1 / 61

Figure nel discorso giornalistico

Figure nel discorso giornalistico. Esempi: Silenzi spezzati (sinestesia) solo dall’allegria dei fuochi (metonimia) che si riflettono sul candore della neve appena caduta L’Etna continua a sprigionare le sue cartoline ( metafora) dall’inferno (antonomasia) di cenere

kaia
Download Presentation

Figure nel discorso giornalistico

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Figure nel discorso giornalistico Esempi: Silenzi spezzati (sinestesia) solo dall’allegria dei fuochi (metonimia) che si riflettono sul candore della neve appena caduta L’Etna continua a sprigionare le sue cartoline (metafora) dall’inferno (antonomasia) di cenere Soldati americani che qui caddero per aprire un varco alla libertà (metafora) Emergono storie di vite spezzate (metafora: vita come filo) Il futuro è una incognita (metafora matematica) da ricostruire sulle macerie (metafora edilizia) E nelle mani che torturano pensieri, mani che si cercano, mani che si intrecciano e si stringono (anafora) Le parole che non trovi, le parole che non ci sono (anafora) Per darsi e farsi coraggio (paronomasia) E poi quei quaderni, reliquie (metafora+metonimia) di sogni e pensieri La stanchezza che non la senti più (anacoluto) E i bambini di San Giuliano, storditi, vanno incontro alla vita (metafora)

  2. Abusi del termine metafora: Il sole splende a San Giuliano e speriamo che questa sia una metafora che porti bene In quella stessa Forcella, metafora della Napoli peggiore • Personificazioni: Il colpo di coda dell’inverno, deciso a non mollare Una primavera timida a mostrarsi

  3. Retorica ed estetica • Formalisti russi (anni Trenta del Novecento) • Nouvelle Critique (anni sessanta e settanta): Barthes, Genette, Todorov, Gruppo µ(Dubois, Klinkenberg, Minguet, Pire, Trinon) • “Communication”, 16, 1970 • “Poetique”, 15, 1971 • Rèthorique Générale, 1970

  4. Il problema dello scarto • Figure di stile come scarto rispetto al grado zero • Cos’è il grado zero e dove va cercato? • Nella norma? E qual è? • Nella logica? • Nella etimologia?

  5. Gruppo µ • Riferimento alla linguistica strutturalista (Jakobson, Linguistica e poetica, 1963) • Centralità del messaggio: funzione poetica/retorica • Riconoscimento della problematicità del concetto di scarto. Si può parlare di rottura delle attese autorizzate dal contesto • Il grado zero non è la norma, il linguaggio reale, ma un modello ideale, un limite verso cui tende il linguaggio scientifico e informativo (caratteristica della univocità)

  6. Figure • Metabole (qualsiasi cambiamento di un aspetto del linguaggio): • Metaplasmo: trasformazione dell’aspetto sonoro e grafico • Metatassi: riguardano il piano della sintassi • Metasemema: riguardano il piano del significato • Metalogismo: riguardano il valore logico della frase • Obiettivo: definire le operazioni fondamentali di cui le figure e i tropi sono casi particolari

  7. Metabole

  8. Dibattito sul primato dei tropi • Aristotele: metafora • Lamy: metonimia • Strutturalismo: metafora e metonimia (somiglianza e contiguità) • Burke: metafora=messa in prospettiva; metonimia=procedimento analitico; sineddoche= procedimento di generalizzazione; • Dal punto di vista genetico, secondo Vico: • Metafora> Metonimia> Sineddoche • Dal punto di vista fenomenologico, secondo Eco: sineddoche>metonimia>metafora

  9. Prospettiva strutturalistica Asse della contiguità (sintagmatico) e asse della similarità (paradigmatico) (centrale nello studio delle afasie) • L’atto linguistico implica la selezione di certe entità linguistiche e la loro combinazione in unità linguistiche maggiormente complesse. Questo appare immediatamente al livello lessicale: il parlante sceglie le parole e le combina in proposizioni secondo il sistema sintattico della lingua che egli usa; le proposizioni, a loro volta, sono combinate in periodi..la concorrenza di entità simultanee e la concatenazione di entità successive sono i due modi secondo i quali noi, soggetti parlanti, combiniamo gli elementi costitutivi del linguaggio (Jakobson 1966:24-25)

  10. Figure di senso

  11. Metafora • (Da metapherein=trasportare). Sostituzione di una parola con un’altra parola il cui significato è in una relazione di somiglianza con la prima (Jakobson: asse delle similarità). similitudo brevior? Es.: è un pozzo di scienza; brillava per disinvoltura; il serpente monetario • La distinzione tra similitudine e metafora…non si regge su presupposti formali, bensì pragmatico-cognitivi in senso stretto. La prima figura è fondata sulla percezione statica delle affinità (e delle differenze) che legano due entità; mentre la seconda si basa su un meccanismo di natura eminentemente dinamica, che produce una qualche forma di fusione, o per meglio dire compresenza, tra i due enti raffrontati. (Bertinetto, Come vi pare. Le ambiguità di come e i rapporti tra paragone e metafora, 1979:160)

  12. Aristotele Metafora come trasferimento a un oggetto del nome che è proprio di un altro (Poetica) Il trasferimento avviene • Dal genere alla specie (sineddoche: genus pro specie) • Dalla specie al genere (sineddoche species pro genus) • Da specie a specie: metafora a tre termini (propriamente: specie-genere-specie: il dente della montagna: la cima sta al genere aguzzo come vi sta il dente: A:B=C:B) • Per analogia: metafora basata su una proporzione a quattro termini (B:A=D:C) (La vecchiaia è la sera della vita: “La vecchiaia (B) sta alla vita (A) come la sera (D) sta al giorno(C) questa formula spiega anche le catacresi: metafore che colmano vuoti della lingua (es. collo della bottiglia, gambe del tavolo). La metafora ha carattere conoscitivo e si basa sulla capacità di ben vedere le somiglianze

  13. Tesauro (nel Seicento) riconduce la metafora alla argutezza e ne esalta la brevità, cioè la concentrazione di più sensi in una stessa espressione; la brevità produce meraviglia, “riflessione attenta che ti imprime nella mente il concetto” • Vico, Principi di scienza nuova (1725) considera la metafora la forma originaria del linguaggio • Fontanier (nell’Ottocento) distingue tra metafore d’invenzione e metafore d’uso (distinzione fondamentale secondo Briosi: non tutto il linguaggio è metaforico)

  14. Concezione interattiva della metafora (Richards, 1967, e Max Black, Modelli, archetipi, metafore, 1983). Si contrappone alla concezione sostitutiva o comparativa: più che esprimere delle similarità, la metafora sembra crearle. Rapporto tra tenore e veicolo, interazione di idee, convergenza di immagini. La metafora è un meccanismo operante nel linguaggio di ogni giorno, che crea e manifesta nello stesso tempo il nostro modo di vedere la realtà.

  15. Metafora come logica sensoriale • Ortony (1980) • La metafora è usata per esprimere qualcosa di altrimenti inesprimibile (metafore sinestetiche, “musica luminosa”) • Serve a predicare in modo compatto un fascio di proprietà (Cacciari 1998) • È evocatrice di immagini e perciò adatta a esprimere l’esperienza soggettiva • In generale consente di descrivere il nuovo attraverso il riferimento al già familiare (strumento dell’accordo)

  16. Teoria cognitivista della metafora • Lakoff e Johnson, Metafora e vita quotidiana, 1980 • Distinzione tra la metafora come attività cognitiva e le espressioni metaforiche, occorrenze verbali di questa attività • La metafora è un processo cognitivo, un modo di ragionamento all’interno dei processi inferenziali, un ponte tra linguaggio ed esperienza percettiva (C. Cacciari, La metafora: un ponte tra il linguaggio e l’esperienza percettiva, “Lingua e stile”, XXXIV, 1999)

  17. Metafora e vita quotidiana • La metafora non è uno scarto dal linguaggio normale (referenziale) a fini poetici e letterari, ma un meccanismo operante a qualsiasi livello della lingua quotidiana. • Es. Il concetto di discussione è concepito come una guerra: • La tua posizione è indifendibile • Ha attaccato i punti deboli • Ha demolito tutta la tua argomentazione • Dovete usare strategie persuasive • Gianni ha la meglio in tutte le dispute

  18. Metafora come strumento di innovazione del lessico (iconimo) • Loporcaro: nell’italiano contemporaneo le principali sfere iconimiche sono l’automobile (ammortizzatori sociali, partire in quarta, fare retromarcia, essere su/giù di giri, rimettersi in carreggiata), lo sport e in particolare il calcio (discesa in campo, autogol, a tutto campo, dribblare), ma anche la criminalità organizzata (regolamento dei conti sulle pensioni, spacciatori di bombe killer; ecc.)

  19. Wodak e Reisigl, Retorica del razzismo e dell’antisemitismo, in Giannini e Scaglione, Introduzione alla sociolinguistica, Carocci, 2004: • Funzione discriminatoria della metafora: personificazioni e antropomorfizzazioni (animazione di soggetti collettivi immaginati: razze, nazioni, etnie, cfr. Anderson, Comunità immaginate, 1988). • Metafora metonimia e sineddoche vengono sfruttate per creare uguaglianza e omogeneità, livellare le differenze e annullare le individualità: assimilazione del singolo nel tutto (anomizzazione). • Metafore percettive sfruttate per il discorso della discriminazione (colore chiaro vs scuro; armonioso vs rumoroso), metafore spaziali (interno/esterno, centro/periferia, confine, limite/ estensione, espansione), metafore naturalistiche (fenomeni naturali, meteorologia: immigrazione come disastro naturale, valanga, inondazione, corrente, sradicamenti e reimpianti, inquinamenti, fusioni, corpi estranei, ecc.)

  20. Metafora e ideologia • Le metafore mettono in primo piano determinati aspetti, lasciandone nell’ombra altri. • Poiché la applicazione di una metafora concettuale ci porta a vedere (categorizzare, assegnare caratteristiche e proprietà) un concetto sotto una certa luce, e a lasciare in ombra altre sue caratteristiche, nell’uso di determinate metafore sono insiti aspetti ideologici.

  21. Es. Processo di costruzione dell’UE • UE come cammino, viaggio • Marcia di avvicinamento • Via libera • Lungo e tortuoso cammino • Remare insieme • Prendere a bordo • Facciamo un passo dopo l’altro • Trovare una strada • UE come costruzione • Accelerare la costruzione • Paesi fondatori

  22. UE come partita o gioco d’azzardo (metafora utilizzata in caso di dissidi e opinioni divergenti) • È un colpo d’avvio al pallone • La partita la giocheranno alla Convenzione • Stiamo facendo un gioco al rialzo • Il vostro documento è una scommessa Cfr. Corriere della Sera, 14 dic. 2002; La Stampa, 20 gen. 2003 sull’allargamento della UE a 25 membri

  23. Sinestesia È un tipo di metafora: trasferimento di significato dall’uno all’altro dominio sensoriale (tinte calde/fredde, voce chiara/cupa/profonda/fredda; paura blu; parole acide, sorriso amaro) (P. Paissa, La sinestesia. Storia e analisi del concetto, 1995)

  24. Sineddoche • (Da syn=con e endechomai=prendere--> comprendere) Natura quantitativa, estensionale delle relazioni che determinano la sineddoche: lo spostamento avviene all’interno dello stesso campo di referenza: parte per il tutto o viceversa, singolare per il plurale e viceversa, la specie per il genere e viceversa (rapporti quasi-logici) • Una parte (un tratto, una qualità fisica o astratta) viene selezionata ed evidenziata per significare il tutto. Può comportare un giudizio di valore • Eco: il meccanismo sineddochico, cioè la percezione visiva o tattile di una caratteristica di un elemento rappresenta la forma primaria di conoscenza che precede altre forme più complesse, come il riconoscimento di caratteristiche funzionali, che è di natura metonimica (=Gruppo µ: la metonimia è una forma di sineddoche vs Padre Lamy: la sineddoche è una forma di metonimia)

  25. Le cose vengono percepite anzitutto visivamente e anche per le entità non visive ne vengono percepite principalmente le caratteristiche morfologiche (un corpo è rotondo o rosso, un suono è grave o forte..e così via). Solo a una ispezione successiva si è in grado di stabilire le cause, la materia di cui l’oggetto è fatto, i suoi fini o funzioni eventuali. Per questo la sineddoche particolarizzante (che si basa sul rapporto tra un oggetto e le sue parti) ha ottenuto uno status privilegiato: che è lo status privilegiato della percezione rispetto ad altri tipi di conoscenza (Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, 1984:182)

  26. Sineddoche e metonimia sono entrambe figure di contiguità, fondate sul meccanismo di focalizzazione del pensiero. La sineddoche però, a differenza della metonimia è governata da rapporti di inclusione (iper- e iponimia) (Es. Dacci oggi il nostro pane quotidiano). L’unico tipo di sineddoche è quello generalizzante o particolarizzante (Eco 1984). La figura di contiguità non è semplicemente una figura di stile, un vano ornamento di scrittura. Può divenire un procedimento espressivo assai fecondo presso certi scrittori; svolge un ruolo considerevole nella vita del linguaggio e nella storia delle lingue; procede addirittura da un meccanismo fondamentale dell’intelletto umano (Henry, Metonimia e metafora, 1975:58) • Sul rapporto tra sineddoche e metonimia: Ruwet, Sineddochi e metonimie, in Id., Linguistica e poetica, 1975

  27. Wodak e Reisigl (Retorica del razzismo e dell’antisemitisimo) ne evidenziano la funzione di collettivizzazione e assimilazione, spersonalizzazione e oggettivazione • Sineddoche generalizzante: il tutto serve ad esprimere la parte: es. “l’Europa”, per i paesi che la compongono: strumento di assimilazione; ma anche “gli stranieri” • Sineddoche particolarizzante: la parte serve a esprimere il tutto: es. “ha sette bocche da sfamare”: strumento di estensione. Esempi più significativi, perchè ideologici: “lo straniero”, “l’ebreo”, “l’arabo”, “l’italiano”: generalizzazione e focalizzazione dell’essenza stereotipata (singolare collettivo).

  28. Effetti argomentativi dell’articolo • Articolo definito: il singolo è assunto a modello e rappresentante della specie retorica della discriminazione: l’Ebreo, il Turco, il Musulmano: sineddoche particolarizzante generalizzazione o focalizzazione dell’essenza stereotipata che si riferisce in modo livellante ad un intero gruppo di persone. (Cfr. Trattato dell’argomentazione, p. 171) • Articolo indefinito: forma metaforica predicativa funzionale al rafforzamento e alla diffusione del pregiudizio: è un ebreo (di persona avara, avida, astuta, votata agli affari), fuma come un turco.

  29. Antonomasia • (da anti=invece e onoma=nome): il nome è sostituito da un epiteto o una perifrasi che esprimano una qualità caratterizzante (variante della sineddoche e della perifrasi). Hanno status di stereotipi. Conferma dei meccanismi analogici che sono alla base del liguaggio figurato Per Fontanier: sineddoche dell’individuo • Es. L’Onnipotente, lo Stagirita, il Ghibellin fuggiasco, la capitale del cinema, l’Avvocato, l’Ingegnere ecc., il Maestro, il Filosofo, I Verdi (antonomasia metonimica) (nome comune per il nome proprio) • Un Demostene, un Otello, un Einstein, una Caporetto (nome proprio per il nome comune) • Ghino di Tacco per Craxi (nome proprio per un nome proprio) • Uno stoico, un vandalo, una ninfa, una amazzone, un’arpia (nome della specie per indicare caratteristiche particolari).

  30. Metonimia • (Da onoma=nome e meta=mutamento: mutamento di nome). Tropo per spostamento di limite oltre il campo del contenuto concettuale (Lausberg) • Direttrice metonimica come meccanismo fondamentale dell’intelletto umano e del funzionamento del linguaggio (vedi Jakobson: asse della contiguità) • Una entità viene nominata al posto di un’altra entità che sta alla prima come la causa all’effetto (autore per l’opera, il produttore per il prodotto, il mezzo per il risultato, il contenente per il contenuto, lo strumento per chi lo adopera, il luogo per gli abitanti) • Molte le metonimie del simbolo: armi per guerra, alloro per gloria, croce o altare per religione; le divise per chi le porta (camicie rosse/nere, i giallorossi, i bianconeri, gli azzurri); il colore per l’orientamento politico (i Verdi) • Passaggio dal nome proprio al nome comune: volt, ampère, curie, gauss

  31. Un effetto retorico della metonimia: nascondere i responsabili o vittime di determinate azioni o mantenerli sullo sfondo: • I treni sono in sciopero (oggetto al posto della persona) • L’Austria non ha intenzione di accettare nuovi immigrati (luogo per le persone) • La Casa Bianca invia truppe in Iraq (edificio per le persone/autorità che lo abitano) • L’Iraq è un nuovo Vietnam (Luogo al posto dell’evento che vi si svolge) • Il Parlamento ha approvato la nuova legge sulla immigrazione (istituzione per le persone che ne fanno parte)

  32. Ossimoro • (oximoron = acuta follia) • Unione paradossale di due termini antitetici • Concordia discors • Convergenze parallele • Disperate speranze • Festina lente (affrettati lentamente) Trionfo dell’ossimoro “permanente” nel concettismo barocco (Baltasar Graciàn): sarà tanto più ingegnoso (tema dell’ingenium) chi saprà accostare le circostanze più distanti, connettendo qualità e oggetti tra loro apparentemente estranei

  33. Figure di pensiero

  34. Iperbole • (da hyper=su e ballo=getto): esagerazione nell’amplificare o ridurre la rappresentazione della realtà, mediante espressioni che mantengono con il vero una qualche somiglianza. Esempi: “Mi piace da morire; Le grida arrivavano alle stelle; non ha un briciolo di cervello; annegare in un bicchier d’acqua; essere accecato dall’ira” L’abusato attimino è un diminutivo iperbolico; attimo come sinonimo di un po’ Il consolidarsi abitudinario del diminutivo e del superlativo sono potenti fattori di desemantizzazione delle parole. Per Perelman e Olbrechts-Tyteca è una tecnica argomentativa di ‘superamento’: continuo aumento di valore per andare sempre più lontano: es. Al peggio non c’è mai fine

  35. Ironia • Da eiron=colui che interroga senza sapere, dunque finzione, simulatio • Lausberg la include sia tra i tropi di parola che tra i tropi di pensiero (1969: 128): “come tropo di parola è l’uso del vocabolario partigiano della parte avversa […] nella ferma convinzione che il pubblico riconosca la incredibilità di questo vocabolario”. Rientra dunque nella citazione: “fare l’eco” a un altro discorso • Secondo Sperber e Wilson (1978) i vari tipi di ironia (compresa la parodia, il sarcasmo, la deformazione comica) possono essere spiegati come forme di menzioni, eco di un enunciato o di un pensiero di cui il parlante intende sottolineare l’errore, l’inadeguatezza

  36. Mizzau (L’ironia. La contraddizione consentita, 1984) riprende questa posizione e la sviluppa sulle tracce di Bachtin: l’ironia è “il caso limite, più evidente, di un fenomeno frequentissimo nel discorso: la dialogicità interna alla parola”. Forma di distanziamento. Mizzau distingue aspetti semantici (antifrasi) e aspetti pragmatici dell’ironia. • Almansi (1984): l’ironia è basata sulla incompletezza dell’informazione

  37. Jankelevitch, L’ironia, 1950: l’ironia è uno sgonfiamento dell’enfasi, del prendersi sul serio; vuole indurci a ridimensionare il mondo e noi stessi. Prototipo dell’ironista: Socrate. • La forma più aggressiva di ironia è l’antifrasi: quando un’espressione viene usata per dire l’opposto di ciò che significa (sermo e contrario intelligendus). Secondo Isidoro di Siviglia, l’antifrasi è un fenomeno semantico, mentre l’ironia si manifesta attraverso il tono. Secondo Mizzau “il ribaltamento di senso non è sufficiente per l’ironia”. Dunque l’antifrasi è un fenomeno più limitato dell’ironia Esempi di espressioni antifrastiche: È proprio un genio! È un vero democratico! Ponto Eusino (mare ospitale) per Mar Nero Eumenidi (benevole) per le Furie Modi di dire apotropaici

  38. Litote • (da anti=contro e enantíos=opposto) Negazione del contrario: non piccolo = molto grande; non negare = affermare. Procedimento della perifrasi. L’effetto è spesso quello ironico. Lausberg la definisce ironia di dissimulazione. Si dice meno di ciò che si pensa, ma si sa che non si sarà presi alla lettera. Plusvalore comunicativo che caratterizza il livello retorico dell’enunciazione. Può essere un segno di riconoscimento, quasi un marchio di fabbrica dell’autore. Es.: “Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone” (Promessi Sposi, I) Nel parlare quotidiano: “non è mica stupido”; “Non si può negare che…”; come perifrasi eufemistica: “non è un genio; con effetto scaramantico: “non mi lamento; non c’è male”

  39. Figure di costruzioneripetizione e soppressione

  40. Anafora • Forma generale e tipica della ripetizione come ripresa di elementi già presenti nel testo. Funzione di enfasi e di chiarificazione. Manifestazione più evidente del parallelismo. Tipica delle preghiere, delle invocazioni, degli scongiuri, di cantilene e filastrocche. • Erano le donne che avevano conservato le lettere, erano le donne le mie interlocutrici più preziose…Parlavano le donne de “L’ultimo fronte”, parlavano da protagoniste. (Revelli, AF XVII) • La storia non si snoda / come una catena / di anelli ininterrotta /../ la storia non contiene il prima e il dopo /../ La storia non è prodotta / da chi la pensa e neppure / da chi l’ignora. La storia / non si fa strada, si ostina… (Montale)

  41. Epifora Figura speculare all’anafora: ripetizione di una o più parole alla fine di enunciati o segmenti di enunciati successivi: • Assenza di senso: distruzione del senso, perdita del senso, constatazione che in nessun momento vi è stata traccia, indizio, sintomo di senso (Manganelli, RV 91) • La civiltà è una questione di piedi al caldo. Dove i piedi sono trattati bene, il resto va bene. (Flaiano, FE 39) • Anafore ed epifore instaurano parallelismi tipici della prosa oratoriamente sostenuta. • Epifore sono anche le esclamazioni (Alleluja!), le invocazioni (ora pro nobis), le formule conclusive (Amen)

  42. Epanalessi Forma della ripetizione (funzione della coesione del discorso). Raddoppiamento (geminazione) di un’espressione all’inizio, al centro o alla fine di un segmento testuale. La coazione a ripetere è stata considerata una costante del discorso poetico: la attuano rime, assonanze, cadenze ritmiche e ogni altra manifestazione del parallelismo su tutti i livelli di organizzazione del testo. La ripetizione si oppone alla variatio. Motivazione puramente emotiva. • In verità, in verità vi dico…. • Attenzione! Attenzione! • La ratio, il logos, non hanno buona stampa, lo so, lo so, nel nostro mondo patetico, strillante, teatrale: e gratuitamente astratto, o distratto. (Gadda) • Vola, colomba bianca, vola • Umano, troppo umano • Serie ripetitive delle cantilene e dei racconti popolari: E cammina, cammina…

  43. Anadiplosi Ripetizione dell’ultima parte di un segmento (sintattico o metrico) nella prima parte del segmento successivo. Dimensione riflessiva. Agisce come rinforzo tematico e ritmico. Accentua la solennità, la suggestione evocativa; scandisce gli intervalli e la durata delle unità ritmiche. • Un campo gravitazionale uniforme produce gli stessi effetti delle forze inerziali, forze che possiamo calcolare in modo diretto (Sciama, rel.gen., 55)

  44. Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo che è il più importante, il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo, impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi, giovani, che avete l’avvenire davanti a voi. (Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 1955) • (la satira) non esclude…una forte parte di ambivalenza, cioè la mescolanza di attrazione e ripulsione che anima ogni vero satirico verso l’oggetto della sua satira. Ambivalenza che se contribuisce a dare alla satira uno spessore psicologico più ricco, non ne fa per questo uno strumento di conoscenza poetica o più duttile. (Calvino, Una pietra sopra 157)

  45. Voi li volevate tener fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perché il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. Le cose restano le stesse ma cambia lui. (Scuola di Barbiana, LP 17) • A noi nessuno parlava; /eppure eravamo turbe, / turbe golose assetate / di bianchi pensieri (Merini, Le parole di Aronne 17-20) • E su gli olivi, su i fratelli olivi / che fan di santità pallidi i clivi / e sorridenti (D’Annunzio, La sera fiesolana, 29-31 • Alla fine della mia paziente ricomposizione mi si disegnò come una biblioteca minore, segno di quella maggiore scomparsa, una biblioteca fatta di brani, citazioni, periodi incompiuti, moncherini di libri. (Eco, NR 502)

  46. Epanadiplosi • Ricorrenza di una o più parole all’inizio e alla fine di un segmento testuale. È figura della ripetizione a distanza; le parti di enunciato che vengono interposte ai termini ricorrenti amalgamano le procedure di questo tipo di ripetizione a quelle della simploché. • Tutta la strada è piena del loro silenzio: e il loro sonno è simile alla morte, ma a una morte, a sua volta, dolce come il sonno (Pasolini, OI 13-14) • Y 10: piace alla gente che piace

  47. Chiasmo • Permutazione dell’ordine delle parole che produce un capovolgimento di senso. L’incrocio può essere semantico: con parallelismo sintattico e delle classi di parole e specularità delle corrispondenze di significato: • Chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane • Più vita ai nostri anni, non più anni alla nostra vita • Lingua libera e libertà linguistica (Terracini) • Mangiar per vivere, non vivere per mangiare

  48. Climax Struttura di una anadiplosi continuata, si procede per scalini fermandosi su ognuno prima di salire il successivo. Anche connexio e catena • Se questo è delirio, bisognerà pur dire che il delirio è ciò che segue al destarsi, e il destarsi è ciò che segue al sonno, e il sonno è il luogo in cui la malattia ha la sua forma polimorfa nei sogni (Manganelli, RV 9699 • La serva spaventa il cane, il cane spaventa il gatto, il gatto spaventa il topo, il topo spaventa la serva. • Sul piano argomentativo la gradazione mira a provocare consenso garantendosi l’accordo punto per punto • Precisa strategia dell’informazione: il filo del discorso sembra avanzare in modo elicoidale (cfr. Cardona, Introduzione all’etnolinguistica, 1976)

  49. Climax ascendente: • Veloce? È un razzo, una scheggia, un fulmine • Climax discendente: • Insondabile miscela…di men che sillabe, men che lettere, men che fiati, silenzi puri, glottal stops (Manganelli, RV 142)

  50. Figure della soppressioneEllissi Espediente per snellire il discorso, eliminando le ripetizioni, mezzo per suscitare attese, proiettando in avanti l’attenzione di chi ascolta. Ellissi cataforica, frequente nella trasmissione brillante di notizie: • Una follia. Una scelta assurda sotto ogni punto di vista, sia economico che ambientale. Anche se i manager dell’Enel non lo scrivono così brutalmente, è questo il giudizio che emerge con prepotenza dalle 101 pagine del loro rapporto..(Panorama 31.1.1988)

More Related