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UNE MI ARA THESANS MENRVAS TURMUSC 'Benevolentiam impetro Dianae Minervae et Mercurii'

UNE MI ARA THESANS MENRVAS TURMUSC 'Benevolentiam impetro Dianae Minervae et Mercurii'. Italia. parola greca usata dallo storico siracusano Antioco nel V secolo a.C. per definire una piccola zona dell’entroterra di Locri, nella punta meridionale dell’odierna Calabria.

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UNE MI ARA THESANS MENRVAS TURMUSC 'Benevolentiam impetro Dianae Minervae et Mercurii'

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  1. UNE MI ARA THESANS MENRVAS TURMUSC'Benevolentiam impetro Dianae Minervae et Mercurii'

  2. Italia • parola greca usata dallo storico siracusano Antioco nel V secolo a.C. per definire una piccola zona dell’entroterra di Locri, nella punta meridionale dell’odierna Calabria. • Questa definizione si estese col tempo tino a comprendere, nel IV secolo, anche la Puglia, la Campania e le aree interne osco-sannitiche. Quando poi il dominio romano raggiunse la pianura padana, passò ad indicare un territorio esteso fino al Po, come emerge dai testi di autori del III-Il secolo a.C. (Plauto, Polibio).

  3. La denominazione deriva probabilmente dal mitico re Italo, che qui si stabilì con il suo popolo • oppure dal termine vitulus, «vitello»*: • i Greci, intatti, sarebbero rimasti impressionati dall’alto numero di allevamenti bovini rispetto a quello di capre e pecore. Viteliù*** : non è un termine indoeuropeo * animale totemico di qualche tribù… ***dial.ital: rimane la V= Elea\Velia

  4. Italia pre-proto-storica • Un mosaico di popoli • Le prime tracce della presenza umana in Italia risalgono all’età della pietra • parti di scheletro rinvenute in provincia di Frosinone e di Forlì risalgono a circa 750.000 anni fa • Homo erectus.

  5. Homo sapiens • viveva in piccoli gruppi, praticava caccia e pesca e la raccolta di quanto la natura produceva spontaneamente. • Con il ritiro dei ghiacciai, circa 12000 anni fa al termine dell’ultima glaciazione, anche le valli alpine cominciarono a essere frequentate da gruppi umani sempre più consistenti.

  6. Es. sito del Riparo Tagliente • un anfratto sotto alte pareti rocciose nelle prealpi veronesi • sono stati ritrovati manufatti in selce risalenti a oltre 40000 anni fa e pietre incise con raffigurazioni di animali • Verona, Museo Civico di Storia Naturale

  7. Il sito archeologico ricostruzione

  8. 6000 a.Ch.. la scoperta dell’agricoltura • prime comunità di villaggio • risiedevano stabilmente in una località, • costruivano case di mattoni d’argilla, • allevavano bestiame • coltivavano in particolare orzo, frumento, farro, legumi. • in Puglia risalgono al VII millennio circa • perché l’agricoltura si diffonde da oriente

  9. 3000 a.Ch. L’età del rame • Intorno al V millennio cominciò a diffondersi, a partire dal Vicino Oriente, la fusione del rame. • La tecnica è difficile e il metallo raro e presente solo in determinate regioni: in molti casi venne dunque importato. • Per questo fu considerato un bene prezioso e la sua presenza nelle tombe contraddistingue personaggi di alto rango • Di questo periodo «uomo del Similaun».

  10. 2000 a.Ch. l’età del bronzo • gli insediamenti divengono ancora più stabili; • in alcuni casi i centri abitati si circondano di cinte di protezione; • si sviluppano i primi commerci a lungo raggio per procurarsi lo stagno. • Nelle sepolture si coglie la differenza fra i vari strati della popolazione: i membri della classe dominante sono seppelliti con un ricco corredo di armi e oggetti in bronzo; alcune donne con preziosi monili. • Si diffonde l’uso di tesaurizzare la ricchezza, accumulando in appositi ripostigli oggetti in bronzo, lingotti o pregiati manufatti, come pugnali e asce. • In Italia l’età del bronzo vede l’emergere di culture particolari: • delle palafitte in alcune regioni del Nord • delle terramare in Emilia • dei nuraghi in Sardegna. • Appenninica, in varie forma, lungo la dorsale (vedi ad es. Sanniti)

  11. I primi abitanti dell’Italia AUTOCTONI LIGURI (dal Piemonte a parte della Pianura Padana) SARDI (civiltà nuragica) SICANI ed ELIMI (in Sicilia) QUESTE ed altre sono definite Popolazioni pre-indoeuropee

  12. I NURAGHI* • Una cultura del tutto particolare si sviluppò in Sardegna dal secondo millennio fino alle invasioni romane. • la popolazione era composta da contadini, ma soprattutto da pastori-guerrieri, che abitavano in villaggi di capanne situati per lo più su altopiani. • In caso di pericolo essi si rifugiavano, insieme ai loro animali, dentro altissime torri di pietra a tronco di cono, chiamate nuraghi. • se ne conservano circa 7000 in tutta la Sardegna

  13. il mito • «quando Dedalo ebbe compiuto le sue imprese, poiché secondo l’oracolo del dio era opportuno che Eracle, prima di passare tra gli dei, inviasse una colonia in Sardegna e ne mettesse a capo i suoi figli, l’eroe decise di spedire con i fanciulli suo nipote Iolao, poiché erano tutti molto giovani (...). Costruita la colonia Iolao mandò a chiamare dalla Sicilia Dedalo e fece costruire numerose opere grandiose rimaste fino ai tempi nostri e chiamate, dal lontano architetto, dedalee». • (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica IV, 30).

  14. Dedalo l’abile architetto del labirinto di Minosse • Il loro nome deriva probabilmente dal sardo nurra nel suo duplice significato di «mucchio» e di «cavità». • All ‘inizio erano edifici isolati a forma di torre circolare, costituiti da grosse pietre squadrate con ampi spazi interni, percorsi da scale «a chiocciola» e con coperture a volta. • verso la fine dell’età del Bronzo, a moltissime torri isolate si addossarono altre torri minori producendo schemi architettonici differenti, nei quali le diverse strutture erano unite tra di loro da mura rette o curvilinee. • Le forme di questi villaggi che aderivano perfettamente alle asperità del terreno, erano le più diverse: a tre, quattro e anche sei lobi, dove i lobi erano dati dalle torri periferiche.

  15. tempio Struttura di un nuraghe complesso Mereu tombe

  16. funzione di queste strutture varie sono le ipotesi fatte • Fortezze, mausolei, trofei, silos • più probabile, una funzione quotidiana e civile di questi edifici. Nelle torri si viveva e ci si rifugiava nei periodi di guerra. • a fianco del borgo nuragico, il tempio (uno o anche due) e grandi complessi sepolcrali che per le loro dimensioni furono detti «tombe dei giganti». • Dalla distribuzione dei villaggi nuragici si deduce che il territorio doveva essere diviso in tanti piccoli reami-stato.

  17. Dove, quando, chi? Italia meriodionale Sicilia Sardegna Emilia Toscana Lazio Nord e centro Italia Tutt’Italia 1600 circa a.Ch. 800-700 a.Ch. 900-700 a.Ch. 2000-1500 a.Ch. 600 Civiltà appenniniche palafitticole terremare villanoviani Colonizzazione greca Creazione dei primi empori fenici Poi insediamenti celti Prime migrazioni indoeuropee Ma già prima del 1000 tracce della precolonizzazione micenea

  18. Una ipotesi di diffusione dei ceppi linguistici indoeuropei

  19. 2000-1000 circa: migrazioni indoeuropee. Principali popolazioni insediate in Italia

  20. Culture della media età del Bronzo

  21. Palafitte • Nella zona che corrisponde al Veneto, al Trentino e in parte alla Lombardia, vivevano, nell’età del bronzo, cacciatori e pescatori in villaggi di case di legno, sostenute da alti pali infissi nell’acqua di fiumi, di laghi o in terreni paludosi. • Queste abitazioni, dette palafitte, consentivano di disporre di una costante riserva idrica e, allo stesso tempo, trovavano proprio nell’acqua un’efficace difesa contro l’assalto di nemici e animali selvatici. pp.254-56

  22. Resti dei pali di fondazione dell’area palafitticola di Ledro

  23. terramare • In Emilia venivano costruite palafitte anche se il terreno era asciutto (ma molto ricco di umidità); poi gli abitanti le proteggevano scavando tutt’intorno al villaggio un fossato, rìempiendolo d’acqua. • «terramare» da «terra marna», che in dialetto emiliano significa: terra grassa. costituita dalla decomposizione delle palafitte • i contadini fino al secolo scorso la usavano come concime naturale, vi trovavano anche oggetti di bronzo.

  24. Esempio di villaggio terramaricolo

  25. Digressione sul “rusco” In romagnolo… In italiano immondizia, spazzatura

  26. L’origine del termine • e Ròs-c •  bruscolo. Minuzia. • Infatti ciò che si spazza è per lo più piccolo • Basso latino *rusca = scorza,buccia - voce di origine celtica • Lat. Medievale: RUSCUM = spazzatura

  27. E’ ròs-c è una fonte storica • Siamo informati dagli oggetti gettati via, dai resti di pasto etc, sulla CULTURA MATERIALE dei popoli preistorici e anche su quella dei popoli storici poiché non sempre le fonti ufficiali ci danno informazioni sulla vita quotidiana

  28. Lo scavo stratigrafico • I materiali gettati via vengono accuratamente recuperati e catalogati durante gli scavi • Questo permette di ottenere informazioni aggiuntive importanti • Cosa si mangiava • Quali piante erano coltivate • Quali animali si cacciavano o allevavano • Come erano i manufatti ordinari etc 1000-2004 1dc-1000 scavo 1000ac –1ac

  29. Il “sacro rusco” • Quando Serse nel 480 espugnò Atene, e la saccheggiò, devastò anche l’Acropoli. • Un gruppo di Ateniesi era rimasto a difenderla, nonostante Temistocle e l’oracolo delle mura di legno…. • Naturalmente furono massacrati • I templi furono distrutti, le statue decapitate etc • Al ritorno degli Ateniesi in città, dopo Salamina, si pose il problema di ripristinare l’area sacra della città sull’Acropoli • Che fare delle opere d’arte rovinate? • Non si potevano gettare via, in quanto consacrate agli dei (dovevano restare all’interno del recinto sacro, o temenos)

  30. La colmata persiana • Fu trovata questa soluzione: • I resti architettonici, delle statue e degli oggetti profanati dai persiani vennero posti su un fianco della collina della Acropoli, dopo avere costruito un muro di contenimento • La parte superiore venne ricoperta di terra e livellata, allargando così la superficie sacra edificabile • Sopra poi Pericle fece costruire i nuovi edifici: il Partenone, i Propilei, l’Eretteo, il tempio della Nike • Grazie alla colmata persiana noi siamo venuti in possesso della statuaria arcaica attica • Il tutto si può vedere nel museo della Acropoli di Atene

  31. Resti delle statue muro acropoli Cavaliere Rampin

  32. Fine della digressione Per ora….

  33. Gli abitanti delle terramare • coltivavano vari tipi di cereali (grano, orzo e miglio) • (…lo sappiamo proprio dai resti dei pasti che gettavano poco elegantemente sotto il pavimento della terramara) • allevavano pecore, capre e maiali • Lo sappiamo dai resti di ossa e dagli escrementi • furono tra i primi ad utilizzare il cavallo per il trasporto e la guerra. • Resti di bardature-finimenti • Erano abili produttori di ceramica e lavoratori del legno e dei metalli. • Resti di cocci

  34. Oggetti ritrovati nella terramara

  35. Il museo all’aperto • A Montale di Castelnuovo Rangone, a pochi chilometri da Modena, potete visitare un museo all’aperto dove è stato ricostruito un villaggio delle terremare dell’età del Bronzo. ritrovamenti

  36. Nella prima età del ferro

  37. La cultura villanoviana dal villaggio di Villanova vicino a Bologna • Intorno al 1000 a.C. si assiste ad una nuova trasformazione. • Nell’Italia centrale gli abitanti non vivevano più in palafitte ma in capanne; lavoravano ancora il bronzo, ma avevano imparato a conoscere il ferro.

  38. Urna femminile Stele funeraria vasellame elmo

  39. Askos, vaso rituale Ricostruzione di capanna villanoviana

  40. Struttura della capanna Stele con abitazione

  41. Adottavano anche un diverso rito funerario: • incinerazione. • deponevano le ceneri dei defunti in piccole urne di terracotta (raramente di bronzo) che riproducevano la forma delle capanne dove vivevano, oppure in urne a doppio cono, chiuse da un elmo per indicare l’uomo, da una ciotola per indicare la donna. • La civiltà villanoviana si sviluppò in Emilia, Umbria, Toscana, alto Lazio e parte della Campania; venne gradatamente assorbita da quella etrusca che occupò all’incirca la medesima area geografica. Urna maschile Urna a capanna Urna femminile

  42. I VENETI • una popolazione di origine illirica • si stanziarono nella parte orientale della pianura padana e nell’area prealpina (Este e Padova sono i centri principali); • la loro cultura (atestina) è vicina a quella villanoviana, come testimoniano i ritrovamenti nelle necropoli e nei santuari. Illiria

  43. I popoli appenninici • Lungo la dorsale appenninica vivevano tribù di pastori seminomadi, costretti a seguire pecore e capre nella transumanza • Osco-Umbri • nell’Italia centrale, nell’entroterra adriatico fino all’alto corso del Tevere. • Sette tavole di bronzo ritrovate presso la città di Gubbio (di qui il nome di Tabulae Iguvinae) ci tramandano, in osco-umbro, i nomi delle divinità e alcune pratiche religiose. • Sanniti • Più a Sud vivevano Lucani e Bruzzi.

  44. Il territorio abitato dai Sanniti, nella parte centro-meridionale della penisola italiana, era chiamato dai suoi abitanti Safinim i quali designavano se stessi come Safineis. In latino Safinim divenne per assimilazione Samnium, da cui i Romani derivarono il termine Samnites per designare gli abitanti.I Greci li chiamavano Saunitai e la loro terra Saunitis (1). Esempio di civiltà appenninica I sanniti popolazioni italiche nel IV secolo a.C. Leggi le note

  45. Le terre riconducibili alla permanenza sannitica costituivano una vasta area del territorio peninsulare, all'epoca delimitata a nord dalle pendici meridionali dei monti della Maiella e dalle terre dei Marsi e dei Peligni, al sud dai territori degli Iapigi e delle colonie greche, ad est dal Tavoliere delle Puglie e dalle coste adriatiche e ad ovest dalla Pianura Campana e dalle terre degli Aurunci, Sidicini e Latini. In effetti, essa è costituita da un territorio morfologicamente vario composto da pianure, altopiani e dorsali appenniniche, quest'ultime pur non essendo certo invalicabili, sicuramente rappresentarono un ostacolo al transito di gente e merci.Proprio questa particolare morfologia, che faceva del territorio sannitico una roccaforte difficile da insidiare, permise per moltotempo al popolo che l'abitava di controllare una gran porzione dell'Italia meridionale. Il loro territorio I tratturi Ver Sacrum

  46. Celti, Fenici e Greci • Tre popoli provenienti dall’esterno ebbero un ruolo importante nella storia dei popoli italici, a partire dal IX-VIII secolo a.C. • Nell’Italia meridionale vennero fondate le prime colonie greche • nello stesso periodo si affermava, nel bacino occidentale del Mediterraneo, la potenza fenicia attraverso la sua colonia Cartagine. • I Cartaginesi stabilirono solide basi in Sicilia e Sardegna e trovarono l’alleanza degli Etruschi, a quel tempo la più potente delle popolazioni italiche. Venuti presto in urto con i Greci, che minacciavano il loro monopolio sulle rotte commerciali dell’Ovest, i Fenici ne bloccarono l’ulteriore espansione. • Verso il 600 a.C. infine, un altro popolo, meno civile ed estremamente bellicoso, si affacciò dalle Alpi, portando saccheggio e devastazione fino alle porte di Roma: i Celti.

  47. I Celti • I contatti commerciali fra i Celti e le popolazioni italiche erano già avviati da tempo quando, verso il 600 a.C., i primi gruppi di Celti passarono i valichi alpini per stabilirsi nella nostra penisola. • Nei secoli successivi, bande di Celti, desiderose di prede e di ricchezze, puntarono sui ricchi centri della valle del Po, che all’epoca si trovavano sotto l’influenza etrusca.

  48. toponimi • Numerosi toponimi (nomi di luogo) ricordano una fondazione celtica, perlopiù attraverso la mediazione del latino. • Milano (Mediolanum, semplificato da Medioplanum) deriverebbe dal celtico mid-ianda, «in mezzo alla pianura». • Belluno, da bhel, splendente e dunum, fortezza. • Bergamo, da bergh, monte e hem, casa. • Brescia, da briga, colle. • Bologna, da bona, castello, attraverso il latino Bononia. • Ravenna, da rava, frana.

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