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19.00. Santa Caterina da Siena. ORAZIONE XI. NEL GIORNO DELL’ANNUNCIAZIONE. Roma 25 marzo 1379, fatta in astrazione. O Maria, Maria tempio della Trinità! O Maria portatrice del fuoco! Maria porgitrice di misericordia. Maria germinatrice del frutto,

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Presentation Transcript


  1. 19.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. ORAZIONE XI

  4. NEL GIORNO DELL’ANNUNCIAZIONE Roma 25 marzo 1379, fatta in astrazione

  5. O Maria, Maria tempio della Trinità! OMaria portatrice del fuoco! Maria porgitrice di misericordia. Maria germinatrice del frutto, Maria ricompratrice dell'umana generazione, perché sostenendo la carne tua nel Verbo fu ricomprato il mondo: Cristo ricomprò con la sua passione e tu col dolore del corpo e della mente.

  6. O Maria mare pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, sei quella pianta novella della quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo unigenito Figliuolo di Dio, però che in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo. Tu sei la terra e sei la pianta.

  7. O Maria carro di fuoco, tu portasti il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità.

  8. O Maria vasello d'umilità, nel quale vasello sta e arde il lume del vero conoscimento, col quale tu levasti te sopra di te, e però piacesti al Padre eterno, onde egli ti rapì e trasse a sé amandoti di singolare amore.

  9. Con questo lume e fuoco della tua carità e con l'olio della tua umiltà traesti tu e inchinasti la divinità sua a venire in te, benché prima fu tratto da l'ardentissimo fuoco della sua inestimabile carità a venire a noi.

  10. O Maria, perché tu avesti questo lume, però non fosti stolta ma prudente, onde con prudenza volesti investigare dall'angelo come fosse possibile quello che t'annunciava. E non sapevi tu che questo era possibile all'onnipotente Dio? Certo sì, senza veruna dubitazione.

  11. Dunque perché dicevi quoniam virum non cognosco – perché non conosco uomo? Non perché tu mancassi in fede, ma per la tua profonda umiltà, considerando la indegnità tua; ma non che tu dubitassi che questo fosse possibile appresso Dio.

  12. Maria, fosti tu conturbata nella parola dell'angelo per paura? Non pare, se io riguardo nel lume, che per paura tu fossi conturbata, benché tu mostrassi alcun atto d'ammirazione ed alcuna conturbazione.

  13. Adunque, di che ti meravigli? Della grande bontà di Dio la quale tu vedevi; e considerando te medesima, quanto tu ti conoscevi indegna a tanta grazia eri stupefatta; dunque nella considerazione della indegnità e infermità tua e della ineffabile grazia di Dio diventasti ammirata e stupefatta.

  14. Così domandando tu con prudenza dimostri la profonda umiltà tua; e, come detto è, non avesti timore, ma ammirazione della smisurata bontà e carità di Dio per la bassezza e piccolezza della virtù tua.

  15. Tu, o Maria, sei fatta libro nel quale oggi è scritta la regola nostra.

  16. In te oggi è scritta la sapienzia del Padre eterno, in te si manifesta oggi la fortezza e libertà dell'uomo.

  17. Dico che si mostra la dignità dell'uomo però che se io riguardo in te, Maria, veggo che la mano dello Spirito santo ha scritta in te la Trinità,

  18. Formando in te il Verbo incarnato, unigenito Figliuolo di Dio:

  19. Ci scrisse la sapienza del Padre, cioè il Verbo; ci ha scritto la potenza, però che fu potente a fare questo grande mistero; e ci ha scritto la clemenza dello Spirito santo, che solo per grazia e clemenza divina fu ordinato e compito tanto mistero.

  20. Se io considero il grande consiglio tuo, Trinità eterna, veggo che nel lume tuo vedesti la dignità e nobiltà dell'umana generazione; onde, sì come l'amore ti costrinse a trarre l'uomo di te, così quel medesimo amore ti costrinse a ricomprarlo, essendo perduto.

  21. Ben dimostrasti che tu amasti l'uomo prima che egli fosse, quando tu lo volesti trarre di te solo per amore; ma maggiore amore gli mostrasti dando te medesimo, rinchiudendoti oggi nel vile saccuccio della sua umanità. E che più gli potevi dare, che dare te medesimo? Onde veramente tu gli puoi dire: Che t'ho io dovuto o potuto fare che io non l'abbi fatto?

  22. Così veggo che ciò che la sapienza tua vide in quel grande ed eterno consiglio che fosse da fare per la salute dell'uomo, la clemenza tua volle e la potenza tua l'ha oggi adempito, sì che nella salute nostra s'accordò in quel consiglio la potenza, la sapienza e la clemenza tua, o Trinità eterna;

  23. in quel consiglio la grande misericordia tua voleva fare misericordia alla fattura tua, e tu, Trinità eterna, volevi compire in lei la verità tua di darle vita eterna, che per questo l'avevi creata, acciocchè partecipasse e godesse di te.

  24. Ma a questo la giustizia tua contraddiceva, allegando nel grande consiglio che, sì come la misericordia t'è propria, così la giustizia, la quale giustizia tua permane in eterno; onde, perché la tua giustizia non lascia nessun male impunito, sì come nessun bene non remunerato, non si poteva salvare perché non poteva soddisfare a te della colpa sua.

  25. Che modo trovasti, Trinità eterna, acciocchè s'adempisse la tua verità e facessi misericordia all'uomo, e che fosse soddisfatto alla giustizia tua? Che rimedio ci hai dato? O ecco fatto rimedio: tu disponesti di darci il Verbo dell'unigenito tuo Figliuolo,

  26. e che pigliasse la massa della carne nostra che t'aveva offeso acciocchè, sostenendo egli in essa umanità, fosse soddisfatto alla tua giustizia, non in virtù dell'umanità, ma in virtù della deità unita in essa. E così fu fatto e fu adempita la verità tua e saziata la giustizia e la misericordia.

  27. O Maria, io veggo questo Verbo dato a te essere in te, e non di meno non è separato dal Padre, sì come la parola che l'uomo ha nella mente che, benché ella sia profferta di fuori e comunicata ad altri, non si parte però né è separata dal cuore. In queste cose si dimostra la dignità dell'uomo, per cui Dio ha operate tante e sì grandi cose.

  28. In te ancora, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e libertà dell'uomo, perché, dopo la deliberazione di tanto e sì grande consiglio, è mandato a te l'angelo ad annunciarti il mistero del consiglio divino e cercare la volontà tua, e non discese nel ventre tuo il Figliuolo di Dio prima che tu lo consentissi con la volontà tua.

  29. Aspettava alla porta della tua volontà che tu gli aprissi, che voleva venire in te; e giammai non vi sarebbe entrato se tu non gli avessi aperto dicendo: «Ecco l'ancella del Signore, sia fatto a me secondo la parola tua».

  30. Dunque manifestamente si dimostra la fortezza e libertà della volontà, che né bene né male veruno si può fare senza la volontà; e non è demonio né creatura che possa costringerla a colpa di peccato mortale se ella non vuole, né ancora può essere costretta ad adoperare verun bene più che ella si voglia, sì che la volontà dell'uomo è libera, che nessuno la può costringere a male né a bene se ella non vuole.

  31. Picchiava, o Maria, alla porta tua la deità eterna, ma se tu non avessi aperto l'uscio della volontà tua non sarebbe Dio incarnato in te. Vergognati, anima mia, vedendo che Dio oggi ha fatto parentado con te in Maria. Oggi t'è mostrato che benché tu sia fatta senza te non sarai salvata senza te; onde, come detto è, oggi bussa Dio alla porta della volontà di Maria e aspetta che ella gli apra.

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