen e l'inglese McKinnon Wood a cui fu affidato il segretariato. Commissione per le rivendicazioni della Cecoslovacchia, Questa commissione fu creata per stabilire i confini della Cecoslovacchia a seguito della prima guerra mondiale.

    67. Società delle nazioni - mandati La natura e le modalità con cui intervenire nei mandati furono stabiliti nell'articolo 22 dello Statuto della Società delle Nazioni. I territori che furono sottoposti a mandato erano le ex-colonie dell'Impero tedesco e, nel Medio oriente, dell'Impero ottomano, che passarono sotto la supervisione della Società dopo la prima guerra mondiale. I mandati erano divisi in tre tipologie. Mandati della Società delle Nazioni in Africa e Medioriente 1 Siria, 2 Libano, 3 Palestina, 4 Transgiordania, 5 Iraq, 6-7 Togo, 8-9 Camerun, 10 Ruanda-Burundi, 11 Tanganica, 12 Africa del Sud-Ovest (Francia in rosa, Regno Unito in verde, Belgio in giallo, Sudafrica in indaco) Mandati di tipo «A» , Appartenevano a questo gruppo i territori a cui veniva riconosciuto di aver «raggiunto uno stato di sviluppo in cui la loro esistenza come nazione indipendente» poteva essere provvisoriamente riconosciuta, subordinata ad un altro stato mandatario finché non sussistano le condizioni per l'autonomia economica e politica definitiva. Era altresì stabilito dallo Statuto che le priorità degli stati mandatari fossero di eseguire le volontà delle popolazioni locali. I più importanti mandati di questo gruppo furono affidati alla Francia (Siria e Libano) e al Regno Unito (Palestina, Transgiordania e Iraq)

    68. Mandati della Società delle Nazioni in Africa e Medioriente 1 Siria, 2 Libano, 3 Palestina, 4 Transgiordania, 5 Iraq, 6-7 Togo, 8-9 Camerun, 10 Ruanda-Burundi, 11 Tanganica, 12 Africa del Sud-Ovest (Francia in rosa, Regno Unito in verde, Belgio in giallo, Sudafrica in indaco)

    69. Società delle nazioni - mandati Mandati di tipo «B» , Rientravano al gruppo dei mandati di tipo «B» i territori in cui lo stato mandatario era responsabile della sicurezza locale, dovendo garantire la libertà di coscienza e di religione e la proibizione del commercio degli schiavi delle armi da guerra, di alcolici. Era inoltre stabilito che in tali territori si garantissero i diritti commerciali di tutti i membri della Società delle Nazioni I mandati più importanti erano gestiti da Francia e Regno Unito (Togo, Camerun, Tanganika e Belgio (Ruanda e Burundi, già Ruanda-Urundi Mandati di tipo «C», I mandati della Società delle Nazioni nel Pacifico (1 Isole del Pacifico al Giappone, 2 Nuova Guinea all'Australia, 3 Nauru al Regno Unito, 4 Isole Samoa alla Nuova Zelanda) I territori dei mandati di tipo «C» a causa della scarsa densità della loro popolazione o delle loro ridotte dimensioni, o della lontananza dalle grandi città, o per la vicinanza geografica ad altri mandati, dovevano essere amministrati secondo le leggi dei mandati vicini. All'Australia furono affidate la Nuova Guinea e alcune isole del Pacifico a sud dell'equatore; alla Nuova Zelanda le isole Samoa occidentali al Regno Unito Nassau, al Giappone le isole del Pacifico a nord dell'equatore, mentre l'Africa sudoccidentale all'Unione Sudafricana. Stati mandatari , I territori erano governati dagli Stati mandatari finché non fossero stati capaci di autogovernarsi. Le nazioni mandatarie erano sei: il Regno Unito, la Francia, il Belgio, la Nuova Zelanda l'Australia e il Giappone. In realtà però i territori soggetti a mandato erano amministrati come delle colonie e non raggiunsero mai l'indipendenza, ad eccezione dell'Iraq che si unì alla Società delle Nazioni il 3 ottobre 1932, fino alla seconda gue

    70. Corte permanente internazionale di Giustizia Nel 1920 venne nominato dalla nascente SdN un Advisory Committee of Jurists con il compito di preparare un progetto istitutivo della Permanent Court of International Justice. I membri di questo committee, che era presieduto dal Barone Descamps già presidente dell’Institut nel 1902, erano in prevalenza di tradizione di Civil Law (7 su 10, 2 di Common Law), così come erano legati in qualche modo allo stesso Institut. Il presidente Descamps presentò una proposta relativa all’istituzione di una Corte internazionale di giustizia penale “compétente pour juger les crimes contre l’ordre public international” . Leon Bourgeois, membro del Consiglio della League of nations, aprendo i lavori del comitato, ribadiva gli elementi del tema molto delicato sulla costituzione di una Corte Permanente e così si espresse: “This Court will not be a Court of arbitration, but a Court of justice. The Court of Arbitration, whose eminent services we all remember, will certainly not cease to function in all the cases for which it was set up. But it has a special character and its range of action is already determined. There is between the sentence in a arbitration and the judgment of a tribunal an essential difference, a difference as profound as that which exists between equity and justice”

    71. Corte permanente internazionale di Giustizia Anche se i lavori del comitato furono attraversati da conflitti teorico-politici sulla legittimità delle decisioni prese in seno al comitato la Permanet Court vide la luce. Il suo statuto fu varato il 24 luglio del 1920 - posto in essere nel 1922 - e affermò il ruolo di intervento della Permanet Court nel «  juger les crimes contre l’ordre public international et le droit des gens universel, qui lui seront déféres par l’Assemblee pléniére de la Sociétè de Nations ou par le Conseil de cette Société » (art.3). L’art. 14 dello statuto della League of Nations configurò la Corte, anche se non fu compresa negli organi della League (art. 2); quindi lo statuto della Corte non rientrò nelle parti integrali del Convenant che fondò la League, allo stesso tempo, però, la League of Nations fu incaricata di nominare i giudici della corte. Tra il 1921 e il 1945 la Permanent Court of International Justice intervenne in 31 processi 25 “substantive orders” e 27 “advisor opinions” (78 casi giudiziari). La Permanent Court, però, non intervenne mai contro i crimini di guerra delle potenze europee.

    72. Conferenza di Genova (1922) 34 delegazioni, 5 britanniche dell’Impero Quattro commissioni di studio (presenti 216 esperti): ristabilimento rapporti con la Russia, problemi finanziari, argomenti commerciali, tema dei trasporti Probabilmente fu un “nobile fallimento” (accordo di Rapallo tra i governi russo e tedesco)

    73. Terza convenzione di Ginevra 1925 Nella Terza convenzione di Ginevra del 1925 vengono affermati i diritti dei prigionieri di guerra; viene approvato un protocollo sul divieto di impegno in guerra di gas asfissianti, tossici o similari e di mezzi batteriologici, riprendendo le decisioni assunte nelle precedenti convenzioni ginevrine, dell’art. 171 del Trattato di Versailles e della Dichiarazione di Washington del 1922

    74. Patto Briand-kellog 1928 Il Patto Briand-Kellogg altrimenti noto come Trattato di rinuncia alla guerra o Patto di Parigi è un trattato multilaterale stilato a Parigi il 27 agosto 1928 entrato formalmente in vigore il 24 luglio 1929 con il fine di eliminare la guerra quale strumento di politica internazionale. Il Ministro degli Esteri francese Aristide Briand nella primavera del 1927 propose al Segretario di Stato americano Frank Kellogg un patto bilaterale di non aggressione sperando di vincolare gli Stati Uniti d'America ad un rete di protezione internazionale contro possibili volontà guerrafondaie della Germania contro la Francia. Kellogg abbracciò l'idea ma propose la conversione in un accordo generale multilaterale. Kellogg voleva infatti approfittare dell'occasione per proporre anche a Germania, Italia Giappone, Gran Bretagna di sedere allo stesso tavolo, per affrontare una questione che aveva certamente una portata ben più ampia del solo rapporto di allenza tra Francia e Stati Uniti. Venne steso un testo che risultava aperto all'adesione incondizionata di tutti gli altri paesi del mondo. La guerra, considerata fino ad allora la prerogativa principe della sovranità degli stati veniva spogliata proprio della sua liceità: finalmente, gli stati si proponevano di rinunciare a far valere i loro interessi con la forza delle armi.

    75. Patto Briand-kellog 1928 Il Patto, le cui ratifiche vennero depositate a Washington fino al 1939 da 63 stati - tra i quali Stati Uniti d'America, Australia, Canada, Cecoslovacchia, Germania, Regno Unito, India, Stato libero d'Irlanda, Italia, Nuova Zelanda Unione del Sudafrica, Polonia, Belgio, Francia e Giappone -, non trovò però mai effettiva applicazione a causa delle lacune e delle omissioni su alcuni punti salienti. Un grave difetto del patto era l'assoluta mancanza di sanzioni che condannassero la violazione di quanto dallo stesso prescritto: nel testo del trattato si fa riferimento ad una qualche forma di sanzione solo nel Preambolo, in cui si afferma che "tutti i Paesi firmatari che cercheranno di sviluppare gli interessi nazionali, facendo ricorso alla guerra, saranno privati dei benefici del presente trattato"; la perdita dei benefici consistendo nell'esposizione dello stato trasgressore alle ritorsioni individuali o collettive degli altri paesi. Inoltre, come sancito dall'Articolo II del trattato e come principio generale del diritto internazionale pattizio, la rinuncia alla guerra valeva esclusivamente nei rapporti reciproci tra gli stati contraenti ed era quindi privo di alcun valore verso quegli stati che erano rimasti fuori del trattato.

    76. Patto Briand-kellog 1928 Infine, il trattato evitava di regolamentare il diritto di adottare misure simili alla guerra, come la rappresaglia armata ed, inoltre, la messa al bando della guerra come causa di risoluzione delle controversie tra gli stati firmatari non escludeva (benché nessuna parte del trattato vi faccia esplicito riferimento) il ricorso alla legittima difesa: la mancata adozione del trattato si deve proprio al fatto che gli stati firmatari continuarono a riservarsi il diritto incondizionato a ricorrere alla legittima difesa anche nei confronti degli altri firmatari. Tutti i rappresentanti concordarono sulla necessità che fosse bandita la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, ma, allo stesso tempo, stabilivano unanimemente che fosse impossibile rinunciarvi, poiché era il solo modo per difendersi da un attacco o da un'invasione, e si appellavano al diritto di ricorrere alla legittima difesa come norma di “diritto consuetudinario”.

    77. Anni Trenta Con la grande depressione si indebolirono la Gran Bretagna e la Francia e l’America si allontanò dal resto del mondo Facilitata l’ascesa al potere dei regimi radicalmente espansionistici in Germania e in Giappone Manciuria (Giappone), Abissinia (Italia), Albania, Austria, Cecoslovacchia e Polonia Durante l’invasione della Manciuria del 1931 da parte del Giappone, la SdN ricorre ai meccanismi di conciliazione dell’art 11. piuttosto che quella di ricorrere alle sanzioni nei confronti del Giappone Il Giappone si ritirò dalla SdN appena il rapporto Lytton sulla Manciuria fu adottato nel 1933.

    78. Nascita dell’Onu Il 12 giugno 1941 si tenne a Londra un incontro tra i leader dei paesi coinvolti nelle mire espansionistiche della Germania nazista e i rappresentanti britannici e dei paesi del Commonwealth. Fu firmata la Dichiarazione interalleata nella quale i firmatari si impegnarono a "lavorare insieme, con gli altri popoli liberi, sia in tempo di guerra che di pace" questa dichiarazione può essere considerata la prima tappa verso la costituzione delle Nazioni Unite. Il 14 agosto 1941 il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt ed il Primo Ministro britannico Winston Churchill in un incontro tenuto sulla nave da guerra britannica HMS Prince of Wales nell'Oceano Atlantico, firmarono la Carta Atlantica, nella quale stabilirono un insieme di principi di collaborazione internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza.

    79. Onu La definizione Nazioni Unite venne usata per la prima volta da Winston Churchill citando una frase di Byron usata nel Pellegrinaggio del Cavaliere Aroldo che utilizzava il termine riferendolo agli alleati nella Battaglia di Waterloo. A Washington il 1 gennaio 1942 i rappresentanti di 26 nazioni in guerra contro l'Asse proclamarono la loro adesione a quanto stabilito nella Carta Atlantica (Dichiarazione delle Nazioni Unite); più tardi si aggregheranno altri 21 paesi. In questa occasione si ebbe il primo utilizzo ufficiale del termine "Nazioni Unite" suggerito dal Presidente Roosevelt. Il 30 ottobre 1943 si tenne la Conferenza di Mosca alla quale parteciparono i rappresentanti di Regno Unito, Cina, Unione Sovietica e Stati Uniti che si concluse con la firma della Dichiarazione sulla sicurezza generale (Declaration of the Four Nations on General Security) nella quale si prevedeva la creazione di un'organizzazione internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza. Tale obiettivo viene riaffermato dai leader di Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito nella riunione di Teheran il 1 dicembre 1943.

    80. Dal 21 agosto al 7 ottobre 1944 vi fu una serie di riunioni presso l'Hotel Dumbarton Oaks a Washington. Nel corso delle riunioni i rappresentanti di Unione Sovietica, Regno Unito, Stati Uniti e Cina. La conferenza fu divisa in due parti una prima durata fino al 28 settembre che vedeva coinvolti gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Unione Sovietica; la seconda parte, dal 29 settembre al 7 ottobre Vedeva coinvolta la Cina ma non l'Unione Sovietica. Questo in ragione del rifiuto sovietico di sedere allo stesso tavolo della Cina nazionalista, non riconoscita dall'URSS. In tale sede le quattro potenze stilarono il primo progetto delle Nazioni Unite e si accordano sugli scopi, la struttura e il funzionamento dell'organizzazione. Uno degli accordi raggiunti durante la Conferenza di Yalta, tenutasi dal 4 all'11 febbraio 1945, ribadì la volontà di istituire "un'organizzazione internazionale per la salvaguardia della pace e della sicurezza" e a questo scopo vennero stabilite le date della Conferenza di San Francisco (25 aprile 1945). I rappresentanti di 50 nazioni si riunirono per una conferenza dal titolo ufficiale "Conferenza delle Nazioni Unite sull'Organizzazione Internazionale" nella quale vennero elaborati i 111 articoli della Carta che fu adottata all'unanimità il 25 giugno 1945. Il giorno seguente essi la firmarono nell'auditorium della sala "Veterans' Memorial". La Polonia, che alla conferenza non era rappresentata firmò più tardi e quindi il numero dei paesi firmatari originari è 51.

    81. Onu Le Nazioni Unite furono ufficialmente fondate il 24 ottobre 1945 dopo la ratifica dello Statuto da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Cina-Taiwan, Francia, Unione Sovietica, Regno Unito e gli Stati Uniti e dalla maggioranza degli altri 46 firmatari. Nel dicembre 1945 Senato e la Camera dei Rappresentanti con voto unanime richiesero che la sede delle Nazioni Unite fosse negli Stati Uniti. La richiesta fu accettata e la sede fu costruita a New York sulle rive dell'East River e su un terreno acquistato tramite una donazione di 8,5 milioni di dollari da John D. Rockefeller, Jr.. La sede aprì il 9 gennaio 1951.

    82. Principi della Carta delle Nazioni Rispetto dei diritti dell’uomo, della dignità della persona umana e dei principi di eguaglianza e di non discriminazione Diritto dei popoli all’autodeterminazione Sovrana eguaglianza e indipendenza delle nazioni Promozione della cooperazione internazionale basata sul concetto dell’interdipendenza Impegno ad adempiere in buona fede agli obblighi assunti in conformità alla Carta di San Francisco e a prestare la necessaria assistenza alla Nazioni Unite Divieto di interferenza negli affari interni di uno stato Obbligo di soluzione delle controversie con mezzi pacifici Divieto di ricorrere alla forza o di minacciarne il ricorso nelle relazioni internazionali, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi stato, sia qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle nazioni Unite

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