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Processi di innovazione culturale Corso di laurea magistrale in sociologia a.a. 2011/12

Processi di innovazione culturale Corso di laurea magistrale in sociologia a.a. 2011/12. I ndice • Le premesse dell’innovazione • I vettori dell’innovazione culturale • Che cos’è l’innovazione: le diverse definizioni e la logica dell’innovazione

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Processi di innovazione culturale Corso di laurea magistrale in sociologia a.a. 2011/12

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Presentation Transcript


  1. Processi di innovazione culturaleCorso di laurea magistrale in sociologiaa.a. 2011/12

  2. Indice • Le premesse dell’innovazione • I vettori dell’innovazione culturale • Che cos’è l’innovazione: le diverse definizioni e la logica dell’innovazione • Innovazione e senso comune: la prospettiva della vita quotidiana • Creatività e innovazione

  3. • Meccanismi di costruzione della innovazione culturale • L’ermeneutica del caso concreto: * Il ruolo dei movimenti sociali nei processi di innovazione sociale e culturale. Il caso italiano degli anni Sessanta e Settanta del Novecento

  4. * Le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi (il caso italiano) * Innovazione tecnologica e innovazione culturale: il ruolo degli utenti della rete nei processi di costruzione dell’innovazione

  5. 1. Le premesse dell’innovazione • Innovazione come ‘movimento verso il nuovo’. Relazione fra modernità (‘tempo nuovo’, Neuzeit ) e innovazione. • Il valore positivo dell’innovazione e del mutamento → l’Occidente e il ruolo della scienza (applicabilità del sapere scientifico all’ambiente circostante). L’’etica faustiana’.

  6. La comunicabilità dell’esperienza alla base del progresso scientifico e tecnologico. • Innovazione e tecnologia legate a filo doppio come strumenti per risolvere problemi specifici. • Tecnologia come forza dinamica della trasformazione economica sociale e culturale della società

  7. Nell’universo moderno, al cui interno il concetto di innovazione prende corpo, la capacità di conoscere e di fare è messa a tema come infinita. • Relazione fra innovazione e concezione del tempo lineare specifica dell’Occidente (rifiuto della ripetizione).

  8. Il nuovo è insieme necessario e buono. Innovazione come ‘dovere’. • Accelerazione del mutamento e processi di innovazione.

  9. Problemi aperti: • La relazione fra innovazione e tradizione, fra passato e futuro, fra memoria e progetto. • L’innovazione nella ‘società del rischio’ • La questione della responsabilità: oltre il tempo lineare?

  10. 2. I vettori dell’innovazione • Sulla base della relazione fra modernità e innovazione discussa in precedenza possono essere individuati tre principali vettori di innovazione: • 1. istituzionali • 2. culturali • 3. tecnico-economici Più vettori; strette relazioni al loro interno.

  11. 1. I vettori istituzionali • Sono di due tipi, politici e economici. I primi si concentrano intorno alla rappresentanza politica; i secondi intorno alla centralità del mercato.

  12. 2. I vettori culturali Valore positivo dell’agire nel mondo sulla base della convinzione di poter ‘fare la storia’ (vedi la visione weberiana dell’agire intramondano). Centralità dell’individuo da un lato; della dimensione del ‘disincanto’ dall’altro.

  13. 3. I vettori tecnico-economici • Importanza dell’economia capitalistica e dell’impresa. Relazione fra scienza, tecnologia e sviluppo economico. I processi di razionalizzazione costituiscono il trait d’union principale di questi tre vettori. La possibilità di ‘controllo’ sul futuro grazie al dominio sul mondo garantito dalla razionalità di scopo.

  14. Per promuovere una cultura dell’innovazione è anzitutto necessario comprendere a che cosa rimanda questo termine. Le molte facce della definizione del ‘nuovo’. La relazione fra le diverse forme di razionalità e la costruzione di una cultura dell’innovazione.

  15. L’innovazione rispetto ai fini piuttosto che rispetto ai mezzi. Il ruolo degli orientamenti di valore. I movimenti sociali e la costruzione di processi di innovazione. La società civile come ambito in cui si generano nuovi orientamenti di valore.

  16. 3. Che cos’è l’innovazioneLe definizioni (1) * Prima definizione generale (Gallino) Introduzione, in uno specifico contesto, di una nuova tecnica. * Seconda definizione generale Innovazione come processo di apprendimento (Donolo). Emergono nuovi stili di conoscenza, che consentono – più che la soluzione di precedenti problemi – la messa a tema di nuove questioni.

  17. In questa seconda definizione, centrale per il nostro modulo, l’attenzione va ai processi attraverso i quali vengono alla luce nuove forme di concettualizzazione. • Per questa via vengono rimesse in discussione le precedenti ‘regole del gioco’ e si aprono nuovi spazi per l’azione sociale.

  18. * Terza definizione generale Espressione di un incremento di razionalità nelle forme dell’azione (Donolo e Fichera). L’incremento di razionalità e sia sociale sia politico. Il ruolo centrale della dimensione culturale(differenze tra riforma e innovazione). Centralità, nella visione di Donolo e Fichera (def. 2 e 3), del riconoscimento dell’innovazione; saper ‘vedere’ l’innovazione.

  19. In tutte e tre queste accezioni generali l’innovazione prodotta può generare forme di resistenza e di conflitto. Dal che cosa dell’innovazione al ‘chi’ (i soggetti) dell’innovazione.

  20. 3.Che cos’è l’innovazione. Le definizioni (2) e la logica dell’innovazione Tassonomia delle innovazioni (Freeman, 1994; vedi anche Infante, 1997): • 1. innovazioni incrementali: migliorano la produzione e l’uso di beni già esistenti; • 2. innovazioni radicali: nuovi processi e prodotti che cambiano il modo di produrre e consumare alcuni beni. Si presentano spesso ‘a grappolo’ (interconnesse al loro interno)

  21. • 3. mutamenti di sistema tecnologico. Innovazioni epocali. Riflessi sullo sviluppo di nuovi settori economici. • 4. mutamenti di paradigma tecnico-economico (rivoluzioni tecnologiche). Esempi: macchina a vapore, energia elettrica, calcolatore elettronico, tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Interazione fra fattori tecnologici, economici e politici

  22. I rapporti tra economia capitalistica e innovazione. Qual è il carattere specifico delle economie capitalistiche: attività razionale intesa a modificare il corso delle pratiche istituzionalizzate. Incremento di razionalità. Legame con l’innovazione tecnologica.

  23. Il contributo fondamentale di Schumpeter (1942, Capitalismo, socialismo e democrazia, ed. it 1955 ultimo scritto; primo scritto fondamentale, Teoria dello sviluppo economico, 1912). La distinzione più nota proposta da Schumpeter: la classificazione ternaria invenzione, innovazione e diffusione

  24. Innovazione come processo di “distruzione creatrice” Differenza tra invenzione, innovazione e diffusione § Invenzione come contributo al mutamento tecnologico; idee e progetti per nuovi prodotti e procedimenti.

  25. § Innovazione come introduzione nel sistema economico e sociale di un nuovo prodotto, procedimento o sistema. Il riferimento non è solo alle innovazioni tecnologiche, ma anche a quelle organizzative, gestionali, finanziarie e così via. § Diffusione: è la fase in cui l’innovazione originale viene adottata e imitata da altre imprese e da altri utilizzatori. Il processo innovativo si espande.

  26. Per Schumpeter • L’innovazione è uno strumento di crescita economica – si tratta di una nuova e fortunata combinazione di risorse • Diverse forme di innovazione: * produzione di un nuovo bene * introduzione di un nuovo processo di produzione * accesso a un nuovo mercato * sfruttamento di una nuova fonte di materie prime * realizzazione di nuove strutture organizzative

  27. Centralità, nel processo di innovazione, dell’’atto imprenditoriale’. Il ruolo centrale dell’imprenditore. E’ l’imprenditore che sostiene i rischi del passaggio dall’invenzione all’innovazione. • Imprenditore come primo innovatore (in quanto leader: capacità di pensare il nuovo e di prevedere quel che accadrà). Figura eroica, fuori dal comune.

  28. Intreccio di dimensioni razionali ed extra-razionali dell’imprenditore → atto creativo, non solo razionalità funzionale. • Razionalità diversa da quella del calcolo per il proprio utile.

  29. Tre gruppi di motivazioni per la condotta dell’imprenditore: a. aspirazione a fondare una dinastia b. ricerca di prestigio sociale c. desiderio di potere e di indipendenza, ma anche di creazione; volontà di esprimere il proprio intuito

  30. Tra le critiche alla visione schumpeteriana dell’imprenditore: • L’imprenditore può non essere un singolo; • Importanza della relazione fra ruolo imprenditoriale e appartenenza di classe

  31. In sintesi • Modello lineare del processo di innovazione: fasi sequenziali (generazione di un’idea, invenzione, ricerca e sviluppo, applicazione e diffusione) • Innovazione e tecnologia legate a filo doppio come strumenti per risolvere problemi sociali specifici (il problem solving)

  32. Altre definizioni di innovazione: § L’innovazione sociale come mutamento nel modo di provvedere ai bisogni (Gershuny, L’innovazione sociale. Tempo, produzione e consumi, 1993)

  33. § Innovazione come esito della costruzione di una ‘comunità di pratiche’ in relazione all’uso delle tecnologie. • C’è innovazione quando cambiano le pratiche sociali (vedi internet). Centralità degli utenti. (vedi Tuomi, Networks of Innovation, 2002)

  34. Le nuove tecnologie sono oggetto di interpretazione e riappropriazione da parte degli attori nel contesto delle loro pratiche. • E’ l’utente che ‘inventa’ il prodotto. Dall’’inventore eroico’ all’’utente eroico’. • Innovazione come processo sociale attraverso il quale sono creati nuovi significati.

  35. • Occorre tenere presente che, nei processi di innovazione sociale, elementi tecnologici, economici, politici, di organizzazione istituzionale e di cultura appaiono indissolubilmente connessi.

  36. 2. Innovazione e senso comune. La prospettiva della vita quotidiana Vita quotidiana (Jedlowski, Un giorno dopo l’altro, 2005): ciò che appare prossimo e ricorrente, giorno dopo giorno. La routine: le situazioni che ‘tornano’, che si ripresentano con regolarità. Ma la routine non è pura e semplice ripetizione. Lo spazio per l’’invenzione’ e la vita quotidiana.

  37. La v.q. , in quanto dimensione ricorrente, ha a che fare con la dimensione del tempo (cotidie: ogni giorno) (Jedlowski e Leccardi, Sociologia della vita quotidiana, 2003). • Rinvia anche a orizzonti di senso che ci sono familiari. Più in generale può essere definita come un insieme di pratiche, di ambienti, di relazioni

  38. Per la fenomenologia sociale la v. q. è: “ il tessuto di abitudini familiari all’interno delle quali noi agiamo e alle quali noi pensiamo per la maggior parte del nostro tempo. Questo settore dell’esperienza è per noi il più reale: è il nostro habitat usuale e ordinario”. (P. e B. Berger, Sociologia. La dimensione sociale della vita quotidiana, 1977)

  39. L’espressione “vita quotidiana” ha una storia recente. Innovazione lessicale che accompagna il sorgere delle società industriali europee. • V.q.: da tempo senza storia, tempo del lavoro obbligato (agli albori del capitalismo), a luogo della realizzazione dei desideri e misura della qualità della vita (a partire dalla seconda metà del Novecento).

  40. E’ l’ambito in cui si produce l’ordine simbolico che regola le interazioni, attraverso il quale è possibile comprendere i processi di costruzione sociale della realtà. • E’ lo spazio che costruisce ‘sicurezza ontologica’ (Giddens, Le conseguenze della modernità, 1994). Si esprime attraverso una coscienza pratica (versus coscienza discorsiva) v. Giddens, La costituzione della società, 1990.

  41. Centrale, per lo studio dei processi di innovazione culturale, è la vita quotidiana in quanto prospettiva attraverso la quale ciascuno di noi ‘guarda’ la realtà. La ‘familiarità’ e la vita quotidiana. • Se si intendono considerare i processi di innovazione è dunque necessario soffermarsi su questa prospettiva.

  42. La v.q. è la dimensione dell’esistenza che si rende palese ogni volta che la vita assume caratteristiche ripetitive, capaci di creare familiarità (Jedlowski, Un giorno dopo l’altro, 2005) • De Martino (La fine del mondo, 2002) e l’episodio di Marcellinara

  43. De Martino: appaesamento (legato alla familiarità) versus spaesamento. La condizione contemporanea (vedi Berger, Berger e Kellner, The Homeless Mind: Modernization and Consciousness, 1973). • In un contesto di familiarità, ciò che ci circonda assume significati indiscussi.

  44. Che cos’è la quotidianizzazione e la sua relazione con la familiarità. • Relazione fra ‘quotidianizzazione’ e istituzionalizzazione (piano collettivo) • Rapporto fra ‘quotidianizzazione’ come processo cognitivo e assenza di problematicità (piano individuale).

  45. Il processo di ‘addomesticamento’ (Silverstone) • Addomesticamento come creazione di nuovi significati e nuovi legami. Attraverso questo processo costruiamo forme di controllo sulla realtà in quanto la rendiamo ‘naturale’.

  46. In che modo la sociologia fenomenologica ci ha aiutato a comprendere la struttura cognitiva della vita quotidiana (vedi le riflessioni di Berger e Luckmann, 1969) . • Alcuni concetti chiave: stile cognitivo; tipizzazione; struttura di plausibilità, routinizzazione.

  47. Stile cognitivo come modo di concettualizzare il mondo. • Tipizzazioni come modi di riconoscere la regolarità che si manifestano nella vita quotidiana. • Struttura di plausibilità come indicazione di ciò che in una data cultura può essere considerato realistico.

  48. Routinizzazione come stabilizzazione delle forme di interazione legate al quotidiano. • La familiarità è l’esito di questa pluralità di dimensioni e processi

  49. La relazione con il concetto di istituzione come stabilizzazione nel tempo di una serie di pratiche. • Routine come base dei processi di istutuzionalizzazione.

  50. La vita quotidiana e il ‘senso comune’ Il senso comune (‘ciò che tutti sanno’, Jedlowski) può essere definito come lo specifico stile cognitivo, il modo di pensiero proprio della vita quotidiana. E’ lo ‘sfondo’ entro il quale la nostra esperienza personale si colloca.

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