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SVILUPPO COGNITIVO

Aspetti del processo cognitivo che verranno trattati:PercepireApprendere e memorizzareOrganizzare la conoscenza tramite simboli ?LinguaggioAgire in modo IntelligentePeriodo: dalla nascita all'inizio dell'adolescenza.. Quale dotazione alla nascita? Cosa sa fare un neonato?. I riflessi. Rota

leonora
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SVILUPPO COGNITIVO

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Presentation Transcript


    1. SVILUPPO COGNITIVO

    2. Aspetti del processo cognitivo che verranno trattati: Percepire Apprendere e memorizzare Organizzare la conoscenza tramite simboli ?Linguaggio Agire in modo Intelligente Periodo: dalla nascita all’inizio dell’adolescenza.

    3. Quale dotazione alla nascita? Cosa sa fare un neonato?

    4. I riflessi Rotazione del capo Suzione Marcia automatica Prensione Moro Babinsky Pupillare Starnuto Sbadiglio

    5. I riflessi Riflessi: risposte organizzate ed automatiche a stimoli specifici. Sono innati ed hanno una funzione adattiva (es. rotazione del capo, suzione, riflesso di Moro). Alcuni riflessi permangono per tutta la vita (es. riflesso pupillare, sbadiglio). I riflessi neonatali sono destinati a scomparire nei primi mesi mano a mano che vengono sostituiti con azioni volontarie. La presenza e la qualità dei riflessi e la loro scomparsa al momento opportuno rappresentano importanti indicatori della salute del bambino!

    6. PERCEZIONE Con il termine percezione si fa riferimento alla capacità di registrare informazioni attraverso gli organi di senso. In che misura la percezione implica processi cognitivi complessi? Teoria della Gestalt (inizio ‘900)? la percezione è una modalità primaria di esperienza, i cui aspetti costitutivi sono innati, consentendo all’essere umano di essere “in sintonia immediata” con il mondo esterno (corrispondenza tra strutture percettive e la realtà). E. e J. Gibson (1955) ?le percezioni sensoriali possiedono un ordine intrinseco che l’organismo umano è predisposto a cogliere. Il compito evolutivo non è mettere ordine nel caos ma affinare le strategie che permettano di selezionare le informazioni rilevanti, ossia le relazioni tra le proprietà degli oggetti e le possibilità delle azioni offerte da queste proprietà.

    7. PERCEZIONE nella vita intrauterina Già nella vita intrauterina il neonato ha iniziato a sperimentare il mondo circostante, attraverso sensazioni tattili, gustative ed uditive. Queste prime sperimentazioni fanno sì che il neonato alla nascita abbia delle preferenze di gusto, il dolce al salato ed impari in poco tempo a riconoscere l’odore del latte materno. I neonati, alla nascita, hanno una soglia uditiva più alta che permette loro di sentire anche se in modo più attutito rispetto ad un adulto. Essi sono in grado di distinguere la provenienza di un suono e di discriminare la voce umana rispetto a qualsiasi altro stimolo sonoro, privilegiando la voce materna. Il preadattamento ai suoni ha un valore funzionale, in quanto mette a contatto il neonato con il mondo della comunicazione e agevola l’acquisizione del linguaggio.

    8. PERCEZIONE: CAPACITÀ VISIVA La capacità visiva è stata la capacità maggiormente studiata. Il sistema visivo alla nascita è funzionante anche se immaturo. Infatti: Il neonato non è in grado di focalizzare entrambi gli occhi su uno stesso punto; La sua acuità visiva (capacità di distinguere con precisione i dettagli) è limitata; Riesce a mettere a fuoco solo oggetti che si trovano a breve distanza MA NONOSTANTE QUESTO…

    9. CAPACITÀ VISIVA: forme,colori e dimensioni Il neonato è capace di: reagire alle differenze di luminosità e al movimento subito dopo la nascita; dopo pochi giorni è in grado di seguire con lo sguardo un oggetto in movimento; distingue alcuni colori, anche se non è ancora dimostrato quanti e quali colori; È capace di selezionare attivamente le cose da guardare (es. Fantz dimostrò che se a neonati di soli due giorni di vita si presentavano due oggetti di diversa complessità, come un disco di colore uniforme e uno con cerchi concentrici, i neonati fissavano più a lungo il secondo, mostrando non solo di distinguerli, ma anche di avere delle preferenze).

    10. Preferenza per il volto umano I neonati preferiscono il volto umano (Kagan 1970) Ad 1 mese i bambini preferiscono fissare aspetti periferici del volto (mento, contorno della capigliatura alla sommità del capo); mentre a 2 mesi esplorano maggiormente le parti centrali (occhi e bocca) (Salapatek ,1975).

    11. Costanza percettiva e percezione della profondità Intorno ai 3 mesi i bambini iniziano a cogliere la costanza di forma, verso i 4-5 mesi quella di grandezza (Bower,1966; Spelke e collaboratori,1993) . A 6 mesi i bambini possiedono la percezione di profondità, manifestando paura (Gibson e Walk,1960 attraverso la condizione sperimentale del “precipizio visivo”) Già verso i 2 mesi i bambini manifestano i primi indizi di percezione della profondità, anche se le loro reazioni non possono ancora essere definite di paura (attraverso la registrazione di reazioni fisiologiche)

    12. APPRENDIMENTO I bambini sono capaci di apprendimento. Le tecniche utilizzate per comprendere i processi di apprendimento fanno riferimento ai seguenti approcci: Condizionamento classico (Pavlov, 1849-1936); Condizionamento operante (Skinner, 1953); Modellamento (Bandura, anni ‘60).

    13. Il condizionamento classico presuppone l’esistenza di comportamenti innati che, oltre a determinarsi nelle situazioni geneticamente preprogrammate, possono associarsi anche a stimoli nuovi grazie all’intervento dell’esperienza. I lavori di Pavlov misero in evidenza la possibilità di generare in un soggetto una risposta appresa (chiamata risposta condizionata – RC) a seguito dell’associazione tra uno stimolo condizionato (SC) ed uno stimolo incondizionato (SI). Lo stimolo condizionato è uno stimolo che, in natura, non ha alcuna valenza biologica, ma acquista, attraverso la progressiva associazione con lo SI, il significato di segnale anticipatorio per la comparsa di uno stimolo biologicamente rilevante per il soggetto (es. comparsa di cibo).

    14. Condizionamento classico nei lattanti Studi condotti con la tecnica del condizionamento classico con i lattanti sottolinearono come essi fossero in grado di acquisire uno SC quando l’associazione da apprendere ha un qualche valore adattivo, come nel caso degli apprendimenti legati alla nutrizione. A partire dalle 3-4 settimane di vita, instaurare un condizionamento nel bambino diventa sempre più agevole.

    15. Il condizionamento operante presuppone la possibilità di far acquisire o scoraggiare la comparsa di determinati comportamenti attraverso il ricorso a rinforzi e punizioni. I rinforzi aumentano la frequenza di comparsa di un comportamento. Le punizioni diminuiscono la frequenza di comparsa di un comportamento. I rinforzi possono essere: Positivi, quando la loro presentazione rafforza la classe di risposte; Negativi, quegli eventi che agiscono favorevolmente per il soggetto evitando una circostanza negativa ( Il bambino scopre che agendo in un certo modo evita un danno per sé o ad altri). Tali rinforzi non devono essere confusi con la punizione.

    16. Condizionamento operante nelle prime fasi di sviluppo A quale età i bambini cominciano ad essere sensibili a rinforzi e punizioni? In età precocissima si può indurre la rotazione del capo. Poche sono le risposte che si possono condizionare in età precoce ma ampia è la gamma di stimoli che funzionano da rinforzo (stimoli visivi e sonori) che non hanno a che fare con la nutrizione e il benessere. Man mano che il soggetto cresce si amplia la gamma di azioni che si possono condizionare (vocalizzazione, sorriso, orientamento dello sguardo ecc.)

    17. Il modellamento ? sostiene che l’apprendimento di comportamenti, soprattutto in ambito sociale, sia possibile attraverso l’osservazione di ciò che gli altri fanno, di come lo fanno, di quando lo fanno e di ciò che succede loro dopo. Tra i processi coinvolti abbiamo l’imitazione, processo assai complesso che non si esaurisce nella semplice associazione stimolo-risposta, in quanto richiede: la capacità di prestare attenzione ad una particolare azione; individuarne le componenti; eseguire accuratamente la sequenza di azioni.

    18. Modellamento A quale età i bambini cominciano ad essere sensibili al modellamento e quindi capaci di apprendere per imitazione ? Meltzoff e Moore (1977), in disaccordo con Piaget, parlano di predisposizione all’imitazione, sottolineandone la natura innata. Esperimenti di Bandura indicano l’età prescolare.

    19. MEMORIA La capacità di apprendimento nel bambino implica che egli sia in grado di memorizzare. Apprendimento e memoria sono inscindibili e reciprocamente interdipendenti! Studi sulla memoria sono stati condotti principalmente dall’approccio dell’elaborazione dell’informazione (HIP – Human Information Processing). Computer come modello del funzionamento mentale.

    20. MODELLO DELLA MEMORIA (Atkinson & Shiffrin, 1968)

    21. Secondo tale modello la memoria prevede attività di immagazzinamento, attraverso le quali le informazioni vengono codificate e trattenute, e attività di recupero, mediante le quali è possibile avere accesso in modo più o meno efficiente alle informazioni immagazzinate. Come avviene il processo di immagazzinamento ? Le informazioni provenienti dall’esterno vengono inizialmente trattenute per un tempo brevissimo nel registro sensoriale; successivamente alcune vengono perse, mentre altre passano alla MBT e da qui alla MLT. Come avviene il recupero? Riconoscimento: individuazione di un oggetto come familiare Ci (si rende conto di averlo già incontrato in passato). Rievocazione: ricostruzione dell’esperienza passata in pensieri e parole. Tali processi, in realtà non sono separati

    22. La memoria nel primo anno di vita: lo studio di Rovee-Collier (1988) con bambini di 2-3 mesi. I bambini di pochi mesi sono in grado di ricordare? La procedura prevedeva che i bambini muovessero degli oggetti sospesi sopra la culla collegati al loro piede con un nastro. Più il bimbo scalcia più gli oggetti si muovono (rinforzo positivo).

    23. lo studio di Rovee-Collier (1988) con bambini di 2-3 mesi. Viene registrata la frequenza con cui il bambino scalcia e la procedura viene ripetuta il giorno dopo. Il giorno seguente i bambini iniziarono a scalciare ancor prima che il loro piede fosse collegato alla giostra, con una frequenza che si dimostrò superiore a quella corrispondente alla fase finale del giorno precedente. I ricercatori aumentarono l’intervallo di tempo tra una somministrazione e l’altra, fino ad arrivare a 2 settimane. Anche a seguito di un intervallo lungo i bambini presentavano un buon ricordo.

    24. Sviluppo della memoria:Durante il periodo prescolare l’attività mnestica aumenta notevolmente. A 2 anni i bambini riescono bene nei compiti di riconoscimento. A 5 anni aumentano le abilità di rievocazione. Inizialmente i bambini ricordano maggiormente elementi concreti della vita quotidiana (oggetti e persone) ed eventi emotivamente significativi connotati da gioia o paura. Grazie all’esplosione del vocabolario (a partire dai 2 anni) i bambini sono sempre più capaci di ricordare anche materiale astratto.

    25. Ricerca longitudinale di Cornoldi: Come cresce la memoria dai 5 ai 7anni? Bambini seguiti da 5 a 7 anni, presentano un accrescimento della memoria testimoniato dai progressi nella rievocazione a breve termine. Per la valutazione della MBT si ricorre alle prove sullo span di memoria. Verso i 5 anni lo span di cifre è di poco inferiore a 4 e quello visivo passa da 2 a 3 immagini. A 6-7 anni lo span di cifre supera le 5 cifre e quello visivo supera le 4 immagini.

    26. Nel corso dello sviluppo lo span aumenta fino ad arrivare a 7 elementi in media che un adulto può rievocare. Come si giustifica l’aumento della memoria? L’incremento dello span di memoria è da ricondurre all’aumento di capacità del magazzino a breve termine che, secondo gli studiosi dell’HIP, è riconducibile a due fattori: Aumento della capacità strutturale, favorito dalla maturazione del SNC; Miglioramento funzionale, favorito dall’esperienza, dalla familiarità con il materiale da ricordare e dal diverso modo con cui esso viene ricordato e codificato, attraverso l’uso di strategie mnestiche sempre più complesse e raffinate.

    27. Strategie mnestiche ? comportamenti finalizzati il cui scopo è quello di favorire un buon uso della memoria. Strategie per l’immagazzinamento e il recupero intenzionale: Immagazzinamento? Reiterazione: ripetizione continua di ciò che si intende memorizzare; Organizzazione: raggruppamento degli elementi da ricordare nel modo più economico possibile (es. memorizzare “per blocchi” un numero di telefono; lista di parole per categorie). Elaborazione: costruzione di un legame tra due o più cose da ricordare.

    28. Come si sviluppano le strategie mnestiche nei bambini? Alcuni ricercatori hanno fatto notare come tra i 18-24 mesi i bambini, cui viene detto di ricordare il posto in cui viene nascosto un gioco per poi ritrovarlo, attuano delle strategie rudimentali: continuano a fissare il posto in questione, gli stanno vicino, ne parlano a voce alta. L’uso vero e proprio di strategie avviene più tardi e diviene stabile negli anni della scuola elementare.

    29. Una ricerca sulla reiterazione (Flavell, Miller e Miller,1993) Quando i bambini acquisiscono la strategia della reiterazione ? Si presentano a bambini di 5 anni figure di oggetti comuni, tre delle quali erano indicate casualmente dal dito dello sperimentatore. Ai bambini veniva spiegato che di lì a poco avrebbero dovuto indicare le stesse figure indicate dallo sperimentatore e nello stesso ordine. Seguiva un breve intervallo di tempo, in cui le figure venivano nascoste e gli sperimentatori osservarono la i bambini. Coloro che utilizzavano la reiterazione riuscirono meglio nel compito rispetto a coloro che non lo fecero.

    30. Una ricerca sulla reiterazione (Flavell, Miller e Miller,1993) L’apprendimento della strategia portava al miglioramento della prestazione. Tale apprendimento però non si manteneva in oltre la metà dei bambini a cui era stata insegnata. In conclusione: a tale livello di età alcuni dispongono della strategia, altri possono apprenderla, per altri ancora non è disponibile.

    31. Memoria e conoscenza?Organizzazione Come viene organizzato il materiale nella memoria? Le conoscenze vengono organizzate in un insieme di pacchetti che raggruppano le informazioni in relazione agli oggetti, alle persone, alle situazioni, agli eventi ecc.. Il modo in cui tale organizzazione funzioni è ancora una questione aperta. Tulving (1972) propose una prima distinzione tra: MEMORIA EPISODICA, si riferisce a fatti, eventi, oggetti specifici legati all’esperienza diretta dell’individuo. Essa assicura la continuità del Sé, conservando la storia personale del soggetto; MEMORIA SEMANTICA, contiene le rappresentazioni dei concetti e delle loro relazioni e, più in generale di tutte le conoscenze che si formano grazie ai processi di astrazione. Sta alla base dell’acquisizione e all’uso del linguaggio e permette la condivisione di esperienze tra persone appartenenti ad una stessa cultura.

    32. In un’ottica evolutiva? K. Nelson (1986) sostiene che nel corso dello sviluppo la memoria episodica precede quella semantica. I primi ricordi, quindi, sarebbero organizzati in forma associativa e contestualizzata per poi passare ad un organizzazione in schemi e concetti. Schemi e concetti sono modelli interiori del mondo, in cui le conoscenze sono legate tra loro in una sorta di “rete”. Essi sono prodotti dall’attività della mente in base a somiglianze e regolarità che si ritrovano nell’esperienza.

    33. K. Nelson sostiene che l’elemento che lega la memoria semantica e quella episodica sarebbe costituito da un tipo particolare di schemi: script (copioni, sceneggiature). Si tratta di rappresentazioni di sequenze di azioni che si ripetono con regolarità, caratterizzati da ruoli e contesti socialmente condivisi (es. cena al ristorante). Il bambino crea i suoi primi script come semplici episodi. Gradualmente, ne estrae gli elementi ricorrenti usandoli come organizzatori dell’esperienza fino a quando non entrano a far parte della memoria semantica, come nell’adulto. Il legame tra memoria e conoscenza è mediato dall’esperienza. Infatti ricordiamo con più facilità le informazioni pertinenti ad ambiti di conoscenza di cui abbiamo maggiore padronanza (esperimento condotto da Chi).

    34. In età senile, se sottoposti a prove di MBT, gli anziani mostrano un peggioramento nell’uso di tale memoria, rispetto a soggetti giovani. Tale peggioramento è dovuto ad un’accresciuta difficoltà di applicazione delle strategie di immagazzinamento e ad un rallentamento nella velocità con cui l’informazione viene elaborata. Tuttavia, se vengono presentati loro compiti più “ecologici”, ossia più vicini alla vita reale, la discrepanza si riduce. Nell’età di mezzo la memoria è ancora efficiente nel conservare informazioni fattuali (eventi accaduti) o procedurali (ricette), specialmente se connesse ad attività lavorative o quotidiane.

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