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Roberto Burlando Dipartimento di Economia Università di Torino

Multidimensionalità, diversità e marginalità. Complessità del reale e iper-semplificazione delle rappresentazioni. Utilitarismo, materialismo ed eudaimonia. Roberto Burlando Dipartimento di Economia Università di Torino. La crisi finanziar ia.

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Presentation Transcript


  1. Multidimensionalità, diversità e marginalità.Complessità del reale e iper-semplificazione delle rappresentazioni.Utilitarismo, materialismo ed eudaimonia Roberto Burlando Dipartimento di Economia Università di Torino

  2. La crisi finanziaria

  3. Carlo Trigilia(sociologo economico)sul "Sole-24 Ore " (inizio aprile) • mette in guardia la classe politica dalle possibili esplosioni di conflittualità sociale che l'aggravarsi della crisi economica potrebbe innescare a causa delle forti disparità salariali e della crescita delle disuguaglianze tra chi ha accumulato fortune e chi è stato defraudato del potere d'acquisto. • Occorre, dice Trigilia: • alimentare uno spirito solidale e • stendere una rete di protezione sul lavoro per evitare che il conflitto si allarghi.

  4. Jean-Paul Fitoussi, economista, presidente Osservatorio per le congiunture economiche (intervista "Repubblica” il 2.4.09) "La chiamano in vari modi, ma le dico io cos'è. E' una rivolta. Questa è una rivolta popolare non coordinata, spontanea. E molto pericolosa". "L'attuale crisi va esaminata nella sua triplice dimensione: economica, finanziaria e intellettuale. Contrariamente a quello che si pensa, il vero ostacolo per una ripresa è l'ultimo aspetto: quello intellettuale. La crisi proviene infatti da una grande menzogna. Non soltanto dei finanzieri, ma anche di politici, forse in buona fede, diventati prigionieri di una dottrina assolutista e che ha prodotto effetti catastrofici”.

  5. Era tutto una gigantesca illusione? • "Assolutamente sì. • Le faccio un esempio. Ci dicevano che nuovi posti di lavoro si potevano creare soltanto in relazione alla loro produttività marginale. I lavoratori dovevano insomma essere pagati in proporzione al loro apporto produttivo. • Eppure scopriamo oggi che, in realtà, la classe dirigente di molte imprese non veniva pagata con questa regola. • Anzi, è stato esattamente il contrario: la maggior parte dei dirigenti del sistema finanziario ha avuto una produttività negativa, continuando però a incassare remunerazioni astronomiche".

  6. Come si esce da questa crisi? "La situazione è molto grave. Ora che si chiedono sforzi supplementari ai lavoratori, ci si accorge che negli ultimi trent'anni il salario medio si è globalmente abbassato. In sostanza, abbiamo permesso che fossero rafforzate le discriminazioni economiche. La dottrina andava fino ad accettare che le disuguaglianze fossero considerate un fattore positivo di crescita e dinamismo economico. Questo ha provocato un'ovvia crisi della democrazia che, per sua stessa definizione, non può sopportare l'aumento delle disuguaglianze".

  7. Le origini strutturali della crisi attuale • Dal secondo dopoguerra ad oggi 4 grandi fasi economiche: • 45 - 71. Crescita con redistribuzione dei redditi • 71 - 80. Crisi SMI e crisi petrolifere. Stagflazione • 80 - 08. Finanziarizzazione e globalizzazione ultra- liberista: fondamentalismo di mercato • 08 – ? Crisi finanziaria, economica, energetica, • ambientale, di democrazia

  8. Cause prossime della svolta nel modello della crescita • Storicamente modello crescita non più sostenibile • Crisi USA, viveva sopra le sue possibilità • 1971 inconvertibilità dollaro in oro • crollo cambi fissi e accordi Bretton Woods • 1972 e poi 1976 shock petroliferi • Stagflazione • Risposte politico-economiche inadeguate alle • sfide/difficoltà. • Emerge una risposta iper – semplificata ma che ha • prodotto un sistema che è durato 30 anni: il • “fondamentalismo di mercato”

  9. Caratteristiche centrali della svolta neo-conservatrice e ultra-liberista: • Finanziarizzazione dell’economia • Deregolamentazione dei mercati • Liberalizzazionedei movimenti dei capitali internazionalied • esaltazione della speculazione finanziaria • Privatizzazioni anche dei beni e dei servizi (diritti fondamentali, servizi pubblici) che non sono adatti per loro natura ad essere erogati dal mercato • Commercializzazione della scienza • Pretesa (infondata) che non ci sia altro modo di • gestire l’economia e la società che quello attuale

  10. Fondamentalismo di mercato Visione ideologica, riduttivista e meccanicista dell’economia e della società. Basata su una interpretazione forzata (volgarizzazione) di un approccio economico già di per sé assai dubbio (equilibrio economico generale walrasiano) come interpretazione del mondo reale (vizi cartesiano e ricardiano). Ri-fondato su una interpretazione fortemente riduzionista sui piani antropologico, psicologico, sociologico, metodologico, di filosofia morale (utilitarismo): l’approccio della scelta razionale.

  11. Reddito, benessere e felicità: teoria e indicatori • PNL e GPI • Un modello di sviluppo insostenibile • Il paradosso di Esterling • Consumismo e materialismo in psicologia economica • Etica ed economia • Individualismo, meccanicismo e riduttivismo vs • complessità, termodinamica e approccio sistemico

  12. Reddito, benessere e felicità: teoria e indicatori • Felicità ed eudaimonia • L’etica delle virtù e gli ordinamenti sociali • Eudaimonia ed economia gandhiana • Diversi tipi di beni • Beni relazionali e felicità • Eudaimonia e sviluppo locale

  13. Molte riflessioni criticheattuali sono incentratesui temi della: - insostenibilità dello sviluppo attuale - definizioni – tra loro diversissime e a volte incompatibili– del concetto di sostenibilitàe di indicatori adeguati • necessità di – decrescereo invece - ri-trovare e approfondire una dimensione locale di uno sviluppo sostenibile. Dibattito complesso, che tocca molti piani. Un dato nuovo (almeno dopo il 1945) è che in molti Paesi industrializzati le attuali generazioni si trovano già, in media, in condizioni peggiori di quelle precedenti in quanto a prospettive di reddito, stabilità occupazionale etc.

  14. Stern Review. Cambiamento climatico. Costi stimati del non agire: • almeno 5% del GDP globale ogni anno per sempre, ma considerando un insieme più ampio di rischi e impatti il danno stimato sale a oltre il 20%. • I PI dovranno assumersi responsabilità per riduzioni nette delle emissioni, ma anche i Pvs dovranno fare la loro parte, senza rinunciare alla crescita. • Tackling climate change is the pro-growth strategy for the longer term, and it can be done in a way that does not cap the aspirations for growth of rich or poor nations. Indeed, ignoring climate change will eventually damage economic growth.

  15. Stern Review:principali LIMITI • Analisi centrata esclusivamente sul cambiamento climatico e non anche su esaurimento materie prime e future carenze energetiche. Limite dichiarato, da tenere presente solo per evitare di considerare questo rapporto come fornitore di un quadro completo della situazione attuale. • Considerazione prudente dei rischi collegati al cambiamento climatico ma orientata ad una visione alquanto ottimistica del presente e del futuro • Analisi fortemente radicata nella teoria economica prevalente, senza mettere in discussione alcuno dei suoi molti – e ormai evidenti – limiti, inclusi quelli cruciali per una analisi più realistica delle necessità di intervento. • Di prospettive più ampie si occupano le analisi, di scenario.

  16. World Oil and the Middle East • Non-OPEC oil will peak soon – OPEC will dominate

  17. World Supply Shortfall – Billions of Barrels • Source: Association for the Study of Peak Oil (ASPO) 2002 • All liquid hydrocarbons

  18. SOSTENIBILITÀ: molti significati e definizioni Rapporto Brundtland (1987): soddisfare le necessità del presente senza compromettere le necessità delle future generazioni. • Utilità non decrescente nel tempo (orizzonte temporale infinito) • Consumo non decrescente nel tempo (criterio di Hartwick-Solow) • Risorse naturali gestite in modo tale da mantenere le potenzialità produttive nel futuro. Stock di capitale (naturale + artificiale) non decrescente nel tempo (sostenibilità debole) • Stock di capitale naturale non decrescente nel tempo (sostenibilità forte) • Risorse naturali gestite in modo tale da mantenere un flusso sostenibile di servizi • Garanzia di condizioni minime di stabilità e resilienza degli ecosistemi

  19. Una definizione di sostenibilità duplice(Vercelli e Borghesi, 2005) • Nel rapporto Brundtland si sottolinea come il concetto di sostenibilità implichi “un impegno per l’equità sociale tra generazioni che per coerenza [..] deve essere esteso all’equità nell’ambito di ogni generazione”. • Condizione intergenerazionale o ambientale: pone l’attenzione sulla integrità dell’ambiente naturale (sostituibilità tra capitale naturale e creato dall’uomo è elemento centrale qui) • Condizioneintra-generazionale o sociale: richiede il garantire pari opportunità a tutti partecipanti alla competizione del mercato. Uguaglianza di condizioni di partenza.

  20. La sfida della complessità e della sostenibilità La sostenibilitànonè (J. Tainter): - passiva conseguenza del consumare meno - gestione “scientifica” degli ecosistemi - conservazione delle risorse e risparmio energetico Anche se richiede ciascuna di queste diverse attività La sostenibilità implicamolte scelte e molte attività : - dipende da scelte valoriali (a cosa le persone danno valore) - richiede costante e complessa attivitàdi “problem solving” - richiede utilizzo di risorse, in particolare di energia

  21. La sfida della complessità La sostenibilità – o il suo contrario, il collasso – dipendono da efficacia della attività di “problem solving”, in particolare dalla sua adeguatezza o meno. Il “problem solving”cresce in complessità e costi al crescere della complessità della organizzazione delle attività umane e quindi tende a presentare rendimenti decrescenti.. Uno dei gravi problemi attuali è proprio la persistenza dell’approccio riduzionista (sui diversi versanti) che non coglie i problemi della complessità, bensì li evita..

  22. Dobbiamo prioritariamente cercaredi ridefinire e approfondireil concetto stesso di sviluppo (modificandolo rispetto alla definizione consumistica prevalente) individuandone i significati cruciali (che dipendono dai nostri valori o principi) e le misure (indici) adatte e diffondendoli. Oggi molti sforzi sono orientati alla definizione di un insieme di indicatori e sembra persino che ad essi venga delegata la stessa definizione operativa del concetto di sostenibilità.

  23. Non c’è dubbio che abbiamo bisogno di sviluppare anche una metodologia contabile differente ed un insieme diindicatorieconomici e sociali significativamente diversi dagli attuali, che forniscono una visione falsa e distortasia deilivelli di benessere che delle loro variazioni in risposta a segnali di mercato e azioni politiche.

  24. Occorre però anche e soprattutto ripensare seriamente agli obiettivi prioritari dello sviluppo economico ed alle sue dimensioni. Credo sia necessario tornare a ragionare da cosa riteniamo costituisca una “vita buona”

  25. Consumismo e Materialismo • non sono eccessi o “deviazioni” di qualche soggetto labile, • non sono “accidenti” di percorso nella concezione economica dominante e nel “modello di sviluppo” che ne deriva, • sono la logica e necessaria conseguenza del modello di sviluppo (e del progetto di vita) del “fondamentalismo di mercato” (o“pensiero unico”). • Crescente diffusione di fenomeni di consumo compulsivo, con conseguenti indebitamenti

  26. Schor JB, Prices and quantities: Unsustainable consumption and the global economy, Ecological Economics, 55 (3): 309-320, Nov 05 Abstract:The ecological unsustainability of current consumption patterns is now well documented. One aspect of this problem which has not been sufficiently addressed is the growth of "excess consumption" driven by falling goods prices. Global capital mobility and excess global labor supply has allowed firms to depress wages and avoid paying environmental costs. Consumers have responded by purchasing increasing numbers of these artificially cheap goods. These trends suggest that achieving sustainable consumption in the US is not only a technical issue but will also involve fundamental changes in the global political economy to eliminate the artificially low prices of imported goods.

  27. Il modello di sviluppo della globalizzazione ultra-liberista ha enfatizzato il ruolo del consumo, facendone sempre più il “fondamento delle identità sociali degli individui” in molte economie avanzate e non solo, proprio su questa base si è organizzato il consenso sociale in questi anni. (Anche a questo ha contributo lo sviluppo e l’utilizzo dei media, con il rapporto che questi hanno costituito tra imprese e consumatori) Di Nallo e Paltrinieri, Cum-sumo, 2006

  28. CONSUMISMO e MATERIALISMO in PSICOLOGIA ECONOMICA Il materialismo è generalmente visto come una tendenza a dare valore ed a desiderare ardentemente i possedimenti mondani, ed è caratterizzato da tre elementi fondamentali (Richins e Rudmin, 1994):

  29. 1. i materialisti mettono il possesso e l’acquisizione del possesso al centro delle loro vite: ‘il consumo per il consumo stesso diventa una febbre’. 2. le cose possedute sono viste dai materialisti come necessarie al proprio benessere e sono la più importante fonte di soddisfazione nelle loro vite. 3. i materialisti tendono a giudicare gli altri e se stessi in termini di numero e qualità delle cose possedute. Dove ci portano il materialismo e la logica del capitale finanziario?

  30. Del paradigma neoconservatore e ultraliberista degli anni ’80 fa anche parte una concezione riduttiva di libertà (già tipico del monetarismo di Milton Friedman, cfr. “Free to choose”). In questo paradigma la libertà è vista, in primis e soprattutto quando non solo, come libertà di scegliere tra ciò che il mercato offre. Come precisa E. Anderson: “the most important ideal that the modern market attempts to embody is a particular concept of freedom... [that] consists in having a large menu of choices in the marketplace and in exclusive power to use and dispose of things and services in the private sphere without having to ask permission from anyone else” (Anderson 1990, pag. 180-181).

  31. Questo implica una concezione di libertà essenzialmente come libertà dalle obbligazioni nei confronti di altri, ma tipicamente: “we are not free to pursue the goods of deepest significance to human life under these conditions.” (pagine 202-203). Sia la sfera personale che quella della politica democratica ci offrono un diverso ideale di libertà ed in particolare: “Democratic freedom ... is freedom to participate in collective decisions. It is a freedom to be included , rather than to exclude others.”

  32. "The difficult task for modern societies is to reap the advantages of the market while keeping its activities confined to the goods proper to it" (E. Anderson 1990, page 204) But how are we to distinguish the proper market goods from the ones that are not? And what are the proper ethical limitations to the market?

  33. Il paradosso di Esterling Un paradosso ben noto in economia (detto paradosso di Easterlin) è che la crescita dei consumi (e l’indubbia focalizzazione dell’attenzione generale su di essi) nonha portato ad un miglioramento delle percezioni soggettive di benessere. Dunque la identificazione del progresso con la crescita continua della ricchezza materiale, tipica del pensiero unico, sembra un passaggio teorico (sia pur da molti accettato acriticamente) che poi non si sostanzia in una corrispondente percezione in merito al proprio benessere ed alla propria felicità.

  34. The burgeoning empirical literature on happiness has shown that the ability of ordinary economic goods at generating well-being is quite limited. Other factors previously neglected appear to play a no lesser role in explaining individual and group happiness. Among these are variables of the interpersonal sphere such as time spent with friends or relatives, the social climate at work, or participation in churches or associations.

  35. UTILITARISMO: limiti e alternative. • Dalla pluralità dell’utilitarismo al consumismo e materialismo: la genesi del “pensiero unico” • Utilitarismo, individualismo e meccanicismo • Dall’ individualismo, etico e metodologico, al riduttivismo • Individualismo metodologico vs approccio sistemico • Individualismo etico vs approccio dei principi • Limiti dell’utilitarismo: da Aristotele a Sen e Nussbaum, Caillé

  36. Le DUE RADICI dell’ ECONOMIA (A. SEN) 1. Filosofico – morale. In Occidente almeno da Aristotele, che nell’Etica Nicomachea distingue - oikos – nomikes e - crematistica In India riflessione etico - pratica dello Yoga (dharma) da almeno 3.000 AC – ripresa nella economia gandhiana 2. Ingegneristica. Essenzialmente dal 1800, ma diventa predominante solo dopo il 1945.

  37. VISIONI del RAPPORTO tra ETICA ed ECONOMIA. • Rapporto tra etica ed economia: schema • Complessità e rischio della deriva post-modernista (consumismo e relativismo indifferenziato). • Universalismo vs particolarismo, relativismo vs assolutismo. • Quale etica per quale economia?

  38. Rapporto tra etica ed economia

  39. Concezioni del mondo “La vita attuale è ancora improntata al modello newtoniano del XVII° secolo, che concepisce il mondo come macchina, (scomponibile in pezzi, isolabili e sostituibili). La legge dell’entropia costituirà il modello predominante del prossimo periodo storico.” (Rifkin, Entropia, pag. 15-16) Entropia(2° legge termodinamica): materia ed energia possono essere trasformate in una sola direzione, cioè da uno stato disponibile (utilizzabile) ad uno non più disponibile (inutilizzabile). Il modello newtoniano – della meccanica classica – è il pilastro fondamentale dell’approccio riduzionista e dell’individualismo metodologico

  40. Differenze paradigmatiche negli approcci nelle scienze naturali e sociali: • Individualismo metodologico / riduzionismo • (modello tuttora predominante malgrado i suoi evidenti limiti. Recenti tentativi di “ammorbidirlo” tra i sociologi, non tra gli economisti) • Olismo • (nelle scienze sociali versioni come lo strutturalismo ele forme più rigide di teoria dell’ identità sociale) • Approccio sistemico • (nelle scienze sociali ve ne sono alcune teorie, quale il paradigma del dono e le versioni dialogiche dell’identità sociale, ne sono a volte considerate come versioni specifiche)

  41. • Approccio riduzionista (individualismo metodologico): un sistema viene suddiviso in più sotto-sistemi fino a scomporlo ai minimi termini; le proprietà osservabili ai livelli inferiori vengono estese ai livelli superiori • Approccio sistemico: un sistema viene studiato valutandone sia le proprietà collettive (emergenti) che il funzionamento dei singoli componenti.

  42. Man mano che i livelli di complessità salgono lungo la gerarchia dell’atomo, della molecola, del gene, della cellula, del tessuto, dell’organismo e della popolazione, compaiono nuove proprietà come risultato di interazioni e di interconnessioni che emergono ad ogni nuovo livello. (S. J. Gould)

  43. Merita ricordare il monito di due prestigiosi scienziati naturali (Ilya Prigogine e Isabelle Stengers, in “La nuova alleanza”) in una riflessione recente sulle prospettive epistemologiche delle proprie discipline: “La nuova epistemologia deve passare da una conoscenza manipolatrice della natura, che seleziona e semplifica i sistemi oggetto di studio ad una conoscenza volta ad approfondire l’intreccio complesso di connessioni tra i diversi sistemi, alla luce della coordinata tempo.”

  44. Dal punto di vista sistemico l’ecosistema terrestre è un ciclo chiuso Un sistema chiuso non è compatibile con la crescita infinita di uno o alcuni dei suoi sottosistemi (la popolazione e l’economia) L’obiettivo della crescita economica continua e illimitata è dunque in contrastocon le leggidella termodinamica Fin qui la denuncia dell’approccio della de-crescita ha tutte le ragioni. Non è chiaro però cosa proponga..

  45. Individualismo metodologicoin economia • Possibile e (al contempo) necessario riferire l’insieme dei fenomeni sociali esclusivamente alle decisioni ed ai calcoli degli individui (solo gli individui possono essere soggetti) • L’unica possibilità di comprendere l’azione individuale è postulare che essa sia o “egoista” o almeno interessata (cioè disinteressata agli altri salvo che per gli effetti sulla propria utilità) e strumentalmente razionale • Paradigma definito individualistico, utilitaristico, contrattualistico, strumentalistico etc. • Rational action, teoria dei giochi, new economic history, neoistituzionalismo, public choice, convenzionalismo, teoria diritti di proprietà.

  46. Individualismo etico (o welfarismo Sen) • Due postulati: • i connotati degli stati del mondo si esauriscono nella percezione (e soddisfazione) che ne scaturisce per i singoli individui. Ciò che non è valutato come rilevante dall’individuo non deve essere valutato neppure dalla società. • ognuno è il miglior giudice per se stesso. • Da esso deriva la concezione degli ordinamenti sociali indiretti

  47. Ordinamenti sociali diretti e indiretti. Ordinamento Sociale indirettoè costruito esclusivamente sulla base delle preferenze dei singoli individui, senza che vi sia un qualche elemento postulato come essenziale prioritariamente rispetto ad esse (problemi riduttivismo ma anche autonomia) Ordinamento Sociale direttosi riferisce direttamente agli stati del mondo, sulla base di un alcuni principi etici e/o politici largamente condivisi. (Da processo costituzionale, convergenza tra visioni filosofiche o politiche oppure imposto da un dittatore o capo religioso).

  48. Imercati sono essenzialmente costruzioni sociali(e.g. analisi di law & economics). In genere non c’è nulla di naturale in una data configurazione di equilibrio di un mercato, solo una qualche consuetudine o posizione di potere (il mercato dei media oggi in Italia è un buon esempio) In genere il mercato è uno strumento importanteed efficacedi scambio e relazioni economiche - se adeguatamente regolamentato - per i “beni privati”.

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