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Disturbi di personalità gruppo B

Impariamo qualcosa dalla psicologia clinica:. Disturbi di personalità gruppo B. Il disturbo narcisistico della personalità. Narcisismo sano Narcisismo patologico.

idana
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Disturbi di personalità gruppo B

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Presentation Transcript


  1. Impariamo qualcosa dalla psicologia clinica: Disturbi di personalità gruppo B Il disturbo narcisistico della personalità

  2. Narcisismo sano Narcisismo patologico Il confine tra narcisismo sano e narcisismo patologico è assai labile, in quanto è fortemente dipendente da fattori sociali, maturativi, culturali, dall’età, ecc…Tuttavia per il senso comune il termine “narcisista” non ha quasi mai una connotazione positiva. Un buon criterio per distinguere tra narcisismo sano e patologico, è osservare la qualità delle relazioni oggettuali del soggetto in esame. Un individuo con DPN non è in grado di intrattenere relazioni mature, ma tende piuttosto a trattare gli altri come oggetti da asservire ai propri bisogni. Laddove un individuo maturo utilizza empatia, interesse e curiosità nel relazionarsi con “l’altro”, tollerando l’ambivalenza e riconoscendo le proprie colpe, invece l’individuo narcisista ignora i sentimenti e i bisogni dell’altro e per questo non è in grado di sostenere relazioni stabili nel tempo. Esiste una ampia varietà di pazienti inscrivibili all’interno di questa categoria diagnostica e non sono meno numerose le concettualizzazioni che diversi autori hanno approntato al riguardo da un punto di vista teorico (quelle più note di Kohut e Kernberg verranno riassunte più avanti). Tuttavia Gabbard (1989) sostiene che la variabilità dei pazienti afferenti a questa categoria diagnostica può essere racchiusa lungo un continuum tra due estremi opposti rappresentati in questo modo:

  3. Narcisista Inconsapevole Narcisista Ipervigile In un certo senso, se alla base del Disturbo Narcisistico di Personalità vi è un deficit nella regolazione dell’autostima, cioè entrambi i pazienti lottano per mantenere la loro stima di sé, i percorsi che seguono sono però opposti: 1. Tentare di impressionare gli altri (ricercarne l’ammirazione, reagire al minimo segno di disapprovazione, allo scopo di rafforzare la propria autostima per mezzo degli altri); 2. Cercare di passare inosservato (evitare di mettersi in luce, studiare attentamente gli altri per valutare come “apparire”) al fine di sfuggire tutte quelle circostanze che potrebbero ulteriormente diminuire la già scarsa stima di sé.

  4. Comprensione Psicodinamica: La questione della sopravvalutazione – dell’attribuzione a sé di un valore illusorio – dal punto di vista psicoanalitico non rappresenta altro che una difesa, che viene tuttavia affrontata in modo radicalmente diverso dalle due grandi correnti di pensiero che caratterizzano il dibattito attuale: l’uso delle illusioni relative a sé come difesa da angosce di tipo persecutorio (dalla Klein a Kernberg) e l’illusione come risposta ad una fragilità dell’autostima prodotto di una crescita carenziale (da Winnicott a Kohut), frutto di un percorso evolutivo che non ha “nutrito” in modo armonico i necessari movimenti relazionali finalizzati ad una stabilizzazione dell’investimento sul sé. Analizziamole in dettaglio: Kohut credeva che gli individui disturbati sul piano narcisistico si fossero arrestati da un punto di vista evolutivo ad uno stadio in cui hanno bisogno di specifiche risposte da parte delle persone del loro ambiente per mantenere un Sé coeso. In mancanza di tali risposte, questi individui tendono alla frammentazione del Sé. Egli spiegava questo stato di cose come il risultato di fallimenti empatici dei genitori; in particolare, i genitori non hanno risposto alle manifestazioni di esibizionismo del bambino, adeguate per la fase evolutiva che attraversavano, con validazione e ammirazione, non hanno offerto esperienze gemellari e non hanno fornito al bambino un modello degno di idealizzazione.

  5. Lungo il corso della nostra vita, sosteneva Kohut, noi abbiamo bisogno di risposte di tipo oggetto-Sé da parte di coloro che ci circondano. In altre parole, ad un certo livello, noi tutti trattiamo gli altri non come individui separati ma come fonti di gratificazione per il Sé. Il bisogno delle funzioni confortanti, validanti degli oggetti-Sé non si esaurisce mai; il fine del trattamento è partire da un bisogno di oggetti-Sé arcaici per arrivare alla capacità di relazionarsi con oggetti-Sé più maturi e appropriati. Kernbergconsiderò invece il DPN come qualcosa di assai più grave e di straordinariamente simile al DPB. Egli differenziò il disturbo narcisistico di personalità dalla personalità borderline sulla base del Sé grandioso del narcisista, integrato ma patologico. Questa struttura è una fusione del Sé ideale, dell’oggetto ideale e del Sé reale che comporta la svalutazione distruttiva dell’immagine dell’oggetto. Questi pazienti si identificano nelle loro idealizzate immagini di sé al fine di negare la loro dipendenza dagli oggetti esterni così come dalle immagini interne di questi oggetti. Allo stesso tempo, essi negano gli aspetti inaccettabili delle proprie immagini di sé proiettandoli negli altri (le difese primitive del DPN sono: scissione, identificazione proiettiva, onnipotenza, svalutazione e idealizzazione, diniego). Secondo Kernberg, sono tre i tratti patologici essenziali dei pazienti con Disturbo Narcisistico di personalità: 1)     Amore di sé patologico; 2)     Amore oggettuale patologico; 3)     Super-Io patologico

  6. L’amore di sé patologico si esprime con eccessivo egocentrismo e riferimento a sé stessi. Questi pazienti manifestano grandiosità, senso di superiorità, noncuranza e discrepanza fra le loro ambizioni e ciò che realisticamente possono essere in grado di realizzare. È frequente un sistema di valori infantile: capacità di attrarre con l’aspetto fisico, il potere, la ricchezza, l’abbigliamento, i modi di fare e simili. Tra questi pazienti, quelli particolarmente dotati possono utilizzare la loro intelligenza come base per una spiccata presunzione intellettuale. Ulteriore espressione dell’amore di sé patologico è la dipendenza dall’approvazione altrui senza che ad essa si accompagni un senso di gratitudine: questa ammirazione è data per scontata anziché essere apprezzata. Questi pazienti sono emotivamente superficiali, soprattutto nelle relazioni interpersonali e sentimenti di grandiosità si alternano a sentimenti di insicurezza o inferiorità, dando l’impressione che si sentano o superiori agli altri o del tutto privi di valore; ciò che essi temono di più è essere “nella media” o “mediocri”. 2)L’amore oggettuale patologicosi manifesta con un’eccessiva invidia, sia conscia che inconscia; questi pazienti usano anche la svalutazione, consciamente o inconsciamente, proprio nello sforzo di difendersi da potenziali sentimenti di invidia. A livello conscio, essa si palesa come disinteresse e disprezzo per il lavoro e le attività degli altri e inconsciamente si manifesta come manovra tesa a “rovinare” cioè incorporare e contemporaneamente svalutare ciò che viene dagli altri. Lo sfruttamento è un altro strumento utilizzato da questi pazienti per difendersi dall’invidia: l’eccessiva avidità sfocia nel desiderio di appropriarsi di ciò che appartiene agli altri e spesso è anche presente la sensazione di avere diritto a fare tutto ciò che si desidera. Un ulteriore manifestazione dell’amore oggettuale patologico è l’incapacità di dipendere dagli altri. Una temporanea idealizzazione degli altri può velocemente tramutarsi in svalutazione; i pazienti sembrano fare inconsciamente esperienza delle altre persone prima come idoli e poi come nemici o sciocchi. Questi soggetti sono incapaci di empatizzare o di impegnarsi realmente con altri.

  7. 3)Il Super-Io patologico è un criterio meno decisivo per la diagnosi ma molto utile per valutare la prognosi del trattamento psicoterapeutico. Esso include l’incapacità di fare esperienza di forme differenziate di depressione (il rimorso, la tristezza, l’auto-riflessione) o la presenza di gravi oscillazioni dell’umore, spesso innescate dal fallimento dei propri sforzi grandiosi, dai tentativi di ottenere ammirazione dagli altri o da critiche che distruggono la grandiosità. L’autostima è regolata più dalla vergogna che dalla colpa e i pazienti mostrano scarso interesse in valori etici, estetici o intellettuali.

  8. Psicoterapia individuale Gli autori fin qui citati ritengono la psicoanalisi il trattamento elettivo nella cura del DPN pur ribadendone la grande difficoltà e sottolineando l’importanza fondamentale dell’analisi del transfert e del controtransfert. Vi sono da considerare tuttavia delle sostanziose differenze riguardo al trattamento, in base all’approccio adottato e al tipo di paziente che si incontra:

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