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la catechesi: un aiuto per la formazione dell’identità dei ragazzi

la catechesi: un aiuto per la formazione dell’identità dei ragazzi.

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la catechesi: un aiuto per la formazione dell’identità dei ragazzi

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Presentation Transcript


  1. la catechesi: un aiuto per la formazione dell’identità dei ragazzi

  2. I ragazzi e i bambini sentono spesso la catechesi come una scuola di religione e un imparare nozionisticoe non come una formazione alla fede, per vivere di essa; sono inoltre distratti e dissipati dai loro interessi e giochi, e dalla mentalità “scristianizzata”.

  3. La catechesi è nella linea delle parabole del seminatore e del tesoro nascosto. “Predicate il vangelo, insegnate tutto ciò che vi ho comandato; chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” (Mc. 16,15).

  4. E’ importante che i genitori, i catechisti, gli educatori sentano che è fondamentale il lavoro per la fede e i bambini e i ragazzi abbiano consapevolezza che… la fede e il Signore non tolgono nulla, ma danno tutto.

  5. I ragazzi che “prendiamo per mano” hanno una spiccata tendenza alla relazione con l’altro. La relazione che essi instaurano è sempre e subito affettiva, è il sentimento verso l’altro da sé, vissuto consciamente o inconsciamente, ed è proprio quel sentimento che mette subito in relazione l’uno con l’altro.

  6. La relazione e il sentimento vissuto per l’altro non sono riducibili agli istinti individuali, alla storia individuale o collettiva, o alle istituzioni sociali. L’origine e l’identificazione dei sentimenti, la comprensione della organizzazione del mondo emotivo all’interno di un gruppo sono visibili in alcuni livelli di condotta che i ragazzi, in quanto adolescenti, esplicano nell’interazione.

  7. In un primo livello di condotta i sentimenti sono nascosti e vengono espressi in modo indiretto con lo scherzo, il gioco o con il discorso razionale. In un secondo livelloi sentimenti fondamentali, che in precedenza erano nascosti, vengono espressi in modo più aperto. Essi si manifestano attraverso due grandi modalità: l’ostilità e l’aggressività da una parte e un amore possessivo ed esclusivo dall’altra.

  8. Ostilità ed aggressività sono spesso risposte reattive all’angoscia di separazione che il ragazzo prova all’interno di se stesso e di cui di solito non si rende conto. Questo significa che dietro comportamenti di aggressività o ostilità si celano sentimenti negativi: la paura di essere rifiutati da parte degli altri, di essere ripudiati, respinti, abbandonati.

  9. L’esperienza di questi sentimenti negativi può diventare ancora più profonda e sconfinare in un sentimento di solitudine. Non è il sentimento di essere soli materialmente, in un luogo e per un tempo particolare, ma è la scoperta della solitudine come possibile condizione permanente: abbandono da parte degli altri, paura della sconfitta, del nulla e della futilità dell’esistenza.

  10. Il vero problema si verifica quando un ragazzo con relazioni ostili o aggressive verso i membri del suo gruppo viene sempre più emarginato ed escluso dagli altri: pochi capiranno realmente ciò che si nasconde sotto la sua e gli esiti, per l’aumento dell’angoscia, saranno catastrofici.

  11. Ma anche fondare le relazioni su un amore possessivo ed esclusivo è un tentativo disperato per negare la separazione tramite la fusione. Un amore possessivo “si rinchiude sul proprio oggetto” in una relazione privilegiata e si esclude con lui dal mondo, che ha una colorazione ostile, attuando una chiusura narcisistica come espressione negativa di sentimenti collegati all’angoscia.

  12. È necessario a questo punto sottolineare che una relazione autentica è accompagnata da due fenomeni che sono indissociabili: la scoperta autentica dell’altroe la scoperta di sé. • Nei gruppi autentici (gruppi di catechismo)il progresso della relazione è accompagnato invariabilmente da una accresciuta sensibilità per le zone di vulnerabilità degli altri.

  13. In un gruppo autentico gli scambi non solo si concentrano su un tema particolare (la “lezione” che di volta in volta prepariamo), ma necessitano di uno stile di azione, che si esprime in ciò che in sociologia si chiama linguaggio dominante, fatto di:

  14. linguaggio dell’azione: • che include ogni tentativo per modificare direttamente il contorno materiale o umano senza passare attraverso la spiegazione preliminare del sentimento;

  15. linguaggio simbolico: • fatto di scherzi, racconti, sogni, miti e giochi. Qui i sentimenti sono espressi verbalmente, ma in modo tale da non essere attribuiti alla situazione attuale;

  16. linguaggio razionale: • in cui il gruppo si impegna consapevolmente nell’esplorazione di se stesso e di quanto lo circonda;

  17. linguaggio dell’emozione: • fatto di lacrime, riso e mimica con la funzione di aumentare l’attenzione alla situazione. • Il sentimento vissuto è là, pronto a venire fuori, ma resta inarticolato, confuso, indistinto;

  18. linguaggio immediato, che consente di esprimere direttamente ciò che è stato provato nella situazione in atto, • qui e ora, e che comunica semplicemente e sobriamente l’amore, l’avversione, la percezione dell’altro e di se stesso, le precise intenzioni di colui che parla nei confronti degli altri.

  19. Questo è un gruppo di vitain cui ostilità, aggressività, amore possessivo ed esclusivo sono canalizzati da una giusta atmosfera verso la costruzione di sentimenti positivi.

  20. è un gruppo fondato sulla condivisione di vissuti comuni, orientato cioè agli stessi obiettivi, agiti e comunicati all’interno del gruppo stesso, permetterà la risoluzione di gran parte dei sentimenti negativi associati all’angoscia, permettendo la fuoriuscita dalla sofferenza della separazione.

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