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I servizi dello SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati)

I servizi dello SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). Aspetti teorici, progettuali e programmatici di un’accoglienza territoriale Docente: Anna Elia Sociologia del territorio a.a. 2010/2011.

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I servizi dello SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati)

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Presentation Transcript


  1. I servizi dello SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) Aspetti teorici, progettuali e programmatici di un’accoglienza territoriale Docente: Anna Elia Sociologia del territorio a.a. 2010/2011

  2. Globalizzazione = superamento dello Stato-nazione in termini di perdita di centralità e potere regolativo da parte dell’apparato governativo statale. Tesi • pressione delle istanze sovranazionali (Unione Europea); • idea di “villaggio globale” (Marshall McLuhan 1989): espansione delle reti comunicative ed esposizione al mondo esterno delle culture locali; • protagonismi locali (regioni economicamente e culturalmente omogenee, patti fra territori confinanti, reti di sistemi urbani); • processi di organizzazione globale della produzione, del consumo e della comunicazione (Peter Wagner 1994); poteri economici che arriverebbero a sovrastare il potere economico dei singoli stati.

  3. Il territorio nello sviluppo locale • Nuovo protagonismo delle regioni intese come entità territoriali omogenee per interessi, cultura ed economia di fronte all’indebolimento (politico, economico e di legittimità fiscale) dello stato centrale. • Il territorio diventa una variabile fondamentale nei processi di sviluppo locale. • Il territorio viene inteso non solo come area fisica, ma come l'area entro cui si consolidano un complesso di reti di relazioni tra attori sociali, economici ed istituzionali in grado di produrre capitale sociale, inteso come capacità di elaborare strategie di valorizzazione di risorse umane ed economiche attraverso rapporti di cooperazione, forme di associazionismo, sinergie tra attori economici, sociali e istituzionali locali.

  4. Nuova concezione di “sviluppo” • Il concetto di sviluppo non è assimilabile esclusivamente a quello di crescita economica (crescita del PIL, aumento della quantità di beni e servizi prodotti, aumento del reddito medio procapite) in quanto nel definire un processo di sviluppo incidono anche variabili sociali, istituzionali e culturali. • Nel periodo della globalizzazione gli attori locali si mostrano capaci di selezionare e perseguire i propri fini in piena autonomia anche a condizione di contrapporsi ai poteri centrali. • Le politiche di sviluppo presentano anche obiettivi di crescita nei “settori della cittadinanza”. Lo sforzo degli attori territoriali periferici si rivolge quindi verso scuola, servizi, sanità, assistenza.

  5. Attori locali, processi di governance dello sviluppo del territorio e sistemi di partenariato: • Patti territoriali che cercano di coniugare sostenibilità e sviluppo del sistema produttivo locale e delle reti infrastrutturali; • Programmi di riqualificazione urbana nella logica di uno sviluppo sostenibile; • Programmi Leader valorizzazione delle risorse endogene in ambito rurale con la partecipazione di attori sociali, culturali ed economici; • Reti di alleanze tra comuni (ANCI, Rete delle Città Strategiche, Rete città Urban, Rete del nuovo municipio, Recosol); • prese di posizione dei movimenti sociali nella richiesta di nuove forme di cittadinanza (new global, movimenti contadini, social forum ecc.).

  6. LE RISPOSTE ALLE DINAMICHE DELLA GLOBALIZZAZIONE Legge-quadro n. 328/2000 per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali • Il nuovo modello di stato sociale, il Welfare mix, si basa su nuove forme di partnership tra pubblico e privato e sulla riscoperta dell’ambito locale come risorsa: nella scuola, nella sanità, nell’assistenza vengono a trovarsi soggetti misti, statali, privati e non profit, capaci di proporre offerte alternative in grado di rispondere adeguatamente ai vecchi e ai nuovi bisogni della cittadinanza.  • L’ambito locale non sempre coincide con i confini amministrativi comunali

  7. Un esempio di governancedelle politiche dell’accoglienza: l’inapplicabilità di un modello di “accoglienza” imposto dall’alto in occasione dei flussi migratori dal nord Africa • Le resistenze delle regioni, delle province e dei comuni all’istituzione delle tendopoli nei loro territori • Le richieste di finanziamento e di supporto degli enti locali ai progetti territoriali espresse dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (www.anci.it) • Le offerte spontanee del proprio territorio a processi di stabilizzazione dei migranti da parte dei comuni della locride (Comuni di Gerace, Antonimina, Caulonia, Riace) • L’organizzazione dell’accoglienza diffusa dei migranti tunisini nella regione Toscana – 10 siti offerti dalla regione

  8. Le rispostedelgoverno centrale - 6 aprile2011 – Gliaccordi con il Governotunisino. « Chiudere il rubinetto dei flussimigratori e svuotare la vasca » (Dichiarazioni di Berlusconi-Bossi) • Le risorsefinanziarie e i mezzi al governodellaTunisia per controllare i flussimigratori(prevenzionedell’immigrazioneclandestina) • Rimpatriimmediati per i migrantiarrivati in Italiasuccessivamenteall’accordo(rimpatrisemplificati e senzalimitinumerici) • Controllare la mobilità dei migrantipresentisulterritorio: risorseimmediate per nuovi CARA e nuovi CIE; « proposte » di sostegnofinanziario ai progettiterritorialidello SPRAR in termini di allargamento dei postidisponibili; • Permesso di soggiornotemporanei di seimesi in seguitoalleprocedure di identificazione.

  9. La negazionedeldiritto di asilo– L’osservazione di alcunidati • 55mila rifugiati in Italia (uno per mille abitanti); • 600mila in Germania; • 270 mila in GranBretagna ; • 200 mila in Francia; • 80 mila in Belgio. (DatiUNHCR del2010)

  10. Richieste di diritto d’asilo: • 30mila nel2008 • 17mila nel 2009 • 10mila nel2010

  11. Le buone pratiche territoriali nei processi di accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria •  1999-2000 esperienze di accoglienza al livello locale di richiedenti asilo e di rifugiati, condotte su iniziativa di organizzazioni del terzo settore e di enti locali. •  2001 - il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, con l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) hanno siglato un protocollo di intesa per la realizzazione del “Programma Nazionale Asilo” (PNA). •  2002 – (L. 189/02) istituzionalizzazione del sistema con la costituzione del “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati” (SPRAR) e del Servizio centrale di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali la cui gestione è affidata dal Ministero dell’Interno all’ANCI.

  12. Gli attori territoriali della rete SPRAR sono: • gli enti locali, in qualità di enti responsabili di progetto; • le organizzazioni del terzo settore, in qualità di enti attuatori; • gli attori locali che partecipano attivamente e con ruoli differenti (partenariato attivo, collaborazioni, ecc.) alla vita dei progetti territoriali, come le scuole, gli uffici del lavoro, le ASL, le associazioni di volontariato. • il progetto SPRAR è il frutto dell’azione coordinata di questa pluralità di soggetti, coinvolti sia in modo formale (ad esempio, attraverso protocolli di intesa) che in via informale.

  13. Il Programma Solidarietà e Gestione dei Flussi Migratori • L’Europa ha lanciato nel 2006/2007 il Programma generale quadro “solidarietà e gestione dei flussi migratori”, c.d. Programma Solid, con il quale sono stati creati quattro Fondi europei: Fondi Europei per i Rifugiati; Fondi Europei per l’Integrazione; Fondo Europeo per i Rimpatri; Fondo Europeo per le Frontiere Esterne.

  14. L’unico Fondo Europeo nella cui struttura l’Autorità Responsabile è affiancata da un’Autorità Delegata è il Fondo Europeo per i Rifugiati, per la cui gestione il Ministero dell’Interno, (…) si avvale della professionalità dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, la quale ha una conoscenza capillare e sensibile delle esigenze territoriali anche in tema di immigrazione ed asilo

  15. Il Programma Nazionale Asilo era finanziato in parte con risorse ordinarie del Ministero dell’Interno integrate da quelle straordinarie provenienti dal Fondo dell’Otto per mille dell’Irpef e da quelle assegnate dalla Commissione europea nella prima fase di attuazione del FER. • Dal 2002 il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), è finanziato dal Fondo Nazionale per le Politiche ed i Servizi dell’Asilo Fondo è gestito dal Ministero dell’Interno Dipartimento Servizi Civili per l’Immigrazione e l’asilo e finanzia i progetti territoriali nella misura dell’80% del costo complessivo la cui parte residua è co-finanziata dagli Enti locali.

  16. Il  Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) • Nello SPRAR, gli enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata , accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. • Le misure di "accoglienza integrata" (…) prevedono misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.

  17. Chi sono i beneficiari dei servizi dello SPRAR? • Il richiedenti asilo • Il “destinatario di protezione sussidiaria“. • Il rifugiato • I minori non accompagnati richiedenti asilo

  18. Chi è un rifugiato ? • Chi è costretto a fuggire dal proprio paese e non può o non vuole farvi ritorno avendo subìto o temendo di subire persecuzioni “per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche” Convenzione del 1951 (art. 1, lettera A/2), I rifugiati ai sensi della Convenzione sono titolari di una serie di diritti, primo fra tutti il diritto al non-refoulement; il divieto di “refoulement” vale ovviamente anche per i rifugiati sotto Mandato.

  19. Chi è un richiedente asilo? • Chi ha lasciato il proprio paese ma non ha ancora trovato protezione come rifugiato. Il richiedente asilo ha diritto: • all’ingresso in un paese per chiedere asilo; non essere detenuto illegalmente; incontrare gli avvocati, gli interpreti e le organizzazioni umanitarie come l’UNHCR; accesso al diritto al lavoro, cure mediche e all’educazione scolastica.

  20. La protezione sussidiaria • È la protezione che viene accordata ad un cittadino non appartenente all’Unione Europea, o apolide, che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato, ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che se tornasse nel Paese di origine, o nel Paese nel quale aveva la propria dimora abituale correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno. (D.lgs 251/2007)

  21. Permesso di soggiorno per motivi umanitari • Le Questure possono rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari tutte le volte in cui le Commissioni Territoriali, pur non ravvisando gli estremi per la protezione internazionale, rilevino “gravi motivi di carattere umanitario” a carico del richiedente asilo.

  22. Le misure di accoglienza dello SPRAR • i centri di accoglienza per richiedenti asilo – CARA; • i centri di accoglienza polifunzionali metropolitani – nel 2007 sono stati stilati accordi tra grosse realtà comunali ed il ministero(Roma, Milano, Firenze e Torino). Obiettivo coniugare l’aspetto dei servizi di base forniti nei centri di accoglienza governativi con quelli diretti all’integrazione erogati dai comuni (collegamento con le aziende sanitarie locali e gli ospedali, percorsi di inserimento sociale degli ospiti nel tessuto urbano); • i progetti territoriali dello SPRAR: progetti territoriali ordinari; progetti per categorie vulnerabili (minori non accompagnati; vittime di violenza o di torture; madri sole; famiglie); • Sperimentazione progetti di reinsediamento(Rieti, Riace, Trapani transitamento CARA) – UNHCR – FER – Ministero dell’Interno.

  23. Perché il “modello Riace”? • conoscenza diretta della tragicità dell’esperienza dell’esodo da parte della popolazione locale (Castells 1996) (Wieworka 1998); • nuovi e vecchi residenti rivendicano entrambi il diritto di resistere agli effetti perversi della globalizzazione (Touraine 1997); • ridefinizione della realtà sociale di arrivo: educazione ai valori della coesione sociale, educazione alla legalità, azioni di economia solidale (Laville 2005); • relazioni di rete tra attori dell’economia solidale e soggetti istituzionali (Mance 2003): “accoglienza integrata” dei migranti e sviluppo sostenibile del territorio; elaborazione di strumenti di partecipazione politica dei migranti (L.R. 12/6/2009 n. 18 sull’accoglienza dei richiedenti asilo);

  24. Verso una nuova logica di governo dei processi di sviluppo del territorio • I bisogni umani, prima di essere stati soddisfatti dal mercato, hanno trovato risposte in operazioni di produzione e ripartizione che obbedivano a tre principi: la reciprocità, la ridistribuzione e l'amministrazione domestica (Karl Polanyi) • Azioni di "economia solidale“: esperienze – in genere non monetarie – portate avanti in varie parti del mondo, che mirano non a massimizzare i profitti, bensì a rispondere ad esigenze non soddisfatte, prestando aiuto agli anziani, ai bambini, alla difesa dell'ambiente, ecc. (Laville 1994)

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