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la compagnia della foto

la compagnia della foto. Corso Base di Fotografia, Composizione ed Editing di Immagini. SECONDA LEZIONE. L’ESPOSIZIONE, LA TRIPLETTA: DIAFRAMMA – OTTURATORE – ISO MODALITA’ DI ESPOSIZIONE GLI OBIETTIVI DIFFERENZA TRA STANDARD, GRANDANGOLARE, TELE E ZOOM

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Presentation Transcript


  1. la compagnia della foto Corso Base di Fotografia, Composizione ed Editing di Immagini

  2. SECONDA LEZIONE • L’ESPOSIZIONE, LA TRIPLETTA: DIAFRAMMA – OTTURATORE – ISO • MODALITA’ DI ESPOSIZIONE • GLI OBIETTIVI • DIFFERENZA TRA STANDARD, GRANDANGOLARE, TELE E ZOOM • PROFONDITA’ DI CAMPO E APPLICAZIONE EFFETTI • CONTROLLO CREATIVO • TEMPI DI OTTURAZIONE ED APPLICAZIONI PER SCENE IN MOVIMENTO • MODALITA’ FOCUS • BILANCIAMENTO DEL BIANCO

  3. ESPOSIZIONE • L'otturatore, insieme al diaframma (che regola • l'intesità della luce), è un fattore indispensabile per • determinare una corretta esposizione. • La giusta regolazionedell'apertura diaframmale • combinata con la giusta regolazionedel tempo • di otturazione consentirà diimpressionare la • pellicola o il sensore esattamentecon la • quantità di luce richiesta (intensità x tempo)per • un'esposizione perfetta.

  4. ESPOSIZIONE • Una sola formula (ve lo prometto) • E=JxT • E = esposizione • J = quantità di luce che passa dal diaframma verso il sensore • T = tempo in cui la luce, attraversando l’otturatore aperto, impressiona il sensore

  5. LETTURA ESPOSIMETRICA

  6. LETTURA ESPOSIMETRICA

  7. COMPONENTI ESPOSIZIONE • Diaframmma: è un'apertura incorporata nel • barilotto dell‘obiettivo, che ha il compito di • controllare la quantità di luce che raggiunge il • sensore nel tempo in cui l‘otturatore resta • aperto (tempo di esposizione). • Unità di misura f (stop di diaframma) (valori bassi max • apertura – entra più luce, valori alti min apertura – entra • meno luce) f1.4 f5.6 f11

  8. COMPONENTI ESPOSIZIONE • L’otturatore è il dispositivo meccanico o • elettronico che si trova tra l’obiettivo ed il sensore, • che ha il compito di controllare per quanto tempo (stop • di tempo 1/1000, 1/500, 1/250) il sensore resta • esposto alla luce.

  9. COMPONENTI ESPOSIZIONE • Il sensore ottico (ISO) • La qualità del sensore si misura: • dalla capacità di amplificare il segnale prodotto dalla • conversione della luce incidente, producendo il minor • rumore possibile. • Più alto è il valore di sensibilità (ISO) del sensore, a • parità di diaframma, minore è il tempo che occorre per • esporre correttamente la foto. • Sulle macchine di fascia alta si potranno scegliere • valori ISO più elevati rispetto alle macchine di fascia • bassa e a parità di sensibilità ISO la gestione del rumore • sarà migliore su quelle di fascia alta

  10. Diaframma f/1.4 f/2 f/2.8 f/4 f/5.6 f/8 f/11 Tempi 1/1000 1/500 1/250 1/125 1/60 1/30 1/15 COMPONENTI ESPOSIZIONE • Conosci i comandi per settare valori di • diaframma otturatore ed ISO del sensore • della tua macchina (attività pratica) • A parità di sensibilità ISO questi stop (di tempi e • diaframmi) fanno entrare la stessa quantità di luce:

  11. LETTURA ESPOSIMETRICA • Gli esposimetri delle macchine fotografiche sono • tarate per una corretta lettura esposimetrica ad un • livello luminoso intermedio, pari all’esposizione che si • misurerebbe leggendo la luce riflessa da una • superficie con riflettanza pari al 18% (GRIGIO 18%). • - Panorami • - Ritratti ambientati • - Ritratti stretti. • - Foto sportive dinamiche

  12. MODALITA’ ESPOSIZIONE P • In modalità P , la fotocamera gestirà automaticamente l’accoppiata Apertura Diaframma e Tempi e tenderà a usare tempi intermedi che vadano bene nella maggior parte dei casi, ma che sarebbero inadatti per bloccare oggetti in movimento. • Per immortalare un oggetto nel bel mezzo dell'azione, sono necessari tempi molto brevi. • Viceversa occorre un tempo di posa più lungo della norma per generare scie e contorni indistinti attorno all'oggetto che si muove, così da creare un effetto velocità e disegni cromatici nelle foto notturne.

  13. MODALITA’ ESPOSIZIONE A/AV • In modalità A/Av, la fotocamera gestirà automaticamente i tempi lasciando (e relazionando) a noi la possibilità di variare l’apertura del diaframma (e degli ISO) • Viene utilizzata quando ci si vuole concentrare esclusivamente nella gestione della profondità di campo

  14. MODALITA’ ESPOSIZIONE S/TV • In modalità S/Tv, la fotocamera gestirà automaticamente l’apertura del diaframma lasciando (e relazionando) a noi la possibilità di variare i tempi di scatto(e degli ISO) • Viene utilizzata quando ci si vuole concentrare esclusivamente nella gestione dei tempi per poter congelare un’azione o creare il mosso artistico

  15. ESPOSIZIONE • Esercizio priorità dei diaframmi • Impostate la macchina con priorità di diaframma , Impostate f 5,6 leggete il valore • dei tempi. • Variate il valore degli ISO del sensore , e verificate le variazioni del tempo • dell’otturatore per effettuare la corretta esposizione della foto. • Esercizio priorità dei tempi • Impostate la macchina con priorità di tempi ad 1/60, impostate il valore degli ISO del • sensore a 1600, e leggete il valore f del diaframma. • Variate il tempo di scatto e verificate le variazioni dell’ apertura del diaframma per • effettuare la corretta esposizione della foto. La tripletta di esposizione per questa foto è : • F 5.6 • 1/125 sec • 200 iso

  16. MODALITA’ ESPOSIZIONE M • In modalità M, saremo noi a gestire completamente il • triangolo dell’esposizione impostando diaframma e • tempi (e ISO) secondo le nostre intenzioni • Modalità avanzata da usare una volta padroneggiato il • controllo dell’esposizione.

  17. TEMPI DI ESPOSIZIONE • Tempi medi • Sono 60 e 125 (1/60 di sec. e 1/125 di sec.), che possono essere usati senza cavalletto (purché • la mano sia salda e il soggetto da fotografare sia fermo). • Sono adatti per condizioni di luce normale: ambienti aperti con luce naturale. • Tempi brevi • Sono 250 e 500 (1/250 di sec. e 1/500 di sec.), che permettono di riprendere anche scene in movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso. • Sono adatti per condizioni di luce forte: ambienti aperti con sole molto diretto. • Tempi brevissimi • Sono 1000 e 2000 (1/1000 di sec. e 1/2000 di sec.), che permettono di riprendere anche scene in forte movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso. • Sono adatti per condizioni di luce estrema: ambienti aperti con sole molto diretto, su neve, mare...

  18. TEMPI DI ESPOSIZIONE • Tempi lunghi • Sono 30 e 15 (1/30 di sec. e 1/15 di sec.), che devono essere usati col cavalletto (o con grandangolari) e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso. • Sono adatti per condizioni di luce debole: ambienti chiusi con illuminazione artificiale o ambienti aperti in penombra. • Tempi lunghissimi • Sono 4 e 8 (1/4 di sec. e 1/8 di sec.), che devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso. • Sono adatti per condizioni di luce molto debole: ambienti chiusi con poca illuminazione o ambienti aperti in penombra oscura.

  19. TEMPI DI ESPOSIZIONE • Tempi estremamente lunghi • Sono 1 e 2 (1 sec. e 1/2 sec.), che devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso. • Sono adatti per condizioni di luce estremamente debole: ambienti chiusi con pochissima illuminazione o ambienti aperti in penombra o notturni. • Il tempo B • E’ la cosiddetta posa, cioè l'apertura dell'otturatore per un tempo a piacere: tutto il tempo in cui il fotografo tiene il dito premuto sul pulsante di scatto. • Può essere anche un tempo di decine di secondi.

  20. TEMPI DI SICUREZZA • Pericolo di «mosso involontario/micromosso» • Per scongiurare il pericolo di ”micromosso", bisogna usare tempi rapidi. • Una foto mossa è quella che riporta sul sensore il movimento della mano del fotografo che pigia il pulsante di scatto: l'intera foto appare priva di nitidezza. • Anche il movimento dello specchio delle reflex può influenzare il mosso. • Quando la scelta del tempo lento è inevitabile a causa della scarsezza di luce, si può usare il cavalletto o il flash. • Un sistema abbastanza semplice da memorizzare per ovviare a questo problema è quello che considera la lunghezza focale dell'obiettivo montato sulla macchina. • Con una camera Full Frame e un obiettivo di 50 mm (il cosiddetto "normale"), il tempo da scegliereper evitare il mosso è quello più vicino alla focale dell'obiettivo (quindi 1/60 in questo caso); • Usando invece un teleobiettivo da 400 mm si dovrà per forza di cose scegliere il 1/500;con un grandangolare 24 mm si potrà usare il 1/30 con relativa sicurezza.

  21. GLI OBIETTIVI • Qualche nozione: • Lunghezza Focale: è la minima distanza che intercorre tra obiettivo e sensore per mettere a fuoco un punto all’infinito • Quando il sensore dista dall’obiettivo esattamente quanto è la lunghezza focale, gli oggetti a grande distanza sono a fuoco • Per mettere a fuoco un oggetto più vicino l’obiettivo deve essere allontanato dal sensore

  22. GLI OBIETTIVI • Standard: 50mm equivale in modo più realistico alla riproduzione della visuale umana. Utilizzata da molti fotografi cultori delle focali fisse • Grandangolo: Da 35mm in giù, utilizzato per panorami e foto architettoniche. Tende a deformare i soggetti vicini

  23. GLI OBIETTIVI • Tele: da 85 a 135 mm per i ritratti in modo da “staccare” i soggetti dallo sfondo • Super Tele: da 200 a 800mm Utilizzati per riprese di soggetti lontani (manifestazioni • sportive/naturalistica.

  24. GLI OBIETTIVI • Formato dx • Formato fx • In caso di sensore full frame 24x36 la lunghezza focale degli obiettivi è identico al formato pellicola 35 mm • In caso di sensore DX, la lunghezza focale si moltiplica per un valore prefissato (Es. Nikon x 1,5 un obiettivo 50mm diventa un 75mm)

  25. PROFONDITA’ DI CAMPO • La zona entro la quale, per certe condizioni di ripresa, gli oggetti vengono • riprodotti come accettabilmente nitidi, si chiama profondità di campo. • ABBREVIATA : PDC • il campo nitido è sempre più esteso dietro al soggetto a fuoco che davanti; • più precisamente, la distanza perfettamente a fuoco si trova a un terzo del • campo nitido, verso il fotografo.

  26. PROFONDITA’ DI CAMPO • Principali fattori che incidono sulla PDC • - Apertura di diaframma • Maggiori aperture del diaframma corrispondono a minori PdC, • e viceversa. • - Lunghezza focale • Maggiore è la lunghezza focale minore è la PDC • - Distanza dal soggetto • A parità di tutto il resto, la messa a fuoco di un soggetto • lontano risulta in una maggiore PdC rispetto a quella di un • soggetto vicino.

  27. MODALITA’ DI FOCUS • La messa a fuoco è una delle operazioni più delicate della fotografia: un errore di messa a fuoco è, insieme al mosso, la causa principale di una foto malriuscita. Nelle fotocamere antiche si doveva stimare in qualche modo la distanza e adattare l'obiettivo usando una scala graduata in m (o addirittura lenti aggiuntive per le varie distanze). Se il soggetto era a 5 m si doveva cercare la tacca dei 5 m e ruotare l'obiettivo fino a quella tacca. Metodo poco preciso e molto lento. • In seguito con i mirini reflex furono introdotti i vetrini di messa a fuoco che permettevano di mettere a fuoco in modo molto più veloce e preciso sul vetro smerigliato o su particolari dispositivi come i microprismi o lo stigmometro a spezzatura di immagine; anche le fotocamere Leica a telemetro prevedevano un dispositivo per la messa a fuoco di precisione, il telemetro appunto. • Sembrava un irrealizzabile sogno quello di arrivare a un dispositivo automatico di messa a fuoco come per l'esposizione; nella messa a fuoco infatti interviene anche una scelta da parte dell'uomo; in un'immagine inquadrata sono di solito presenti oggetti posti a distanze diverse e solo il fotografo può sapere quale sia l'oggetto da mettere a fuoco.

  28. MODALITA’ DI FOCUS • Modalità di messa a fuoco manuale: ruotando una ghiera circolare posta sul barilotto dell’obiettivo, si sposta un gruppo di lenti interne o si varia la lunghezza dell’obiettivo. • Modalità di messa a fuoco automatica: tenendo premuto a metà corsa il pulsante di scatto, si aziona un motore dedicato alla messa a fuoco presente all’interno dell’obiettivo, che provvede a mettere a fuoco una certa distanza.

  29. MODALITA’ DI FOCUS • I sistemi autofocus consistono sempre di due • parti: • Un obiettivo autofocus che deve avere inserito nel suo corpo un motorino elettrico di precisione in grado di spostare con precisione il blocco delle lenti; • Un sistema di controllo, il vero cuore del sistema, nel corpo della fotocamera, da dove vengono comunicate le istruzioni al motorino.

  30. MODALITA’ DI FOCUS • AF-S / One-Shot:  • Questa modalità è adatta per soggetti immobili; premendo a metà corsa il pulsante di scatto, viene eseguita una sola volta la messa a fuoco. E’ vantaggiosa per comporre con calma le foto in quanto, continuando a tenere premuto il pulsante a metà corsa, si può mantenere bloccato il fuoco nonchè l’esposizione sul soggetto e spostare l’inquadratura. E’ la modalità usata più spesso.

  31. MODALITA’ DI FOCUS • AF-C /AI Servo: • Questa modalità è ideale per mettere a fuoco soggetti in continuo movimento, ad esempio giocatori durante un evento sportivo, in quanto la distanza a cui mettere a fuoco varia molto frequentemente. Tenendo premuto a metà corsa il pulsante di scatto si “aggancia” un soggetto e viene eseguita ripetutamente la messa a fuoco. Utilissima per scattare foto di animali, sport, ecc.. In questo caso, però, non è possibile mettere a fuoco e successivamente cambiare la composizione dell’immagine, in quanto la messa a fuoco è continua.

  32. MODALITA’ DI FOCUS • AF-A /AI Focus: • Questa modalità consente, una volta agganciato un soggetto, di capire se è fermo o se è in movimento, passando in automatico dalla modalità AF-S/One-Shot alla modalità AF-C/AI Servo.

  33. MODALITA’ DI FOCUS • 1. AF a punto singolo [Single-point AF]Questo modo consente all'utente di selezionare uno dei punti disponibili per la messa a fuoco della fotocamera. Il punto selezionato verrà illuminato nel mirino della fotocamera.  La fotocamera metterà quindi a fuoco il soggetto all'interno del punto di messa a fuoco prescelto. • Taleopzione di messa fuoco va scelta per i soggetti che non sono in movimento o che rimarranno all'interno dell'area di messa a fuoco selezionata. Se è stata scelta la misurazione spot, quest'ultima verrà collegata al punto di messa a fuoco selezionato.

  34. MODALITA’ DI FOCUS • 2. AF ad area dinamicaL'utente seleziona uno dei punti di messa a fuoco disponibili, che verrà successivamente utilizzato dalla fotocamera per la messa a fuoco iniziale.  Se la fotocamera rileva che il soggetto si è spostato all'esterno del punto AF, lo inseguirà attraverso gli altri punti di messa a fuoco. Il display nel mirino non cambia per il punto di messa a fuoco scelto. Alcune fotocamere permettono di scegliere il numero di punti AF selezionati, fino a un massimo di 51, quando questo modo è attivo.

  35. BILANCIAMENTO DEL BIANCO • Il bilanciamento del bianco è una funzione della fotocamera, che consente di rendere • naturali i colori delle fotografie, anche se nella luce ci sono delle dominanti di • colore. • Dovete sapere che durante l'arco della giornata la luce solare cambia molto ed è • più "calda" (cioè più tendente ai colori come rosso e arancione) al tramonto mentre ha • tonalità più “fredde” (tendenti viceversa al blu e al viola) all'alba, • inoltre in zone d'ombra la luce è più "fredda" (cioè tende all'azzurro-blu), e negli • ambienti interni spesso le luci hanno una dominante gialla. Alba Tramonto

  36. BILANCIAMENTO DEL BIANCO • Le fotocamere interpretano i colori in modo differente da come vengono interpretati • dall'occhio umano. Per la costanza percettiva cromatica, se con i vostri occhi • osservate un foglio di carta bianco all'interno di una stanza illuminata di blu o illuminata • di rossa il foglio lo percepirete sempre come bianco, ma non è così per la fotocamera. • Si consiglia sempre di effettuare questa calibrazione al momento dello scatto, a meno • che non si scatti in formato RAW, questo formato infatti ci permette di recuperare • totalmente il bilanciamento del bianco senza perdita sostanziale di qualità

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