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Alessandro Polli La Sapienza Università di Roma

IMPATTO ECONOMICO DELLE MIGRAZIONI FORZATE. PRIME VALUTAZIONI PER L’AREA EUROMEDITERRANEA. Alessandro Polli La Sapienza Università di Roma. Introduzione.

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  1. IMPATTO ECONOMICO DELLE MIGRAZIONI FORZATE. PRIME VALUTAZIONI PER L’AREA EUROMEDITERRANEA Alessandro Polli La Sapienza Università di Roma

  2. Introduzione Il problema delle migrazioni è una delle priorità nell’agenda della comunità internazionale e in quella di molti governi nazionali Negli ultimi 20 anni, oltre 100 Paesi hanno legiferato e/o siglato accordi in tema di migrazioni In un’indagine condotta dalle Nazioni Unite è emerso che 44 governi nazionali, di cui 30 in PVS, ritenevano che l’afflusso di immigrati fosse troppo elevato, mentre 78 governi (di cui 57 in PVS) avevano in progetto un irrigidimento delle politiche di controllo dei flussi migratori

  3. Introduzione La miopia delle argomentazioni a favore dell’inasprimento delle politiche di controllo nasce in parte dalla mancata considerazione del problema delle migrazioni forzate L’entità di tali flussi potrebbe assumere crescente rilevanza, soprattutto a seguito degli estesi mutamenti climatici previsti nei prossimi decenni (IPCC 2008)

  4. Introduzione • La mancata considerazione del problema dei migranti forzati nelle legislazioni nazionali determina due conseguenze: • fa ricadere i migranti forzati nel più restrittivo ambito di applicazione delle misure di controllo dei flussi migratori per motivi economici • determina una palese violazione dei diritti umani

  5. Obiettivo dello studio • Analisi dell’impatto economico delle migrazioni forzate nell’area euromediterranea • Implicazioni per la pianificazione strategica degli interventi di competenza degli Stati nazionali • Implicazioni per il mandato degli Organismi internazionali indirettamente coinvolti (UNHCR)

  6. Problemi metodologici • L’analisi quantitativa delle migrazioni forzate è condizionata da due questioni chiave: • definizione del fenomeno e individuazione di procedure di misurazione • con riferimento alla pianificazione strategica, è inoltre essenziale selezionare le metodologie di previsione più appropriate

  7. Problemi metodologici Problema #1: Definizione del fenomeno Disaccordo in letteratura sulla nozione di migrazione forzata Nello studio adotteremo la definizione dello IASFM: “a general term that refers to the movements of refugees falling under the provision of 1951 Convention as well as people displaced by natural disasters, chemical or nuclear disasters, environmental disruption, famine, or development projects”

  8. Problemi metodologici Problema #2: Individuazione di procedure di misurazione La distinzione astratta tra migrazione volontaria e migrazione forzata non fotografa la realtà, sempre più caratterizzata da flussi migratori misti, determinati dall’eterogeneità della relazioni tra push factor L’esistenza di flussi misti implica l’impossibilità di separare su un piano quantitativo le componenti volontarie e quelle forzate

  9. Problemi metodologici Problema #3: Migranti forzati o rifugiati? Il riferimento al concetto di rifugiato pone problemi particolari, se utilizzato al di fuori del quadro della Convenzione di Ginevra (ad esempio quando si parla di “rifugiati ambientali”) L’utilizzo del termine di “rifugiato” per analisi socioeconomiche deve essere sempre prudente, in quanto uno status legale non corrisponde necessariamente a una categoria socioeconomica

  10. Un Case Study Già oggi l’UNHCR interviene in situazioni lontane da quelle contemplate dal suo mandato Nel caso del terremoto e del successivo tsunami in Asia meridionale del dicembre 2004, l’UNHCR ha partecipato al coordinamento delle operazioni stanziando un budget supplementare di oltre 42,2 milioni di dollari

  11. Un Case Study Sebbene l’UNHCR respinga la nozione di “rifugiato ambientale” e sia contraria ad ogni estensione della Convenzione di Ginevra del 1951, nei fatti ha progressivamente ampliato il proprio mandato anche a posizioni assimilabili a quella di rifugiato In prospettiva, l’UNHCR potrebbe pertanto vedere estese le sue competenze, se questo sarà ritenuto necessario dalla comunità internazionale

  12. Scenari L’entità delle migrazioni forzate è destinata ad aumentare esponenzialmente nei prossimi anni Myers (1993) calcolava che i soli flussi di rifugiati ambientali si potrebbero attestare a 150 milioni di unità entro la fine del XXI secolo Si tratta di una stima troppo prudente, in considerazione dei rapidi mutamenti climatici previsti dall’IPCC (2007) Christian Aid (2007) stima che tra il 2010 e il 2050 i rifugiati ambientali potrebbero attestarsi sui 250 milioni di unità, mentre gli IDP per cause ambientali potrebbero raggiungere i 650 milioni

  13. Scenari La valutazione di Christian Aid è plausibile Secondo uno studio presentato all’expert group meeting dell’UNPD nel gennaio 2008, la popolazione mondiale potenzialmente esposta alle conseguenze dell’aumento del livello del mare e dell’aumentata frequenza di eventi climatici estremi potrebbe oltrepassare il miliardo di unità La Banca Mondiale stima che la popolazione residente in paesi ad alto rischio ambientale sarà pari a due miliardi di unità nel 2050

  14. Scenari Un esempio di applicazione del metodo di analisi di scenario per studiare l’impatto delle migrazioni forzate è rappresentato dal progetto Environmental Change and Forced Migration Scenarios (EACH-FOR) commissionato alla United Nations University–Institute for Environment and Human Security dall’Ue La ricerca, di durata biennale, si prefigge lo scopo di delineare alcuni scenari di previsione delle migrazioni forzate, allo scopo di fornire basi quantitative e strumenti conoscitivi per la formulazione di politiche migratorie efficaci

  15. Scenari Altro esempio di analisi di scenario: Polli (2008a, 2008b) relativo all’area euromediterranea: Analisi dei push factor naturali e antropogenici che sono alla base delle migrazioni forzate Analisi degli effetti indiretti delle migrazioni forzate (conflitti armati, tumulti, guerre civili, persecuzioni etniche e religiose) Stima dei flussi potenziali di migrazione forzata, con particolare riferimento ai migranti ambientali

  16. Struttura

  17. Struttura • Lo schema individua tre scenari di previsione: • BASELINE: lo scenario base è una proiezione delle attuali tendenze e non considera i cambiamenti irreversibili del clima; • BASELINE +2: implementa alcune delle conclusioni dell’ultimo rapporto IPCC, ipotizzando un incremento nella temperatura media mondiale pari a 2°C; • BASELINE 5+: delinea uno scenario di catastrofe climatica, con incrementi nelle temperature da 5°C a 8°C

  18. Struttura La considerazione dello scenario base e i risultati della meta-analisi pubblicati da Reuveny (2005, 2008) consentono di stimare la componente di flussi migratori forzati diretti verso l’area euro mediterranea I dati sono trattati per fornire il dato di stock al 2050: 10,3 milioni di unità, sotto l’ipotesi di assenza di mutamenti climatici irreversibili

  19. Struttura L’inserimento all’interno dello scenario delle informazioni sui mutamenti climatici pubblicate dal SEDAC consente di ottenere una stima delle rese agricole per ettaro in corrispondenza di un aumento della temperature di 2° C e di 5° C La variazione delle rese per ettaro influenza il Pil pro capite e la frazione di popolazione residente in aree rurali Il modulo PDMA genera una previsione del tasso di migrazione netta Il modulo O-D M ripartisce i flussi verso i paesi dell’area euromediterranea I flussi annuali sono trasformati in dati di stock al 2050, al netto di quelli ottenuti nello scenario base

  20. Risultati

  21. Impatti economici Non trattandosi di migranti economici, i migranti forzati spesso non cercano l’integrazione socio-economica nel Paese di accoglienza del flusso, ma vivono “in una condizione protratta di limbo temporale” (Couldrey e Herson 2009) La crescente entità delle migrazioni forzate determinerà conseguenze per il sistema economico dei paesi di accoglienza dei flussi. Se la condizione dei migranti forzati si protrae nel tempo, osservano Couldrey e Herson (cit.), “le loro esigenze potrebbero diventare non più urgenti, ma acute”

  22. Impatti economici I migranti forzati necessitano di assistenza non soltanto nell’immediato A seguito di una protracted displacement situation, i migranti potrebbero richiedere interventi di assistenza permanente per estesi orizzonti temporali, determinando un impatto sui sistemi di welfare dei paesi di accoglienza, tenuto anche conto della mancata integrazione socioeconomica

  23. Impatti economici • Costi a carico degli Stati nazionali • FRONTEX • Identificazione e rimpatrio • Soggiorno • Assistenza sanitaria • Costi a carico di altre Istituzioni • Assistenza umanitaria (UNHCR)

  24. Impatti economici • Costi diretti: • Assistenza e soggiorno: Camp Management Toolkit, UNHCR - Emergency Handbook and Sphere Standards • Camp Coordination Camp Management (CCCM) Global Cluster (2007): best practice nella gestione dei centri di accoglienza • Alcuni studi epidemiologici (De Rossi et al., 2009)

  25. Impatti economici

  26. Impatti economici

  27. Impatti economici

  28. Conclusioni

  29. Conclusioni I costi derivanti dal controllo del fenomeno delle migrazioni forzate aumenteranno notevolmente Incrementi compresi tra l’1,39% (baseline) e il 3,77% (SEDAC +5)

  30. Conclusioni Quanto esposto in precedenza ci induce a riflettere en passant sulla scarsa permeabilità mostrata da governi e UNHCR ai suggerimenti non provenienti dal loro interno Appare quanto meno bizzarro che l’UNU-EHS stringa un accordo di collaborazione con l’UE per valutare i futuri impatti derivanti dalle migrazioni forzate e non metta il suo know how a disposizione dell’UNHCR Tuttavia le tradizionali chiusure sono destinate ad attenuarsi nei prossimi anni (Es. UNHCR)

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