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Provincia di Latina Servizio di Protezione Civile Corso di Formazione specialistica

Provincia di Latina. Provincia di Latina Servizio di Protezione Civile Corso di Formazione specialistica (Rischio Idrogeologico e Idraulico) per Operatori e Volontari della Protezione Civile Sessione 2010 -. Coordinamento tecnico-amministrativo:

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Provincia di Latina Servizio di Protezione Civile Corso di Formazione specialistica

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  1. Provincia di Latina Provincia di Latina Servizio di Protezione Civile Corso di Formazione specialistica (Rischio Idrogeologico e Idraulico) per Operatori e Volontari della Protezione Civile Sessione 2010 - Coordinamento tecnico-amministrativo: dott. Carla Pasqualucci e Sig. Gaetano Greco ( Provincia di Latina ) A cura di : dott. Geol. Luca Burzi e dott. Geol. Sergio Cavelli ( Docente )

  2. Rischio e Protezione Civile • Dal punto di vista della gestione dell’emergenza la comprensione del rischio richiede la comprensione dei meccanismi fisici di distruzione, le cause di insorgenza del rischio, le sorgenti di rischio, la probabilità di accadimento e la magnitudo, le conseguenze dell’impatto, gli elementi maggiormente vulnerabili.

  3. Rischio e Protezione Civile • Il concetto di rischio inteso come rischio totale è basato sulla combinazione di più fattori di natura tecnica (nel caso specifico idraulica e idrogeologica), ma anche socio-economica, tramite la • nota espressione formale del rischio: • R = P x E x V, dove: • RISCHIO: indica i numeri attesi della perdita di vite umane, di feriti, di danni alle proprietà, di distruzione delle attività economiche o delle risorse naturali, dovuti ad un particolare evento dannoso.

  4. Rischio

  5. RISCHIO E PROTEZIONE CIVILE • P: pericolosità, intesa come la probabilità che si realizzino le condizioni di accadimento dell’evento calamitoso; • E: valore degli elementi a rischio, intesi come persone e beni; • V: vulnerabilità, intesa come la capacità degli elementi a rischio a resistere all’evento in considerazione. In pratica essa esprime il grado delle perdite di un dato elemento, o di una serie di elementi, che potrebbe verificarsi in seguito ad un fenomeno di una data intensità, riportato da zero (nessun danno) ad uno (distruzione totale).

  6. RISCHIO E PROTEZIONE CIVILE In applicazione della legge 183 del 1989 è stato promulgato il D.P.C.M. 29 Settembre 1998 per la classificazione del RISCHIO avviene in base al, il cui scopo è quello di INDIVIDUARE E PERIMETRARE AREE A RISCHIO IDROGEOLOGICO. Ciò comporta l’articolazione in tre fasi principali: • FASE UNO: individuazione delle aree soggette a rischio idrogeologico, attraverso l'acquisizione delle informazioni disponibili sullo stato del dissesto; • FASE DUE: perimetrazione, valutazione dei livelli di rischio e definizione delle conseguenti misure di salvaguardia; • FASE TRE: programmazione della mitigazione del rischio. Sia che si tratti di AREE ARISCHIO IDRAULICO che a rischio FRANE E VALANGHE, le diverse situazioni sono state aggregate in quattro classi di rischio a gravosità crescente (1=moderato/a; 2=medio/a; 3=elevato/a; 4=molti elevato/a), alle quali sono attribuite le definizioniche seguono nella diapositiva successiva.

  7. RISCHIO E PROTEZIONE CIVILE MODERATO R1: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali; MEDIO R2: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità del personale, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; ELEVATO R3: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; MOLTO ELEVATO R4: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche.

  8. PIENE ED ALLUVIONI L’IDROLOGIA studia i processi fisici che riguardano l’acqua nei suoi stati (SOLIDO, LIQUIDO e VAPORE) non solo nell’atmosfera ma anche nel suolo e nelle rocce, e sulla superficie dei fiumi, dei laghi e dei ghiacciai. L’ACQUA degli oceani, dell’atmosfera e delle terre emerse si muove in un succedersi di scambi continui, sia di posizione geografica sia di stato fisico, noto come CICLO IDROLOGICO. Si può stabilire il BILANCIO IDRICO GLOBALE nel seguente modo: P = E + I + R P = precipitazioni E = evapotraspirazione I = infiltrazione R = ruscellamento superficiale.

  9. Morfologia fluviale • Il bacino idrografico è l'area topografica (solitamente identificabile in una valle o una pianura) di raccolta delle acque che scorrono sulla superficie del suolo confluenti verso un determinato corpo idrico recettore che dà il nome al bacino stesso. • Ogni bacino idrografico è separato da quelli contigui dalla cosiddetta linea dello spartiacque. Questa è una linea chiusa, come solitamente nel caso di bacini montani o collinari, o aperta, nel caso di bacini scolanti direttamente in mare, lago o laguna ed il perimetro dello spartiacque termina contro la linea di costa.

  10. Morfologia fluviale • Nel primo caso, la linea di spartiacque interseca l'asta fluviale principale in un determinato punto. Detta intersezione prende il nome di sezione di chiusura del bacino stesso. • Detta sezione è di fondamentale importanza in idraulica in quanto in corrispondenza di essa si viene a raccogliere la portata complessiva del bacino e quindi quella del relativo corso d'acqua. La maggior parte dei bacini idrografici principali è formata dall'unione di più sottobacini rappresentati dai bacini idrografici dei singoli affluenti del corso d'acqua principale.

  11. Morfologia fluviale • A parità di pendenza, se il bacino è piccolo i tempi di percorrenza sono dell'ordine di ore (tipico caso di bacino vallivo montano), mentre per un bacino grande sono maggiori (valutabili anche in giorni come nel caso del bacino padano), con conseguente aumento anche dei tempi di formazione delle piene. • .

  12. Morfologia fluviale • La lunghezza L del bacino è definita in prima approssimazione come la lunghezza dell'asta fluviale principale, ossia del canale di raccolta dalla portata maggiore che corrisponde, nel caso di bacini in quota, al fondovalle. • Dalla sorgente il fiume comincia la discesa verso valle con una pendenza variabile all'interno di uno spazio fisicamente delimitato da spartiacque (anch'esso variabile nel tempo) a percorso preferenziale, detto letto, che costituisce il fondo di una valle, che altro non è che il risultato del lavoro d’erosione compiuto dal fiume stesso nel corso di millenni.

  13. Morfologia fluviale • Il punto in cui il fiume nasce (dove l'acqua sgorga dal terreno) è la sorgente. Durante il suo percorso verso il basso, al fiume si possono unire altri corsi d'acqua, che costituiscono i suoi affluenti. Il fiume termina, eccetto rari casi, in un corpo idrico recettore, come un lago, un mare o un altro fiume. Il punto in cui il fiume sbocca nel corpo recettore è la sua foce. • Il fiume di norma ha una pendenza maggiore nei primi tratti dopo sorgente, e man mano che si scende di quota la pendenza diminuisce, così come la velocità. Questo andamento longitudinale prende il nome di profilo del fiume. Esiste un profilo ideale, il profilo d'equilibrio, che rappresenta la situazione nella quale non c'è né erosione né sedimentazione per tutta la lunghezza del fiume. Se il profilo reale è diverso da quello d'equilibrio, nei tratti in cui il primo è più alto del secondo avviene erosione, viceversa avviene sedimentazione.

  14. Morfologia fluviale • La forza delle acque è tale da erodere la roccia e trascinare con sé detriti di varie dimensioni :pietre, legna e altri residui vegetali, fango, sabbia. Dopo aver superato i pendii più ripidi, il fiume comincia a depositare detriti sempre più piccoli e, una volta arrivato in pianura, lascia solo sabbia, fango e materiale molto minuto. • Difficilmente la portata del fiume è costante, nella maggior parte dei casi si possono distinguere tre situazioni: • magra, nei periodi più secchi, quando nel fiume scorre poca acqua; • morbida, nei periodi umidi, in cui nel fiume scorre abbondante acqua; • piena, quando scorre una quantità eccezionale di acqua tale da inondare aree che normalmente sono asciutte.

  15. Morfologia fluviale • Considerando una sezione trasversale del fiume, è possibile individuare • il letto del fiume, che è il terreno sul quale l'acqua scorre; • l'alveo, è la parte della sezione trasversale occupata dal flusso dell'acqua (essendo la portata variabile, si potranno distinguere alveo di magra, alveo di morbida e alveo di piena); • gli argini, non sempre presenti, che sono due rilievi del terreno paralleli all'alveo, che lo delimitano; possono essere naturali (formati dalla deposizione ai lati del flusso del materiale trasportato) o artificiali, costruiti per contenere il flusso al loro interno ed evitare che inondi le zone circostanti;

  16. Morfologia fluviale • la valle o la pianura alluvionale, cioè il territorio nel quale il fiume scorre: nel primo caso è un'incisione a forma di V nel territorio circostante, generata dall'erosione del fiume e delle precipitazioni, per questo la pendenza dei versanti è maggiore quanto è maggiore la compattezza del terreno; nel secondo caso è una pianura formata dai sedimenti depositati gli uni sugli altri dalle piene del fiume. • la riva destra e la riva sinistra: guardando nel senso della direzione di scorrimento. • Un corso d'acqua quando subisce forti variazioni di portata, tali che in alcuni periodi dell'anno può rimanere asciutto, prende il nome di torrente.

  17. Morfologia fluviale • L’alveo di scorrimento è la sede all'interno della quale si verifica lo scorrimento delle acque fluviali. È proprio l'azione erosiva esercitata dalle acque che, agendo sul substrato roccioso, ne determina la progressiva escavazione. Per ciascun corso d'acqua è possibile individuare, in sezione trasversale, tre distinti alvei: • Letto ordinario (o alveo di piena): costituisce il canale di scorrimento del fiume nei periodi di piena ordinaria, che si ripetono in primavera ed autunno. È chiaramente delimitato lateralmente da sponde, o scarpate, sub-verticali, oltre le quali si individua il piano del letto maggiore, in posizione leggermente soprelevata. Nel letto ordinario sono contenuti materiali grossolani, depositati conseguentemente alle variazioni di corrente, responsabili anche del continuo rimaneggiamento (con conseguente irregolarità) dell'alveo di scorrimento. Risulta scarsa, in virtù dei fenomeni alluvionali di piena, la presenza di vegetazione arborea.

  18. Morfologia fluviale • Letto di inondazione (o alveo maggiore): è costituito dalla superficie massima inondabile dal fiume nel corso delle alluvioni, è sopraelevato e di dimensioni maggiori rispetto al letto di scorrimento ordinario. Paradossalmente, l'attività umana di prelievo (spesso indiscriminato) del sedimento fluviale, per la produzione di laterizi, può dal luogo ad un abbassamento del livello di scorrimento del letto di inondazione. In questo modo, anche in fase di piena, diviene più difficile per il fiume dar luogo a fenomeni alluvionali. Il letto di inondazione è caratterizzato dalla presenza di sedimenti e materiale grossolano, depositati dalle acque nelle fasi di esondazione. • Letto di magra (o canale di scorrimento): rappresenta il canale in cui, nelle fasi di magra, si limitano a scorrere la blanda corrente fluviale. Rappresenta la fascia di maggior profondità, e non è costituito da argini sufficientemente definiti da permetterne immediatamente la distinzione dal canale ordinario, nel quale si forma. In generale, è costituito da un canale di scorrimento che, spesso, tende a dividersi e riunirsi senza soluzione di continuità, in base all'azione di escavazione dei sedimenti del letto ordinario, esercitata dalla corrente di magra.

  19. PIENE ED ALLUVIONI La fase subsuperficiale del CICLO IDROLOGICO termina quando l’acqua sotterranea emerge lungo linee o zone dove la superficie freatica interseca la linea del terreno. Un tipico esempio è costituito dagli alvei dei corsi d’acqua e le superfici pianeggianti delle paludi e dei laghi. L’acqua emerge per lenta filtrazione e per mezzo di sorgenti. Sia l’una che l’altra dipendono dagli afflussi che alimentano, per infiltrazione, la superficie della falda freatica.

  20. PIENE ED ALLUVIONI Si chiamano SISTEMI IDROGRAFICI DI DRENAGGIO delle aree, a forma grosso modo ellittica, limitatamente agli spartiacque, in cui le pendenze del terreno e i rami del reticolo fluviale sono disposti in modo da ottenere un RUSCELLAMENTO il più efficace possibile, in grado di trascinare anche il suo contenuto di detriti. Nella figura sottostante è riportato un tipico reticolo fluviale. L’intera superficie all’interno dello spartiacque principale del bacino di drenaggio costituisce il BACINO IDROGRAFICO per lo scorrimento superficiale. Quindi un SISTEMA DI DRENAGGIO è un meccanismo convergente, con una forma ad imbuto, dove si vanno a convogliare le acque superficiali.

  21. ALLUVIONI I corsi d’acqua sono sistemi dinamici che tendono all’equilibrio tra la materia in entrata e quella in uscita. Le modificazioni cui è soggetto un corso d’acqua denotano questa caratteristica che consiste negli aggiustamenti del canale fluviale. Le INONDAZIONI (dette anche ALLUVIONI) sono l’esempio dell’incapacità di un fiume a smaltire un notevole e rapido incremento degli apporti di acqua e di sedimenti: in questo caso esso risponde INONDANDO e CREANDO nuove vie che gli permettano di smaltire le acque in eccesso. Quando le entrate diminuiscono fino a tornare normali, il fiume riprende la sua configurazione abituale. I corsi d’acqua rappresentano uno degli aspetti più importanti del rapporto uomo/natura. Spesso l’uomo è intervenuto (anche pesantemente) sia sulla geometria fluviale sia sulla regolazione delle portate. Da ciò si deduce come l’uomo abbia sempre cercato, costruendo gli argini e modificando la forma della rete idrografica, di proteggere i centri abitati ed i terreni agricoli, nonché di acquisirne di nuovi e rendere navigabili alcuni fiumi. Malgrado questi continui interventi (a volte anche per causa loro, le ALLUVIONI hanno accompagnato spesso la storia dei popoli.

  22. ALLUVIONI Effetto di una alluvione. Il fiume si trova alla sinistra della figura. Gli argini sono individuabili in quanto corrispondono ad una fila di alberi.

  23. ALLUVIONI L’inondazione di un territorio posto ai lati di un corso d’acqua comporta una serie di effetti (TEMPORANEI), generalmente classificati come segue: • Rottura o semplice indebolimento delle sponde che rendono problematico il contenimento delle piene successive; • Distruzione dei raccolti; • Distruzione delle infrastrutture (strade, ponti, ecc.); • Danni alle abitazioni ed agli insediamenti produttivi; • Modifica della natura del suolo per il deposito di materiale solido inizialmente trasportato dall’acqua. A ciò si aggiungono spesso altri effetti più DURATURI, come il cambiamento del tracciato del fiume per effetto dell’erosione. A questa situazione che caratterizza “nello spazio” tutti i corsi d’acqua, si somma una situazione “nel tempo” collegata alle alternanze del comportamento del corso d’acqua stesso. La portata nei fiumi è variabile, raggiungendo periodicamente valori massimi e minimi (MAGRE). Allo stesso modo varia anche la Velocità dell’acqua e tutti i fenomeni ad essa connessi. Ne consegue che, in ogni corso d’acqua, il trasporto solido non è costante nel tempo e assume i valori massimi nei momenti di piena. Con il decrescere della portata di piena, diminuisce anche la capacità di trasporto, perciò rimane sul fondo e sulle zone allagate una quantità notevole di materiale.

  24. ALLUVIONI Caratteristiche: può essere di durata elevata, media o di breve durata a seconda del bacino idraulico di riferimento (si può passare da giorni a ore); Il fenomeno di propagazione dell’onda di piena può essere lento o rapido; Le piene maggiori si verificano quasi sempre con abbondanti piogge che hanno progressivamente ridotto la capacità di ritenzione dei terreni. La formazione di una generica onda di piena in una sezione di chiusura è dovuta al sommarsi progressivo prima degli afflussi provenienti dalle aree piu’ vicine con quelle delle aree piu’ lontane. Nel successivo propagarsi l’onda di piena tende ad appiattirsi, a meno che a valle non pervengono altri contributi che la esaltino nuovamente.

  25. Alluvioni Tra i maggiori effetti: Isolamento di aree; Coinvolgimento di grandi numeri nella fase di evacuazione di persone e anche di animali; Danni a strutture esistenti;

  26. Alluvioni Contromisure generali: • Sistemi di prevenzione (paratie, dighe, briglie, ecc.); • Sviluppo di precursori di evento e di sistemi di monitoraggio; • Regolazione dell’uso del suolo; • Piani di emergenza; • Rilocazione di comunità in aree vulnerabili; • Attività estrattive Problemi specifici nella gestione dell’emergenza: Difficoltà di accesso e movimentazione; Problemi di evacuazione delle persone; Problemi di tipo sanitario; Necessità di ricovero di grandi numeri di popolazione;

  27. Alluvioni Effetti primari: • Danni alle persone; • Danni agli edifici ed ai beni; • Danni alle infrastrutture a rete; • Modificazione dell’ambiente fisico; Effetti secondari: Perdita dell’abitazione Cessazione o rallentamento dell’attività produttiva; Disfunzione nell’erogazione dei servizi Oneri di ricostruzione Conseguenze psicologiche di tipo traumatico Effetti di ordine superiore: Disoccupazione; Mancate entrate familiari;

  28. ALLUVIONI Le conseguenze di tutti questi fenomeni si fanno evidenti su tutto il corso d’acqua, a partire sulle zone più a monte soggette ad una progressiva erosione, fino a quelle più a valle sottoposte ad un predominante interrimento. La situazione è più evidente in prossimità della foce, dove l’acqua, rallentata dal mare, rilascia buona parte del materiale solido che ancora possiede . Il progressivo interrimento comporta quindi l’innalzamento della quota del fondo. Questo fatto è la causa di una progressiva riduzione dello spazio che l’acqua potrebbe occupare. Perciò in un evento successivo la quantità di acqua in arrivo deve necessariamente trovare posto invadendo le campagne circostanti, oppure, se le arginature lo permettono, aumentando il livello dei liquidi.

  29. ALLUVIONI

  30. LA PREVISIONE DELLE PIENE La previsione della inondazione di un determinato territorio dipende da molti fattori. Quando il fiume raggiunge lo stadio di massima piena, si crea la condizione in cui l’acqua colma interamente il canale fluviale fino al limite superiore delle sponde. Attualmente per gli eventi di piena dei corsi d’acqua è possibile effettuare soltanto la previsione basata essenzialmente sulla dinamica dei meccanismi di riempimento e di svuotamento dei terreni e sulla conseguente variazione dell’estensione della superficie satura del bacino. Senza voler approfondire la complessità dell’argomento si evince che il livello di previsione di piena è preceduto dal livello di previsione meteorologica. Operativamente parlando esiste la necessità di organizzare un sistema di monitoraggio, previsione e gestione di piena, organizzato in vari step: dal monitoraggio dei dati e dalla previsione meteorologica, alla previsione ed al preallarme delle situazioni di rischio, fino ad arrivare ad un’analisi dettagliata degli interventi e al supporto decisionale.

  31. LA PREVISIONE DELLE PIENE Durante una EMERGENZA di PIENA converrebbe seguire uno schema di livelli di monitoraggio come indicato di seguito: • Acquisizione dei dati in tempo reale; • Analisi, verifica ed eventuale ricostruzione dei dati in tempo reale; • Effettuazione in automatico delle previsioni di pioggia a partire dalle ultime misure e dalle eventuali previsioni fornite dai “modelli ad area limitata”; • Effettuazione in automatico di previsioni di piena a partire dalle misure e dalle previsioni di pioggia mediante modelli continui di previsione in cui lo stato di saturazione del terreno sia continuamente aggiornato; • Effettuazione in automatico di previsioni e di propagazione di piena lungo le aste fluviali mediante modelli idraulici che consentano di individuare le zone a criticità maggiore; • Effettuazione di simulazione di ipotesi di intervento e di verifica dei loro effetti: questa ultima fase di analisi corrisponde a una situazione dichiarata di STATO DI EMERGENZA, mentre ciò che è compreso nei punti 2-3-4-5 costituisce la fase di PREALLARME.

  32. LA PREVISIONE DELLE INONDAZIONI Per quanto concerne lo scenario del RISCHIO di ALLUVIONE , occorre disporre degli strumenti seguenti: • Carte tematiche di base, con l’indicazione dei limiti dei bacini e dei confini amministrativi, l’ubicazione degli strumenti di misura, gli insediamenti civili ed industriali, del reticolo idrografico e delle opere idrauliche derivanti; • Carta delle aree inondabili, con le zone ad alta probabilità di inondazione, di quelle a media e bassa probabilità (in base al tempo di ritorno dell’evento), nonché delle aree a valle degli sbarramenti artificiali; • Carta del danno atteso e degli elementi a rischio, con l’indicazione degli insediamenti, dei beni ambientali e culturali e delle infrastrutture di trasporto, di servizio e di soccorso; • Mappe del rischio, ottenute mediante la sovrapposizione delle carte del danno atteso e delle carte delle aree inondabili.

  33. LE FASCE DI PERTINENZA FLUVIALE Tra i mezzi di prevenzione delle catastrofi alluvionali si può includere l’adozione delle FASCE DI PERTINENZA FLUVIALE. In molti fiumi, specie quelle di grosse dimensioni come il PO’, è ormai pratica corrente l’individuazione delle FASCE DI PERTINENZA, ossia delle zone che potrebbero essere invase da una piena. Questo costituisce anche un adempimenti di legge 183/1987, articolo 17 comma 6-ter, che impone l’obbligo alle AUTORITÀ DI BACINO di identificare le zone attorno ai fiumi che sono soggette al rischio inondazione. In pratica i progetti e/o i piani da realizzare in queste fasce devono essere compatibili con i vincoli e l prescrizioni imposti dalla normativa sulle fasce di pertinenza. Questa regolamentazione e parte integrante del “PIANO STRALCIO DI BACINO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICI” (PAI), che le Autorità di Bacino devono predisporre ed adottare per il territorio di competenza. I PAI contengono in particolare “la individuazione e la perimetrazione delle aree a rischi idrogeologico”.

  34. LE FASCE DI PERTINENZA FLUVIALE ESEMPIO Suddivisione prevista dall’Autorità di Bacino del Fiume Po con la quale sono individuate tre fasce, ognuna con particolari riferimenti alla situazione idrologica del fiume e all’uso del territorio. • Fascia del deflusso della piena; • Fascia di esondazione, • Fascia di inondazione per piena catastrofica.

  35. OPERE DI DIFESA DALLE ALLUVIONI Nella costruzione di opere idrauliche per difendersi dalle alluvioni vi è la realizzazione di grandi serbatoi per l’utilizzazione delle acque (a fini idroelettrici, irrigui e potabili), bisogna tenere conto di una certa capacità di immagazzinamento di una piena in arrivo secondo opportune valutazioni probabilistiche. Tali serbatoi, che possono rimanere inattivi anche per molti anni, devono essere mantenuti in piena efficienza; ciò comporta costi di costruzione e manutenzione elevati. Tali serbatoi per ridurre le portate di punta sono chiamati SERBATOI DI LAMINAZIONE. La loro efficacia può valere solamente a valle del tratto fluviale e per estensioni limitate dello stesso. Se si hanno fiumi molto lunghi si può intervenire mediante la realizzazione di conche o casse di espansione, ossia serbatoi ottenuti erigendo argini adeguati intorno alle aree destinate che possono così essere inondate e riempite in maniera controllata. Tipico esempio sono le GOLENE ALLAGABILI. Un altro criterio, del tutto diverso dai precedenti, è l’apertura di CANALI SCOLMATORI (allagabili) che contribuiscono ad scaricare cospicue portate di piena, riducendo la quantità di acqua che rimane negli alvei naturali. L’acqua così viene recapitata più a valle possibile. Un contributo a tali operazioni idrauliche può essere adottato organizzando un operazione di dragaggio in alveo di ghiaie, ciottoli e sabbie in quei punti ove è maggiore il fenomeno dell’interramento. Infine si ha la sopraelevazione delle sponde che prevede il contenimento della portata piena senza che essa esca dall’alveo ed inondi il terreno circostante.

  36. Protezione Civile ed alluvioni • Per convogliare a valle senza danno le acque di piena si possono rendere gli alvei idonei a riceverli, rafforzando le arginature ove occorra con rialzi e ringrossi delle loro sagome e proteggendone le sponde oppure si può assumere a una parte delle acque un diverso corso, scolmandole in altro alveo recipiente vicino, o in un lago ecc. • Si può anche trattenere temporaneamente l’acqua a monte in bacini di laminazione. • Lungo il ciglio degli argini sono disposte colonnine numerate dette stanti a distanza fissa dall’altra in genere 200 metri o 500 metri. In caso di pericolo di sormonto si interviene con la costruzione di un soprassoglio con sacchetti di sabbia in breve tempo.

  37. IL RISCHIO NELLA PROVINCIA DI LATINA Il territorio della Provincia di Latina è esposto, per la sua particolare morfologia a diversi rischi: Sismico, Idrogeologico, Alluvionale, Mareggiate e Incendi Boschivi. La particolare conformazione ed posizione geografica del territorio provinciale, caratterizzata da tre massicci montuosi (LEPINI, AUSONI ed AURUNCI) comporta spesso situazioni di estrema criticità. Nel Sud Pontino la grande quantità di pioggia spesso crea problemi, sia dal punto di vista degli allagamenti, sia dal punto di vista di smottamenti e frane. Ciò per una conformazione prevalentemente scoscesa del territorio e per la quasi assenza di superfici interposte tra mari e monti. Allo stesso modo il Sud Pontino risulta essere poco interessato da fenomeni franosi e da smottamenti, e ciò sia per la natura delle rocce, molto più compatte di quelle che si trovano a Nord della provincia, sia per un limitato impatto antropico sull’equilibrio idrogeologico. A Nord della provincia la situazione si fa più complicata. Nella Piana di Fondi, di natura alluvionale, riesce a contenere il deflusso montano fino a fenomeni di media entità, e ciò grazie alla sua vicinanza col mare ed alla presenza del lago di Fondi che riesce a ricevere, da numerosi corsi d’acqua e da tutta la pina circostante, una soddisfacente quantità di acqua. La criticità si ha nel caso di abbondanti e prolungate precipitazioni che causano uno straripamento dei corsi d’acqua, un aumento del livello del lago, ed in casi eccezionali la sua esondazione.

  38. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno – Norme di Attuazione

  39. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno – Norme di Attuazione

  40. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno – Norme di Attuazione • Sono state individuate le seguenti fasce: - Alveo di piena ordinaria, cioè, caratterizzato dal deflusso in condizioni ordinarie. Nel caso di corsi d’acqua di pianura, l’alveo coincide con la fascia fluviale compresa tra le sponde incassate. Nel caso di alvei alluvionati, l’alveo di piena ordinaria coincide con il greto attivo, interessato nella fase attuale oppure storicamente, dai canali effimeri in cui defluisce la piena oridinaria.

  41. FASCE DI INONDAZIONE

  42. Fascia A secondo l’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri, Garigliano e Volturno • Alveo di piena standard (Fascia A): La Fascia A viene definita come l’alveo di piena che assicura il libero deflusso della piena standard, di norma assunta a base del dimensionamento delle opere di difesa. Comprende fasce inondabili con periodo di ritorno > 100 anni. • Fascia di esondazione (Fascia B): La Fascia B comprende le aree inondabili dalla piena standard, eventualmente contenenti al loro interno sottofasce inondabili con periodo di ritorno T < 100 anni. E’ suddiviso in tre sottofasce • Fascia di inondazione per piena di intensità eccezionale (Fascia C) , interessata dalla piena relativa a periodo di ritorno T> 300 anni o dalla piena storica superiore alla piena di progetto

  43. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno – Norme di Attuazione • In rapporto alle individuazioni delle fasce ed alle tipologie delle aree esposte all’esondazione si definiscono le condizioni che portano alla definizione di quattro livelli di rischio. • In base alla carta degli insediamenti umani e delle infrastrutture vengono individuati gli elementi considerati di valore ai fini della quantificazione dei livelli di rischio, quali presenza di abitanti residenti (valutata in rapporto al numero), presenza di edifici (valutata in rapporto alla tipologia e al numero), sedi pubbliche con presenza constante di utenti, infrastrutture stradali e ferroviarie, beni di rilevanza storico, architettonico e ambientale, impianti industriali, attività agricole e produttive, zone naturali protette e non.

  44. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno – Norme di Attuazione

  45. Il P.A.I. – Norme di attuazione

  46. Fascia B secondo l’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno

  47. Il PAI – Norme di attuazione

  48. Il PAI – Norme di attuazione

  49. AREE A RISCHIO IDRAULICO LUNGO IL FIUME GARIGLIANO

  50. Norme di attuazione del PAI • Gli interventi strutturali sono: • Interventi di rinaturazione finalizzati alla riqualificazione e la protezione degli ecosistemi relittuali degli habitat esistenti (riattivazione e o ricostruzione di ambienti umidi, ripristino o ampliamento delle aree a vegetazione spontanea, mantenimento e ampliamento delle aree di esondazione). Sono consigliati specie arboree e arbustive a legno dolce che durante il livello di piena sopportano la sommersione (salici, pioppi ecc.) • Interventi di manutenzione idrica: pulizia degli alvei, mantenimento della funzionalità delle opere idrauliche esistenti, realizzazione di opere di difesa spondale); • Interventi di regimazione e difesa idraulica, che incrementano i periodi di ritorno critico dell’asta fluviale; • Interventi di idraulica forestale finalizzate alla riduzione dell’erosione (consolidamento forestale delle sponde e dei versanti)

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