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Il Banchetto

Il Banchetto. Giulio Romano, Camera di Amore e Psiche. Mantova, Palazzo Te. Cena di gala Apparato sontuoso Cibi prelibati Spettacolo Commisatio : intervallo prima del dessert in cui si discute e si gusta il vino buono. Gli invitati.

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Presentation Transcript


  1. Il Banchetto Giulio Romano, Camera di Amore e Psiche. Mantova, Palazzo Te

  2. Cena di gala • Apparato sontuoso • Cibi prelibati • Spettacolo • Commisatio: intervallo prima del dessert in cui si discute e si gusta il vino buono

  3. Gli invitati • Numero ideale di commensali: da 3 (le Tre Grazie) a 9 (le Nove Muse) • Gli uomini mangiano sdraiati sui letti triclinarii • Le donne prima escluse poi ammesse ma mangiano sedute • Gli ospiti dell’ultimo minuto (umbrae) mangiano seduti

  4. Pizzoli, chiesa di S. Stefano (da Amiterno)

  5. Svolgimento del banchetto • Ospiti sdraiati sui letti e vestiti con abiti comodi (vestis coenatoria, synthesis) senza cinte né nodi • Schiavetti lavano mani e piedi degli ospiti • Preghiere agli dei (Vesta dea della casa del focolare; Ercole “santo bevitore”) • Invocazione al Genio del padrone di casa

  6. I posti a tavola Ospite di riguardo Padrone di casa

  7. Buone maniere a tavola Pompei Casa del Moralista

  8. CIL IV, 7698 = F. Buecheler - E. Lommatzsch, Anthologia Latina 2. 3: Supplementum (Stuttgart 1982) 75, nr. 2054 = AE 2001, 799 (Pompei, Casa del Moralista) Le insane liti e gli odiosi litigi rinvia, se puoi; altrimenti, vattene a casa tua. allontana il volto lascivo e gli occhi languidi dalla moglie di un altro, il pudore sia sulla tua bocca L'acqua lavi i piedi, e li asciughi bagnati uno schiavo; una tovaglia copra il letto, fai attenzione ai nostri lini [Insanas?] lites odiosaque iurgia differ si potes, aut gressus ad tua tecta refer lascivos voltus et blandos aufer ocellos coniuge ab alterius, sit tibi in ore pudor abluat unda pedes puer et detergeat udos, mappa torum velet, lintea nostra cave

  9. Napoli, Museo Archeologico Nazionale

  10. Consigli a una signora • Ovidio, L’arte di amare, III 755 ss. • Tu aspetti con ansia che io ti conduca ai banchetti, e chiedi anche su questo argomento i miei consigli. Arriva tardi e, dopo che si sono accese le lucerne, avanza con grazia: verrai gradita per l'attesa; l'attesa è la più grande mezzana; anche se sarai brutta, a chi ha bevuto sembrerai bella; e la notte getterà un velo sui tuoi difetti. Prendi i cibi con la punta delle dita (ha una sua importanza il comportamento nel mangiare), con la mano sporca non ungerti tutto il viso; non mangiare cibo prima, a casa tua, ma finisci di mangiare prima di essere sazia; mangia un po' meno di quanto puoi mangiare. Se il figlio di Priamo vedesse Elena mentre mangia avidamente, l'odierebbe e direbbe: « Che furto sciocco è stato il mio! ».

  11. Ovidio, L’arte di amare, III 755 ss. È ... opportuno ...il bere alle donne ...Anche questo sta bene, finché la testa lo sopporta, e la mente e le gambe non vacillano e tu non vedi doppia la cosa che è una. Ma è spettacolo indecente una donna che giace ubriaca fradicia: quella è degna di subire qualsiasi amplesso. Ed è pericoloso cedere al sonno, sulla mensa imbandita: durante il sonno sono solite accadere molte cose vergognose.

  12. Figli e figliastri • Plinio, Lettere, II, 6,2 • (Un Tizio) imbandiva a sé ed a pochi privilegiati piatti davvero succulenti, a tutti gli altri roba grossolana e di scarto. Anche il vino lo aveva messo in fiaschetti divisi in tre gruppi, non perché ognuno potesse scegliere quello che preferiva, ma perché nessuno potesse scartare quello che non gli andava: il primo era riservato a lui ed a noi, il secondo per gli amici di minor conto (infatti ha gli amici scaglionati per gradi), il terzo per i suoi e per i nostri liberti.

  13. “Ospitalità” imperiale • Svetonio, Vita di Claudio, 32 • Diede conviti lauti e frequenti ... A ogni cena ammetteva anche i suoi figli insieme con fanciulli e fanciulle nobili che mangiavano sedendo all'uso antico presso i piedi dei letti. • A un convitato, che si diceva avesse sottratto il giorno precedente una coppa d'oro, invitatolo anche il giorno dopo mise innanzi un calice di argilla. • Si dice inoltre che avesse meditato un editto per conceder licenza di lasciare uscir fuori durante il pasto le flatulenze dello stomaco e i crèpiti del ventre, avendo risaputo che un tale aveva corso pericolo dall'essersi per vergogna trattenuto.

  14. “Licenze” imbarazzanti • Petronio, Satyricon, 47, 4-6. • ... se qualcuno di voi avrà da fare un bisogno, non c'è da vergognarsi. Nessuno di noi è nato d'un pezzo. A mio parere, non esiste una tortura come trattenersi. È la sola cosa che neanche Giove ha il potere di proibire. Eh, tu ridi, Fortunata, che di notte così spesso non mi lasci prender sonno! Ad ogni modo, qui nel triclinio io non proibisco a nessuno di fare i suoi comodi, che anche i medici proibiscono di trattenersi. E, se vi viene da fare qualcosa di più, fuori c'è tutto pronto: acqua, pitali, ammenicoli vari. Credete a me, se il meteorismo raggiunge il cervello, produce flussioni anche nel resto del corpo. So di molti che ci son morti….

  15. “ab ovo usque ad mala”Orazio, Satire,I 3, 6 • GUSTATIO (antipasti) • Sacrificio ai Lari • COENA • Conversazione e COMMISATIO (brindisi) • Spettacoli (intermezzi musicali, teatrali) • Buffoni, giullari, acrobati, scimmie ammaestrate, danzatrici del ventre • SECUNDAE MENSAE (frutta e dolci)

  16. Un menù illustrato Tunisi, Museo del Bardo (fine II sec. d.C.) da El Jem

  17. Pronti da cucinare Thuburbo Maius

  18. Intermezzi musicali da Cartagine Tunisi, Museo del Bardo

  19. danzatrici Roma, Musei Vaticani Pannello di mosaico policromo con mimi e mime danzanti (III sec. d.C.) dal Tempio di Diana sull’Aventino

  20. giocolieri Tarquinia, Tomba dei giocolieri

  21. “apophoreta” Marziale, Epigrammi, libro XIV Petronio, Satyricon, 56, 7. ... cominciano a far girare una coppa piena di biglietti della lotteria e uno schiavetto addetto a questo compito estrae i numeri leggendo ad alta voce le scritte sui premi. «Argentum sceleratum» «Argento al prosciutto»: portano un prosciutto con sopra dei bussolotti d'argento. «Cervical» «Cuscino»: ed ecco arrivare un pezzo di capicollo. «Serisapia et contumelia» «Scemenze e insulti»: e sono offerte delle gallette scipite insieme a una mela con dentro uno stecco. «Porri et persica» «Porri e pesche»: e vengono consegnati una frusta e un coltello. «Passeres et muscarium» «Passeri e moscato»: e arrivano uva passa e miele dell'Attica. «Cenatoria et forensia»«Per la tavola e per il tribunale»: e ci becchiamo un pasticcino e tavolette. «Canale e pedale»: ed eccoti una lepre e una suola di scarpa. «Murena et littera»: e ci presentano un sorcio legato a una rana e con un fascio di bietole. Ce la ridiamo di gusto. Di messaggi così ne passano una marea, ma ormai chi li ricorda più?

  22. Petronio, Satyricon, 60, 1-6. • …all'improvviso il soffitto si mise a scricchiolare e l'intera sala da pranzo a tremare. Spaventato, io mi alzai in piedi nel timore che qualche acrobata calasse giù dal tetto. Non meno sbalorditi, gli altri commensali sollevarono lo sguardo per vedere quale novità si annunciasse dal cielo. Ecco allora aprirsi i cassettoni del soffitto e a un tratto scendere un enorme cerchio, staccato evidentemente da una grande botte, con appese tutto intorno delle corone d'oro e delle ampolle di alabastro piene di profumo.

  23. L. Alma-Tadema Le rose di Eliogabalo 1888 coll. privata Storia Augusta, Vita di Eliogabalo, 21, 5 «Facendo azionare il soffitto girevole di certi triclini, sommergeva i suoi parassiti con una pioggia di viole e altri fiori, tanto che alcuni, non riuscendo a risalire in superficie, vi morirono soffocati»

  24. Superstizioni a tavola • Si usa solo la destra • Non si deve rovesciare il sale • Non si infilza la carne con il coltello (si usano solo cucchiai) • Non si pronuncia la parola fuoco; se accade bisogna gettare acqua sotto la tavola • Bisogna rompere i gusci delle uova e dei molluschi

  25. Un gallo di malaugurio Petronio, Satyricon, 74 Mentre stava dicendo queste cose, un gallo cantò. Turbato da quel canto, Trimalchione ordinò di versare del vino sotto la tavola e di spruzzarne anche la lucerna. Poi passò l'anello nella mano destra e disse: «Non è senza ragione che questo trombettiere ha dato il suo segnale: o sta per scoppiare un incendio, o qualcuno nelle vicinanze sta per lasciarci l'anima. Alla larga! E perciò chiunque mi porterà questo profeta di sventure avrà una ricompensa». Detto, fatto: gli fu portato un gallo dei dintorni, che Trimalchione ordinò di cuocere in pentola. Fatto a pezzi, dunque, da quell'abilissimo cuoco, che poco prima con un maiale aveva fatto uccelli e pesci, fu buttato nella pignatta. E mentre Dedalo assaggiava il brodo bollente, Fortunata macinava del pepe in un macinino di bosso.

  26. Tavola si identifica con la terra • Il pavimento è il regno dei morti • Il cibo caduto da tavola appartiene ai morti • Non si può spazzare il pavimento

  27. Pavimento “asarathon” Roma, Musei Vaticani II sec. d.C.

  28. “memento mori”

  29. Lusso a tavola e leggi sumptuariae GELLIO, Notti Attiche, II, 24 I Romani d'una volta vigilavano sulla sobrietà e la frugalità dell'alimentazione e dei pranzi non solo con i precetti e la disciplina privata ma anche con i provvedimenti pubblici e con la sanzione di parecchie leggi.

  30. Moralisti e cibi esotici SENECA, Consolazione alla madre Elvia, 10 I bisogni del corpo sono ridottissimi: vuol riparo dal freddo; alimenti per sedare la fame e la sete: Ogni desiderio che va oltre, è un prezzo che si paga ai vizi, non alle necessità. Non occorre frugare gli abissi marini né gravare il ventre con cataste di animali né estrarre ostriche dai lidi ignoti del mare più remoto. Gli dei e le dee maledicano una ghiottoneria che travalica i confini di un tale impero! Vogliono che si catturino oltre il Fasi gli ingredienti della loro gastronomia, e si preoccupano di importare dai Parti volatili invece che di riportarne vittorie. Convogliano da ogni parte tutti i cibi noti al palato più esigente; si trasporta dall'Oceano, ai confini del mondo, ciò che lo stomaco guastato dalle raffinatezze lascia appena entrare: vomitano per mangiare, mangiano per vomitare, e non si danno neppure la pena di digerire le pietanze reperite in ogni angolo della terra.

  31. Ladro di ghiottonerie Napoli, Museo Archeologico Nazionale (da Pompei, Casa del Fauno)

  32. Ghiottoni e gourmet • Apicio: sono noti tre distinti personaggi con questo nome • Il più conosciuto è Marco Gavio Apicio (nato intorno al 25 a.C.), menzionato da Seneca e Plinio. • si sarebbe suicidato dopo aver dilapidato in banchetti un immenso patrimonio (Seneca riporta una cifra che ammonta a circa 100 milioni di sesterzi). • De re coquinaria (L'arte culinaria), raccolta di ricette in dieci libri compilata nel III secolo da un cuoco di nome Celio e attribuita ad Apicio.

  33. Un grande successo editoriale

  34. Lo splendore delle mense Napoli Museo Archeologico Nazionale

  35. Una folla di schiavi Samovar da Kaiseraugst (Augusta Raurica) Augst, Roemermuseum Parigi, Louvre (da Cartagine)

  36. Lucullo e le sue cene PLUTARCO, vita di Lucullo 40-43 I pasti quotidiani di Lucullo erano come quelli di un neoricco. Non solo con coperte tinte di porpora e coppe tempestate di pietre preziose, con balletti e recitazioni teatrali si rese invidiato dalla gente volgare, ma anche con imbandigioni di vivande d'ogni sorta e di pasticceria elaborata in modo sopraffino. Pompeo divenne famoso quando, ammalato, alla prescrizione del medico di mangiare tordi, e alla risposta dei servi che in estate non si sarebbe trovato un tordo se non negli allevamenti di Lucullo, proibì di prenderne di là, e replicò al medico; «Dunque morirebbe Pompeo, se Lucullo non vivesse nelle mollezze?»; e comandò di preparare qualcosa di più facile reperibilità,

  37. Lucullo non solo godeva, ma era anche orgoglioso di questa sua vita, come appare dagli aneddoti tramandati su di lui. Si racconta, ad esempio, che alcuni greci giunti a Roma vennero da lui ospitati a tavola per parecchi giorni, finché, con sentimento molto greco, ne provarono vergogna e declinarono l'invito con la scusa che spendeva per loro troppi denari ogni giorno; Lucullo sorridendo rispose loro: «Ciò in parte si fa certamente anche per voi, o signori greci, però per la maggior parte si fa per Lucullo». Una volta che mangiava da solo e avevano preparato una sola tavola e un pasto modesto, si adirò e fece venire il servo incaricato di queste cose, e alla sua risposta che non pensava avesse bisogno di niente di costoso, visto che non c'era nessun invitato, replicò: «Che dici? Non sai che oggi da Lucullo pranza Lucullo?».

  38. Sembra che ad ogni sala da pranzo corrispondesse un valore stabilito per il pranzo, un apparato e un'attrezzatura particolare, così i servi, appena udivano dove intendeva mangiare, sapevano qual era la spesa da fare e quali dovevano essere l'apparato e la disposizione del banchetto. Pranzare nell'Apollo soleva costare cinquantamila dracme, e tanto fu sborsato in quella circostanza. Pompeo rimase sbalordito della rapidità con cui un banchetto così costoso era stato allestito. Per simili cose Lucullo usava sprezzantemente la sua ricchezza, come fosse davvero un barbaro fatto prigioniero.

  39. Una cena macabra Cassio Dione LXVII, 9 (Domiziano)… intrattenne …i primi uomini del senato e del rango equestre in questo modo.53 Dopo aver fatto allestire un’abitazione completamente nera dal soffitto, attraverso le pareti, fino al pavimento, e dopo aver fatto preparare sul pavimento medesimo dei divanetti dello stesso colore, li invitò da soli, di notte, senza la scorta dei servi. Dapprima fece porre accanto a ciascuno di loro una stele di tipo funerario che portava il loro nome e un piccolo lume, proprio come quelli che si appendono nelle tombe; in un secondo momento, dei fanciulli di bell'aspetto, nudi, anch'essi tinti di nero, entrarono come fantasmi, e dopo essersi disposti circolarmente intorno agli ospiti in una danza minacciosa, si sedettero ai loro piedi; dopo di ciò, tutte le offerte rituali che si presentano nei sacrifici funebri furono dedicate loro, vestiti anch'essi di nero con abiti dalla foggia simile, tanto che tutti, uno ad uno, erano impauriti e terrorizzati, e si aspettavano continuamente, da un momento all'altro, di essere uccisi, soprattutto a causa del grande silenzio da parte degli altri, come se si trovassero già tra i morti, mentre Domiziano continuava a chiacchierare di tutti gli argomenti riguardanti i morti e le uccisioni.

  40. Alla fine li lasciò andare, dopo aver allontanato i loro servi che si erano fermati nei vestiboli, e, dopo averli fatti accomodare, tramite altri [servi] sconosciuti, alcuni su dei carri, altri su lettighe, suscitò in loro ancora maggior spavento. Non appena ciascuno di essi arrivò a casa e cominciò a tirare un sospiro di sollievo, gli venne annunciato che era giunto qualcuno da parte di Augusto. A quel punto, mentre si aspettavano di morire veramente, uno portò la stele funeraria, la quale era d'argento, un altro [portò] qualcos'altro ancora, altri qualcuno dei vari arredi che erano stati disposti durante la cena, modellati con il materiale più prezioso; da ultimo [giunse] quel fanciullo che per ognuno [era stato] il genio familiare, lavato e ornato ... così, in preda al panico per l'intera notte, ricevettero i doni.

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