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DIALOGO E CRASI

DIALOGO E CRASI. Mettersi in gioco Combinarsi senza perdere identità Difendersi ed attaccare per vincere il gioco. Convivialità delle differenze. Per educare all’interculturalità dialogo con Antonio Nanni http://www.acmolfetta.it/documenti/doc_AC_DIOC/educare%20convivialit%C3%A0.htm.

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DIALOGO E CRASI

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Presentation Transcript


  1. DIALOGO E CRASI Mettersi in gioco Combinarsi senza perdere identità Difendersi ed attaccare per vincere il gioco

  2. Convivialità delle differenze.Per educare all’interculturalitàdialogo con Antonio Nanni http://www.acmolfetta.it/documenti/doc_AC_DIOC/educare%20convivialit%C3%A0.htm Franco Cambi (Intercultura) parla di KRASIS - è una svolta epocale dal paradigma dell’identità a quello della differenza (Nietzsche, Heidegger, Derrida, Irigaray, Lévinas). Valori e mentalità – mescolanza e meticciamento culturale – nasce l’io diArlecchino (Michel Serres, Il mantello di Arlecchino) - identità “meticcia”. L’ identità non è più riconducibile al feticismo delle radici - identità di migrazione - appartenenza trasversale Cambi propone una tassonomia in quattro punti: 1) la decostruzione dell’appartenenza; 2) la tolleranza purificata di egemonia 3) il dialogo; 4) la ri-costruzione-in-comune. l’interculturalità è una mescolanza non innata, una contaminazione verso l’’identità migrante “Farsi meticci è valore” (Cambi) – tra etnie come tra pensiero e azione – tra scienza e umanesimo – tra maschile e femminile: la pedagogia va pensata come comunicazione formativa.

  3. Pensare l’appartenenza globalenel senso etico spirituale “L’ibridazione è necessaria ed è l’interfaccia del pluralismo e della tolleranza, anche se questi non necessariamente si risolvono in quella. L’ibridazione è una possibilità, ed è positiva in quanto produce novità, una cultura meticcia ulteriore, dove più che il sincretismo, si valorizza, appunto, il dialogo, la capacità di assimilarsi reciprocamente. E ben sappiamo come culture meticcie siano presenti produttivamente in molte parti del globo e come abbiano prodotto convivenza e, in genere, convivenza più pacifica” Cambi (p. 106). La scuola, l’agenzia di formazione che può correggere la dittatura mediatica) sceglie l’intercultura: un’idea nuova di cultura, nuove pratiche di convivenza e di insegnamento, nuove tecniche (antropologiche) di comunicazione e di pensiero” (p. 111). Abbiamo bisogno di identità più forti e più sicure, non più rigide e più dogmatiche: non vanno moltiplicati i fondamentalismi ma va definito l’ ethos civile condiviso, un patto di cittadinanza dove nessuno ha il monopolio dell’etica.

  4. Metodi didattici • L’integrazione sociale è assimilazione, separazione, pluralismo, contaminazione: con metodi sperimentali si può assicurare un arricchimento cognitivo e antropologico dell’orizzonte culturale cui collegare il processo di apprendimento verso l’identità migrante contro l’“apartheid cognitivo” con rilettura di nuovi e vecchi saperi. L’ intercultura come metodo utilizza il patrimonio culturale come punto di partenza per nuove sintesi nel confronto con altre memorie, relativizzando le prospettive. • La “paideia per il XXI secolo” accoglie l’epoca del pluriverso: non si ferma all’organizzazione della classe multietnica con corsi di italiano, scaffali multietnici e mediatori culturali

  5. 1. Metodo narrativo • L’ascolto dell’altro dà interculturalità. L’altro, nell’educazione interculturale diventa “attore” • L’interculturalità è “movimento di reciprocità”, non basta parlare – serve ascoltare. L’altro si disvela comunicando il suo racconto • Tutti hanno una storia di vita da raccontare, oppure una fiaba, una festa, un viaggio, un gioco, un sogno, un’avventura, un piatto tipico, un diario, un film, ecc. La strategia narrativa è un’arma potente per costruire la globalità dei linguaggi e il racconto di esperienze per lo scambio di valori culturali e confronti sui “punti di vista”. La pedagogia narrativa non aumenta il volume dei materiali narrativi ma educa l’“impianto narrativo” del percorso educativo. La narrazione non è “oggetto” ma “principio epistemico” (educare narrando).

  6. 2. Metodo comparativo • Mettere a confronto le narrazioni, personali, libresche, filmate. Si allarga la visione correggendo l’impostazione unidimensionale: se ne ricava senso critico, plurivocità della visione prospettica. • Esempio: Marco Polo e Ibn Battuta; i due libri sacri Bibbia e Corano; la fiaba di Cenerentola europea e della Cenerentola araba, o cinese, o vietnamita; il racconto delle crociate secondo gli europei e secondo i cronisti arabi; i calendari in culture diverse e il ciclo della vita in due culture. • “L’altro Milione. Marco Polo e Ibn Battuta sulle rotte della Cina”, di Antonella Fucecchi e Antonio Nanni, Emi, Bologna 2000, (libro e video) è un esempio di strumento didattico comparativo da utilizzare a scuola. Marco Polo (Veneziano, Italiano, Europeo, Cristiano, Medievale) e Ibn Battuta (Tangerino, Marocchino, Magrebino, Musulmano, Medievale), il primo autore del Milione e l’altro della Rihla (cornache di viaggio). Attraverso questo strumento didattico, si può affrontare tutto quello che attiene al loro Viaggio, allo Sguardo, al Racconto. • C. M.Guzzetti, Bibbia e Corano, confronto sinottico, San Paolo, Milano 1993, utilissimo strumento di lavoro didattico secondo il metodo comparativo: i personaggi sono spesso gli stessi della Bibbia: 502 Versetti a Mosè; 245 Versetti ad Abramo; 131 Versetti a Noè; 93 Versetti a Gesù; tante altre cose non ci sono. Ma si possono paragonare il Dio biblico al coranico, i Profeti biblici ai coranici; l’uomo biblico al coranico, la legge biblica alla coranica; l’escatologia biblica alla coranica.

  7. 3) Metodo decostruttivo Strategia preferenziale per educare all’interculturalità - “auto-decostruzione” nella cultura di appartenenza per scegliere: non basta riconoscere l’ uguaglianza in termini di valore, occorre poi mediare il dialogo interculturale in una vera relazione di reciprocità, decostruendo attivamente pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni, immagini deformate, categorie etnocentriche. Vale a dire attuare prassi discorsive, nel concreto del linguaggio ordinario, della comunicazione diretta e mediata, per “costruire decostruendo”, una nuova memoria planetaria. La decostruzione va dunque intessa come promozione della capacità di mettersi in questione, di rivisitare e rivedere le proprie idee. Depotenziare la centralità della tradizione è il modo per invitare gli altri a farlo- ma il processo è attivo e combattivo e discute • Le razze umane e i generi • Le intelligenze multiple • I racconti della storia • I racconti della filosofia • I racconti della geografia (Carta di Mercatore e carta di Peters) • I pregiudizi sulle razze Si tratta di un processo di revisione, di relativizzazione, di storicizzazione, di decentramento delle proprie categorie concettuali. Attuabile in quattro livelli: linguistico-concettuale, relazionale- psicologico, strumentale, strutturale.

  8. 4) Metodo del decentramento (o dei punti di vista) • Decentrare il punto di vista è imparane a considerare il proprio modo di pensare come uno dei tanti • Il valore antropologico sta nell’uscita dall’egocentrismo e dall’etnocentrismo – per l’intercultura che accetta i propri limiti e riconosce gli altri, una sicurezza interiore che non è un sapere ma una serena maturazione affettiva nata nel confronto con nuovi punti di vista. • La scuola è luogo di confronto che struttura percorsi che privilegino il lavoro di gruppo e l’ascolto reciproco: l’educazione estetica in tutte le sue forme, specie collettive e di team. • Si tratta di scoprire che per l’altro io sono l’altro è raccontarsi i punti di vista con umorismo, è fare ricerche ad es. sulla scoperta/cognitiva dell’America anche dalla parte degli indios - raccontata dagli Irochesi; le Crociate viste dagli arabi; il Colonialismo raccontato dagli africani; la fiaba di Cappuccetto Rosso dal punto di vista del lupo.

  9. 5) Il riconoscimento del debito culturale • Portare l’alunno a riconoscere • I caratteri della cultura occidentale • il suo debito culturale nei confronti di altre culture. Avvalorare la storia del costante dialogo tra i popoli nella cultura mediterranea • In concreto illustrare temi come la religione ebraica, la cultura cinese, i termini italiani arabi, i numeri, lo zero (0); i prodotti alimentari. Persino la Divina Commedia di Dante riconosce debito nei confronti di “Il libro della scala di Maometto” (ed. SE, Milano 1991).

  10. 6) Il metodo dell’azione (o pedagogia dei gesti) Valorizzare gesti, azioni, comportamenti, la via pragmatica dell’educazione alla cittadinanza attiva. Promuovere iniziative e azioni, perché il gesto ha un grande valore educativo. Facciamo un veloce elenco di esempi: • -     invitare a scuola uno o più immigrati per un confronto diretto; • -     organizzare un gemellaggio o altre forme di scambi culturali (corrispondenza interscolastica)tra scuole diverse; • -    partecipare ad iniziative di antirazzismo; • -    programmare una visita alla Moschea o alla Sinagoga o in un centro Buddista ecc.; • -    allestire una mostra interculturale; • -    preparare uno spettacolo con musica etnica; • -    organizzare una festa dei popoli (anche cucinando piatti etnici); Progettare azioni e iniziative facendo sempre attenzione a far cogliere agli alunni il valore educativo del gesto.

  11. Educare l’interculturalità valorizzando alcuni contenuti curricolari • Servirsi dell’esistente: i curricoli, i libri di testo, gli operatori, vanno spesso solo formati al diverso obbiettivo. Il mediatore culturale non può essere un tuttologo, una figura passpartout, va educato ad essere qualcosa oltre il provvedere all’accoglienza ai singoli ed alle famiglie, prevenire gli incidenti comunicativi, educare alla lingua. • L’accompagnamento educativo è un percorso esperto di pedagogia interculturale. • Traccia indicatori di intercultura • Allestisce scaffali multiculturali • Collabora con i centri nazionali per costruire l’identità plurale contro le identità separate

  12. 7) La via ludica • Il gioco è lo strumento regio dell’educazione interculturale. Ben oltre la scuola dell’infanzia ed elementare, come media education e l’affine pedagogia del writing (media education di costruzione) è adattoanche nelle scuole superiori, dove può organizzare tante attività che a livello sperimentale sono già in corso, soprattutto in relazione all’educazione ai new media. • Mettersi “in gioco” vuol dire affinare glistrumenti dell’intercultura, il confronto tendente ad affermare sé senza stabili prevaricazioni. Il gioco media le sue regole per stabilire criteri di competizione costruttiva di abilità (regola del fuori gioco). • Un rilievo particolare meritano i giochi didattici, edutainment da costruire in classe che educano ai videogiochi insegrando le regole di composizione dei testi. • L’interculturalità sieduca più facilmente con simulazioni, giochi di ruolo, danze, spettacoli teatrali, drammatizzazioni, che facilitano anche l’acquisizione linguistiche.

  13. Un progetto per scienze biologiche • Seguire il metodo narrativo per l’illustrazione di un argomento di studio • Tenere conto dell’età e degli interessi del target • Rendere interattivo il processo di apprendimento • Applicare metodologie di gioco educativo

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