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Anna Elia Processi migratori, territorio e politiche a.a. 2012/13

Anna Elia Processi migratori, territorio e politiche a.a. 2012/13. Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel contesto italiano Aspetti sociali, economici e normativi . Le migrazioni nel post-fordismo . Paesi di destinazione “importatori riluttanti”

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Anna Elia Processi migratori, territorio e politiche a.a. 2012/13

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  1. Anna EliaProcessi migratori, territorio e politichea.a.2012/13

  2. Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel contesto italiano Aspetti sociali, economici e normativi

  3. Le migrazioni nel post-fordismo • Paesi di destinazione “importatori riluttanti” • Crescita di occupazione nei servizi e nella piccola impresa • Fabbisogno diffuso di manodopera nelle nicchie dell’economa informale e negli ambiti più “sgraditi” dell’economia ufficiale • Affidamento ad esterni di molte attività economiche (pulizia, trasporti, ecc.) • Domanda di lavoro di cura (sud Europa): invecchiamento demografico, emancipazione femminile, mancato adeguamento delle politiche pubbliche di sostegno alla famiglia

  4. Anni ’70 l’Italia da paese di emigrazione diventa paese di immigrazione (1) CAUSE: • riduzione dei flussi migratori all’estero; emigrazione di rientro anni ‘66-’67. Esempio: emigrazione di rientro dalla Germania conseguenza della diminuzione della domanda di lavoro per la crisi petrolifera del ‘73; • Sviluppo sociale e civile in Italia: emigrazione non più come soluzione a problemi di reddito e di occupazione: prospettiva disattesa di possibili investimenti nei luoghi di origine da parte degli ex-emigranti

  5. Anni ’70 l’Italia da paese di emigrazione diventa paese di immigrazione (2) • sviluppo del sistema del welfare soprattutto del sistema pensionistico; politiche assistenziali nel Mezzogiorno d’Italia (integrazioni al reddito: pensioni di vecchiaia e di invalidità. Destinatari soprattutto ex-emigranti). • Anni ’70-’80 progressiva riduzione della migrazione interna verso le fabbriche: accresciuti livelli di scolarizzazione; riduzione dei livelli di occupazione

  6. Italia paese di immigrazione nel periodo post-industriale • Non vi è corrispondenza tra paese di arrivo e gruppi nazionali (es. ex-colonie). Eterogeneità nei paesi di provenienza (paesi africani e asiatici anche molto distanti) (Calvanese 1983) • presenza femminile predominante in molte nazionalità (nelle migrazioni intraeuropee degli anni ’50 e ’60 la componente femminile era minoritaria).

  7. Modello mediterraneo di immigrazione con particolare riferimento al caso italiano (Pugliese 2002) • ingresso nel lavoro agricolo stagionale e nel terziario • assenza iniziale di qualsiasi normativa di regolazione dei flussi migratori in ingresso; istituzioni facilitatrici (organismi di volontariato laico istituzioni ecclesiali, sindacato) di sostegno ai processi di sostegno-orientamento dei migranti • emanazione di provvedimenti di sanatoria sempre più restrittivi; • scarsa capacità di accesso dei migranti alle politiche sociali; • dicotomia disoccupazione/immigrazione nel sud Italia

  8. Ingresso dei migranti nel lavoro agricolo stagionale (1) • Occupazione agricola nelle fasi della raccolta • Inizialmente frequenti occasioni di rientro in patria • Immigrazione maschile • Carenza manodopera locale (elevati livelli di scolarizzazione; impiego di manodopera italiana fittizia) • Sussidi della politica agricola dell’Ue (anni ’80-’90)

  9. Ingresso dei lavoratori migranti nel terziario (2) • Elevato impiego dei servizi alla persona (attività di collaborazione domestica, assistenza agli anziani e alle persone diversamente abili) • Nei paesi del mediterraneo i migranti suppliscono alle carenze del sistema di welfare • Nel sistema italiano l’aumento dei grandi anziani (metà anni ‘90) allarga progressivamente l’ausilio di “lavoratrici” migranti in ambito domestico

  10. Normativa di regolazione dei flussi e provvedimenti di sanatoria (3) • Apertura delle frontiere (anni ‘70) e grande facilità di ingresso • Ruolo delle istituzioni facilitatrici • Politiche di adeguamento agli orientamenti restrittivi dell’UE in materia di controllo delle frontiere • Progressiva emanazione di politiche di sanatoria (normative di regolarizzazione) sempre più restrittive

  11. La dimensione territoriale di un modello di “integrazione subalterna” (Ambrosini 2005) • il modello dell’industria diffusa (piccole e medie imprese) nella Lombardia orientale e nelle regioni del Nord-Est; • il modello delle economie metropolitane (grandi città, ma anche medi e piccoli centri) occupazioni nel basso terziario e nei servizi alle persone; • il modello delle attività stagionali (Mezzogiorno): aree agricole in parte turistiche, lavoro di cura, lavoro stagionale informale; • modello delle attività stagionali (Centro-Nord), attività agricole, turistiche, edili; • le industrie di Stato nel sud Italia: i CARA e i CIE.

  12. Legge 943 del 1986 • Misura di regolarizzazione per i lavoratori stranieri in quanto lavoratori “dipendenti” e per gli immigrati “attivamente” alla ricerca di un lavoro • La legge riservava i benefici del sistema di welfare nazionale al lavoratore immigrato in quanto lavoratore dipendente.

  13. Legge 39 del 1990 – Legge Martelli • Misure di regolarizzazione per tutti i lavoratori stranieri; • Godimento delle politiche sociali per tutti i lavoratori stranieri ivi compresi i lavoratori autonomi. Il provvedimento di sanatoria si rivolge ai venditori ambulanti di provenienti dall’Africa Sub-sahariana e dal nord Africa (Marocco, Tunisia). • Superamento del principio della riserva geografica (Convenzione di Ginevra del 1951) che limitava la domanda di asilo politico a coloro che provenivano dal blocco socialista.

  14. Effetti delle politiche di sanatoria anni 1986-1990-1995 • Soddisfare il bisogno di manodopera dei distretti industriali nel centro-nord Italia e delle piccole industrie manifatturiere del nord-est; • Risposte a situazioni di urgenza sociale: rassicurare gli italiani di fronte ad una presenza sempre maggiore sul territorio di cittadini stranieri in situazioni di irregolarità; sedare momenti di conflittualità sociale nelle zone agricole del sud Italia; • Processi di etnicizzazione del mercato del lavoro: alto livello di specializzazione dei lavori effettuati dai migranti in relazione al loro paese di origine, del loro sesso e della religione di appartenenza (senegalese: venditore ambulante; tunisino: pescatore; filippine-donne dell’est: colf e badanti).

  15. Dalla trasmissione televisiva Nonsolonero del Tg2 del 1989 (punto 2 precedente slide): • «  [...] Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un'accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo  » (Jerry Essan Masslo)

  16. Incitamento alla violenza contro i migranti da parte della delinquenza locale, volantino ritrovato dai carabinieri di Villa Literno prima dell’omicidio di Jerry Masslo: « È aperta la caccia permanente al nero. Data la ferocia di tali bestie […] e poiché scorazzano per il territorio in branchi, si consiglia di operare battute di caccia in gruppi di almeno tre uomini ».

  17. La razionalità delle leggi di regolarizzazione: I migranti sono portatori di diritti solo in qualità di forza lavoro, mentre la loro presenza sociale viene completamente annullata (le politiche di sanatorie non vengono accompagnate da politica di inserimento/orientamento dei migranti regolarizzati). Nel 1991, dopo le prime leggi di regolarizzazione (1987-1990), la popolazione straniera regolarmente residente in Italia era di 860 mila individui, mentre la stima dei migranti nella situazione di “clandestino” è più di un milione. Le analisi sui permessi di soggiorno rivelano una presenza di migranti provenienti dal Nord Africa; e dell’Africa occidentale soprattutto nel nord Italia. Un terzo dei migranti è di religione musulmana.

  18. La Legge n. 40 del 1998 fu la prima mettere in causa l’accesso ai diritti sociali da parte del cittadino straniero in quanto pari al cittadino italiano.

  19. La Legge n. 40 del 1998

  20. Legge 40 del 98 Testo unico sull’immigrazione Un modello di integrazione ragionevole (Zincone 2000) • I diritti dei migranti anche quelli fondamentali come quello del ricongiungimento familiare non sono assoluti ma assumono un caratterere « discrezionale », in quanto dipendono da norme e regole stabilite localmente (localismo dei diritti). • Obiettivi: evitare fenomeni di aperta conflittualità tra italiani e migranti

  21. La legge 40 del 1998 (Testounicosull’immigrazione) è la soladisposizionenormativa in materia di immigrazioneche si riferisce in maniera specifica ai processi di integrazione dei migrantisulterritorio italiano. • Principi: • Uguaglianza tra italiani e immigrati in quanto cittadini e non solo in quanto lavoratori; • promozione di processi integrazione sul piano del dialogo interculturale con il diretto coinvolgimento di comuni, province, regioni, soggetti no-profit, il mondo della scuola, il mondo delle associazioni tra migranti (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 40; legge 30 dicembre 1986, n. 943, art. 2) ; • possibilità di accedere alla Carta di Soggiorno (permesso di soggiorno illimitato) alla fine di un percorso di stabilizzazione sul territorio italiano.

  22. La legge 189/2002 - Bossi-Fini. Principale obiettivo della sanatoria: la regolarizzazione delle “badanti”. • La legge sostituisce il contratto di lavoro al permesso di soggiorno; • Allo scadere del contratto il migrante ha solo sei mesi per trovare un altro lavoro altrimenti ricade nella condizione di “clandestino”; • Il datore di lavoro è titolare del contratto di soggiorno del migrante e ne garantisce la permanenza sul territorio italiano; • Abolizione della figura dello sponsor; • La legge pone inoltre ulteriori restrizioni al ricongiungimento familiare.

  23. Effetti e obiettivi della sanatoria: • annulla completamente ogni possibile prospettiva di integrazione del cittadino straniero rendendo provvisoria la sua presenza sul territorio italiano; • colma le carenze delle politiche socio-sanitarie nazionali nella cura agli anziani legittimando processi di segregazione sociale ed economica delle donne migranti nel ruolo di “badante”; • rende le donne migranti vulnerabili sul piano dell’accettazione di condizioni di lavoro gravose pur di non perdere il lavoro ed il contratto di soggiorno; • le restrizioni al rinnovo del contratto di lavoro determinano un’immigrazione circolare, non integrata da mettere a disposizione del mercato del lavoro informale come una continua riserva di lavoratori a basso costo.

  24. Composizione demografica della popolazione straniera dopo la sanatoria del 2002: La legge n. 189 del 2002, fino al primo gennaio 2006, ha concesso 647 mila regolarizzazioni, di cui più della metà riguardano donne migranti impegnate nel lavoro di assistenza e di cura. Al primo gennaio 2006 gli stranieri regolarmente residenti in Italia erano circa 2.7 milioni, mentre nel 2002 erano 1,5 milioni; il 56 per cento delle donne migranti arriva dall’Est-Europa. L’incremento, dal primo gennaio 2002 al primo 2006, ha riguardato in modo particolare i flussi dall’Ucraina (+ 800 per cento); dalla Romania (+ 300 per cento); Albania (+100 per cento); Moldavia (+450 per cento).

  25. Fine anni ’90 – 2012: costruzione ideologica del razzismo nella società italiana (Wieworka 1998; Dal Lago 1999) • 1995 – 2012 - costruzione sociale del clandestino/immigrato come criminale da parte dei media e dalle strategie di marketing politico; • 1995 - 2011 – crescita esponenziale dei fenomeni di sfruttamento del lavoro migrante collegata alla diversa appartenenza etnica (fenomeni di crescente competitività tra lavoratori stranieri); • 2008 – la “scia del razzismo”: dibattito pubblico sulla questione del razzismo in Italia. • 2009 - reato di clandestinità: processo di identificazione tra la presenza di “clandestini” e fenomeni di illegalità diffusa sul territorio italiano; DECRETO-LEGGE 23 maggio 2008 , n. 92 Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. (GU n. 122 del 26-5-2008 ) - Legge 94 del 2009 • 2011 – Emergenza nord Africa – la costruzione sociale e politica delle differenze etniche

  26. DECRETO-LEGGE 23 maggio 2008 , n. 92 Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. (GU n. 122 del 26-5-2008 )Legge 94 del 2009 • reato di clandestinità: per l’immigrato clandestino fermato dalle forze dell’ordine è previsto il carcere (abolito dalla Corte di Giustizia Europea) e l’espulsione; • si sopprime la norma del ddl che avrebbe abrogato il divieto di segnalazione degli stranieri irregolari che accedono alle cure urgenti ed essenziali; • Il «centro di permanenza temporanea» viene denominato «centro di identificazione ed espulsione»; • reato di locazione di un immobile a straniero privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione" ; •  introduce un contributo sulla domanda di rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno (un minimo di 80 a un massimo di 200 euro) che ogni straniero ha l`obbligo di versare  per tutte le pratiche  di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, esclusi  i permessi per asilo, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari

  27. La questione della cittadinanza Un focus sui giovani nell’emigrazione: i figli dei migranti in Italia e i msna • Il caso italiano: una concezione “etnica” della cittadinanza, legata al sangue: la nostra legge è la più restrittiva dell’UE • La chiusura verso le seconde generazioni, anche nate in Italia • Un modello di sospensione dei diritti di cittadinanza per i msna

  28. Chi sono le seconde generazioni? Confluiscono in questa categoria concettuale casi assai diversi: • bambini nati e cresciuti in Italia, • gli adolescenti che si sono ricongiunti con i genitori dopo aver compiuto un ampio processo di socializzazione nel Paese di origine, • minori giunti soli e presi in carico da progetti educativi realizzati in Italia, • minori rifugiati.

  29. Alcuni dati • I minori di origine straniera iscritti a scuola nell’anno scolastico 2010-2011 sono 709.826 (incidenza del 7,9% sulla popolazione studentesca). 7,6% nelle scuole materne. Gli universitari stranieri ammontano a 61.777 (3,6% del totale). • I minori figli di immigrati: 1 milionenel 2011 (DatiIstat), su un totale di 4,5 milioni di cittadini stranieri, (il 7.5% della popolazione italiana) (dati ISTAT 2011),

  30. Le ricerche sociologiche definiscono: • seconda generazione in senso stretto, solo i giovani figli di immigrati nati in Italia; • generazione 1,5 quelli arrivati a 6-12 anni; • generazione 1,25 quelli immigrati a 13-17 anni. • Seconde gen. (nati in Italia o immigrati molto giovani)

  31. Le seconde generazioni: « giovaniitaliani con il permesso di soggiorno » • Discendenti di italiani: tre anni per ottenere la nazionalità; • La cittadinanza si trasmette ai figli sulla base dello Jus sanguinis. I minori di origine straniera nati in Italia: richiesta di cittadinanza italiana ai 18 anni con obbligo di residenza legale e ininterrotta sin dalla nascita (legge 91/1992).

  32. Sono esclusi dall’ottenimento della cittadinanza: • i minori che hanno trascorso brevi periodi nei paesi di origine dei genitori; • i minori invisibili figli di genitori che vivono una condizione di “clandestinità”; • i minori ricongiunti ai genitori; • i minori i cui genitori perdono il contratto di lavoro e diventano “clandestini” espellibili.

  33. La scuola come luogoprimario di integrazione delle seconde generazioni (Favaro; TognettiBordogna): Un modello di didattica interculturale: • la connessione tra il tema dell’inserimento degli alunni stranieri e il tema dell’educazione interculturale (es. nuove attenzioni didattiche ai bisogni specifici dei minori stranieri); • il diritto/obbligo scolastico per tutti i minori presenti in Italia, a prescindere dalla loro nazionalità e condizione giuridica (uguaglianza nelle opportunità formative) (art. 38, comma 1 T.U.); • il tema dell’insegnamento dell’italiano si colloca come seconda lingua nel più ampio progetto del riconoscimento e valorizzazione della lingua e della cultura d’origine anche attraverso l’opera di mediatori linguistici e culturali; • la scuola è al ”crocevia come luogo di interazione non conflittuale di comunità culturalmente diverse” (Zincone 2000) Commissione per le Politiche di Integrazione degli Immigrati.

  34. Classi di inserimento temporaneo • 2008-2009 – restrizioni ai programmi di educazione interculturale nella scuola. Mozioni della Lega Nord approvate alla camera: classi di inserimento separato nelle scuole per i figli degli immigrati; tetto del 30 per cento sulla presenza dei bambini migranti nelle classi delle scuole primarie. • Le classi separate: chi non supera un test di ingresso dovrà frequentare delle classi separate “classi ponte” per l’apprendimento della lingua italiana , propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti.

  35. Il tetto del 30 per cento avrebbe come finalità quella di favorire la distribuzione degli alunni stranieri nelle scuole, imponendo trasferimenti ai bambini migranti costretti a frequentare delle scuole lontane dalla propria residenza. Il tentativo è quella di evitare la prevalenza dei bambini nelle scuole, il provvedimento non considera che la presenza dei bambini migranti nelle scuole ha salvato numerose scuole dalla chiusura in particolare le piccole scuole delle comunità montane, e posti di lavoro ad insegnanti italiani.

  36. La presenza delle seconde generazioni in Italia questioni aperte: • Aspettative di emancipazione sociale della seconda generazione: i rischi di un mancato riscontro. • I problemi di una mancata cittadinanza. • Strategie di assimilazione culturale senza opportunità di integrazione.

  37. Esempi di associazionismo tra i giovani delle seconde generazioni Associazione Seconda Generazione • associazione nata a Treviso 2008 per protesta contro un’amministrazione comunale che realizza atti discriminatori. Le nuove generazione spesso richiedono i diritti negati ai genitori. Il culto islamico ad esempio che non viene praticato dai figli, diventa una modalità per il rispetto dei diritti delle minoranze. G2 www.secondegenerazioni.it , • La rete G2-Seconde generazioni, nasce nel 2005 da figli di immigrati e rifugiati nati o cresciuti in Italia e che lavora, principalmente, in due direzioni: «identità come incontro di culture» e «diritti negati alle seconde generazioni».

  38. Testimonianze dalla rete G2 • “E’ complicato costruirsi un’identità quando il tuo aspetto esteriore non corrisponde al tuo accento, quando ti accorgi che gli altri hanno una percezione diversa da quella che hai di te stesso. E’ estremamente complicato per un giovane rimanere cittadini di un paese che magari non si è mai visto e di cui non si parla la lingua.” (Esponente G2, italiano di origine senegalese) • Esponente G2, italiana di origine eritrea: «Per una volta - dice - vorrei che si parlasse di noi come italiani. E non pensando solo a ciò che per qualcuno è un problema, ma a come le nostre differenze possono giovare alla società italiana».

  39. I legamitra i giovanidel G2 hanno per obbiettivo : • La ricerca di unospazio di partecipazionepolitica e di visibilitànellospaziopubblicoattraversoattività di sensibilizzazione in collaborazione con i soggettidellasocietà civile ; • I progettifinalizzati a sensibilizzare i rappresentantidelGovernosullanecessità di rivedere le regole relative all’ottenimentodellacittadinanza come quelloorganizzato in occassionedel 150° anniversariodell’unità d’Italia con Save the Children «Promessisposi… d’Italia, questanazionalità si devefare» ; • La presentazionedellarichiesta di cittadinanzaalle più altecarichedelloStato (la letteraindirizzata al Presidentedella Repubblica del2007  ha un forte impattomediatico e apreunospazio di discussionepolitica; raccolta di firme e sostegno alla campagnal’Italia sono anch’ioda parte delPresidenteNapolitano e di diverse associazionisindacali e antirazziste); • I legami con il mondodellascuola al fine di sostenere i programmi di didatticainterculturale; • Un ufficiolegale e la costituzione di un Osservatoriosullediscriminazioni verso le seconde generazioni da parte dell’associazione.

  40. Chi sono i minori non accompagnati? • Sono definiti minori non accompagnati dal DPCM 535/99, (regolamento riguardante le funzioni del Comitato per i Minori Stranieri) i "minori di nazionalità non italiana o di altro Stato dell'Unione europea che non hanno chiesto asilo politico e che, per qualsiasi motivo,si trovano nel territorio dello Stato senza assistenza o la rappresentanza dei genitori o di altri adulti che sono legalmente responsabili in base alle leggi in vigore nel sistema italiano (parenti entro il quarto grado).

  41. I diritti dei minori non accompagnati • Non essere detenuti • Non subire procedure di identificazione nocive alla loro salute • Devono essere informati sui loro diritti • Non essere rimpatriati • Essere inseriti in un percorso di protezione e di tutela

  42. Il profilo dei minori non accompagnati • Le rilevazioni statistiche sulla presenza dei minori non accompagnati in Italia risalgono al 2000, un anno dopo la costituzione del Comitato Minori Stranieri. Si tratta di minori « segnalati » al Comitato dalle forze di polizia o dai servizi sociali delle amministrazioni comunali.

  43. MSNA CONTATTATI O PRESI IN CARICO 2006-2011 Numero minori in valori assoluti Fonte: Minori Stranieri Non Accompagnati - Rapporto 2011, ANCI - Cittalia; CMS (2011)

  44. 7575 i minori stranieri non accompagnati segnalati alla Direzione Generale dell’Immigrazione delle Politiche di Integrazione (ex Comitato Minori Stranieri) Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al 31/12/2012

  45. Minori segnalati: 7.575 • Minori presenti: 5.821 • Minori irreperibili: 1.754 • Prime tre nazionalità dei minori segnalati • Bangladesh 18,3% • Egitto 12,8% • Albania 9% Dati al 31/12/2012 della Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione (ex Comitato Minori Stranieri) Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

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