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La questione israelo-palestinese

La questione israelo-palestinese. La Palestina fra le due guerre La dichiarazione di Balfour Dopo l’impero ottomano Una terra promessa Nascita di Israele e guerre arabe Israele: uno stato sotto assedio La guerra dei sei giorni Settembre nero e terrorismo palestinese

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La questione israelo-palestinese

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  1. La questione israelo-palestinese • La Palestina fra le due guerre • La dichiarazione di Balfour • Dopo l’impero ottomano • Una terra promessa • Nascita di Israele e guerre arabe • Israele: uno stato sotto assedio • La guerra dei sei giorni • Settembre nero e terrorismo palestinese • Dalla guerra del 1973 all’Intifada • La guerra del Kippur • Pace con l’Egitto • Dalla guerra in Libano a Intifada I.I.S. “Carlo Urbani” – Ostia A cura del prof. Luigi O. Rintallo

  2. La questione israelo-palestinese /1 La Palestina fra le due guerre Dalla fine dell’Impero ottomano, nascono in Medioriente varie nazioni arabe, amministrate dalle potenze vincitrici: Inghilterra e Francia (accordo Sykes-Picot). La dichiarazione Balfour si trova in una lettera al finanziere sionista Rotschild, prodigatosi durante la 1ª guerra mondialeper sostenere il Regno unito. Alla fine della guerra, la dichiara-zione è inserita nel Trattato di Sevrès che segna la resa dell’Im-pero ottomano e affida agli Inglesi il mandato sulla Palestina. Nel 1917, l’Inghilterra si impegna con la dichiarazione del ministro degli Esteri Balfour a creare in Palestina una patria per gli Ebrei. Già nel 1919, con il Trattato di ‘Aqaba fra l’Organizzazione sionista e l’emiro arabo Faysal, questi riconosceva lo Stato ebraico. Quando gli Inglesi assumono il controllo della zona, adottano la politica del doppio binario. Da un lato appoggiano l’emigrazione ebraica e dall’altro fanno leva sul risentimento degli Arabi, che respingono l’accordo giudicandolo non vincolante per la mancata indipendenza della Siria. Il mandato britannico sulla Palestina comprendeva gli odierni territori di Giordania (Cisgiordania e Transgiordania) e di Israele. Nel 1922, gli Inglesi lo dividono in due regioni amministrative, prevedendo che la parte occidentale (ove ora sorge Israele) sia assegnata agli Ebrei. Nel 70 d.C., i Romani distruggono il Regno di Israele e il tempio di Gerusalemme. Gli Ebrei si disperdono nel mondo: è la diaspora. Il movimento sionista (da Sion, il colle di Gerusalemme), sorto nel 1897 per iniziativa di Teodoro Herzl, si propone di ridare agli Ebrei un loro Stato nella terra dei padri per sfuggire alle persecuzioni subite in Europa. Dopo i pogrom russi (1881) seguiti all’assassinio dello zar Alessandro e il caso Dreyfus (1894) in Francia, Herzl si convince che ogni assimilazione è impossibile. Tale politica sfocia nei disordini degli anni ’20 causati dai contrasti tra profughi Ebrei e popolazioni arabe residenti, che si organizzano in gruppi armati. Quando la Germania nazista avvia la persecuzione razziale anti-ebraica, aumenta notevolmente l’afflusso di cittadini d’origine israelita provenienti dall’Europa centrale: dagli 80.000 del 1918 diventano quasi 400.000. Reagendo a questa situazione, il mufti di Gerusalemme al-Husayni, filo-nazista, dà vita al Comitato arabo e organizza la grande rivolta del 1936-39 contro gli Inglesi. Allo sciopero di oltre sei mesi, seguono azioni di rappresaglia contro i profughi ebrei che, a loro volta, organizzano un esercito clandestino, l’Haganah. Separatosi dall’Haganah ebraica, il gruppo minoritario di Irgun (detto anche Etzel) intraprende rappresaglie e vendette anche contro i civili. Dopo una serie di scontri cruenti e la dura repressione britannica, la rivolta si spegne solo nel marzo 1939. Al termine, gli Inglesi con il Libro bianco del 1939 fissano un tetto per l’immigrazione ebraica, di fatto scoraggiata proprio mentre il nazismo scatena in Europa la persecuzione e lo sterminio degli Ebrei (Shoa). Durante la 2ª guerra mondiale, i sionisti guidati da Ben Gurion pongono l’Haganah al fianco degli Alleati contro il nazismo.

  3. La questione israelo-palestinese /2 Nascita di Israele e guerre arabe all’ONU una soluzione per la Palestina. Il 22/11/47 l’ONU divide la Palestina in due Stati: uno ebraico e l’altro arabo-palestinese. Mentre gli Ebrei accettano la spar-tizione, la Lega araba si oppone. Nuovi scontri fra Arabi ed Ebrei. L’Irgun assale il villaggio pale-stinese di Deir Yassin. “Combatteremo la guerra contro Hitler come se non ci fosse il Libro bianco e combatteremo il Libro bianco come se non ci fosse la guerra”: così dichiara Ben Gurion, presidente dell’Agenzia ebraica. La tregua coi britannici porta alla creazione di una Brigata ebraica, combattente in Italia al fianco degli Alleati. Pur contrario alla tregua, l’Irgun sospende sino al ’44 le azioni contro gli Inglesi. Da qui la scissione degli estremisti del Lehi. Dopo l’attentato dell’Irgun al quar-tier generale britannico presso il King David Hotel (22/7/46), che provoca 91 morti, gli Inglesi annunciano il loro ritiro. Concessa l’indipendenza alla Transgiorda-nia, ove far sorgere uno Stato arabo-palestinese, chiedono… Per il Lehi (noto anche come Banda Stern, dal nome del suo primo comandante) i primi nemici sono gli Inglesi. Tanto che giun-gono a trattare coi Tedeschi per ottenere la loro cacciata dalla Palestina. Sgominato nel 1942, con l’uccisione di Stern da parte degli Inglesi, il gruppo si riorganizza e – a imitazione dell’IRA irlandese – compie vari attentati. Il 6 novembre 1944 uccide Lord Moyne, emissario britannico al Cairo. Il 31 ottobre 1946, a Roma, distrugge con esplosivi l’Ambasciata inglese. Israele è assalito dagli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Giordania che sono però respinti. Con l’armistizio del ’49, la Cisgiordania è unita alla Trangiordania, mentre Israele incorpora la Galilea. 700.000 palestinesi devono lasciare la Palestina, mentre dai paesi arabi 600.000 Ebrei si spostano in Israele. Il presidente egiziano Nasser, divenuto leader carismatico della RAU (Egitto-Siria) dopo la crisi di Suez (1956), promuove l’attacco a Israele. Dopo i bombardamenti siriani nel 1966, l’anno dopo l’Egitto penetra in Sinai, allontana le truppe ONU dal confine con Israele e chiude lo stretto di Tiran. L’avvicinamento delle truppe di Giordania, Egitto-Siria, Arabia e Iraq spinge alla reazione Israele. Al ritiro degli Inglesi, Ben Gurion proclama il 14 maggio 1948 la nascita di Israele e il giorno dopo la Lega Araba gli muove guerra, dichiarata dal mufti di Gerusalem-me al grido di “uccidete gli Ebrei”. Con la guerra dei 6 giorni nel giugno 1967, l’esercito ebraico guidato da Moshe Dayan sconfigge gli Arabi e allarga il controllo a Sinai, Golan e Cisgiordania. Ai negoziati, Israele è pronto a scambiare quest’ultima per ottenere la pace. Gli Arabi rifiutano. Gerusa-lemme viene allora proclamata capitale di Israele. I palestinesi si insediano in Giordania. La disfatta del ’67 porta alla radicalizzazione dell’OLP (Organizzazione Liberazione Palestina), dove prevale Al Fatah il partito di Arafat. Questi, forte della resistenza a Karameh in Giordania contro gli israeliani nel 68, diviene presidente dell’OLP l’anno dopo. I palestinesi costituiscono un governo parallelo in Giordania, da dove i fedayncompiono blitz terroristici in Israele. L’OLP esautora di fatto il governo giordano e compie attentati sanguinosi, ignorando l’accordo volto a ripristinare l’ordine proposto dal re Hussein, che a settembre 1970 dichiara la legge marziale. I campi palestinesi sono attaccati dall’esercito giordano: è il settembre nero che provoca migliaia di morti.

  4. La questione israelo-palestinese /3 Dalla guerra del 1973 all’Intifada Conclusasi nel ‘70 (anno della morte di Nasser), la guerra d’attri-to lascia i confini inalterati rispetto al 1967. Il successore Sadat pre-para una nuova offensiva nel ’73. Gli attentati palestinesi antece-denti il settembre nero, rientrano nella guerra d’attrito fra Israele ed Egitto, che riceve armi dall’URSS. Durante la festa del Kippur, nell’ottobre 73, Egitto e Siria attaccano di sorpresa Israele che, dopo aver subito l’avanzata degli Arabi, li respinge preservando le conquiste del 67. Sebbene non abbia conseguito risultati concreti, la guerra del Kippur conferma la vulnerabilità di Israele. Gli Arabi inoltre piegano l’Occidente col ricatto petrolifero. Israele frattanto è bersaglio del terrorismo palestinese. L’OLP di Arafat, attraverso le cellule di “Settembre nero”, estende le sue azioni all’estero. Il 5/9/1972, alle olimpiadi di Monaco, il gruppo sequestra gli atleti israeliani che, dopo essere stati torturati, rimangono uccisi coi fedayn a seguito del blitz della polizia tedesca. Nel dicembre 73, a Fiumicino, Settembre nero compie una strage contro la PanAm provocando 32 morti. Si afferma la pratica dei dirottamen-ti aerei e degli assalti agli aeroporti. Nel ’76, un commando israeliano interviene in Uganda a Entebbe e libera 100 ebrei ostaggi di dirottatori palestinesi e tedeschi, tutti uccisi nel corso dell’operazione “Yonatan”. Mentre intensifica la repressione anti-palestinese, il governo Begin avvia trattative con l’Egitto di Sadat, intanto svincolatosi dall’influenza sovietica. Nel 1978, a Camp David, davanti al presi-dente USA Carter, Israele sigla il ritiro dal Sinai entro l’aprile 1982. In Libano scoppia una guerra civile fra cristiani maroniti e profu-ghi palestinesi. Questi ultimi so-stenuti dai sovietici sembrano prevalere (massacro dei cristiani a Damur nel 76). Nel 78 Israele, dove ha vinto il Likud, interviene e crea una zona di sicurezza al confine. Il 6 giugno 1982, Begin intrapren-de l’operazione “Pace in Galilea” e invade il Libano per liquidare la struttura militare dell’OLP respon-sabile degli attentati in Israele. L’impresa fallisce, perché Arafat e l’OLP si trasferiscono in Tunisia sotto protezione internazionale. Il referente di Israele in Libano, il neo-eletto presidente Gemayel, muore in un attentato il 14/9/82. Per reazione, le forze cristiane a Sabra e Shatila uccidono centinaia di palestinesi, che hanno ora l’appoggio anche dell’Iran komeini-sta. Da Teheran inviano milizie sciite che costituiscono in Libano il partito di Hezbollah alleato dei palestinesi. L’OLP va perdendo la fisionomia laica e si radicalizza in senso musulmano. Israele ripiega sulla striscia di sicurezza del Libano meridionale. All’insuccesso militare si aggiunge un crescente isolamento politico, dovuto al suo coinvolgimento indiretto nei massacri della guerra civile libanese. I palestinesi anziché esportare la loro lotta all’estero, comprendono che essa va combattuta dentro la Palestina. Nel 1987, nei territori occupati da Israele sulla striscia di Gaza, ha inizio la prima intifada: una rivolta popolare con lancio di sassi contro i militari israeliani. Si esaurirà solo nel 1993 dopo gli Accordi di Oslo, che prevedono progetti di auto-governo dei palestinesi, firmati da Arafat e dal premier laburista israeliano Rabin.

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