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La varietà delle imprese cap 1

La varietà delle imprese cap 1. Edoardo Sabbadin. La molteplicità dei modelli di impresa. La realtà esistono molteplici tipologie aziendali. Non è corretto pensare ad un modello d’impresa unico. Concetto di sistema Paese. “Modello di sviluppo italiano”

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La varietà delle imprese cap 1

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Presentation Transcript


  1. La varietà delle impresecap 1 Edoardo Sabbadin

  2. La molteplicità dei modelli di impresa • La realtà esistono molteplici tipologie aziendali. • Non è corretto pensare ad un modello d’impresa unico.

  3. Concetto di sistema Paese • “Modello di sviluppo italiano” • Aiuta a capire il comportamento delle imprese italiane. • In Italia è alta l’incidenza delle piccole e medie imprese (Pmi). • Le Pmi,inoltre, sono concentrate in specifiche aree geografiche (sistemi prodottivi locali).

  4. Concetto di sistema Paese Viene alternativamente identificato: • O con le politiche degli stati nazionali; • O con le strutture istituzionali, in particolare quelle finanziarie; • O con fattori politico istituzionali e il sistema dei valori di un Paese.

  5. Concetto di sistema Paese Per esempio modello di impresa giapponese. • Politiche statali:…. • Strutture finanziarie…. • Fattori politico istituzionali e valori…..

  6. Le specificità di un sistema Paese • Costituiscono una fonte di vantaggio competitivo non trasferibile, risultano dalla storia del sistema stesso.

  7. Due concezioni estreme del processo di industrializzazione • Il processo di industrializzazione è unico, il processo evolutivo è uniforme e si registra prima in alcuni Paesi e poi in altri. • Il processo di industrializzazione è specifico, unico, deriva dalle peculiarità della storia del Paese.

  8. Le componenti del Sistema Paese • Lo stato e le strutture di governo nazionali, (Per es. le politiche pubbliche… La stabilità politica es. Argentina….). • Le Istituzioni amministrative e finanziarie( per es. mercati azionari….es. sistema bancario….intervento pubblico…) • I valori sociali culturali di un Paese.

  9. LA GRANDE IMPRESA • Tradizionalmente dal secolo scorso la grande impresa integrata è stata considerata il paradigma di successo del capitalismo moderno.

  10. Perché ha successo la Grande impresa? • Consegue economia di scala • Gestione integrata di diverse attività (Ricerca e Sviluppo, Sistemi informativi..) • Specializzazione delle risorse umane • Divisione del lavoro • Apprendimento organizzativo • Potere contrattuale nei confronti di clienti, fornitori, istituzioni.

  11. Perché ha successo la Grande impresa? • Riduzione rischi ed incertezza legati alle transazioni del mercato internalizzando. • Possibilità di influenzare il funzionamento del mercato.

  12. Fino agli anni ’60, le condizioni di contesto favoriscono lo sviluppo della Grande Impresa. • Lo sviluppo della domanda è stabile • Il mercato è di massa • Il quadro di riferimento complessivo è stabile, in particolare i prezzi dei fattori produttivi. • E’ stabile il quadro politico e monetario.

  13. Negli anni ’70 cambia lo scenario • Shock petrolifero • Aumentano i prezzi dell’energia e delle materie prime. • Si arresta, per la prima volta dal dopoguerra, la crescita della domanda. • Inflazione

  14. Negli anni 70 • Aumenta l’instabilità e la complessità. • Aumenta l’imprevedibilità • La domanda si contrae in termini quantitativi e si differenzia in termini qualitativi. • Apertura dei sistemi economici e si riduce la capacità dell’impresa di influenzare i mercati.

  15. Dagli anni 70 il modello organizzativo della grande impresa non è più il paradigma di successo per eccellenza, ma è una delle opzioni.

  16. 1.3 Le piccole e media imprese • Sono più numerose in Italia che in altri Paesi industriali avanzati. • Il nostro sistema economico si caratterizza per imprenditorialità diffusa. • Le Pmi hanno in molti settori performance superiori alla grandi imprese. • Pmi non rappresentano una fase transitoria e imprese “satelliti”.

  17. DEFINIZIONE PMI CRITERI QUANTITATIVI ISTAT classi di addetti: • 1-9 addetti impresa artigiana • 10-99 addetti = piccola impresa • 100-499 addetti = media impresa • > 500 addetti = grande impresa

  18. Caratteristiche qualitative delle Pmi • Semplice struttura organizzativa • Attività limitate • Gestione flessibile • Organizzazione elementare • Pochi livelli gerarchici • Poche aree funzionali • Scarsa divisione del lavoro e specializzazione

  19. Caratteristiche Pmi • Sovrapposizione tra impresa e famiglia i famigliari hanno messo i capitali e dirigono. • Il modello direzionale prevalente è paternalistico e autoritario • Il processo decisionale è accentrato e rapido • Comunicazione infromale

  20. CARATTERISTICHE E PROBLEMI DELLE PMI • Nate per intuizione dell’imprenditore. • I componenti la famiglia dell’imprenditore conferiscono e controllano il capitale di rischio e partecipano direttamente alla gestione aziendale. • Processi decisionali: molto accentrati. • Relazioni interaziendali: tipiche delle reti e/o distretti.

  21. CARATTERISTICHE E PROBLEMI DELLE PMI (segue) d) Combinazioni economiche: • Flessibilità • Specializzazione • Limitata ampiezza gamma offerta • Forte propensione al servizio • Frequente instaurarsi di relazione di subfornitura.

  22. CARATTERISTICHE E PROBLEMI DELLE PMI (segue) Strutture organizzative: • Semplici • Ridotto numero di livelli gerarchici • Funzioni di staff assenti • Sistemi operativi e di gestione delle risorse umane quasi assenti • Poco spazio ai manager • Basso ricambio del personale per profondo radicamento dei valori aziendali.

  23. CARATTERISTICHE E PROBLEMI DELLE PMI (segue) • PATRIMONIO: • Risorse finanziarie limitate • Strutturalmente sotto-capitalizzate • Non espandono l’azionariato per mantenere il controllo dell’impresa. • Hanno costi di finanziamento elevati • Difficoltà di crescita

  24. OPZIONI STRATEGICHE DELLE PMI Fonti vantaggio competitivo: Focalizzazione Prodotti differenziati con qualità e prezzo elavati E’ sempre meno difendibile.

  25. LE IMPRESE ARTIGIANE • Istat: Fino a 9 addetti. • In Italia sono presenti più di 1.000.000 di imprese artigiane. • 800.000 circa in Francia • 600.000 circa in Germania. • Quelle italiane sono orientate all’export, quelle tedesche e francesi al mercato interno.

  26. LE IMPRESE ARTIGIANE • La metà dei brevetti industriali italiani si deve ai laboratori artigianali. • Cresce la loro partecipazione e catene del valore e reti di imprese. • Le n.t. facilitano la comunicazione tra micro-imprese.

  27. OPZIONI STRATEGICHE DELLE PMI • Nicchie di mercato sempre più ristrette e affollate

  28. Formule imprenditoriali dell’artigianato

  29. Formule imprenditoriali dell’artigianato

  30. I DISTRETTI INDUSTRIALI • Il ruolo delle Pmi diventa evidente nei Distretti. • Un distretto non è solo un’area ad elevata specializzazione produttiva. Esso prevede: • Una componente socio-culturale • Interrelazione produttiva tra imprese.

  31. La grande impresa fordista realizza economie interne Le Pmi in un distretto, specializzandosi nelle diverse fasi del ciclo produttivo riescono a utilizzare economie esterne. I DISTRETTI INDUSTRIALI

  32. DISTRETTO • L’insieme di imprese localizzate in specifiche aree geografiche, con divisione del lavoro e collaborazione

  33. ECONOMIE ESTERNE ATMOSFERA INDUSTRIALE Nei distretti si accumulano capacità industriali specializzate. Le idee innovative circolano velocemente. I DISTRETTI Marshall nel XIX secolo

  34. MODELLO DELLA SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE • Pmi specializzate nelle diverse fasi del ciclo produttivo. • Complementarietà produttiva • Mix di competizione e cooperazione • Diffusione di innovazioni tecnologiche per imitazione. • Alcune imprese producono beni strumentali • Soluzione interorganizzativa elastica e flessibile.

  35. MODELLO DELLA SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE • I limiti della piccola dimensione sono superati da un’impresa guida. • Le innovazioni sono incrementali non radicali frutto dell’apprendimento sul campo.

  36. MODELLO DELLA SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE • Condizioni politiche sociali e culturali hanno favorito lo sviluppo del modello • (disponibilità a lavorare a basso costo, grazie all’integrazione di altre fonti di reddito) • (salto di condizione sociale da dipendente a micro-imprenditore). • Istituzioni locali di sostegno (Banche, Enti locali…)

  37. LIMITI DEL MODELLO DELLA SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE • Il ruolo della Grande impresa “fordista” non è finito • L’innovazione tecnologica è esterna al distretto • La globalizzazione riduce la convenienza ad impIegare le imprese del distretto. • L’iper-competizione internazionale di prezzo riduce la competitività dei distretti

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