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Dott.ssa Di Egidio Marika Dott.ssa Di Felice Virginia

Disturbi specifici dell’apprendimento e strategie didattiche. Dott.ssa Di Egidio Marika Dott.ssa Di Felice Virginia. Programma della prima giornata. I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): Criteri diagnostici secondo il DSM IV-TR e l’ICD-10. Definizione dei DSA: Dislessia;

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Presentation Transcript


  1. Disturbi specifici dell’apprendimento e strategie didattiche Dott.ssa Di Egidio Marika Dott.ssa Di Felice Virginia

  2. Programma della prima giornata • I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): • Criteri diagnostici secondo il DSM IV-TR e l’ICD-10. • Definizione dei DSA: • Dislessia; • Disortografia; • Disgrafia; • Discalculia. • DSA e ipotesi causali. • Identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento: • Indicatori di rischio in età prescolare e scolare; • Aspetti emotivi e comportamentali legati ai DSA

  3. Criteri diagnostici DSA

  4. I disturbi specifici dell’apprendimento:criteri diagnostici • Principali riferimenti internazionali: • Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorder, 4th edition, Text Revision (DSM IV-TR, APA, 2002). • International Classification on Disease, 10th revision (ICD-10, OMS, 2007). • In Italia le diagnosi funzionali prodotte ai fini della certificazione assumono i codici ICD-10.

  5. Criteri diagnostici secondo l’ICD-10 F81. Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche. • Disturbi nei quali le abilità normali di acquisizione delle capacità in questione sono compromesse sin dalle fasi iniziali dello sviluppo. • Essi si manifestano con specifiche e significative compromissioni nell’apprendimento che non sono il risultato diretto di una mancanza delle opportunità di apprendere, di un ritardo mentale e non sono dovute ad alcuna forma di trauma o malattia cerebrale acquisita (OMS, 2007).

  6. DSA: criteri diagnostici (DSM IV-TR) 315. Disturbi dell’Apprendimento • Il livello raggiunto nella lettura/scrittura/calcolo, misurato da test standardizzati sommininistrati individualmente, è sostanzialmente al di sotto di quanto previsto in base: all’età cronologica del soggetto, alla valutazione psicometrica dell’intelligenza, a un’istruzione adeguata all’età. • L’anomalia descritta al punto A interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura/scrittura/calcolo. • Se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà di lettura vanno al di là di quelle di solito associate con esso.

  7. E infine… • Il bambino con DSA deve aver avuto adeguate opportunità sociali e relazionali.

  8. Potremmo chiederci… Tutti gli alunni che manifestano un disagio e/o uno scarso rendimento scolastico hanno un DSA?

  9. DSA quando… • Evidenziabile un problema neuropsicologico • Il divario fra QI e prestazioni è ritenuto significativo se inferiore di almeno 2 deviazioni standard (ds), in quanto può essere presente solo nel 2 % circa della popolazione

  10. Quando la diagnosi? • Nonostante la possibilità di un’identificazione precoce dei fattori di rischio, la diagnosi di DSA è possibile solo al termine del processo di istruzione, collocato: • Alla fine della 2^ primaria per le abilità di letto-scrittura; • Alla fine della 3^ primaria per le abilità di calcoloe per ladisgrafia.

  11. Definizione dei DSA

  12. Tratti comuni dei DSA • Secondo la CC, indipendentemente dalla funzione compromessa, i disturbi specifici evolutivi presentano tratti comuni: • Natura costituzionale del disturbo • Comorbilità • Espressività clinica variabile • Persistenza delle difficoltà • Instabilità nelle prestazioni

  13. Diagnosi dei DSA • I DSA vengono classificati in relazione alla funzione deficitaria: • Dislessia: lettura e scrittura • Disortografia: scrittura (natura linguistica) • Disgrafia: scrittura (natura grafomotoria) • Discalculia: sistema dei numeri e del calcolo

  14. Difficoltà di lettura

  15. Dislessia (o Disturbo della lettura) • Significativa difficoltà nell’acquisire ed eseguire una lettura sufficientemente fluente • Mancata automatizzazione dei processi di transcodifica grafema-fonema/fonema-grafema • La lettura comporta un importante dispendio attentivo e cognitivo che interfersice sui compiti che la suppongono (es. comprensione del testo letto, studio, lavoro sul testo) • Stress e/o un livello minore di successi in confronto a quanto ci potremmo aspettare stando al bagaglio cognitivo generale dello studente

  16. Il lettore con dislessia • Prima fase di scolarizzazione: • Maggior attenzione durante la lettura di singole lettere o sillabe • Si affatica di più quando legge • Legge in modo più scorretto • Impiega più tempo • Ha più difficoltà nell’apprendere

  17. Il lettore con dislessia • Seconda fase della scolarizzazione (fino a età giovanile e a volte adulta): • Maggiore attenzione durante la lettura di parole (sptt complesse, nuove, scritte in carattere più piccolo o elaborato) • Difficoltà nel riconoscere i caratteri tipografici (sptt corsivo) • Bisogno di rileggere consegne scritte e testi (quindi impiega più tempo) • Difficoltà a riconoscere suoni simili: l’alunno tende a confondere suoni simili graficamente (m-n, b-d, q-p, a-o) o fonologicamente (t-d, f-v, p-b, …). • Inversione di lettere (“introno” invece di “intorno”), ne omette, ne aggiunge.

  18. Il lettore con dislessia • Seconda fase della scolarizzazione: • Errori di anticipazione. • Il bambino legge una parola correttamente all’inizio della pagina, ma può leggerla in modi diversi prima di arrivare all fine del testo. • Lentezza ed errori nella lettura ostacolano la comprensione dei testi (quindi difficoltà a svolgere un lavoro sui testi scritti, studiare) • Prova meno piacere e sviluppa scarso desiderio (se non rifiuto ed evitamento) di leggere e impegnarsi in compiti che richiedono lettura • Variabilità delle prestazioni (peggiori se stanco, non interessato, ansioso)

  19. Il lettore dislessico: altre difficoltà • Inoltre: • Difficoltà in grammatica, punteggiatura, calligrafia • Difficoltà nell’esposizione orale e scritta • Confusione con le date, gli orari, direttive (come quelle stradali), • Difficoltà nel memorizzare termini tecnici e sequenze/etichette temporali (mesi, stagioni…), spaziali (dx -sx, su-giù), matematiche (ognuno, spartire, triplo) • Difficoltà in compiti di ordinamento alfabetico e nell’uso del dizionario

  20. Disortografia • Disturbo specifico della scrittura di natura linguistica (in termini di ortografia). • L’alunno sbaglia molto o ha bisogno di dedicare più attenzione del normale nello scrivere correttamente (e nella giusta sequenza) tutte le lettere o le sillabe.

  21. Disortografia

  22. L’alunno disortografico • L’alunno: • Si affatica di più quando scrive • Impiega più tempo a scrivere • Scambio di suoni visivamente simili per forma (m-n, b-d) o suono (p-b, f-v). • Riduzioni di gruppo (“pota” invece di “porta”). • Fusioni o separazioni illecite (“lape” invece di “l’ape”). • Omissioni o aggiunta di lettere, sillabe o parti di parole (“tvolo” invece di “tavolo”).

  23. L’alunno disortografico • L’alunno: • Difficoltà con i gruppi consonantici complessi, doppie, trigrammi. • Commette numerosi errori in compiti di copiatura • Difficoltà a scrivere testi, riassunti, temi, verifiche scritte in genere in termini di organizzazione, lessico, sintassi, adesione alle consegne. • Meno piacere e scarso desiderio (rifiuto o evitamento) di scrivere e impegnarsi in compiti che richiedono scrittura (es compiti a casa) • Variabilità nelle prestazioni

  24. L’alunno disortografico • Difficoltà nel rispettare le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. • Vengono commessi molti errori di varia tipologia.

  25. Disgrafia • Disturbo specifico della scrittura di natura grafomotoria (in termini di scrittura poco leggibile) • Il tratto calligrafico è significativamente meno “fluido” e l’alunno presenta minore facilità e prestanza quando deve scrivere in modo leggibile e ordinato • La scrittura è irregolare per dimensione (macro/microscrittura) e/o pressione.

  26. L’alunno disgrafico • L’alunno: • Scrive in modo meno leggibile, con difficoltà soprattutto nel corsivo • E’ lento • Difficoltà nella copia e nella produzione autonoma di figure geometriche. • Il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato rispetto all’età. • È’scoraggiato, demotivato e spesso inaccurato in compiti quali prendere appunti, il copiare dalla lavagna, lo scrivere sul diario, o i compiti scritti per casa

  27. L’alunno disgrafico

  28. Discalculia • Disturbo specifico del sistema dei numeri e del calcolo • Difficoltà a scrivere o leggere correttamente i numeri, enumerare all’indietro, accedere ai risultati delle tabelline e di altre somme o sottrazioni semplici. • Significative difficoltà ad accedere al significato (quantitativo) dei numeri e comprendere le relazioni • Significative difficoltà nel calcolo (a mente o scritto)

  29. Discalculia Nella discalculia evolutiva si distinguono due profili: • Deficit nelle componenti di cognizione numerica (intelligenza numerica basale). • Sistemi di comprensione numerica • Sistemi di produzione numerica • Deficit relativo alle procedure esecutive e al calcolo.

  30. Errori nei sistemi di comprensione e di produzione Errori a base lessicale • Errori che riguardano la produzione o la comprensione delle singole cifre. • Esempio: 4 al posto di 7  leggo, scrivo o dico ad alta voce “quattro” invece di “sette”.

  31. Errori nei sistemi di comprensione e di produzione Errori a base sintattica • Il bambino è in grado di codificare le singole cifre ma non riesce a stabilire i rapporti tra loro in una struttura sintattica corretta. • In genere, si tratta di errori di transcodificazione tra i diversi codici arabico-verbale e viceversa. • Esempi: errori dovuti al mancato riconoscimento del valore posizionale: • “trecentonovantacinque” = 310095 • “seicentocinquantadue” = 6100502

  32. Errori nel sistema del calcolo Errori nel recupero di fatti aritmetici • Fatti aritmetici: risultati di particolari operazioni che sono stati memorizzati e che possono essere recuperati facilmente in base alle richieste del compito. In genere riguardano i risultati delle tabelline e delle altre operazioni. • Esempio: 3 + 3 = 9 oppure 5x2=7.

  33. Errori nel sistema del calcolo Errori nel mantenimento e nel recupero di procedure • Questi errori si riferiscono all’utilizzo di procedure e strategie primitive che non consentono un calcolo veloce. • Esempio: 2+7 si parte da 2 per aggiungere 7 invece di porre l’addendo più grande come punto di partenza. • La difficoltà a utilizzare semplici strategie e regole di accesso diretto ai risultati determina un carico eccessivo di memoria che rallenta e rende faticosi i processi coinvolti nel calcolo.

  34. Errori nel sistema del calcolo Errori nell’applicazione delle procedure • Applicazione degli algoritmi delle operazioni e possono riguardare: • scorretta posizione nell’incolonnamento, • inversione o omissione di sequenze relative all’algoritmo (es. il cambio), • sostituzione di procedure nel passaggio da un’operazione a un’altra (es. l’applicazione della sequenza dell’addizione alla moltiplicazione). • Esempio:84 – 67 = 20 perché 4-7=0 e 8-6=2.

  35. Anche…errori visuo-spaziali Queste difficoltà riguardano: • Gli aspetti percettivi (es. segno + visto come segno x). • I diversi livelli di organizzazione dei dati implicati soprattutto nella scrittura di un’operazione: • “31” letto “tredici”, • errato incolonnamento.

  36. L’alunno discalculico • Inversione nella scrittura di numeri. • Numerazione regressiva difficoltosa. • Difficoltà nel: • Memorizzare gli algoritmi del calcolo delle 4 operazioni. • Memorizzare le tabelline • Memorizzare i termini specifici delle figure geometriche. • Memorizzare le formule. • Discriminare i segni > < - + x. • Effettuare calcoli orali.

  37. L’alunno discalculico • Si affatica di più quando affronta compiti che comportano aspetti matemtaici • Impiega più tempo a svolgere compiti di matematica • Nella scrittura dei numeri fa confusione tra i simboli matematici. • Difficoltà nell’enumerazione, nei cambi di decina e/o omette numeri.

  38. L’alunno discalculico • Nel recupero dei risultati nei calcoli rapidi (2+2) o delle tabelline. • Nelle procedure (calcoli in colonna, espressioni). • Di gestione nello spazio, con conseguenti problemi nell’incolonnamento delle operazioni. • Nella risoluzione dei problemi nonostante l’integrità delle capacità logiche.

  39. ESEMPI DI SCRITTI REALIZZATI DA ALUNNI DISCALCULICI

  40. DSA e ipotesi causali

  41. DSA e ipotesi causali

  42. Ipotesi causali: origine neurobiologica • L’origine neurobiologica del disturbo determina una diversa modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo. • una delle teorie più accreditate ritiene che dislessia e disgrafia siano causata da un deficit a carico delle reti neuronali coinvolte nel processamento fonologico: difficoltà nell’associazione rapida e automatica di grafema-fonema e fonema-grafema. • Dato che il processo di lettura si alimenta di informazioni visuo-percettive, anche gli aspetti legati a possibili disturbi nei processi visivi possono avere un ruolo nel determinare la dislessia e gli altri DSA.

  43. Ipotesi causali: origine neurobiologica • Oggi si riconoscono come causa della dislessia evolutiva e dei DSA in generale, molteplici fattori, i principali riguardanti le aree del linguaggio e le abilità visuo-spaziali.

  44. Cause della dislessia • Deficit nell’elaborazione fonologica delle informazioni, correlato con un’ipoattivazione nella corteccia temporo-parietale sinistra e un aumento nell’attivazione dell’area omologa destra e nella corteccia frontale inferiore (Heim e Leil, 2004, Shaywitzet al., 1998; Grunlinget al., 2004).

  45. Cause della dislessia

  46. Cause della dislessia • I bambini con dislessia mostrano differenze nell’attività cerebrale ancor prima di iniziare a imparare a leggere (Gaabet al., gennaio 2013). • In questo studio i ricercatori hanno eseguito test di risonanza magnetica funzionale su 36 bambini in età prescolare mentre eseguivano operazioni che richiedevano di decidere se due parole fossero pronunciate dalla stessa voce.

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