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Sociologia dei processi culturali e comunicativi (Lettere A-E) a.a. 2013-2014

Sociologia dei processi culturali e comunicativi (Lettere A-E) a.a. 2013-2014 Prof. Pierpaolo Donati Tutor: dott.ssa Elena Macchioni. Denys Cuche La nozione di cultura nelle scienze sociali Il Mulino. itinerario del termine ‘cultura’ Origine sociale e genealogia

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Sociologia dei processi culturali e comunicativi (Lettere A-E) a.a. 2013-2014

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Presentation Transcript


  1. Sociologia dei processi • culturali e comunicativi • (Lettere A-E) • a.a. 2013-2014 • Prof. Pierpaolo Donati • Tutor: dott.ssa Elena Macchioni

  2. Denys Cuche • La nozione di cultura nelle scienze sociali • Il Mulino

  3. itinerario del termine ‘cultura’ • Origine sociale e genealogia • Evoluzione semantica del termine e del concetto scientifico (spazio concettuale amplissimo e polidimensionale) • Nessi con la storia delle idee

  4. Concezione classica della cultura • Attività con cui l’uomo colit se ipsum (coltiva se stesso) per sviluppare le proprie capacità specificamente umane • In termine ‘Cultura’ deriva dal latino Colere (participio passato colitum) che significa coltivare (coltivato): per es. coltivare i campi

  5. Il filo rosso del libro di Cuche • Il concetto di cultura è necessario per concepire l’unità dell’umanità, al di là di ogni diversità, in termini differenti da quelli biologici

  6. Dall’adattamento biologico a quello culturale • L’uomo è essenzialmente plasmato dalla cultura. Il processo che ha condotto all’Homosapiens sapiens consiste fondamentalmente nel passaggio – rispetto all’ambiente naturale - da un adattamento genetico a un adattamento culturale. • ATTENZIONE: però non è un passaggio di continua evoluzione lineare (Darwin), ma è un continuo intreccio fra il biologico e il culturale

  7. Nell’evoluzione la cultura tende a sostituire la natura (bios) • Nel corso dell’evoluzione, si è verificata una straordinaria regressione degli ‘istinti’ e taluni sensi fisici, «sostituiti» progressivamente dalla cultura, che si rivela molto più funzionale dell’adattamento genetico, perché più flessibile e trasmissibile intenzionalmente da parte di ogni generazione. • La cultura permette all’uomo non solo di adattarsi, ma anche di adattare l’ambiente ai suoi bisogni e progetti, rendendo possibili la trasformazione della natura

  8. Il difficile rapporto fra natura e cultura • Il concetto di cultura tende a modificare le spiegazioni dei comportamenti umani in termini naturali. • Niente sembra più ‘puramente’ naturale: anche i bisogni fisiologici sono in qualche misura plasmati dalla cultura. • Per esempio, le differenze fra i sessi nelle identità sociali e nei ruoli sociali, - che per lungo tempo sono assimilate a proprietà biologiche particolari - sono sempre meno osservabili “allo stato naturale”, poiché nelle società umane le identità e la divisione sessuale dei ruoli è forgiata in buona misura dalla cultura.

  9. Natura e cultura sono sempre in interazione fra loro • “… se è vero che la natura ha espulso l’uomo, e che la società persiste a opprimerlo, l’uomo può almeno rovesciare a proprio vantaggio i poli del dilemma, e ricercare la società della natura per meditare in essa sulla natura della società (…) La società appartiene all’ambito della cultura, mentre la famiglia è l’emanazione, a livello sociale, di quei requisiti naturali senza i quali non ci potrebbe essere la società, né, in fondo, il genere umano (…) l’uomo può vincere la natura solo conformandosi alle sue leggi. Perciò la società deve dare alla famiglia un quid di riconoscimento” (C. Lévi-Strauss, Razza e storia e altri studi di antropologia, Einaudi, Torino, 1967, pp. 92 e 176).

  10. L’accezione corrente di cultura • Significa, erudizione dello spirito, istruzione, specifico patrimonio di conoscenze di cui una persona si è dotata nel processo di socializzazione

  11. La cultura nel mondo antico • Nell’antica Grecia e a Roma non c’è ancora il concetto di cultura, che viene espresso con i concetti di paidéia (greco) e di humanitas (latino): questi concetti indicano la massima approssimazione al modello di uomo pienamente realizzato, grazie a un processo di educazione all’esercizio delle migliori virtù umane.

  12. Cultura come ‘umanizzazione’ • I concetti di paidéia e di humanitasidentificano il processo di umanizzazione dell’uomo, inteso come: • acquisizione e sviluppo delle facoltà umane più elevate • formazione generale dell’uomo e del cittadino • contrapposizione al mondo barbaro

  13. Già a partire dal mondo greco si oppongono due modelli (sofista e anti-sofista , cioè cultura come capacità di eloquio/immagine) e come capacità di merito/rispecchiamento nel Bene): • I sofisti sostengono l’inaccessibilità della conoscenza assoluta, e ritengono che essere saggi («cultura») significhi capacità di eloquenza, quale mezzo per poter partecipare alla vita dello Stato. • Altri (Platone Repubblica, libro VII) ritengono invece che la saggezza («cultura») miri alla verità attraverso un tirocinio nelle discipline tradizionali e uno più lungo nella matematica, prima dell’approdo alla filosofia vera e propria: la saggezza culmina nella conoscenza del Bene.

  14. La cultura (nel senso classico, fino alla prima modernità) • Denominatore comune è la qualità ‘aristocratica’ • Virtù civili, • Pienezza della cittadinanza politica, • Realizzazione dell’umanità degli uomini liberi

  15. La cesura fra il mondo classico e il mondo moderno avviene su questo spartiacque: • Dalla • Humanitas (Cicerone) • (cultura come) coltivare la natura secondo le proprie potenzialità • alla • BILDUNG (cultura tedesca) • (cultura come) costruire l’uomo secondo le sue capacità (artificiali) di creatività e invenzione

  16. La cultura nell’accezione comune moderna • Specifico patrimonio di conoscenze a carattere universale di cui una persona si è impadronita.

  17. Cultura, simbolico, senso • «L’uso della nozione di cultura introduce direttamente all’ordine simbolico, alla sfera del senso, vale a dire a ciò su cui è più difficile intendersi» (Cuche p. 8) • N.B. la duplice accezione della parola ‘senso’: • senso come significato (il simbolo: Cuche) e come percezione sensibile (senso empirico: Luhmann)

  18. Acculturazione e identità • Acculturazione (p. 9): l’incontro fra culture si realizza secondo svariate modalità (lo vedremo nel libro ‘Oltre il multiculturalismo’) • Cultura e identità (p. 10): l’identità culturale di un gruppo determinato può essere compresa solo studiandone le relazioni con i gruppi vicini (Cuche cap. VI)

  19. Nascita del concetto moderno di cultura • Il senso figurato del termine comincia ad imporsi nel 1700 e fa il suo ingresso nel Dictionnaire de l’Académie Française nel 1718, dove è spesso seguita da un complemento (cultura delle arti, delle lettere, delle scienze, dell’agricoltura)

  20. Generalizzazione del concetto di cultura • Progressivamente il termine culture si libera dei complementi e finisce per essere adoperato solo per indicare la formazione, l’educazione dello spirito, l’azione di istruire. Infine si passa alla culture come condizione, uso legittimato dall’Académie (ed. 1798), che disapprova «uno spirito naturale e senza cultura», sottolineando un’opposizione concettuale fra natura e cultura

  21. La cultura secondo l’illuminismo • Il concetto di culture è parte integrante dell’ideologia degli Illuministi, per i quali I’opposizione fra natura e cultura è fondamentale. Il termine è usato al singolare e designa la somma delle conoscenze accumulate e tramandate da tutta l’umanità nella sua evoluzione, riflettendo così l’universalismo e l’umanesimo dei Philosophes.

  22. La cultura come dimensione distintiva dell’umano • In questo contesto la cultura è il carattere proprio dell’Uomo (CONTRO LA NATURA), al di là delle distinzioni fra i popoli e le classi sociali, e condivide l’ottimismo del momento, fondato sulla fiducia nella perfettibilità dell’essere umano. Il progresso nasce dalla sempre maggiore estensione della cultura intesa come istruzione.

  23. Kultur nella visione tedesca • In Germania, il termine Kultur nasce nello stesso periodo e con lo stesso significato, ma cambia rapidamente in senso più limitativo dell’omologo francese, come caratteristica (particolare) di un popolo, e in compenso acquista una più vasta popolarità.

  24. Kultur come espressione della borghesia tedesca • Il senso figurato del termine piace alla borghesia intellettuale tedesca - esclusa dall’azione politica da un’aristocrazia chiusa e arrogante - e se ne serve per dar voce al suo risentimento, contrapponendo l’autenticità e la profondità dei valori “spirituali” alla superficiale e insincera imitazione della corte francese.

  25. Due concetti: cultura e civilizzazione • Nella stessa sfera semantica (riflettendo cioè le stesse concezioni fondamentali di culture), nella lingua francese del 1700 esplode un altro termine destinato a grande fortuna: Civilisation. Le due parole hanno quasi il medesimo significato, ma non coincidono del tutto: l’una evoca più i progressi individuali (e inerenti la soggettività), l’altra più quelli collettivi (e inerenti ai progressi tecnologici e materiali).

  26. Cultura e civilizzazione • Gli intellettuali tedeschi rimproverano alla classe al potere di trascurare le arti e la letteratura, favorendo una superficiale e frivola “civilizzazione”. Nel contrasto fra cultura e civilizzazione si rispecchiano così sistemi di valori contrapposti: da una parte l’autenticità, l’arricchimento intellettuale e spirituale, dall’altra solo brillante apparenza e raffinata leggerezza.

  27. Kultur come espressione di un ceto intellettuale • La borghesia intellettuale si sente l’unica depositaria della cultura tedesca, contro la nobiltà e il popolino che ne sono privi, sviluppando così, nel passaggio dal piano sociale a quello politico, una concezione sempre più elevata della sua missione in nome della cultura, come portavoce della coscienza nazionale.

  28. Il contrasto Francia/Germania • Nel corso dell’800 si radicalizza il contrasto fra la Kultur tedesca, territoriale e nazionalista, e la Culture/Civilisation francese, elettiva e cosmopolita.

  29. L’etnologia • Il termine emerge alla fine del ’700 con il significato di “studio dei gruppi umani”, ma ha subito numerosi spostamenti di significato nel corso del tempo. Usato inizialmente nell’accezione fisica (studio e classificazione delle razze), ha finito per designare nel ’900 l’insieme delle discipline che studiano le società “primitive” (per estensione tutte quelle prive di scrittura).

  30. La nascita dell’etnologia nel XIX secolo • Solo lentamente gli studiosi europei si rendono conto di quanto sia complessa la realtà culturale dei popoli “primitivi”, apparentemente semplici da descrivere e da capire. • Varie concezioni dell’evoluzione umana (Marx, Durkheim, Parsons)

  31. Le caratteristiche dell’etnologia • Implicazioni della nuova scienza • Postulato dell’unità dell’uomo e tentativo di concepire la diversità nell’unità • Attribuzione di un contenuto puramente descrittivo al termine cultura. • Non si tratta più di dire ciò che la cultura deve essere, ma di descrivere ciò che essa è.

  32. Due modi di fare etnologia • Esplorazione simultanea di due vie: • Privilegio dell’unità e minimizzazione delle diversità, considerata temporanea e ‘marginale’, dentro uno schema evoluzionistico • Privilegio della diversità e dimostrazione che essa è compatibile con l’unità fondamentale dell’umanità (e pluribus unum).

  33. Dalla cultura del XIX sec. a quella del XX sec. (postmoderna) • L’etnologia: • Come strumento per sottolineare le diversità più che l’unità (per es. le strutture familiari) • Per contrapporre l’artificiale al naturale (per es. cultura cibernetica) • Per contrapporre il descrittivo al normativo (per es. la famiglia: da C. Lévi-Strauss a U. Beck)

  34. L’invenzione del concetto scientifico di cultura (cap. 2) • Edward Burnett Tylor fu il primo antropologo ad accostarsi ai fatti culturali con intento generale e sistematico e a dedicarsi allo studio della cultura in tutti i tipi di società e in tutti i suoi aspetti, materiali e simbolici, sostenendo che il termine ‘cultura’ va applicato alle pratiche sociali quotidiane di ogni comunità. Edward Burnett Tylor (1832-1917)

  35. Tylor: Definizione di cultura • La cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più vasto, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine che l’uomo acquisisce come membro di una società. • Edward Burnett Tylor (1832–1917) Primitive Culture, 1871.

  36. Boas: concezione particolaristica della cultura • Plasticità, instabilità, meticciato dei gruppi umani • È la cultura a spiegare le diversità e non la natura (“razza”) • Studio delle culture e non della cultura • Relativismo culturale Franz Boas (1858-1942)

  37. Sumner: etnocentrismo • «Etnocentrismo è il termine tecnico che designa una concezione per la quale il proprio gruppo è considerato il centro di ogni cosa, e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad esso. (…) Ogni gruppo ritiene che i propri folkways siano gli unici giusti e, se osserva che altri gruppi hanno folkways diversi, li considera con disprezzo.» • W.G. Sumner, Folkways (Costumi di gruppo), 1906 William Graham Sumner (1840-1910)

  38. Durkheim: l’approccio della sociologia positivista alla cultura • Durkheim non utilizza molto il concetto di cultura, cui peraltro preferisce civilisation, ma contribuisce ugualmente ad espellerne i presupposti ideologici. • Concezione ‘obiettiva’ e non normativa della civiltà: in realtà c’è la normatività del positivismo che erige il fatto a norma.

  39. Le regole del metodo positivista in sociologia della cultura • Durkheim enuncia delle regole del metodo sociologico, fra le quali: • Trattare i fatti sociali come ‘cose’ (reifica i fenomeni sociali) • I comportamenti ‘normali’ sono quelli statisticamente più diffusi (a prescindere dai valori che incorporano)

  40. La cultura come coscienza collettiva in Durkheim • Secondo Durkheim i fenomeni sociali hanno necessariamente una dimensione culturale poiché sono anche fenomeni simbolici e non esistono differenze “naturali” tra primitivi e civilizzati. • Coscienza collettiva che precede l’individuo, lo domina e lo trascende. • La coscienza collettiva è l’insieme delle rappresentazioni mentali condivise da un gruppo sociale.

  41. Ogni popolo ha una cultura perché ha una ‘religione’ (la cultura è religio) • In un famoso articolo, Durkheim afferma: «La civiltà di un popolo non è nient’altro che l’insieme dei suoi fenomeni sociali; e parlare di popoli incolti, “senza civiltà”, di popoli naturali (Naturvölker), è parlare di cose che non esistono».«De quelques formes primitives de classification», L’Année sociologique, 1901 • Per Durkheim la società è religio (religione), ovvero religo (legame)  lo ritroveremo in AGIL di Parsons

  42. Cap. 3 Il trionfo del concetto di cultura • E’ legato allo sviluppo delle scienze sociali negli Stati Uniti per il fatto che questo Paese è stato fin dall’inizio un Paese di immigrati di diverse origini culturali: • Melting pot • Salad bowl

  43. La ricerca sistematica sul concetto di cultura avviene negli Stati Uniti, • senza mai assistere ad un particolare declino. • Antropologia culturale = antropologia (nord)-Americana • La consacrazione scientifica del termine “cultura” avviene in America • PERCHÉ? • LA RICERCA SCIENTIFICA NON è MAI DEL TUTTO • INDIPENDENTE DAL CONTESTO NEL QUALE SI SVILUPPA • Si veda: • Federalismo culturale • la nascita della sociologia americana • il tema dell’immigrazione (Scuola di Chicago)

  44. Antropologia americana: CULTURALISTA • Tre correnti: • Esamina la cultura come storia culturale • 2) Chiarisce ed esamina i rapporti fra cultura e personalità • [3) Cultura intesa come sistema di comunicazione fra individui

  45. ANALISI FUNZIONALISTA DELLA CULTURA: MALINOWSKI Malinowski(1884-1942), antropologo inglese di origine polacca. Ciò che conta non è che questo o quel tratto siano presenti qui o là, ma che svolgano una determinatafunzione rispetto alla totalità della cultura. Ogni cultura costituisce un sistema in cui diversi elementi sono interdipendenti. Lettura sincronica della cultura a partire dai suoi elementi contemporanei. Merito: introduzione della metodologia dell’osservazione partecipante (come evitare l’etnocentrismo).

  46. Malinowski: l’approccio funzionalistico alla cultura (pp.40 e ss.) • Ogni cultura deve essere analizzata in una prospettiva sincronica, a partire dalla sola osservazione dei suoi dati contemporanei. In opposizione all’evoluzionismo rivolto al futuro, al diffusionismo rivolto al passato, Malinowski propone il funzionalismo concentrato sul presente, unico spazio per lo studio obiettivo delle società umane • B. Malinowski, A scientific theory of culture, 1944 Bronislaw Malinowski (1872-1950)

  47. funzionalismo = presente • diffusionismo = passato • evoluzionismo= futuro • La cultura è un sistema coerente, tutti gli elementi si armonizzano al suo interno. • Il sistema diventa equilibrato e razionale. • Ogni cultura tende a conservarsi identica a se stessa. • Il cambiamento culturale è sempre esogeno e avviene attraverso il contatto culturale (Malinowski).

  48. TEORIA DEI BISOGNI (A ScientificTheory of Culture, 1944) Gli elementi costitutivi di una cultura hanno la funzione di soddisfare bisogni essenziali dell’uomo. [Influenza delle scienze naturali]. L’individuo avverte una serie di bisogni fisiologici che vanno a determinare degli imperativi. La cultura è la risposta a questi imperativi. Le istituzioni sono le risposte – soluzioni collettive – ai bisogni naturali. Limite: il funzionalismo, guardando all’armonia del tutto, non è in grado di spiegare le contraddizioni culturali interne.

  49. CULTURA E PERSONALITÀ • ANNI ’30 • Secondo la antropologia nord-americana, la cultura non • esiste come realtà in sé (relativismo) • Quale rapporto fra individui e cultura? • Scuola di “cultura e personalità”. Autori di riferimento: • Sapir (1884-1939) • Ruth Benedict (1887-1948) • Margaret Mead (1901-1978) • Ralph Linton (1893-1953) • Abram Kardiner (1891-1981)

  50. La cultura come elemento antropologico delle relazioni sociali • Se la cultura è il complesso delle manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di una comunità, queste manifestazioni derivano da una concezione dell’Uomo e delle relazioni sociali che è la dimensione valoriale della società  vedi la dimensione L (latenza) di AGIL nel secondo volume

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