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Le conoscenze storiche

Le conoscenze storiche. “.. Non si può mantenersi in salute basandosi soltanto sul tipo di alimentazione, ma a questa bisogna affiancare anche degli esercizi fisici ” Ippocrate: “il regime” (metà del IV° sec. A.C.). Sintesi degli effetti dell’attività fisica sullo stato di salute.

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Le conoscenze storiche

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  1. Le conoscenze storiche “.. Non si può mantenersi in salute basandosi soltanto sul tipo di alimentazione, ma a questa bisogna affiancare anche degli esercizi fisici” Ippocrate: “il regime” (metà del IV° sec. A.C.)

  2. Sintesi degli effetti dell’attività fisica sullo stato di salute vprotezione verso: üle patologie cardiovascolari e l’ictus cerebri üle dislipidemie e l’obesità ül’ipertensione üla comparsa del diabete e… ünei diabetici, verso le complicanze del diabete ül’osteoporosi üil decadimento mentale e la depressione üalcuni tumori (carcinoma del colon, mammella) üla disabilità üla disfunzione erettile

  3. Le conoscenze attuali

  4. La prevenzione delle coronaropatie Domanda: l’attività fisica riduce il rischio di incidenti cardiovascolari nella popolazione asintomatica? Risposta: la pratica di attività fisica riduce il rischio di incidenti cardiaci mortali e non. Nella popolazione fisicamente attiva - che pratica attività fisica moderata tutti i giorni o quasi - si evidenzia una riduzione del 30-50% del rischio relativo di malattie coronariche rispetto alla popolazione sedentaria, a parità di altri fattori di rischio. (Clinical Evidence Vol.4° pag.54 )

  5. Physical fitness as a predictor of mortality among healthy, middle-aged norwegian menSandvik Leiv et al, N Engl J Med, 1993;328:533 • Una coorte di 1960 uomini norvegesi sani di 40-59 anni sono stati seguiti a partire dal 1972. • La fitness di partenza è stata misurata mediante test da sforzo al ciclo ergometro. • Dopo un follow-up medio di 16 anni 271 erano morti (53% per cause cardiovascolari). • Il rischio relativo di morte confrontando i due quartili con fitness più alta e più bassa è risultato 0.54 (LC95% 0.32-0.89, p=0.015); il rischio relativo di morte da mal. cardiovascolari 0.41 (0.20-0.84, p=0.013).

  6. Walking compared with vigorous exercise for the prevention of cardiovascular events in womenManson JAE, N Engl J Med 2002;347:716 Lo studio, su 73.743 donne di 50-79 anni in post menopausa, mette a confronto l’influenza dell’esercizio fisico intenso, del cammino e delle attività sedentarie sulla comparsa di eventi cardiovascolari (follow-up medio di 3.2 anni e fino a un massimo di 5.9 anni). L’attività fisica è stata valutata mediante un questionario che indagava sulla frequenza e sulla durata del cammino e di numerose altre attività di diversa intensità. Ai partecipanti è stato inoltre richiesto di stimare il numero di ore giornaliere trascorse in attività sedentarie (in posizione seduta o sdraiata).

  7. Walking compared with vigorous exercise for the prevention of cardiovascular events in womenManson JAE, N Engl J Med 2002;347:716 L’esercizio è stato definito: • intenso se in grado di accelerare la frequenza cardiaca ed aumentare la sudorazione (es. ginn. aerobica, jogging, tennis, gare di nuoto); • moderato se non portava all’esaurimento delle forze (uso della bicicletta, della cyclette, del tappeto rotante, nuoto non competitivo, danze popolari); • leggero per intensità ancora più basse (come nel ballo lento, nel bowling e nel golf).

  8. Walking compared with vigorous exercise for the prevention of cardiovascular events in womenManson JAE, N Engl J Med 2002;347:716 Risultati: sono stati documentati 345 nuovi casi di malattia coronarica e 1551 eventi cardiovascolari totali. L’aumento del punteggio per l’attività fisica presentava una forte associazione inversa col rischio di eventi coronarici e cardiovascolari totali (rischio relativo per eventi coronarici 1.00, 0.73, 0.69, 0.68, 0.47 nei diversi quintili, p < 0.001 per il trend). La riduzione del rischio è risultata simile per il cammino e l’es. fisico intenso; anche un passo rapido e un minor numero di ore in attività sedentarie sono risultati buoni predittori di un rischio più basso.

  9. Prevention of type 2 diabetes mellitus by changes in lifestyle among subjects with impaired glucose toleranceTuomilehto et al,The New England Journal of Medicine, 3 May, 2001. Lo studio ha preso in esame 522 soggetti con intolleranza al glucosio suddivisi in due gruppi. Al gruppo di intervento sono stati forniti: • counseling dietologico personalizzato • counseling specifico ed opportunità di fare att. motoria

  10. Prevention of type 2 diabetes mellitus by changes in lifestyle among subjects with impaired glucose toleranceTuomilehto, Jaakko et alii,The New England Journal of Medicine, 3 May, 2001. Risultati: • il gruppo di intervento ha sviluppato 27 casi di diabete • il gruppo di controllo ha sviluppato 59 casi di diabete • al quarto anno di studio, l’incidenza cumulativa era dell’11% nel gruppo di intervento e del 23% nel gruppo di controllo. • l’incidenza cumulativa di diabete è risultata del 58% inferiore nel gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo

  11. “Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention or metformin”Diabetes prevention program research group. N.Engl J Med, vol 346, 2002. 3.234 persone non diabetiche con segni di intolleranza al glucosio • suddivisi in tre gruppi e seguiti per 2,8 anni • al primo gruppo è stato somministrato un placebo • al secondo della metformina • il terzo è stato seguito con un programma di modifica degli stili di vita attraverso consigli sull’alimentazione tendenti a ridurre del 7% il peso iniziale e attività fisica per un tempo settimanale complessivo di non meno di 150 minuti

  12. “Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention or metformin”Diabetes prevention program research group. N.Engl J Med, vol 346, 2002. • La percentuale di soggetti divenuti diabetici è stata dell’11.0 % per i soggetti trattati con placebo, del 7,8 % per i soggetti trattati con metformina e del 4,8% per i soggetti sottoposti a intervento sugli stili di vita. • L’incidenza è stata ridotta del 58% attraverso la modifica degli stili di vita contro il 31% ottenuto dalla metformina.

  13. Physical activity and risk for cardiovascular events in diabetic womanFrank, B. Hu, et alii; Annals of Internal Medicine, 16.01.2001 Studio prospettico condotto dal 1980 al 1994 su 5.125 donne affette da diabete di tipo 2. I rischi relativi per eventi cardiovascolari risultano associati alle ore settimanali di attività fisica: 1.0 per meno di un’ora 0,93 fra 1 e 1,9 ore 0,82 fra 2 e 3,9 ore 0,54 fra 4 e 6,9 ore 0,52 oltre 7 ore

  14. Physical activity and risk for cardiovascular events in diabetic womanFrank, B. Hu, et alii; Annals of Internal Medicine, 16.01.2001 • Le donne diabetiche che dedicano almeno 4 ore settimanali all’attività fisica moderata o vigorosa hanno dimostrato di avere una riduzione di patologia cardiovascolare totale del 40% circa • Stessa riduzione è osservabile per le coronaropatie e gli ictus cerebrali

  15. La promozione della salute nei pazienti diabetici39 ° Congresso Nazionale S.I.T.I. Ferrara, 24-27 XI 2000F.Schena , A. Luzi Crivellini , L.Terranova , M. Lanza , G. Raschellà , M. Valsecchi • In base alla valutazione clinica e funzionale i soggetti ammessi sono stati assegnati ad uno dei due gruppi A e B con una graduazione dello sforzo richiesto. • il 33% è stato inserito al livello A ed il 67% al livello B • Dei 125 soggetti che si sono presentati volontari il controllo sanitario ne ha esclusi 10 per comparsa di segni di insufficienza coronarica durante l’ECG da sforzo e 3 per condizioni motorie complessivamente non adeguate all’attività proposta.

  16. La promozione della salute nei pazienti diabetici39 ° Congresso Nazionale S.I.T.I. Ferrara, 24-27 XI 2000F.Schena , A. Luzi Crivellini , L.Terranova , M. Lanza , G. Raschellà , M. Valsecchi Modalità di organizzazione dei corsi : • I corsi sono stati organizzati in palestre pubbliche (comunali o scolastiche). • La durata dei corsi è stata di circa sei mesi, con inizio a gennaio e chiusura a giugno (due lezioni a settimana di un’ora). • La gestione di ogni corso era affidata a diplomati ISEF con esperienza specifica nella conduzione di corsi di attività motoria per soggetti anziani. • I risultati sono stati monitorati, anche con una valutazione soggettiva da parte dei partecipanti tramite un questionario. • La valutazione oggettiva è stata effettuata tramite controlli dei parametri bioumorali e test da campo sulla motricità.

  17. La promozione della salute nei pazienti diabetici39 ° Congresso Nazionale S.I.T.I. Ferrara, 24-27 XI 2000F.Schena , A. Luzi Crivellini , L.Terranova , M. Lanza , G. Raschellà , M. Valsecchi Dati bioumorali (sui 49 partecipanti del 1999) • Emoglobina glicosilata: è stata ottenuta una riduzione statisticamente significativa (p=0,01) dei valori medi della Hb glicosilata rilevata prima e dopo il corso : 7,24±1,45 versus 6,90±1,34 (% Hb totale) • La colesterolemia totale mediasi è ridotta da 5,97±0,96 a 5,56±0,70 mMol/L, (p=0,0004). • La glicosuria delle 24 h si è ridotta, in percentuale non statisticamente significativa, da 17,21±33,21 a 13,71±34,07 mMol/L. • La microalbuminuria è stata dosata nel solo sottogruppo di Cologna Veneta ed ha evidenziato un aumento del valore medio a tre mesi dall’inizio dei corsi (28,5±28,7 versus 39,52±30,68 mg/L) (p=0,02) ed una successiva diminuzione al termine dei sei mesi (28,5±28,7 versus 10,14±24,27 mg/L) (p=0,006)

  18. Third report of the NationalCholesterol Education ProgramJAMA, vol.285,n.19, May 16, 2001 • Strategia preventiva nei confronti di soggetti con livelli elevati di LDL colesterolo (>160 mg/dl), causa maggiore riconosciuta di patologia coronarica. • Ogni soggetto con livelli elevati di LDL deve essere trattato con una modifica del suo stile di vita (modifiche dell’apporto alimentare, perdita di peso, incremento dell’attività fisica) dato che questi interventi si sono dimostrati efficaci. • L’attività fisica regolare riduce le VLDL, aumenta le HDL e, in alcune persone, riduce le LDL. • L’intervento farmacologico è indicato solo se la modifica dello stile di vita, dopo sei settimane, risulta inefficace.

  19. ObesityS.Z. Yanovzski and J. A. YanovzskiThe New England Journal of Medicine, February 21, 2002. • Adulti obesi possono perdere 0,5 chili per settimana riducendo l’apporto calorico giornaliero di 500\1000 calorie al di sotto di quello che li mantiene nel loro peso abituale. • Aggiungendo alla dieta l’attività motoria il vantaggio è minimo per la perdita di peso ma importante per il mantenimento nel tempo della perdita di peso acquisita con la dieta. • Soggetti che combinano la dieta con l’esercizio fisico e con un trattamento comportamentale possono perdere dal 5 al 10 % del loro peso entro un intervallo di tempo che varia dai 4 ai 6 mesi.

  20. Superior Physicians and the Treatment of HypertensionArch Intern Med, 25.02.2002, editoriale “Il trattamento dell’ipertensione non è sinonimo di terapia farmacologica. Approcci non farmacologici quali la dieta e un modesto esercizio fisico possono essere molto efficaci nel ridurre la pressione in pazienti che collaborino e presentano rischi ridotti o nessun rischio e costi irrisori”. “La strategia non farmacologica è interessante anche perché gli effetti collaterali dei farmaci sono spesso fra le ragioni addotte per il non trattamento.”

  21. “ A prospective study of physical activity and cognitive decline in elderly women"Archives of internal medecine, vol.161, n.14, juli 23, 2001Kristine Yaffe et alii • sono state seguite e misurate le performances mentali di 5925 donne di età superiore ai 65 anni un mini-mental test modificato. • Le donne sono state intervistate e classificate in base alle loro risposte in quattro classi di attività fisica in relazione all’entità dell’attività settimanale svolta. • La rivalutazione dello stato mentale è stato ripetuto a distanza di 6 ed 8 anni. • Risultati: le donne che praticavano un livello più elevato di attività fisica avevano subito un minor declino delle loro capacità cognitive. • La percentuale di declino delle capacità cognitive era distribuita in modo inversamente proporzionale all’entità dell’attività svolta: 17%, 18%, 22% e 24% (il trend è risultato significativo – p < 0.001)

  22. Effects of exercise training on older patients with major depressionBlumenthal JA et al.Arch Intern Med, 1999;159:2349 Lo studio confronta l’efficacia di un programma di esercizi fisici aerobici rispetto ai farmaci in 156 pazienti > 50 anni seguiti per depressione maggiore I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi (a. f., farmaci antidepressivi, entrambi) Dopo 16 settimane di trattamento l’efficacia dei tre approcci è risultata sovrapponibile, anche se con i farmaci si è ottenuta una risposta iniziale più rapida

  23. Physical exercise and the prevention of disability in activities of daily living in older persons with osteoarthritisPenninx BW et al.Arch Intern Med, 2001;161:2309 Studio controllato randomizzato in singolo cieco che indagava sul rapporto tra es. fisico e prevenzione della disabilità nelle attività della vita quotidiana (alimentazione, igiene personale, abbigliamento, spostamenti letto-poltrona) in soggetti in casa di riposo > 60 anni di età affetti da artrosi del ginocchio. Su 439 soggetti reclutati sono stati presi in considerazione i 250 inizialmente privi di disabilità nelle ADL, valutati ogni 3 mesi per 18 mesi.

  24. Physical exercise and the prevention of disability in activities of daily living in older persons with osteoarthritisPenninx BW et al.Arch Intern Med, 2001;161:2309 I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi: trattati con programma di esercizi aerobici, trattati con esercizi di resistenza e controlli. L’incidenza cumulativa di disabilità alle ADL è risultata del 37.1% nel gruppo che praticava es. fisico e del 52.5% nel gruppo di controllo (p = 0.02). Il rischio relativo è risultato pari a 0.57 (CI 0.38-0.85, p = 0.006), con 0.60 per gli esercizi di resistenza e 0.53 per gli esercizi aerobici.

  25. Resistance and agility training reduce fall risk in women aged 75 to 85 with low bone mass: a 6-month randomized, controlled trialLiu-Ambrose T et al.J Am Geriatr Soc, 2004;52:657 Studio su donne di 75-85 anni, in casa di riposo, con riduzione della massa ossea. Le partecipanti sono state assegnate casualmente a 3 gruppi: • Esercizi di resistenza • Esercizi di agilità • Esercizi di stretching Dopo 6 mesi (2 lezioni/sett) il rischio di cadute si è ridotto rispettivamente del 57.3%, del 47.5% e del 20.2% nei 3 gruppi.

  26. Recreational PhysicalActivity and the Risk of Breast Cancer in Postmenopausal Women A.Mc Tiernam et alii JAMA, september 10, 2003 ·Una coorte di 74.171 donne in menopausa dai 50 ai 79 anni è stata seguita per evidenziare la relazione fra la comparsa di carcinomi mammari e l’a. fisica precedentemente svolta. ·La comparsa di questo tipo di tumore si è verificata in 1.780 soggetti. ·Una incrementata attività fisica è risultata correlata ad una diminuzione del rischio di comparsa del carcinoma mammario. ·La relazione è risultata più intensa nelle donne che avevano praticato attività fisica per un periodo di tempo più lungo. ·Il camminare velocemente per 1,25\2,5 ore alla settimana comporta una riduzione del rischio del 18%. Nelle persone che camminavano più di 10 ore alla settimana si è evidenziata solo una modesta riduzione ulteriore del rischio.

  27. Physical activity, obesity, and risk for colon cancer and adenoma in men Giovannucci E et al, Ann Int. Med, 122(5):327 • Una coorte di 47.723 maschi dai 40 ai 75 anni è stata seguita dal 1986 al 1992 per evidenziare la relazione fra la comparsa di carcinoma e adenoma del colon e l’a. fisica svolta. • La comparsa di cancro del colon si è verificata in 203 soggetti e in 586 è stata posta diagnosi di adenoma. • I livelli di attività fisica sono risultati inversamente correlati con il rischio di cancro del colon (confronto fra il quintile più basso e quello più alto: RR 0.53, CL95% 0.32-0.88). Associazioni simili sono state osservate per gli adenomi > 1 cm. • Anche l’obesità è risultata associata con un aumento del rischio.

  28. Physical activity and colorectal cancerSlattery ML et al.Am J Epidemiol, 2003;158:214 Studio di popolazione su 952 casi incidenti di cancro del retto e della giunzione retto-sigma e 1205 controlli (Utah e nord California). Un’attività fisica intensa attuale (e, nei maschi, anche moderata) è risultata associata con un rischio ridotto di cancro rettale (odds ratio 0.60 e 0.70). Anche l’attività fisica intensa praticata nei 20 anni precedenti conferiva una protezione per il carcinoma colorettale (odds ratio 0.55 per i maschi e 0.44 per le donne).

  29. Exercise interventions during cancer treatment: biopsychosocial outcomes Courneya KS. Exercise and sport Sciences reviews, 2001;29:60 Revisione di 11 studi pubblicati in letteratura sugli effetti dell’attività fisica in pazienti con cancro durante il trattamento (radio o chemioterapico od ormonale). • Il cancro influenzava negativamente la qualità di vita, provocando sintomi fisici (astenia, riduzione della funzionalità cardiaca e respiratoria) e psicologici (ansia, rabbia, depressione, compromissione dell’autostima, isolamento sociale). • Durante il trattamento i pazienti hanno diminuito significativamente la quantità di attività fisica praticata.

  30. Exercise interventions during cancer treatment: biopsychosocial outcomes Courneya KS. Exercise and sport Sciences reviews, 2001;29:60 • L’attività fisica contrasta questi meccanismi aumentando la performance fisica, la sensazione di auto-efficacia, le interazioni sociali e riducendo l’ansia e la depressione; ne consegue una minor compromissione delle attività della vita quotidiana e del tempo libero e un miglioramento dei rapporti interpersonali. • Nei diversi studi sono stati osservati: aumento della forza muscolare, miglioramento degli indici ematologici, riduzione di alcuni sintomi particolarmente disturbanti (insonnia, nausea, astenia, dolore, diarrea). • Sono comunque auspicabili ulteriori studi con maggior numerosità campionaria e maggior durata dell’intervento e del follow-up.

  31. Sexual function in men older than 50 years of age: results from the health professionals follow-up studyBacon CG et al.Ann Intern Med, 2003;139:161 Lo studio effettua un’analisi trasversale su 31742 operatori sanitari di sesso maschile partecipanti a uno studio prospettico Il questionario, inviato nel 2000, indagava fra l’altro su funzione sessuale, abitudini di vita e altri aspetti sanitari La prevalenza della disfunzione erettile (escludendo gli affetti da CR della prostata) è risultata inversamente proporzionale all’attività fisica praticata (p < 0.001 per il trend), con un effetto particolarmente accentuato (riduzione del 30% del rischio relativo) sopra i 32 MET-h/sett, equivalenti a 3 ore di corsa o 5 di tennis/sett

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