1 / 15

Le disuguaglianze del mondo

Le disuguaglianze del mondo. RIUNIONE DELLA CARITAS DI COMO A CURA DI MARTINA CENTEMERI,STEFANIA CARCANO E LUCA STARACE.

otto-wilder
Download Presentation

Le disuguaglianze del mondo

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Le disuguaglianze del mondo RIUNIONE DELLA CARITAS DI COMO A CURA DI MARTINA CENTEMERI,STEFANIA CARCANO E LUCA STARACE

  2. La disuguaglianza economica (nota anche comedivario tra ricchi e poveri, disuguaglianza dei redditi, disparità di ricchezza, o differenze in ricchezza e reddito) comprende le disparità nella distribuzione del patrimonio economico (ricchezza) e del reddito tra gli individui di una popolazione. Il termine tipicamente si riferisce alla disuguaglianza tra individui e gruppi all'interno di una società, ma può anche denotare disuguaglianza tra paesi. La questione della disuguaglianza economica è collegata alle idee di equità, uguaglianza di risultato, e uguaglianza di opportunità. • Esistono pareri discordanti sia rispetto alla moralità e/o alla utilità della disuguaglianza, sia rispetto a quanta disuguaglianza sia necessaria in una società, e come possa essere modificata. La disuguaglianza è stata elogiata come necessaria e utile, e attaccata come un problema sociale. La disuguaglianza economica varia tra le società e periodi storici, tra strutture o sistemi economici (ad esempio, il capitalismo o socialismo ), le guerre in corso o passate, e differenze nelle capacità degli individui di creare ricchezza sono tutti fattori coinvolti nel generare disuguaglianza economica. Esistono diversi indici numerici per misurare la disuguaglianza economica. Il coefficiente di Gini è un indice molto usato, ma ci sono anche molti altri metodi .

  3. Le cause • Ci sono molte spiegazioni per la disuguaglianza all'interno delle società. "Il singolo fattore più importante è stato la crescita della disuguaglianza di compensi e salari. Queste cause sono spesso in relazione tra loro. Tra i fattori riconosciuti che influiscono sulla disuguaglianza economica troviamo: • maggiore disuguaglianza in compensi e salari • lavoratori con alti livelli di specializzazione guadagnano di più di quelli con specializzazione bassa o nulla • concentrazione della ricchezza • mercato del lavoro[ • globalizzazione • cambiamenti tecnologici • riforme di politica • tasse • istruzione • informatizzazione/crescita tecnologica • razzismo • discriminazione sessuale • cultura • modello di sviluppo • preferenze personali rispetto al lavoro, al tempo libero ed al rischio • capacità innate • Nepotismo (E' il modo di favorire un parente nell'acquisizione di un diritto,un posto di lavoro, ecc., sfruttando le proprie possibilità, se io come capo del personale di un'azienda faccio assumere un fratello o uno zio)

  4. La schiavitù degli schiavi africani • La schiavitù negli Stati Uniti d'America fu una istituzione legale esistita nel Nordamerica per più di un secolo, prima della nascita degli USA nel 1776 e continuata per lo più negli Stati del Sud fino al passaggio del XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti nel 1865 a seguito della guerra civile. Tale forma di schiavismo consisteva nell'assoggettamento di manodopera acquistata in Africa da mercanti di schiavi per essere utilizzati come servitori e raccoglitori nelle piantagioni delle colonie. Molti schiavi erano africani neri che appartenevano ai bianchi, ma una piccola percentuale di nativi americani e di neri liberi possedevano schiavi ed alcuni di questi lavoratori forzati erano bianchi. Lo schiavismo prese molto piede nelle zone in cui vi erano terreni molto fertili adatti per vaste piantagioni di prodotti molto richiesti, come tabacco, cotone, zucchero e caffè. Gli schiavi si occupavano manualmente di arare e raccogliere in questi vasti campi.  • http://www.youtube.com/watch?v=2hriFiXS33A

  5. La tratta degli schiavi africani • L'espressione tratta atlantica si riferisce al commercio di schiavi di origine africana attraverso l'Oceano Atlantico fra il XVI e il XIX secolo. La pratica di deportare schiavi africani verso le Americhe fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee prima del Sud e Centroamerica e poi anche del Nordamerica. • Nel XVI secolo, le grandi potenze europee iniziarono a creare insediamenti in America. Gran parte dei vantaggi economici che le colonie americane potevano garantire erano legate alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero); soprattutto con la penetrazione portoghese in Brasile, a questo si aggiunse la prospettiva di ricavare dalle colonie risorse minerarie. In entrambi i casi si richiedeva l'uso di grandi quantità di manodopera per il lavoro pesante. Inizialmente, gli europei tentarono di far lavorare come schiavi gli indigeni americani; questa soluzione tuttavia risultò insufficiente, soprattutto a causa dell'alta mortalità delle popolazioni native dovuta a malattie importate dai conquistatori europei (come il vaiolo) e alla loro conformazione fisica non adatta a quel genere di lavoro.

  6. Gli schiavi africani erano decisamente più adatti, dal punto di vista fisico, a sopportare il lavoro forzato, perciò i portoghesi e gli spagnoli se li procurarono per mandarli nelle colonie americane, dando inizio al più grande commercio di schiavi della storia, quello attraverso l'Oceano Atlantico. La tratta degli schiavi attraverso l'Atlantico assunse rapidamente proporzioni senza precedenti, dando origine nelle Americhe a vere e proprie economie basate sullo schiavismo, dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali. Complessivamente, qualcosa come 12 milioni di schiavi attraversarono l'oceano; si tratta di una delle più grandi migrazioni della storia (e certamente la più grande migrazione forzata), che portò anche a notevoli squilibri tra la popolazione bianca e quella nera. Potenze europee come Portogallo, Regno Unito, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e il Brandeburgo, come anche mercanti provenienti dal Brasile e dal nordamerica presero parte a questo commercio. Il numero complessivo di africani morti attribuibili direttamente alla traversata atlantica è stimato in due milioni; un bilancio più ampio degli africani morti a causa della schiavitù tra il 1500 e il 1900 fa ritenere che la cifra salga a quattro milioni.

  7. In Europa, lo schiavismo ebbe sempre ferventi oppositori, tuttavia, questa pratica rimase legale fino al XVIII secolo (e in molti paesi anche più a lungo). La prima potenza coloniale a proclamare l'abolizione dello schiavismo e a impegnarsi attivamente per contrastare la tratta degli schiavi fu l'Inghilterra, anche se in precedenza la Francia rivoluzionaria aveva concesso (e poi con Napoleone revocato) l'emancipazione degli schiavi e l'abolizione della schiavitù, del code noire e di altre pratiche di discriminazione a danno di neri liberi e mulatti. Certamente l'Inghilterra traeva dall'abolizione della schiavitù anche un vantaggio politico, in particolare ai danni della Francia napoleonica che, appunto, aveva ristabilito la schiavitù nelle sue colonie. La lotta allo schiavismo, secondo alcuni, fu usata anche come pretesto dagli europei per la loro espansione coloniale in Africa. Alla fine del XIX secolo, tutta l'Africa era stata spartita in colonie e praticamente tutti i regimi coloniali avevano imposto l'abolizione della schiavitù.

  8. Il debito dei paesi sottosviluppati • Il problema del debito estero dei paesi del Sud del mondo è favorito da un meccanismo che si autoalimenta e che necessita di una profonda revisione di tutto il sistema sul quale sono basati gli scambi e il commercio internazionale. Ha come conseguenza più rilevante il fatto che i paesi indebitati entrano in una spirale, che vede accumulare anno dopo anno il loro debito, ricapitalizzato degli interessi. Per questo molte delle risorse che dovrebbero essere utilizzate per il benessere della popolazione e per creare sviluppo devono essere invece destinate al ripagamento del debito estero, condannando le popolazioni a una vita poco dignitosa. Questo grave problema è all'origine della situazione di povertà nella quale versano numerosi paesi e del loro mancato sviluppo ed è stato portato a conoscenza dell'opinione pubblica mondiale durante la campagna Jubilee2000 che ha fatto pressione sui governi e sulle istituzioni finanziarie per la cancellazione del debito estero dei paesi poveri del Sud mondo.

  9. Da dove viene il debito dei paesi poveri? • L’indebitamento dei paesi arretrati è un carattere strutturale delle relazioni capitalistiche mondiali. In ultima analisi, esso deriva dal semplice fatto storico che i paesi arretrati si affacciano sull’arena della competizione mondiale quando il mondo è già diviso tra potenze imperialiste che li sovrastano tecnologicamente e militarmente. Le multinazionali controllano i settori vitali dell’economia mondiale. Esercitano questo controllo non solo e non tanto grazie al puro potere politico e militare, che pure è presente, ma grazie alle leggi di funzionamento del libero scambio. Poiché ogni merce viene venduta sulla base dei suoi costi di produzione e poiché le multinazionali hanno le risorse per migliorare continuamente la tecnologia riducendo i costi, i produttori dei paesi arretrati si trovano costantemente tagliati fuori dal mercato. L’eredità di secoli di colonizzazione ha poi lasciato questi paesi del tutto legati a una sola merce (spesso un metallo o una coltura); così quando il prezzo di questa merce cala, questi paesi subiscono veri tracolli nel giro di pochi giorni. D’altra parte, quando i prezzi salgono, come è il caso del petrolio ultimamente, ad arricchirsi sono pochissime persone, sia nei paesi produttori che in quelli consumatori. • A ciò si aggiunge il peso crescente della finanza mondiale, che non solo ha conquistato i mercati finanziari locali (si consideri che nel ’94 l’8% del settore bancario dell’Europa orientale era in mani estere, oggi è già il 60%, in America Latina il 50% e così via), ma ha strettamente legato le sorti di ogni paese agli investimenti dei giganti del credito, spinti all’estero dalla riduzione dei profitti in patria. Così, le finanze dei paesi arretrati sono sempre più in mano alle grandi banche internazionali.

  10. Lo sfruttamento minorile • Lo sfruttamento minorile è:  • lavoro a tempo pieno in età troppo giovane • lavoro troppo pericoloso per la salute e che comporta stress fisico e psicologico • lavoro con salario inadeguato • lavoro che impedisce l'accesso alle istituzioni scolastiche • lavoro che priva ogni bambino dall'autostima e dalla dignità. • Questo problema è una piaga che interessa quasi tutti i paesi del mondo dall'antichità fino a oggi perché strappa il bambino dal suo mondo trapiantandolo in quello degli adulti: infatti ogni bambino ha esigenze diverse da quelle di un adulto. I fanciulli hanno bisogno di protezione e di cure, fiducia da parte della madre e del padre, i quali gli danno certezze. Inoltre un altro elemento indispensabile e fondamentale per il processo di crescita del bambino, è il gioco.  • http://www.youtube.com/watch?v=3mHaiEZvmPo

  11. La sua origine • La storia dello sfruttamento del lavoro minorile: l'espressione lavoro minorile è oggi utilizzata per definire l'impiego di minori in generale, specialmente per lavori che potrebbero interferire con la loro educazione o danneggiare la loro salute. L'utilizzo di manodopera minorile non fu considerato un problema sociale fino alla Rivoluzione industriale, che introdusse diversi tempi e ritmi di lavoro, mutandone completamente l'organizzazione. Poiché la Gran Bretagna fu la prima a sperimentare la Rivoluzione industriale, essa fu anche la prima a manifestare particolari problemi di lavoro minorile nella produzione industriale. Alla fine dell'ottavo secolo, i possessori di cotonifici raccoglievano gli orfani e i figli di famiglie povere in tutto il paese, utilizzandoli in cambio del semplice mantenimento; in alcuni casi, fanciulli di cinque e sei anni erano costretti a lavorare dalle tredici alle sedici ore al giorno. Le cattive condizioni imposte ai fanciulli poveri ben presto si generalizzarono. I risultati erano l'analfabetismo, l'ulteriore impoverimento di famiglie già povere e una moltitudine di fanciulli ammalati e storpi. Dopo il 1878 entrò in vigore, in Gran Bretagna, la prima legislazione significativa che vietava ai bambini minori di dieci anni il lavoro e ai datori la riduzione di utilizzo di fanciulli tra i dieci e i quattordici anni.

  12. Lo sviluppo del sistema industriale generò anche in altre Nazioni uno sfruttamento del lavoro minorile simile a quello che si verificava in Gran Bretagna. Nei primi anni del nono secolo i bambini tra i sette e i dodici anni costituivano un terzo della manodopera delle fabbriche statunitensi. La moderna legislazione sul lavoro minorile nel mondo industrializzato è normalmente legata alla legislazione scolastica sulla frequenza a scuola. Sebbene sia vietato alla maggior parte delle fabbriche e delle attività utilizzare personale minorile per impieghi a tempo pieno, i fanciulli vengono largamente impiegati nel “primo” e nel “secondo” mondo in lavori d'altro genere o part-time. I problemi internazionali: il lavoro minorile continua a costituire anche oggi un grave problema in molte parti del mondo, soprattutto nei paesi sottosviluppati dell'America latina, dell'Africa e dell'Asia, dove le condizioni di vita dei fanciulli lavoratori sono misere e le possibilità di istruzione minime. Le famiglie dedite all’agricoltura spesso non hanno abbastanza soldi per allevare tutta la prole (molti nuclei familiari sono composti da 10 o più bambini) così alcuni bambini finiscono a lavorare nei campi o vengono venduti ai trafficanti. • Solitamente le famiglie ricevono, in cambio dei propri figli, un equivalente che va dai 40-50 ad un massimo di 100 dollari a bambino.

  13. La crisi economica ha ridimensionato l'impegno dei governi a eliminare il fenomeno entro il 2016, come previsto dall'ultimo piano d'azione dell'ILO. Pertanto l'Organizzazione in questa giornata rinnova l'esortazione a intervenire presto e in modo radicale, perché impegnare bambini e ragazzi nel lavoro anziché mandarli a scuola non è solo moralmente inaccettabile, ma è anche economicamente svantaggioso. Le occupazioni pericolose portano ad ammalarsi presto e più facilmente, causando un costo sociale considerevole. Inoltre, sostituendo la scuola con il lavoro, si abbassano i livelli di istruzione e questo, nel lungo periodo, non può che incidere negativamente sulla produttività di tutto il paese.

  14. BIBLIOGRAFIA • http://it.wikipedia.org/wiki/Disuguaglianza_economica • http://it.wikipedia.org/wiki/Schiavit%C3%B9_negli_Stati_Uniti_d%27America • http://it.wikipedia.org/wiki/Tratta_atlantica_degli_schiavi_africani • http://www.unimondo.org/Guide/Economia/Debito-estero • http://www.homolaicus.com/economia/aiutiterzomondo.htm • http://doc.studenti.it/tesina/geografia/sfruttamento-minorile-mondo.html • http://doc.studenti.it/appunti/ricerche/storia-sfruttamento-lavoro-minorile.html • http://contextus.org/paesi-di-origine/schede-paesi-di-origine/ghana/sfruttamento-minorile.html • http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/06/10/news/rapporto_lavoro_minorile-17504851/

More Related