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ASSEMBLEA DIOCESANA Sant’Andrea di Conza 22 giugno 2013

ASSEMBLEA DIOCESANA Sant’Andrea di Conza 22 giugno 2013. LA MISTAGOGIA. Capitolo 1 La mistagogia. Capitolo 1 La mistagogia. il termine “mistagogia” proviene dal greco “ mistagogìa ”, a sua volta derivante dal verbo myéò significa insegnare una dottrina

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ASSEMBLEA DIOCESANA Sant’Andrea di Conza 22 giugno 2013

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Presentation Transcript


  1. ASSEMBLEA DIOCESANA Sant’Andrea di Conza 22 giugno 2013

  2. LA MISTAGOGIA

  3. Capitolo 1 La mistagogia

  4. Capitolo 1 La mistagogia il termine “mistagogia” proviene dal greco “mistagogìa”, a sua volta derivante dal verbo myéò significa insegnare una dottrina o iniziare ai misteri coloro che venivano inseriti ( =ago) nella piena comprensione del significato dei tre sacramenti della IC, venivano definiti mystai

  5. Capitolo 1 La mistagogia inoltre sta ad indicare la quarta tappa, o fase, del cammino di iniziazione cristiana che il neofita sperimenta dopo aver ricevuto i sacramenti

  6. Capitolo 1 La mistagogia questo è il periodo in cui tutta la comunità accompagna, sorregge e conduce il discepolo • all’approfondimento del significato dei misteri vissuti • all’ascolto attento della Parola • alla comprensione della celebrazione dell’Eucaristia • alla testimonianza della carità nella ferialità della vita

  7. Capitolo 1 La mistagogia Rica, n° 38 «I neofiti sono stati rinnovati interiormente, più intimamente hanno gustato la buona parola di Dio, sono entrati in comunione con lo Spirito Santo e hanno scoperto quanto è buono il Signore. Da questa esperienza, propria del cristiano e consolidata dalla pratica della vita, essi attingono un nuovo senso della fede, della Chiesa, del mondo»

  8. Capitolo 1 La mistagogia durante i riti battesimali della Veglia di Pasqua i neo battezzati • vengono rigenerati a nuova vita • si addentrano nel mistero di Cristo, della Sua morte e risurrezione • sviluppano sensibilità tesa alla continua e progressiva trasformazione della propria vita • approfondiscono i legami con la SS. Trinità e i fratelli • attingono direttamente alla sorgente che è Cristo morto e risorto, fonte di vita, di identità e di conversione

  9. Capitolo 1 La mistagogia isacramenti hanno origine nella liturgia di Pasqua attraverso il percorso mistagogico è possibile riscoprire la dimensione battesimale, attuandone tutte le potenzialità nella vita quotidiana

  10. Capitolo 1 La mistagogia responsabile della crescita spirituale del neofita (= nuova pianta) è la comunità: • chiamata ad accogliere questo suo nuovo figlio, a condividere con lei l’esperienza di fede, che non può racchiudersi in un passaggio esclusivamente individualistico e intimistico • genera e accoglie il neo battezzato, e, allo stesso tempo, essa stessa è generata e rinnovata nella Pasqua e nella Pentecoste

  11. Capitolo 2 Il metodo mistagogico nei Padri della Chiesa

  12. Capitolo 2 Il metodo mistagogico nei Padri della Chiesa la Teologia alla base delle catechesi mistagogiche è la cosiddetta Tipologia • esempi: le catechesi in stile omiletico, tenute dai Padri della Chiesa fino al IV sec. dC. I principi teologici, lo stile narrativo e i contenuti biblici offrono al neofita dei nostri tempi, una formazione adeguata che lo introduca nel mistero di Cristo • l’uso della Tipologia è alla base dei testi mistagogici patristici. La scuola di Antiochia e la scuola di Alessandria si contendono il primato per la bellezza e per l’efficacia dei temi trattati nelle catechesi

  13. Capitolo 2 Il metodo mistagogico nei Padri della Chiesa • i vari esponenti furono Teodoro che prediligeva il metodo allegorico; Cirillo di Gerusalemme che utilizzava un metodo del tutto personale; mentre Giovanni Crisostomo inserisce il tema morale al centro delle sue omelie • in base ai contenutiAmbrogio sovrappone l’Antico e il Nuovo Testamento, dando un’unica prospettiva liturgica tra realismo ed efficacia sacramentale. Di contro Cirillo, invece, differenzia i due Testamenti, senza confondere il sacramento con la realtà salvifica • il metodo del commento mistagogico dei riti dell’IC, viene riassunto in cinque tappe o livelli, tutte collegate l’una alle altre

  14. Capitolo 2 Il metodo mistagogico nei Padri della Chiesa prima tappa inizia con l’omileta che descrive il rito, il gesto o l’azione di cui si vuole esplicitare il significato

  15. Capitolo 2 Il metodo mistagogico nei Padri della Chiesa seconda tappa si risale al riferimento biblico che richiama l’evento di salvezza compiuto da Dio • ci si immerge totalmente nell’evento di salvezza che può essere attinto dal Vecchio o Nuovo Testamento

  16. Capitolo 2 Il metodo mistagogico nei Padri della Chiesa terza tappa si risale dall’evento di salvezza • cioè si cerca di comprenderlo più chiaramente facendosi aiutare da ulteriori passi biblici, che consentono di passare dal rito all’evento

  17. Capitolo 2 Il metodo mistagogico nei Padri della Chiesa quarta tappa permette di passare da quanto descritto nella Scrittura e dall’evento di salvezza all’applicazione al rito • il rito viene arricchito dal passo biblico, dal contenuto, dall’evento e dal contenuto teologico • la liturgia viene interpretata alla luce della Parola che reca con sé gli eventi di salvezza • l’ultima fase è la sintesi delle tappe precedenti eviene espressa mediante la terminologia della sacramentalità

  18. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia

  19. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia IL METODO • l’applicazione pratica dei principi metodologici espressi, vengono di seguito sintetizzati in otto punti salienti • rappresentano indicazioni e suggerimenti semplici e fattibili per la pastorale delle nostre parrocchie

  20. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia • Priorità della evangelizzazione e della fede Sono due le fonti a cui attingere per illustrare il tema: • SacrosantumConcilium, al numero 9 • Lettera ai Romani di Paolo. Entrambe affermano che «prima di accostarsi alla fede gli uomini devono sentirsi interpellati da essa». • prima conoscenza di Dio, poi adesione alla fede. Quest’ultima trae nutrimento dall’ascolto della Parola e dalla Celebrazione del Mistero pasquale di Cristo.

  21. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 2. L’esperienza del sacramento ricevuto rende possibile e facilita la conoscenza del mistero di Cristo gli scritti di Sant’Ambrogio e l’icona di Emmaus ci aiutano nella comprensione • il Santo di Milano afferma: «una volta rinnovati per mezzo del Battesimo, possiate condurre il genere di vita che conviene a coloro che sono stati purificati»

  22. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia il catechista aiuta il neobattezzato a fissare lo sguardo sul Mistero e lo Spirito Santo, ispiratore e maestro per eccellenza, opera nel suo cuore • come ai discepoli di Emmaus, dapprima «stolti e lenti di cuore» così ai neofiti si «aprirono gli occhi alla frazione del pane e lo riconobbero» le parole ascoltate e la mensa condivisa permettono di gustare la Presenza viva del Signore

  23. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 3. Il contributo di una comunità vera la Comunità diocesana, il Vescovo, la Comunità parrocchiale sono responsabili della crescita spirituale dell’iniziato Sant’Agostino ci ricorda: «È tutta la Chiesa dei santi che agisce, poiché essa tutta genera tutti e ciascuno»

  24. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 4. Una iniziazione integrale la maturità di fede del nuovo discepolo può avvenire soltanto se c’è armonia tra ortodossia e ortoprassi • la formazione biblica, che culmina nella partecipazione alla liturgia, se non applicata alla vita reale, rimane pura e sterile catechesi concettuale e moraleggiante • si prediliga una catechesi esperienziale, in cui il soggetto sperimenti in sé l’oggi della salvezza, sia toccato nella sua storia personale

  25. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 5. Maturazione per gradi e globalità di esperienze • la maturità di fede è un percorso graduale, fatto di momenti legati intimamente ad esperienze forti e scandito dalle tappe dell’Anno Liturgico • la catechesi non sia teorica, non sia mero indottrinamento, vi sia sinergia tra le dimensioni dell’ascolto, della pratica della preghiera, degli scrutini, dell’esercizio della carità • il metodo mistagogico propone una catechesi basata su segni tangibili da vivere: rapporti diretti con la Comunità, testimonianza di vita

  26. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 6. Nel contesto celebrativo dell’Anno Liturgico si richiama l’insegnamento di S. Giovanni Crisostomo egli afferma: «la determinazione temporale ha qualcosa di misterioso» • anche nel nostro primo Piano pastorale “Nel giorno dopo il sabato…”, si afferma che l’Anno Liturgico ruota intorno all’evento pasquale, esso è inteso come “pasqualizzazione del tempo”

  27. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 7. La celebrazione liturgica è una preziosa catechesi in atto • tutte le umane dimensioni sensoriali vengono sollecitate nella Liturgia • lo spirito, la vista, la parola, i vari movimenti del corpo, la gioia, il senso della festa, la comunione “con ciò che non si vede” sono i fattori che conducono i credenti ad una partecipazione attiva e consapevole, rendendoli protagonisti e non spettatori passivi

  28. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 8. Esprimere nella vita quanto si è ricevuto mediante la fede • l’Iniziazione Cristiana deve permettere al discepolo la rinascita alla vita nuova • S. Giovanni Crisostomo, nei suoi scritti, ci ricorda: «noi che abbiamo rivestito il Cristo e siamo ritenuti degni di averlo come ospite, potremo con la perfezione della vita, anche tacendo, mostrare a tutti la potenza di colui che abita in noi»

  29. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia L’ ATTUALITA’ • inuovi contesti culturali, ampiamente analizzati e decriptati in tante occasioni di confronto, anche nella nostra realtà diocesana, ci obbligano a rivedere tutta la nostra pastorale • la rassegnazione e il poco coraggio che trasudano dai nostri cammini, devono lasciare spazio ad un rinnovato slancio missionario • recuperando i fondamenti della fede cristiana è possibile dare vita nuova anche al nostro modo di comunicare all’uomo del nostro tempo la bellezza del messaggio evangelico

  30. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia il metodo mistagogico si propone di recuperare due obiettivi: • il senso del mistero • le dimensioni dell’ascolto, della fede e dell’amore

  31. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia • Il senso del mistero I documenti riguardanti il Sinodo dei Vescovi del 1990, richiamano al concetto di “Educare al mistero”. Tra le diverse considerazioni • si afferma che nella nostra società fortemente scolarizzata, in cui il Cristo viene completamente ignorato, è necessario ripartire dai principi fondamentali della fede e della preghiera: l’eucaristia quotidiana, la lectio divina, la direzione spirituale • ci si interroga anche se la vita dei presbiteri, dei religiosi, dei laici e il modo di celebrare la Liturgia sono espressione del senso del Mistero • si riflette, quindi, sulla coerenza di vita di coloro che annunciano il Vangelo e cioè sulla correlazione tra fede e vita da parte di coloro che ne hanno la responsabilità

  32. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia 2. Le dimensioni dell’ascolto, della fede e dell’amore • la mistagogìa, attraverso i segni, abilita ad una nuova capacità visiva, cioè riconoscere in quello che si vive e si fa durante la celebrazione liturgica, l’oggi della salvezza • una catechesi basata sui segni liturgici porta ad un’esplorazione profonda dell’universo della fede, dando il primato alla vita più che ai concetti

  33. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia la mistagogìa comporta uno stile nuovo di celebrare: • evitare di compiere riti, si deve celebrare una Persona • servire Dio e il popolo con umiltà. Gli atteggiamenti e i comportamenti adottati nel proclamare la Parola riconducano alla presenza viva di Cristo

  34. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia • liberare le feste liturgiche dall’episodico e dal sensazionalismo. Si vivano nella pienezza dell’evento pasquale del Signore morto e risorto; si renda comprensibile il compimento delle promesse di Dio attuato nell’oggi della salvezza, attraverso l’opera di Cristo per noi • educare i fedeli alla sequela di Cristo, mediante un percorso graduale, circolare e ciclico, valorizzando la ricchezza dell’Anno Liturgico

  35. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia • celebrare le feste come momenti favorevoli alla crescita spirituale di tutti, e non considerare le stesse come semplici iniziative pastorali. Esse, invece, si pensino come continue occasioni offerte dal Signore per la nostra redenzione

  36. Capitolo 3 Il metodo e l’attualità della mistagogia tutto ciò può essere riepilogato nella metodologia catechistica di Sant’Agostino, il quale dichiara che il fine ultimo della catechesi è la “charitas”: «chi ti ascolta, ascoltando creda, credendo speri, sperando ami»

  37. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua ESEMPIO DI CATECHESI EVOCATIVA DEI SIMBOLI DELLA SALVEZZA

  38. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua il Tempo di Pasqua si colloca liturgicamente tra la domenica di Resurrezione e la Pentecoste

  39. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua il Tempo di Pasqua è anche tempo dello Spirito Santo • per i catecumeni la Veglia di Pasqua segna l’inizio della mistagogia • per tutti gli altri rappresenta l’occasione per la riscoperta del proprio Battesimo e tempo di conversione la liturgia pasquale si trasforma in esperienza vitale, passando dal mistero di Cristo alla nostra realtà quotidiana

  40. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua il Rinnovamento della Catechesi detta i criteri da seguire affinché i segni riflettano l’essenza del significato I segni devono: a) lasciar trasparire la realtà divina che in essi si esprime b) tradurre e attuare la gloria divina per l’uomo

  41. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua c) comunicare la verità di salvezza che evocano, senza fermarsi al simbolismo d) rendere possibile il passaggio dai segni visibili agli invisibili misteri e) evitare il duplice rischio di parlare dei segni senza riferimento al mistero e di presentare il mistero senza riferimento ai segni

  42. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua IL FUOCO l’accensione del fuoco è il primo momento vissuto durante la notte di Pasqua dalla comunità: • si scopre convocata intorno al simbolo del calore, della luce che rischiara le tenebre, della fiamma che crea intimità da questo “fuoco nuovo” ogni fedele riceverà la luce che illumina, abbellisce e riscalda il fuoco è simbolo di Cristo che offre il Suo Corpo in sacrificio e del potere santificante di Dio

  43. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua IL CERO PASQUALE la Veglia di Pasqua è un vero e proprio alternarsi di luce e di tenebre (il popolo di Dio entra in Chiesa al buio, in attesa che dal fuoco nuovo rinasca la sorgente della luce) • il cero nuovo, prodotto con la cera delle api, rappresenta Cristo luce del mondo • sul cero vengono impressi i simboli del Tempo, l’Alfa e l’Omega, Gesù Signore della Storia e del Tempo

  44. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua • i grani di incenso rievocano le cinque piaghe riportate da Gesù durante la Crocifissione • viene introdotto processionalmente in Chiesa e tutti i presenti, con le candele, attingono da lui la vera Luce • viene acceso sempre durante le celebrazioni del Tempo di Pasqua, e ogniqualvolta si debba sottolineare l’importanza della Luce

  45. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua L’ACQUA durante la Veglia l’elemento dell’Acqua assume un simbolismo fortissimo (nella nostra quotidianità essa lava, disseta, rinfresca, dona forza alle macchine e vita ai campi) • durante la notte di Pasqua richiama il lavacro del Battesimo, sacramento che ci lega indissolubilmente a Cristo Risorto

  46. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua • viene utilizzata per il gesto della Croce entrando in Chiesa, per le benedizioni durante il rito di dedicazione della Chiesa e per le Esequie • Dio ci dona l’acqua per colmare la nostra sete e per farci rinascere nel mistero della Pasqua di Cristo

  47. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua DAI SEGNI ALLA LITURGIA DELLA VITA i segni della liturgia pasquale devono aiutare il cristiano a renderlo adulto nella fede la Veglia, attraverso i tanti simboli, deve alimentare lo slancio missionario e la gioia da diffondere nei vari ambiti della vita

  48. Capitolo 4 I Simboli della Pasqua FRUTTI DELLO SPIRITO che caratterizzano ogni cristiano sono: • la mitezza • la pace • la carità • la benignità • la fedeltà • la pazienza

  49. FINE FINE

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