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Carlo III, re di Napoli(1734-1759 )

C’era una volta una piccola chiesa, frequentata ma sconosciuta alla maggior parte della popolazione di San Giorgio a Cremano, la Chiesa dell’Addolorata. Era ricca di tesori… noi siamo riusciti a scoprirli e a farli conoscere. “La guida siamo noi” Cappella dell’Addolorata

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Carlo III, re di Napoli(1734-1759 )

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Presentation Transcript


  1. C’era una volta una piccola chiesa, frequentata ma sconosciuta alla maggior parte della popolazione di San Giorgio a Cremano, la Chiesa dell’Addolorata. Era ricca di tesori… noi siamo riusciti a scoprirli e a farli conoscere. “La guida siamo noi” Cappelladell’Addolorata Via Pessina,San Giorgio a Cremano Progetto extracurriculare Liceo scientifico C.Urbani A.s. 2012/2013

  2. Uno sguardo al ‘700 napoletano… L’interesse per il territorio vesuviano avrebbe trovato il suo vero catalizzatore nella lungimirante politica di Carlo III di Borbone. Salito al trono nel 1734, già nel 1738 fece iniziare i lavori del Palazzo Reale di Portici. Il sito reale stimolò, anche per le forti agevolazioni fiscali, una grande stagione di insediamenti nobiliari, che Roberto Pane chiamò, in un suo fondamentale libro nel 1959, Ville Vesuviane del settecento. Una successiva legge del 1971 ne censì 121, distribuite prevalentemente lungo la costa a costruire il famoso miglio d’oro. Le ville e i loro giardini rappresentano un esempio unico di mirabile connubio tra artificio e natura e di rapporto spaziale tra due essenziali elementi percettivi dello spazio territoriale; il mare ed il Vesuvio. Carlo III, re di Napoli(1734-1759)

  3. … calandoci nellanostra realtà … Il nostro liceo Sul territorio di San Giorgio a Cremano insistono ancora oggi numerose ville del’700, dimore nobiliari, ubicate prevalentemente nella zona bassa della città e riconoscibili dal loro aspetto architettonico ed artistico, purtroppo spesso in condizioni di grave degrado. Cappella dell’ Addolorata

  4. … la cappella dell’ Addolorata e il palazzoCarsana. La Cappella faceva parte della splendida fabbrica, costruita sul territorio di San Giorgio nella seconda metà del XVIII secolo dalla famiglia Caracciolo di Avellino, poi di proprietà dei Medici di Ottajano e infine della famiglia Carsana, di cui oggi conserva il nome. La dimora gentilizia fu costruita alla periferia del paese lungo la via dell’Arso, oggi via Pessina, sul territorio devastato dalla lava dell’eruzione del Vesuvio del 1631. Da zona periferica e malsana diventò ben presto il sito più elegante della città a seguito anche delle altre bellissime e nobili costruzioni dei Pignatelli di Montecalvo, del Principe Calvaruso, del Marchese Francesco Maria Berio, per nominare soltanto alcune delle splendide ville che l’aristocrazia napoletana aveva costruito in questa zona del golfo, tanto vicina all’aria del Granatello di Portici dove il re Carlo di Borbone aveva fatto edificare, nel 1738, la sua residenza estiva. Il Palazzo Carsana, articolato intorno a due cortili comunicanti tra di loro, il primo dei quali, il più importante, portava al giardino attraverso un’esedra configurata a serliana, oggi mostra soltanto in qualche episodio il suo antico splendore a causa di gravi manomissioni, degrado ed eccessiva suddivisione della proprietà.

  5. Solo la Cappella, ora di proprietà della Curia, mantiene intatto il suo interesse e il suo pregevole disegno settecentesco. Fatta costruire da Donna Maria Carafa di Maddaloni, la cappella fu consacrata nel 1772. È a pianta rettangolare ad angoli smussati. La luce, che piove dall’alto attraverso lucernari, esalta la pregevole decorazione a stucco molto ben conservata. Impreziosisce il paramento murario una serie di coretti lignei intagliati e dorati che danno all’interno un aspetto conventuale, soprattutto per la presenza di grate dietro alle quali si potevano seguire dall’alto, non visti, le cerimonie religiose. Il Palomba parla di monastero simbolico con “monache di legno”; altri aggiungono che queste finte monache, vere e proprie statue lignee, dovrebbero essere conservate al museo localistico di storia patria di San Martino; appare naturale però supporre che questo piccolo “matroneo”, impreziosito dai bei palchetti, pur se in una soluzione formale bizzarra e inconsueta, desse la possibilità ai nobili proprietari di assistere dall’alto alle cerimonie religiose, potendovi accedere, direttamente e con comodo, dalle stanze del Piano Nobile del Palazzo con cui esso era in diretta comunicazione. Diventata proprietà della Curia, nel 24 agosto 1935, la Cappella dell’Addolorata viene elevata a rango di Parrocchia insieme con quella di Santa Maria del Carmine al Pittore.

  6. Essa ha sull’altare una statua dell’Addolorata, mentre sulle pareti laterali due grandi dipinti di ignoti autori settecenteschi: quello sulla parete di destra rappresenta i SS. Pasquale Bajlon, Francesco di Paola e Teresa, mentre l’altro, sulla parete sinistra, i SS. Gaetano Thiene, Antonio da Padova e Andrea da Avellino. Nel piccolo ambiente che funge da sacrestia fanno mostra di sé tre busti di Papi, sorretti da mensole, in marmo bianco: Leone X, Leone XI e Clemente VII, tutti e tre della famiglia dei Medici, di cui i Medici di Ottajano, proprietari del palazzo, si sentivano orgogliosi discendenti. Un lavabo in marmo, finemente lavorato, con figure a bassorilievo, è nel corridoio contiguo con il vano sacrestia; l’intonaco della parete nella quale esso è inserito mostra i segni di un tentativo di furto non portato, per fortuna, a termine. Ben conservata nella sua statica, la Cappella di recente ha subito qualche piccolo furto al suo arredo marmoreo ed andrebbe meglio protetta dall’attacco dei ladri.

  7. …qualche nota iconografica… La devozione alla Vergine Addolorata si sviluppa a partire dalla fine dell'XI secolo, con un primo cenno a celebrazioni dei suoi 5 gaudi e dei suoi cinque dolori, simboleggiati da 5 spade. Ma la sua storia ha un inizio preciso: il 15 agosto 1233, quando sette nobili fiorentini iscritti all’Arte dei Mercanti e poeti-attori della compagnia dei Laudesi erano soliti esprimere il loro amore a Maria in laudi davanti un'immagine dipinta su parete di una via, come i giullari facevano con la donna amata. Improvvisamente videro l'immagine animarsi, apparire addolorata e vestita a lutto per l'odio fratricida che divideva Firenze. Questi giovani gettarono le armi, indossarono un abito a lutto, istituirono la compagnia di Maria Addolorata, detta dei Serviti e si ritirarono in penitenza e preghiera sul Monte Sanario. Statua presente nella sacrestia della cappella.

  8. Inizialmente il culto dell'Addolorata era collegato alla Settimana Santa, poi è nata la sua festa, originariamente celebrata il venerdì prima della Settimana Santa o dopo la Pasqua ed infine al settembre. Ancor oggi in alcune località è festeggiata alle antiche date. Il culto dell'Addolorata é poi anche sottolineato dalla diffusione delle preghiere a Maria Addolorata e dalla recita del rosario dei sette Dolori, specialmente nella Settimana Santa. I simboli che meglio identificano questo tipo di immagine sono: una, cinque o sette spade conficcate nel cuore, a volte evidenziato con sopra una fiamma; il fazzoletto in mano; il vestito viola o nero del lutto; il volto ovale, inclinato e rivolto a cielo, occhi grandi, bocca piccola da cui traspare la dentatura e mani giunte con dita intrecciate. Meno frequentemente ha in mano la corona di spine.  Statua posta sull’ altare maggiore della cappella.

  9. Don Ciro ci ha accolto in chiesa in modo affettuoso, facendoci sedere sulle panche, rendendosi disponibile a rispondere a qualunque richiesta. Dapprima imbarazzato e perplesso come del resto anche noi, poi si è mostrato amichevole e molto loquace. Il giorno 20 Marzo 2013 nella cappella dell’Addolorata a San Giorgio a Cremano, abbiamo intervistato il parroco Don Ciro Lardone per informazioni approfondite circa la cappella.

  10. Qualche domanda per rompere il ghiaccio… Da quando tempo è parroco a San Giorgio e quali sono state le sue esperienze passate? Sono parroco da venti anni e sono qui a San Giorgio da tre anni, ho avuto esperienze a Torre Annunziata , Trecase e San Giovanni . E’ stato ben accolto dai fedeli? L’accoglienza è stata positiva anche se c’è voluto un po’ di tempo per entrare in sintonia con i fedeli. Come è il suo rapporto con i fedeli? La chiesa è frequentata dai giovani? Da subito si è stabilito un buon rapporto con i fedeli,ma i giovani non sono tanti quanti vorrei. Infatti è frequentata assiduamente da 50/60 ragazzi al giorno, ma nella diocesi ce ne sono molti di più. Quali attività particolari si svolgono sono molto frequentate ? E anche presente un coro? Le attività sono abbastanza frequentate , formate da gruppi di varia età in cui i più grandi svolgono il ruolo di educatori dei più piccoli. C’è un coro costituito da 10 adulti.

  11. Cosa fa per far conoscere il valore storico della chiesa? C’è poco materiale storico perché la chiesa non è stata studiata fin’ora ma c’è uno storico ,Ernesto Di Martino, che pubblicherà un libro sulla cappella di San Giorgio. Già ha studiato Villa Bruno e Villa Vannucchi e cercando di trovare tra questi luoghi degli elementi di collegamento a partire dai nomi delle maestranze che vi hanno lavorato. Sa di qualche notizia curiosa legata alla storia della cappella? La cappella è stata voluta dalla principessa Carafa che avrebbe voluto annettervi anche un monastero di monache di clausura. Ma non ebbe mai l’autorizzazione papale, per cui per avere l’impressione che ci fossero delle monache che pregavano per la sua famiglia, faceva mettere dei fantocci vestiti da monache dietro le grate delle cantorie.

  12. Conosce notizie storiche-artistiche non riportate sui testi ufficiali? La statua dell’Addolorata sull’altare è opera di uno scultore quotato del Settecento napoletano che ha lavorato anche alle fontane della Reggia di Caserta. Anche le tele rappresentanti altre scene sacre sono probabilmente attribuibili ad un pittore noto di quel periodo. Come affronta il problema della salvaguardia e della manutenzione della cappella? La cappella è stata restaurata otto anni fa, ma ha subito nel passato vari furti tra cui due teste d’angelo poste all’estremità dell’altare e il marmo di rivestimento di esso. Poiché il luogo è di piccole dimensioni non è difficile proteggerlo, ma ci sono comunque sistemi di allarme.

  13. Abbiamo notato che all’ingresso della cappella, sul lato destro, c’è la tomba di un giovane di cui vorremmo conoscere la storia. Si chiamava Roberto Borgstrom, figlio di padre svedese e madre napoletana, nacque a Napoli, fin da adolescente partecipava a gruppi parrocchiali. Prese a cuore la necessità di annunciare il nome di Gesù, andando contro la volontà di tutti. Tentò di entrare in seminario ma a causa della tubercolosi, malattia da cui era afflitto, fu respinto: non si perse d’animo e continuò nella sua opera di apostolato, aiutando anche un amico ad entrare in seminario. In punto di morte preparò i fratelli alla Cresima. Morì a 17 anni nel 1919 a San Giorgio, dove il padre l’aveva portato per respirare aria di mare. Fu sepolto nel cimitero della città e nel 1963 fu trasportato nella chiesa dell’Addolorata. C’è un flusso turistico? Assolutamente no perché la cappella è poco conosciuta come tutta la zona bassa di San Giorgio.

  14. Conclusa l’intervista, don Ciro ci ha portato in giro per la cappella, mostrandoci alcuni ambienti non visitabili come la sagrestia dove abbiamo visto un lavabo di marmo utilizzato dai sacerdoti per lavarsi le mani prima della messa. In un ambiente laterale ci ha indicato la statua dell’Addolorata che fino ad una decina di anni fa era portata in processione con quella del patrono. Vi sono anche tre busti di papi della famiglia Medici, in terracotta, che dovevano servire come stampi per fondere le statue in bronzo nella vicina fonderia Righetti. Gli originali si trovano a Firenze.

  15. Una volta usciti dalla chiesa ci ha mostrato il crocefisso che è stato trovato all’interno dell’edificio in cattive condizioni. Successivamente danneggiato da vandali, si trova adesso in cattive condizioni, nonostante il restauro. Alla fine tra noi si è creato un clima non convenzionale e, dopo le foto scattate all’uscita della chiesa, ci siamo salutati con la promessa di rivederci al più presto per mostrargli il nostro elaborato.

  16. Anche una piccola cappella può racchiudere grandi tesori perché non sempre la monumentalità delle opere è indice di reale bellezza. Il valore di una città non è dato dalla ricchezza economica ma dalla sua ricchezza storico-artistica. Mattia Esposito III E Roberta Ferrante IV G Alessio Cozzolino III E Roberta Corsalini III E Anna Zannone IV C Valeria Cozzuto III E Umberto Formisano III E Giorgia Loffredo IV G Paola Lamce IV G Sara Mauriello IVG Martina Marchiò IV G Andrea Altomonte III E Maria Minicone III E Docenti referenti: Proff. Piera De Prosperis ed Alba Madonna

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