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Islam e paesi musulmani

Islam e paesi musulmani. Nei paesi musulmani, generalmente ai cristiani è riconosciuta la libertà di professare la loro religione, ma con diverse limitazioni.

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Presentation Transcript


  1. Islam e paesi musulmani

  2. Nei paesi musulmani, generalmente ai cristiani è riconosciuta la libertà di professare la loro religione, ma con diverse limitazioni. In Arabia Saudita è formalmente vietata ogni religione che non sia quella musulmana; la presenza di stranieri cristiani è tacitamente tollerata, ma essi non possono in alcun modo manifestare la propria fede: non possono costruire chiese, e non possono pregare, se non nelle ambasciate! Persino il possesso della Bibbia è considerato un crimine. La libertà di coscienza è sconosciuta all’Islam e i cristiani in medio oriente sono considerati di quarta categorie e da distruggere. In generale nei paesi arabi i cristiani sono oggetto, da parte della popolazione musulmana, di forme di discriminazione più o meno gravi, che negli ultimi decenni hanno portato molti di loro a emigrare o a convertirsi all'Islam. La popolazione cristiana è in calo più o meno pronunciato in tutti i paesi del Medio Oriente. La conversione di musulmani al cristianesimo è poi vista come un crimine (apostasia) e, anche nei paesi in cui la legge la consente, i convertiti sono spesso oggetto di minacce e vendette da parte della popolazione. Paesi Musulmani

  3. L’ ISLAM Maometto e la nascita dell’Islam L’Islam nasce e si sviluppa circa quattordici secoli fa nelle due principali città arabe, La Mecca e Medina, che si trovano in una regione lungo il Mar Rosso, fra le oasi ed i deserti dell’Higàz, abitata, all’epoca, da popolazioni nomadi articolate in stirpi suddivise in tribù e in famiglie poligamiche. Tra il 610 ed il 632, quindi, la storia dell’Arabia, e poi quella del Medio Oriente e del mondo intero, sarà segnata dalla straordinaria personalità di Maometto, il cui nome Muhammad significa il “glorificato”. Nato nel 570 a La Mecca, orfano del padre prima della sua nascita, Maometto viene allevato dalla madre Amina fino all’età di sei anni. Persa la mamma in giovane età viene adottato prima dal nonno e poi dallo zio paterno Abu Talib, entrambi membri dell’importante tribù di Quraysh, che lo avvia al commercio carovaniero e alla possibilità di venire a contatto con uomini di religioni e culture diverse. A 25 anni va alle dipendenze di Khadija, una ricca vedova che organizza carovane e con la quale si sposa e con cui avrà numerosi figli.

  4. Cosa predica Maometto Nell’anno 610, a quarant’anni, comincia a sperimentare una crescente tensione spirituale che lo spinge a ritirarsi in solitudine, fuori della Mecca, per meditare e a decidere di dedicare tutte le sue energie per annunciare il Dio unico. Un Dio che non è sconosciuto nell’ambiente arabo anche per la presenza di numerose tribù ebraiche e cristiane; addirittura gli unici tre regni arabi conosciuti, prima o durante l’avvento dell’Islam, sono regni arabo-cristiani. L’ambiente arabo è dunque, in un certo senso, favorevole ad accogliere una predicazione monoteista. La predicazione alla Mecca avviene con un messaggio chiaro, semplice e segnatamente religioso: c’è un solo Dio, Allah (al-llah = il Dio) e, nel giorno del Giudizio eterno, ognuno verrà giudicato secondo i suoi atti e quindi destinato all’inferno (chi ha fatto male), o al paradiso eterno (chi ha fatto bene). E’ necessario implorare da Dio il perdono dei peccati, recitare le preghiere prescritte del mattino e della sera, tenersi lontano dall’adulterio e rifiutare la consuetudine araba di seppellire vive le neonate. Inoltre deve essere applicata una giustizia sociale verso la vedova, l’orfano ed il povero, vivendo un distacco dalle ricchezze terrene: sono accenti simili a quelli del profeta ebreo Amos dell’Antico Testamento.

  5. Maometto si dice essere il profeta che Dio ha scelto per comunicare all’umanità l’ultima rivelazione, che gli è stata comunicata dall’arcangelo Gabriele in una grotta del monte Hira. La sua “missione” causa dei momenti d’ incomprensione della gente, per cui egli cerca, dapprima, il sostegno dei cristiani e degli ebrei della Mecca e poi anche degli ebrei di Medina. Uomini che chiama la “gente del Libro, in quanto ebrei e cristiani sono gli unici a possedere un Libro rivelato. Questi concordano con Maometto per quanto concerne il monoteismo, la dottrina relativa all’Ultimo giorno ed alla risurrezione dei morti, ma non accettano affatto la sua pretesa profetica. All’inizio le idee di Maometto non incontrano una forte opposizione tra gli abitanti della Mecca, anzi viene anche un po’ deriso ed accusato di essere schiavo di uno spirito maligno, quasi un indovino. In realtà egli non intende fondare una nuova religione, ma solo ammonire gli arabi sul prossimo arrivo del giorno del Giudizio, ma, al di fuori di un piccolo gruppo di giovani di modesta condizione, sono poche sono le persone che lo seguono.

  6. L’egira ovvero l’emigrazione di Maometto La Mecca oltre ad essere un centro commerciale importantissimo è anche un punto di raduno per le varie religioni: i vari dei sono adorati con diversi riti nel mese di pellegrinaggio in cui le tribù arabe si radunano per adorarli attorno alla Ka’ba, la costruzione cubica contenente una pietra nera. Là si riuniscono anche per comprare, vendere e per competere in gare di poesia. Quindi, col tempo, la predicazione di Maometto comincia a dare fastidio ai meccani e a non piacere perché, oltre a condannare gli idoli, minaccia gli interessi economici delle tribù che si arricchiscono grazie al commercio ed ai pellegrini annuali; inoltre la predicazione che invita alla solidarietà con i poveri infastidisce. Questo rifiuto dei suoi concittadini viene letto da Maometto come una conferma nella convinzione di essere il profeta, osteggiato come tutti coloro che lo avevano preceduto, secondo il detto “nessuno è profeta in patria”. Maometto si sente sempre più isolato perché ad opporsi, a lui oltre a 4 o 5 tribù, vi è anche la sua potente tribù di Quraysh; il suo seguito è costituito da poche ed umili persone e, col crescere dell’opposizione, decide di fuggire con i suoi seguaci in Etiopia, sede di un regno cristiano, dove viene accolto con molta generosità. Si racconta che il re etiope, il Negus, ascoltando la traduzione dei versetti riguardanti l’Annunciazione nel Corano, si commuovesse e chiamasse “fratelli” i suoi ospiti. Ma l’opposizione dei meccani cresce e Maometto decide di mettersi d’accordo con la città rivale, Medina, seconda città dell’Arabia, i cui abitanti si rendono disponibili ad accoglierlo coi suoi seguaci. La notte fra il 15 ed il 16 luglio 622 Maometto fugge a Medina (egira), dove oltre ai pagani arabi vivono anche tre potenti tribù ebraiche. Qui comincia a fare patti con tutti ed inizia ad organizzare la vita sociale, politica, culturale e religiosa dei suoi seguaci.

  7. Maometto riconosciuto come profeta Maometto ed i suoi seguaci, all’inizio, orientano verso Gerusalemme la preghiera per accattivarsi le simpatie delle ricche tribù ebraiche che gli garantiscono il mantenimento anche se continuano a non riconoscerlo come profeta. Così, dopo circa un anno e mezzo, egli decide di orientare la preghiera verso La Mecca per guadagnare a sé gli arabi pagani ed anche la sua tribù d’appartenenza. Lo stesso digiuno, che prima durava un solo giorno come il Kippur degli ebrei, diventa di un mese, e diviene uno dei mesi sacri. Decide anche di fare una serie di razzie per fare bottino e, per spezzare il suo isolamento, stringe patti con alcune tribù, attacca e ne sottomette altre, costringendole a pagare tributi, fino ad allargare numericamente e politicamente la base dei seguaci. Osa anche qualche tentativo di attacco contro La Mecca o contro le carovane di commercianti meccani fino ad essere ferito ed a rischiare la vita. Ora si sente abbastanza forte da poter attaccare gli ebrei, per cui le tre tribù ebraiche vengono espulse da Medina ed i loro beni sono confiscati dai musulmani. La base di seguaci si allarga con le tribù arabe ed, essendo ormai ricco e forte militarmente, Maometto può confrontarsi con La Mecca e, due anni prima della sua morte, riesce ad entrare pacificamente nella città ed a vedere riconosciuta la sua supremazia. Si comporta con generosità con i suoi ex concittadini anche se esige che vengano distrutti tutti gli idoli attorno alla Ka’ba. Quando nel 632 muore, l’intera Arabia centrale è ormai un’unità politica fondata sulla nuova fede e riconosce Maometto come governante e profeta inviato da Dio.

  8. Il Corano, la parola “increata” di Dio Il libro sacro dell’Islam (termine che vuol dire “sottomissione” ) è il Corano (qur’an,cioè recitazione) che, nella notte della chiamata profetica di Maometto, è “fatto scendere” sul profeta, per mezzo dell’arcangelo Gabriele, nel corso di una ventina di anni, per poter essere poi comunicato ai suoi fedeli “a pezzi” secondo le circostanze e per risolvere problemi sociali, economici, di famiglia, matrimoniali, di rapporti coi figli, con gli schiavi, con gli ebrei, con i cristiani. Tutte queste rivelazioni, all’inizio, non erano inserite in un libro ma venivano tramandate a memoria, ovvero trascritte su pezzi di coccio, su foglie di palma, su pergamena o su ossa di cammello. Solo successivamente alla morte del profeta tutti questi pezzi vengono raccolti per costituire un libro, cosa che Maometto non ha mai voluto accadesse durante la sua vita. Il Corano è suddiviso in 114 capitoli, chiamati sure, con oltre 6000 versetti; essendo “disceso dal cielo”, come parola di Dio trasmessa dall’arcangelo Gabriele, non può essere oggetto di interpretazione critica o storica.

  9. Il Corano si basa sull’Antico Testamento, sul Nuovo Testamento e sui vangeli apocrifi. È composto di 2 parti che corrispondono a due periodi storici di Maometto: il primo, quello più spirituale, a La Mecca; il secondo, di carattere politico e violento, a Medina. La prima parte, de La Mecca, è più breve rispetto alla seconda. In essa si predica la fede in un unico Dio, fare il bene, evitare il male e credere nel giudizio finale. Maometto non viene mai citato, mentre vengono citati i cristiani e gli ebrei, considerati come esempio di chi potrebbe entrare nel paradiso. La seconda parte del Corano è quella più lunga e predica l’azione anche violenta per difendere Dio e il suo Profeta dai miscredenti e dagli ipocriti che pretendono di essere musulmani ma che in realtà quando c’è da sacrificarsi e fare la guerra si tirano indietro. In questa parte del Corano Dio e il suo Profeta sono strettamente legati. Dio può essere adorato e difeso solo difendendo il suo Profeta. Chi difende Dio e il suo Profeta è chiamato dal Corano “Hezbollah”.

  10. Per i musulmani il Corano è più di un documento storico degno di fede: è la stessa parola di Dio, il Verbo e occupa nell'Islam la posizione centrale occupata da Gesù nel Cristianesimo. Possiamo affermare che, come per i cristiani il Verbo si è fatto carne in Gesù, così per i musulmani si è fatto Libro nel Corano. In prospettiva islamica, il Corano non corrisponde alla Bibbia o al Vangelo, ma a Cristo. Secondo la tradizione, quando Maometto riceveva una rivelazione, la recitava subito a un'assemblea di uomini, poi a un'assemblea di donne; dettava il testo ad uno scriba e chiedeva ai suoi seguaci di impararlo a memoria.

  11. La vita morale insegnata dal Corano si basa essenzialmente sull'obbedienza a Dio e al suo messaggero Maometto. Per il Corano esiste un solo peccatograve: il rifiuto di sottomettersi a Dio nell'Islam. Le virtù coraniche sono affini alle virtù cristiane: Fede resa viva delle buone opere Condanna del formalismo religioso Onestà nell'agire Beneficenza senza eccessi Rispetto e bontà coi genitori Pudicizia Perdono delle offese Fratellanza di tutti i credenti. Misbaha o Tasbih

  12. La spiritualità dell’islam L’Islam si basa su cinque pilastri: -shahàda: la professione della fede in Allah e nel suo profeta -salàt: la preghiera cinque volte al giorno (all’alba, verso mezzogiorno, nel pomeriggio, al calar del sole, di notte) -zakàt: l’offerta dell’elemosina rituale -sawm-ramadan: il digiuno di un mese -hajj: il pellegrinaggio alla Mecca da compiersi almeno una volta nella vita per chi ne ha la possibilità Il fedele islamico viene chiamato alla preghiera dal muezzin dall’alto del minareto e deve rispettare alcuni riti quali le abluzioni e la prostrazione in maniera formalmente perfetta. La preghiera più importante è la seconda che cade circa a mezzogiorno; il venerdì rappresenta il giorno festivo per il musulmano. In moschea, al venerdì, si leggono dei brani scelti del Corano ed i fedeli, inginocchiati su un tappeto, rivolgono le loro preghiere ad Allah orientati verso La Mecca. E’ da sottolineare che la preghiera e il digiuno sono atti collettivi: i musulmani si ritrovano insieme, nello stesso istante, a compiere gli stessi gesti, a pronunciare le stesse preghiere. La stessa cosa accade col pellegrinaggio alla Mecca che è un incontro straordinario che coinvolge milioni di uomini.

  13. Questo sincronismo collettivo infonde al fedele islamico una forza grandissima e mette in risalto l’unità tra musulmani. Anche il Ramadan offre simili suggestioni: tutti faticano e digiunano durante il giorno e poi, al tramonto, si precipitano sull’acqua per bere e sul cibo da consumare insieme. Tutti i musulmani sono uguali, ma sono in molti a dedicarsi allo studio delle varie articolazioni dell’islam. Chi studia la tradizione diviene muhaddith; chi studia il diritto diventa faqih o mufassir, dottore della legge; chi compie studi generici del Corano e della tradizione diventa iman, che guida la preghiera alla moschea; chi ha una bella voce e si dedica, dietro compenso, a fare l’appello alla preghiera cinque volte al giorno si chiama muezzin; e chi gode di una riconosciuta autorità religiosa è lo sheikh,sceicco. Ogni musulmano deve vivere e lottare per Dio e nel Corano questa tensione del fedele è detta jihad (= sforzo). Si distinguono una grande e piccola jihad: la prima è la lotta contro l’egoismo ed i mali della società - insomma uno sforzo etico e spirituale -, mentre la seconda è la guerra santa da combattere contro gli infedeli in nome di Dio. Preghiera nel Duomo di Milano

  14. Le divisioni nell’islam Nel mondo islamico la divisione fondamentale tra sunniti, il 90%, e sciiti, 10%, risale agli avvenimenti seguiti alla morte del profeta Maometto, la questione della successione, di chi deve prendere il suo posto, la lotta per il Califfato. Per i sunniti il successore deve essere Ebu Bekir, per gli sciiti invece Ali, marito di Fatima la figlia di Maometto. Gli sciiti vivono principalmente in Iran, Pakistan, Iraq, Libano ed in alcuni Paesi del Golfo. I sunniti si attengono alla sunna, che è l’insieme delle tradizioni islamiche legate a Maometto, sono divisi in quattro “riti” o scuole: la hanafita diffusa in Turchia, Egitto, Siria, Iraq, Pakistan, Afghanistan ed India; la malikita diffusa nel Maghreb e nell’Africa nera; la shafi’ita diffusa in Africa orientale, Sud arabico ed Indonesia; e la hanbalita dell’Arabia Saudita che ha dato origine alla rigida dottrina wahhabita della famiglia reale di Riad. Tra gli sciiti, come tra i sunniti, ci sono poi correnti diverse.

  15. Calendario 2011 e festività dell’Islam Contrariamente al calendario gregoriano, che è solare, quello dell’Islam si basa sul ciclo lunare. La differenza è che gli anni lunari sono più brevi (354 o 355 giorni) per cui i dodici mesi hanno 29 o 30 giorni. La settimane è fatta di 7 giorni e quello più importante è il venerdì (yawm al-jumu’a, “il giorno dell’assemblea”), giorno in cui i credenti si riuniscono nella moschea per pregare sotto la guida dell’imam, in occasione della preghiera di mezzogiorno, durante la quale ogni attività professionale è teoricamente vietata. Schema di una moschea Principali feste, digiuni e vacanze. Date provvisorie dei grandi eventi religiosi, (possono variare da +/- un giorno).

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