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Ciclo integrato dei rifiuti (o meglio dei “ Materiali Post Consumo ”)

Ciclo integrato dei rifiuti (o meglio dei “ Materiali Post Consumo ”). Un sistema complesso, con valenze e obiettivi locali, nazionali e sovra-nazionali: ambientali e sanitari economico-sociali e occupazionali d’uso del territorio e logistici finanziari, fiscali e patrimoniali

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Ciclo integrato dei rifiuti (o meglio dei “ Materiali Post Consumo ”)

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Presentation Transcript


  1. Ciclo integrato dei rifiuti(o meglio dei “Materiali Post Consumo”) Un sistema complesso, con valenze e obiettivi locali, nazionali e sovra-nazionali: • ambientali e sanitari • economico-sociali e occupazionali • d’uso del territorio e logistici • finanziari, fiscali e patrimoniali • energetici e d’uso di risorse (gas-serra, risorse non rinnovabili) • tecnologici (innovazione, obsolescenza, flessibilità, modularità) • organizzativi e gestionali • programmatori e pianificatori (breve,medio e lungo termine) Occorre quindi un serio approccio sistemicoe pianificatorio alla soluzione del problema, valutandone quantitativamente le complesse interazioni con ambiente, salute, economia, occupazione, società, uso dirisorse naturali, non solo in ambito locale, ma almeno sino allivello nazionale.

  2. Gli obiettivi di rilevanza nazionale riguardano sia gli aspetti energetici e di uso delle risorse naturali(da valutare con “l’Analisi del Ciclo di Vita”o LCA di materiali e processi), che quelli ambientali, sanitari, economico-sociali, occupazionali e fiscali. La gestione del ciclo dei rifiuti richiede pertanto- un sistema coordinato di politiche e strategie,- di azioni locali, settoriali e nazionali,- di scelte gestionali e impieghi di tecnologie,che, già all’origine dei processi di “metabolismo” territoriale di materie prime e di prodotti di consumo,consentano i massimi- risparmi di risorse non rinnovabili ed energie, e al termine del loro “Ciclo di Vita”,- i massimi recuperi di materie seconde ed energieunitamente alla sostenibilità economico-occupazionale delle scelte attuate e ad obiettivi di massima sicurezza e minimizzazione dei rischisanitari e ambientali(secondo i principi dello “sviluppo sostenibile” nelle sue componenti ambientali, economico-occupazionali e sociali integrate, in armonia con il tipo di sviluppo perseguito dall’Unione Europea nell’ultimo decennio). La gestione integratadel ciclo dei MPC va perciò inquadrata in una logica generale che non vedaprevalere singole tecnologie (per giunta obsolete),quali quelle dell’incenerimento e/o della discarica.

  3. L’approccio al ciclo integrato dei MPC è quindi in primo luogo un problema: - di obiettivi corretti e di volontà politica, - di mentalità e professionalità, - di programmazione e pianificazione, - d’organizzazione e gestione, - enon solo (ma anche) di tecnologie. Tra queste, i trattamenti termici dei rifiuti (alias “termo-valorizzazione”)assieme alle discariche sono solo l’ultimo “anello della catena” del ciclo dei MPC. L’eufemismo “termo-valorizzazione”, da molti inteso come sinonimo di “incenerimento con recupero energetico”, è invece assai ambiguo e raggruppa un gran numero di tecnologie di trattamento termico con recupero energ.(alcune delle quali non utilizzano affatto la combustione diretta dei materiali trattati).

  4. Le Istituzioni locali dovrebbero individuare un insieme razionale e flessibile di interventi, organizzati secondo precisi criteridi priorità e finalizzati a: - ridurre all’origine la generazione di rifiuti; - riutilizzare o riciclare la maggior parte (almeno tra 50 a 70 %) dei “Materiali Post Consumo”; - trasformare le frazioni organiche più “pulite” in compost di qualità per uso orticolo/agricolo,incentivando anche il “compostaggio domestico”; - trasformare la quota indifferenziata residua insemi-inerti compatti (ad es. bio-ossidati/bio-essiccati con tecnologie MBT), da conferire eventualmente a discarica per un periodo di transizione di alcuni anni; - monitorare nel periodo di transizione lo sviluppodi nuove tecnologie alternative-integrative di ciclo; - eventualmente nel medio termineutilizzare tali nuovetecnologieperinertizzare totalmente solola parte residuale, scegliendo le nuove tecnologie ambientalmente meno rischiose e affidabilmente validate nei prossimi anni (da controllare ineser-cizio con metodi di campionamento in continuo e relative analisi sistematiche dei micro-inquinanti).

  5. Le principali azioni che si richiedono alle Istituzioni • revisione integrale del Piano provinciale dei rifiuti, con l’obiettivo di massimizzare la Raccolta Differenziata (almeno tra 50 e 70 %, intervallo di riconosciuta fattibilità) • organizzazione della R.D. con metodologie e tecnologie innovative (basate sul “porta-a-porta” o simili, in funzione della struttura del territorio, in primis per l’umido onde bilanciare gli extra-costi sull’umido con minori costi delle altre differenziate e maggiori ricavi dalla migliore qualità delle materie seconde recuperate e riciclate) • accurata gestione della filiera del riciclaggio-riutilizzo delle materie seconde, volta alla creazione di nuova occupazione nei settori d’impiego di tali materiali • organizzare e attuare un passaggio reale da tassa a tariffa (equa, proporzionata alla produzione reale di rifiuti) • attivarsi a livello nazionale (in concorso con altre Istitu- zioni locali interessate) per ottenere maggiori incentivi alla filiera “R.D.- riciclaggio - riutilizzo – compostaggio” e per modificare il DL 387/2003 (togliendo i Certificati Verdi all’incenerimento di rifiuti e materiali non “rinnovabili”) • promuovere e incentivare il compostaggio domestico e il compostaggio industriale di qualità • attivare politiche di riduzione degli imballaggi (vuoti a rendere, no contenitori “usa e getta”, imballaggi riciclabili)

  6. installare a breve alcuni impianti MBT per trattare la quota indifferenziata residuante dalla R.D. e produrre un semi-inerte da conferire a discarica per alcuni anni (chiedendo ampliamenti di discarica strettamente necessari per poter gestire la transizione) • proporre e/o partecipare nel periodo di moratoria a progetti nazionali e/o U.E. di validazione ex-ante delle tecnologie più innovative per il trattamento-inertizzazione delle frazioni residuali degli RSU (gassificazione tradizionale di qualità “elettrica”, gassificazione-vetrificazione al plasma o simili), sulla base dei recenti metodi di campionamento in continuo dei micro-inquinanti (es. metodo tedesco AMESA, o austriaco “DIOXIN MONITORING SYSTEM”) • effettuare valutazioni comparate e statisti-camente attendibili delle più innovative tecnologie d’inertizzazione e trattamento termico delle frazioni residuali (senza combustione diretta dei materiali in carica), in termini di prestazioni ambientali e sanitarie, rendimenti energetici, riciclabilità e mercato dei sotto-prodotti, con particolare attenzione alla possibilità d’ottenere idrogeno purissimo a basso costo dai rifiuti (collegandosi a progetti U.E. e nazionali di produzione e impiego del vettore energetico idrogeno, quali HYCOM, HYPOGEN, PNR/FISR o simili)

  7. utilizzare la flessibilità degli impianti MBT per ricon-vertirli gradualmente in prevalenza alcompostaggio di qualità e in parte alla produzione di CDR di qualità, da avviare a gassificazione o gassificazione - vetrificazione,in base alla scelta della migliore tecnologia validata nei progetti di R&S comunitari e/o nazionali (qualora non si riuscisse a far modificare la Legge 36/2003 e le sue discu-tibili interpretazioni ai livelli regionali) • dotarsi eventualmente di un impianto-pilota della sud-detta migliore tecnologia, avendo esaminato accuratamente il mercato dei sotto-prodotti del trattamento delle quote residuali degli RSU e di assimilati industriali, per sfruttare al meglio la flessibilità impiantistica dei gassificatori (che consentono la produzione di energia elettrica o la micro-cogenerazione di energia elettrica e vapore per combustione in ciclo combinato turbina a gas/turbina a vapore di syn-gas depurato, o in motori a combustione interna, e/o la separazione d’idrogeno purissimo per numerosi impieghi alternativi, e/o la sintesi di metanolo o etanolo per auto-trazione o per l’industria chimica) • qualora ci si doti di tali tecnologie, monitorarle ex-postdurante l’intero esercizio tramite le tecniche di campiona-mento in continuo e relative analisi sistematiche dei micro-inquinanti, utilizzate in precedenza per la scelta della mi-gliore tecnologia disponibile, così da mantenere gli impian-ti in perfetto controllo, minimizzare le emissioni, otti-mizzare i rendimenti.

  8. Incenerimento Le tecnologie basate sulla combustione diretta dei rifiuti (come gli inceneritori) presentano numerosi inconvenienti, intrinseci al processo: • Incompleta combustione dei residui solidi (negli inceneritori possono residuare incombusti da un minimo del 2 – 3 % delle scorie a valori del 10 %) • Grandeproduzione di scorie solide tossiche o non riutilizzabili (fra 250 e 300 kg di scorie sotto griglia per tonn di rifiuti in carica, o 150 - 200 kg dagli impianti a letto fluido, 30 – 50 kg di ceneri volatili da inertizzare, 20 - 50 kg di fanghi salini o altri scarti dalla linea di depurazione fumi) • Grandi volumi di fumi da trattare (fra 4000 e 5000 Nm3/ton per il letto fluido e 5000 - 8000 Nm3/tonn per il forno a griglia, contro 800 – 1500 Nm3/tonn di syn-gas nel caso della gassificazione e dei plasmi) • Emissioni pericolose in atmosferaanche quando siano a norma di Legge (per i grandi volumi di fumi); i migliori inceneritori monitorati con campionatori in continuo, appena il 5 % in Europa e nel mondo, danno medie di TCDDeq 25 – 30 pg/Nm3, gli altri sono fuori controllo per inattendibilità statistica delle rilevazioni.

  9. Limitazioni tecnichee scarsa flessibilità gestionale rispetto ai materiali in carica da trattare (aspetto comune a quasi tutte le tecnologie di trattamento termico ad esclu-sione dei flessibilissimi reattori al plasma) • Scarsa modularità e gigantismo per ragioni econo-miche (economie di scala), che tolgono flessibilità alla evoluzione futura dei piani sui rifiuti delle Amministra-zioni locali (per oltre 20 - 25 anni) • Scarsa flessibilità nell’uso della poca energia che rie-scono a recuperare (sola produzione d’energia elettrica e vapore in ciclo cogenerativo, a fronte delle numerose alternative per le tecnologie di gassificazione e plasmi, quali idrogeno, sintesi di etanolo o metanolo, cicli combinati cogenerativi, estrazione di prodotti chimici) • Volumetrie abnormi (almeno quadruple o più rispetto ad es. ai plasmi) ed eccessiva occupazione di suoli (da doppia a tripla), in conseguenza dei volumi di fumi prodotti sui quali gli impianti sono dimensionati • Costi d’investimento e gestione più alti del 5 – 10 % almeno, a parità di capacità produttiva e qualità dei rifiuti • Scarsa flessibilità in termini di gestione del processo (lenti da spegnere e riavviare in caso di guasti rilevanti e grandi manutenzioni)

  10. Progetto “vincente” del concorso di idee • enorme impianto da circa 500.000 ton/anno nominali (1400 - 1450 ton/giorno reali), per la combustione di RSU indifferenziati su griglie mobili raffreddate ad aria (la tec-nologia più tradizionale esistente) • costo d'investimento 210 milioni di Euro (circa 407 miliardi di vecchie Lire), elevatoper i costi della tecnologia in sé e perché largamente sovraddimensionato rispetto alle esigenze della Provincia di Genova (può servire l’intera Regione Liguria) • vengono dichiarate in funzione due sole linee per bruciare "appena" 333.000 ton/anno, con una terza linea a rotazione "...sempre ferma e di riserva...", (non credibile:un grande impianto industriale a regime non si utilizza al 66 - 67 %, ma all'85 – 90 %) • vengono dichiarate emissioni di micro-inquinanti (diossine/furani I-TEQ, metalli pesanti, Idrocarburi Polici-clici Aromatici) 40 - 50 volte inferiori ai limiti di Legge attuali (in media di lungo periodo !):non è credibile i migliori ince-neritori dotati dei medesimi sistemi di depurazione-fumi e campionati in continuo danno risultati medi annui 15 – 20 volte superiori (per le diossine I-TEQ 30 – 40 pgNm3) • vengono dichiarate scorie sotto griglia inattendibili (dal 6 % !!! al 20 % della carica, quando con RSU indifferen-ziati con potere calorifico stimato di 2100 – 2200 kcal/kg solitamente si raggiunge il 25–30 % (a regime 110000 ton/anno contro 20000-66000 t/a dichiarate) • viene dichiarata un’efficienza elettrica del 26–27 %, inattendibile, i valori reali migliori sono del 22–23 %.

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