1 / 63

1 –aspetti tecnologici e costruttivi 2 – il dimensionamento geometrico

Trasformatori . 1 –aspetti tecnologici e costruttivi 2 – il dimensionamento geometrico 3 – la verifica elettromagnetica e termica 4 – un esempio di progetto. Fluido di raffreddamento. Tipologia . Non impregnati. Trasformatori in aria. Impregnati con vernici isolanti (a secco).

dinh
Download Presentation

1 –aspetti tecnologici e costruttivi 2 – il dimensionamento geometrico

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Trasformatori 1 –aspetti tecnologici e costruttivi 2 – il dimensionamento geometrico 3 – la verifica elettromagnetica e termica 4 – un esempio di progetto

  2. Fluido di raffreddamento Tipologia Non impregnati Trasformatori in aria Impregnati con vernici isolanti (a secco) Trasformatori in olio Inglobati in resina (cast resin) Olio a circolazione naturale Olio a circolazione forzata Tipologie costruttive I trasformatori costituiscono la categoria di macchine elettriche con il maggior numero di unità in servizio e globalmente con la maggiore potenza installata. COSTI DI UN TRASFORMATORE DI DISTRIBUZIONE

  3. G 3 ~ Trasformatore elevatore di centrale 15 – 30/400 kV ; 100 – 750 MVA Autotrasformatore di interconnessione 400/130 – 150 kV 250 – 400 MVA Trasformatore distribuzione primaria 130 – 150/10–15–20 kV 10 – 63 MVA Trasformatore distribuzione secondaria 10–15–20/0,400 kV 25 – 630 kVA Applicazioni tipiche dei trasformatori • Nelle applicazioni industriali possiamo distinguere: • trasformatori di distribuzione inseriti nelle reti • trasformatori per l’alimentazione di utilizzazioni particolari (forni di fusione, impianti di raddrizzamento, ecc.)

  4. Tipo Tensione Potenza Non impregnati  1 kV  1 – 2 kVA A secco  15 – 20 kV  2 – 3 MVA Inglobati in resina  20 – 30 kV  15 – 20 MVA In olio a circ. naturale  150 – 200 kV  30 MVA In olio a circ. forzata fino ad oltre 750 kV > 20 MVA Campi di impiego per le diverse tipologie di trasformatori Per i trasformatori di impiego più comune (es. MT/BT in olio per reti di distribuzione) esistono tabelle di unificazione CEI-UNEL che definiscono le principali caratteristiche di macchine con potenza nominale individuata dalla serie di Renard: 63 – 100 – 160 – 250 – 400 – 630 kVA

  5. TIPI COSTRUTTIVI • MONOFASI • TRIFASI • POLIFASI SU UNO O DUE LATI (alimentazione di convertitori o per smistamento su più linee) • AUTOTRASFORMATORI • CON AVVOLGIMENTO MOBILE (a corrente costante) • PER SISTEMI DI REGOLAZIONE • DI MISURA (TA E TV)

  6. Parti Principali di un Trasformatore • CIRCUITO MAGNETICO: COLONNE E GIOGHI • CIRCUITO ELETTRICO: PRIMARIO E SECONDARIO • CIRCUITO DI RAFFREDDAMENTO • GIUNTI E SERRAGGI • CONNESSIONI PER L’ESTERNO • CONTENITORE (CASSONE) • ORGANI DI PROTEZIONE E CONTROLLO

  7. È sempre necessario partire dai dati di specifica che costituiscono elemento vincolante, anche da un punto di vista contrattuale, nei rapporti fra fornitore e cliente. • I dati che vengono di seguito elencati sono da considerarsi essenziali per la definizione della macchina, anche se costituiscono un piccolo sottoinsieme degli elementi che costituiscono il testo di un capitolato e quindi di una conferma d’ordine • Potenza apparente nominale P. • Frequenza di funzionamento f. • Tensione nominale Vn e massima tensione degli avvolgimenti. • Corrente nominale In. • Rendimento  (perdite a vuoto a Vn, perdite in corto circuito a In). • Numero di fasi e tipo di collegamento (gruppo di appartenenza). • Livello d’isolamento. • Tipo di raffreddamento – temperatura massime ammissibili – temperatura minime e massime • Tipo di istallazione (interno, esterno, celle blindate ecc.) Specifiche costruttive

  8. PERDITE NEI NUCLEI MAGNETICI (richiami) Nei nuclei magnetici delle macchine elettriche si hanno perdite di potenza attiva dovute a: 1) Isteresi magnetica 2) Correnti parassite Entrambi i fenomeni sono legati alla variabilità nel tempo del flusso magnetico. Sono dette perdite nel ferro, in quanto i nuclei magnetici sono costituiti da leghe di ferro. Nel caso di flusso magnetico costante, tali perdite sono nulle. PERDITE NEL FERRO

  9. PERDITE PER ISTERESI MAGNETICA Il fenomeno dell’isteresi magnetica si manifesta quando un nucleo di materiale ferromagnetico è sottoposto a magnetizzazione ciclica alternativa. Ciò si verifica, ad esempio, quando un nucleo di materiale ferromagnetico è sede di un flusso magnetico  variabile alternativamente nel tempo, in quanto prodotto da una corrente i variabile alternativamente nel tempo. A causa del fenomeno dell’isteresi magnetica, l’energia fornita al nucleo durante la fase di magnetizzazione non viene interamente restituita durante quella di smagnetizzazione, ma, ad ogni ciclo, rimane immagazzinata nel nucleo magnetico una quantità di energia proporzionale all’area del ciclo stesso.

  10. PERDITE PER ISTERESI MAGNETICA • La potenza persa per isteresi (= energia persa per unità di tempo) è proporzionale al numero di cicli d’isteresi descritti in un secondo. • Le perdite per isteresi dipendono da: • tipo di materiale, in base a cui varia la forma e la dimensione del ciclo; • valore dell’induzione massima BM, all’aumentare del quale il ciclo diventa più ampio; • frequenza della corrente magnetizzante f, il cui aumento determina un maggior numero di cicli descritti nell’unità di tempo. Formula di Steinmetz:

  11. PERDITE PER ISTERESI MAGNETICA La formula di Steinmetz: • permette di calcolare la perdita specifica per unità di volume [W/m3] o per unità di massa [W/kg], a seconda di come viene espressa la costante kist, che dipende dal tipo di materiale. • Il coefficiente n è detto esponente di Steinmetz e assume i seguenti valori: • n = 1, 6 per BM < 1 T • n = 2 per BM  1 T Utilizzando il ferro-silicio, è possibile ridurre l’area del ciclo di isteresi e, di conseguenza, le perdite per isteresi.

  12. PERDITE PER CORRENTI PARASSITE Le correnti indotte parassite nascono nei corpi conduttori quando: 1) il corpo conduttore è investito da flusso magnetico variabile nel tempo; 2) il corpo conduttore si muove in campi magnetici costanti. Ciò accade come conseguenza della legge di Faraday relativa al fenomeno dell’induzione magnetica: Quando un circuito elettrico si concatena con un flusso magnetico variabile nel tempo, nel circuito elettrico nasce una f.e.m. indotta: è il flusso concatenato con N spire. è il flusso magnetico, che varia: 1) quando varia B, ossia quando varia la corrente magnetizzante i; 2) quando varia A, ossia quando la spira si muove o si deforma.

  13. PERDITE PER CORRENTI PARASSITE Se la f.e.m. indotta agisce in un circuito chiuso di resistenza R, nel circuito di ha circolazione di una corrente indotta parassita pari a e/R. Consideriamo il 1° caso: un nucleo in ferro massiccio, sede di un flusso magnetico  variabile nel tempo, in quanto prodotto da una corrente magnetizzante i variabile nel tempo (ad es., alternata sinusoidale). In un piccolo tronco di nucleo di altezza h e spessore  sono presenti tanti percorsi chiusi (spire). Poiché il flusso concatenato con queste spire varia nel tempo, esse diverranno sede di f.e.m. indotte e quindi di correnti indotte parassite ip.

  14. PERDITE PER CORRENTI PARASSITE Nel tronco di nucleo considerato si hanno tante correnti indotte parassite circolanti in modo vorticoso. Queste correnti determinano una dissipazione di energia elettrica in calore nel materiale. Più alta è la resistività del materiale , più piccola risulterà l’intensità delle correnti parassite e quindi minore sarà la dissipazione di energia elettrica in calore. La formula:  = spessore nucleo permette di calcolare la perdita specifica per unità di volume [W/m3] o per unità di massa [W/kg], a seconda di come viene espressa la costante k’cp, che dipende dal tipo di materiale.

  15. PERDITE PER CORRENTI PARASSITE • Per diminuire gli effetti delle correnti parassite occorre aumentare la resistenza dei possibili percorsi che le correnti indotte trovano all’interno nel conduttore investito da flusso magnetico variabile nel tempo: • suddividendo il nucleo massiccio in tante lamiere sottili, parallele alle linee di flusso (e quindi diminuendo lo spessore ); • aumentando la resistività dei materiali impiegati (ad es., utilizzando ferro silicio anziché ferro dolce: la resistività del ferro silicio è 4 volte maggiore di quella del ferro dolce).

  16. NUCLEI MAGNETICI PER TRASFORMATORI • Proprio al fine di limitare le perdite per correnti parassite, i nuclei dei trasformatori sono generalmente laminati con spessori  = 0,350,5 mm. • I lamierini sono isolati tra loro: • con vernici termoindurenti; • facendo ossidare il ferro sulle superfici del lamierino; • con carta (metodo non più usato). • I lamierini possono essere: • in ferro-silicio ordinari (nelle macchine rotanti e nei trasformatori di piccola potenza); • in ferro-silicio speciali a cristalli orientati(in quasi tutti i trasformatori). • N.B.: E’ sempre presente anche una piccola percentuale di carbonio (0,060,1%).

  17. Il Coeff. di Stipamento Tiene conto della differenza di spessore tra parte magnetica attiva ed ingombro complessivo del lamierino che comprende anche il sistema isolante. Ln=Ks*Ll dove K: =coeff. di stipamento; Ls: dimensione lorda; Ln: dimensione netta.

  18. LA CIFRA DI PERDITA Le perdite nei materiali magnetici dovute a isteresi e a correnti parassite possono essere stimate attraverso le formule semi-empiriche già citate. Tuttavia, nella pratica, generalmente non sono noti i valori delle costanti kist e kcp. I produttori di materiali magnetici forniscono però un particolare valore di perdita specifica, determinato sperimentalmente, detto cifra di perdita. La cifra di perdita[W/kg] è definita come la perdita specifica, per isteresi e per correnti parassite, che si ha quando un materiale è investito da un campo magnetico alternato sinusoidale a frequenza f = 50 Hz con induzione massima fissata BM. Generalmente si fa riferimento a BM = 1 T oppure BM = 1,5 T. Se è nota la cifra di perdita P0 per B0 = 1 T, allora la perdita specifica Pfs per BM = 1,2 T è data da:

  19. Esempio di Curva di Perdite

  20. LAMIERINI IN FERRO SILICIO • L’impiego del silicio ha due vantaggi: • riduce l’ampiezza del ciclo di isteresi del materiale; • aumenta la resistività elettrica  del materiale. • Quindi, l’impiego del silicio fa diminuire sia le perdite per isteresi, sia le perdite per correnti parassite. • Lo svantaggio è che il silicio rende il materiale molto fragile. • I lamierini sono al Ferro-Silicio laminati a caldo o a freddo (favorisce l’orientamento dei grani). Con un tenore di 3-4.5% di silicio e laminazione a caldo si ottengono i lamierini extra legati con CdP compresa tra 1.1 ed 1.3 W/kg. • Pertanto, la percentuale di silicio è limitata a un massimo del 5% per i trasformatori, e a percentuali inferiori nelle macchine rotanti.

  21. LAMIERINI IN FERRO SILICIO: La cifra di perdita [W/kg] varia a seconda del materiale e dello spessore del lamierino :  = 0,5 mm  = 0,35 mm • ferro normale: 3,6 - • ferro all’11,5% di Si: 2,22,5 - lamiera semilegata • ferro al 22,5% di Si: 1,72 - lamiera legata • ferro al 3,54,5% di Si: 11,2 0,81 lamiera extralegata • ferro al 3% di Si a cristalli orientati: 0,40,5 (nella direzione della laminazione) La cifra di perdita è generalmente riferita a lamiere nuove: nella valutazione delle perdite nel ferro si deve tenere conto di un loro aumento del 510% per l’invecchiamento del materiale e per le lavorazioni meccaniche a cui i lamierini sono sottoposti durante le fasi di realizzazione dei nuclei magnetici.

  22. LAMIERINI A CRISTALLI ORIENTATI I lamierini a cristalli orientati sono ottenuti da lamiere di alcuni millimetri di ferro silicio al 3% laminate a caldo (favorisce una diversa orientazione dei cristalli). Queste lamiere vengono successivamente laminate a freddo e sottoposte, tra una laminazione e l’altra, ad opportuni trattamenti termici, fino a ottenere lamiere di spessore  = 0,35 mm. Con questo procedimento, i domini magnetici (cristalli) del materiale si “organizzano” in modo da presentare proprietà magnetiche decisamente migliori, se soggetti a flussi nella direzione della cristallizzazione (direzione di laminazione). La cifra di perdita è 0,40,5 W/kg (con Bmax = 1 T), quando le linee di flusso sono nella direzione della laminazione. Nella direzione ortogonale al senso di laminazione, le perdite specifiche sono circa 3 volte superiori (1,52 W/kg), ma comunque paragonabili a quelle dei lamierini ordinari in ferro silicio al 22,5%.

  23. PERDITE E PERMEABILITÀ RELATIVA IN UN LAMIERINO A CRISTALLI ORIENTATI IN FUNZIONE DELL’ANGOLO DI LAMINAZIONE 0o 55o r pm 90o

  24. Nei lamierini a cristalli orientati, rispetto a quelli ordinari, è più elevata la permeabilità magnetica e aumenta anche il valore massimo di induzione magnetica B (intorno ai 2 T) che si può ottenere (valore corrispondente al “ginocchio” della curva di magnetizzazione B-H, prima di arrivare alla saturazione), sempre nel caso in cui la direzione della magnetizzazione sia quella della laminazione. All’aumentare dell’angolo di scostamento  tra la direzione in cui il materiale è magnetizzato durante il funzionamento e quella della laminazione, i valori dell’induzione B corrispondenti ai diversi valori di H diminuiscono. Di conseguenza, il ciclo di isteresi si allarga e le perdite specifiche del materiale aumentano. La permeabilità magnetica è elevata (max= 30.000, i= 1.500).

  25. Presentano grossi problemi di lavorabilità perché sono fragili e duri. Non vengono utilizzati nelle macchine rotanti perché quei lamierini richiedono lavorabilità. • I lamierini a cristalli orientati sono impiegati in tutti quei circuiti magnetici nei quali il flusso abbia una direzione prevalente. cioè: Nei nuclei dei trasformatori. Negli statori dei grandi turboalternatori, con orientamento circonferenziale. • I lamierini a cristalli orientati sono disponibili in rotoli alti 1m. La loro superficie è isolata con isolamento minerale e può essere successivamente verniciata. dopo tranciatura viene effettuato un trattamento di ricottura.

  26. Aspetti Costruttivi dei Nuclei Magnetici Oltre a ridurre al minimo le perdite nel ferro, i criteri costruttivi dei nuclei dei trasformatori devono ridurre al minimo la corrente magnetizzante necessaria per ottenere il flusso magnetico desiderato: occorre che sia minima la riluttanza del nucleo magnetico • occorre che sia: • elevata la permeabilità magnetica   nuclei ferromagnetici; • elevata la sezione S normale alle linee di flusso; • ridotta la lunghezza l delle linee di flusso; • ridotta al minimo la presenza di traferri (strati d’aria o di materiale isolante che interrompono, per ragioni costruttive, la continuità del nucleo ferromagnetico). Il circuito magnetico si compone di Colonne (parti del circuito magnetico su cui sono montati gli avvolgimenti) e Gioghi (elementi di chiusura del circuito magnetico) che formano circuiti magnetici chiusi e delimitano le finestre attraversate dagli avvolgimenti.

  27. a colonne TRASFORMATORI MONOFASE I nuclei monofasi più usati sono quelli a due colonne avvolte, hanno i gioghi di richiusura nella stessa sezione delle colonne con cui hanno in comune anche il flusso. Metà delle spire di alta tensione e metà di quelle a bassa tensione sono avvolte attorno a ciascuna delle due colonne. Il flusso  prodotto dagli avvolgimenti percorre tutti i tratti del nucleo. Se gioghi e colonne hanno tutti la stessa sezione S, anche l’induzione magnetica B=/S è uguale in tutti i tratti del nucleo.

  28. NUCLEO A MANTELLO Tutte le spire sono avvolte attorno alla colonna centrale. Il flusso  prodotto dagli avvolgimenti percorre la colonna centrale mentre i gioghi e le fiancate sono percorsi da un flusso pari a /2. Per avere lo stesso valore di induzione magnetica B=/S in tutti i tratti del nucleo, la sezione dei gioghi e delle fiancate deve essere la metà di quella della colonna centrale. Si riduce l’altezza dei gioghi e quindi l’altezza dell’intero trasformatore.

  29. MORFOLOGIA DEI NUCLEI MONOFASI

  30. A B C NUCLEO A TRE COLONNE PER TRASFORMATORI TRIFASE Il nucleo magnetico più comune per i trasformatori trifase è a tre colonne: su ogni colonna vengono montati l’avvolgimento di bassa tensione e quello di alta tensione di una fase. I flussi magnetici prodotti da ciascuna fase sono variabili sinusoidalmente nel tempo, hanno lo stesso valore massimo e sono sfasati tra loro di 120°. La somma vettoriale dei tre flussi è sempre nulla. Se colonne e gioghi hanno tutti la stessa sezione, l’induzione magnetica B=/S sarà costante in tutti i tratti del nucleo.

  31. NUCLEO A TRE COLONNE PER TRASFORMATORI TRIFASE Nei trasformatori trifase a tre colonne i flussi nelle tre colonne devono avere uguale il valore massimo. Tuttavia, mentre il percorso magnetico del flusso B è costituito dalla sola colonna centrale, il percorso magnetico dei flussi A e C comprende anche metà di ciascun giogo. Pertanto, la riluttanza del nucleo magnetico percorso dal flusso B sarà inferiore a quella dei nuclei percorsi dai flussi A e C e quindi sarà inferiore la corrente magnetizzante relativa alla colonna centrale. Tuttavia, questo squilibrio di correnti si manifesta solo nel funzionamento a vuoto, poiché nel funzionamento a carico le correnti magnetizzanti risultano trascurabili rispetto alle correnti primarie, e queste risultano equilibrate (o meno) a seconda che sia equilibrato (o squilibrato) il carico sulle tre fasi secondarie.

  32. NUCLEO A TRE COLONNE PER TRASFORMATORI TRIFASE

  33. NUCLEO A CINQUE COLONNE (Mantello) Per trasformatori trifase di elevata potenza si può utilizzare il nucleo a 5 colonne, al fine di ridurre l’altezza dei gioghi e quindi l’altezza dell’intero trasformatore. In questo modo, una parte dei flussi prodotti da ciascuna fase si richiude anche attraverso le due colonne laterali. I flussi prodotti da ciascuna fase (A, B, C) possono essere visti come composti dai flussi che percorrono ciascun anello chiuso (a, b, c).

  34. C a A c b B Il nucleo a 5 colonne può essere costruito in modo tale che i flussi a, b, c che percorrono gli anelli chiusi formino una stella simmetrica. In questo modo, questi flussi risultano pari a 1/3 volte ( 0,58) i flussi prodotti da ciascuna fase. Di conseguenza, anche le sezioni dei gioghi saranno pari al 58% della sezione delle colonne. Si ha una riduzione di ampiezza fino al 40% come conseguenza della riduzione dei flussi.

  35. NUCLEO SHELL TYPE Nucleo a mantello con colonne poste orizzontalmente. Costituiscono la naturale evoluzione del nucleo a mantello.

  36. STRUTTURE PER GRANDI POTENZE

  37. GIUNTI Per ridurre al minimo la presenza di traferri si utilizzano diverse tecniche di assemblaggio di circuiti magnetici. • I nuclei magnetici dei trasformatori sono ottenuti sovrapponendo vari strati di lamierini. • La loro disposizione è diversa a seconda che si utilizzino: • lamierini ordinari (materiale isotropo); • lamierini a cristalli orientati (materiale anisotropo).

  38. GIUNTI DEL NUCLEO (materiale isotropo) Nel caso in cui si utilizzino lamierini ordinari (materiale isotropo), si possono avere: • giunti affacciati • giunti intercalati Tra giogo e colonna si può interporre un cartoncino

  39. GIUNTI DEL NUCLEO (materiale isotropo) • giunti intercalati Incastri a 90°

  40. GIUNTI DEL NUCLEO (materiale isotropo) • I giunti affacciati si ottengono serrando tra loro due pacchi di lamierini distinti separati da uno strato isolante.: • facilità di montaggio e smontaggio; • serraggio più difficoltoso (necessitano di tiranti e legature); • traferro equivalente compreso in 0,15 mm - 0,25 mm. • La superficie di contatto può prevedere una operazione di piallatura per limitare le rugosità e la formazione di ponti tra lamierini. • I giunti intercalati si ottengono alternando vari strati di lamierini: • difficoltà maggiori nel montaggio e smontaggio; • buona compattezza (attrito tra i lamierini); • traferro equivalente di circa 0,025 mm - 0.035 mm. • i giunti intercalati riducono la corrente magnetizzante del trasformatore e il ronzio causato dalle forze elettromagnetiche sui lamierini.

  41. GIUNTI DEL NUCLEO (materiale isotropo) Per piccoli trasformatori monofase, si possono ottenere: • nuclei a colonne a giunti affacciati con lamierini a “C” • nuclei a mantello a giunti intercalati con lamierini a “E” e a “I” Il 99% dei piccoli trasformatori sono a giunti alternati

  42. GIUNTI DEL NUCLEO (materiale anisotropo) Nel caso in cui si utilizzino lamierini a cristalli orientati (materiale anisotropo), non si possono avere gioghi a 90°. Si ha un taglio a 45° per evitare le maggiori perdite dovute alla diversità di direzione tra flusso ed orientamento dei cristalli. Si possono così avere: • giunti affacciati con angoli di 45° • giunti intercalati con angoli di 35° e 55° o con angoli di 45° con il metodo step-lap

  43. PRODUZIONE DEI LAMIERINI

  44. DETTAGLI DI PRODUZIONE

  45. Struttura delle Colonne • Per trasformatori di piccola potenza, la forma delle colonne è quadrata o rettangolare: i conduttori vengono avvolti attorno alle colonne, con l’interposizione di uno strato isolante, e le bobine hanno la stessa forma delle colonne del nucleo. • Per trasformatori di potenza più elevata, gli avvolgimenti sono di forma circolare: • assicura una migliore resistenza agli sforzi elettrodinamici; • rende minima la lunghezza della spira media, e quindi il consumo di materiale conduttore. • Per elevate dimensioni delle colonne, vengono praticati canali di raffreddamento per la circolazione del fluido refrigerante, distanziando opportunamente i pacchi di lamierini. • Poiché anche le colonne sono ottenute tramite sovrapposizione di lamierini, si cerca di approssimare una circonferenza attraverso una struttura a gradini. • Coefficiente di utilizzazione:

  46. R S = a2 = 2R2 = 0,636 R2 a b a R a = 1,05 R a + 2b = 1,7 R S = 2,47 R2 = 0,786 R2 Le dimensioni dei gradini delle colonne sono normalizzate rispetto al diametro D della corrispondente sezione circolare.

  47. a c R S = 2,60 R2 = 0, 828 R2 k = S/ R2 Un progressivo aumento dei gradini dà vantaggi sempre meno sensibili, mentre aumenta il costo di montaggio e di gestione dei lamierini che devono essere tagliati in un più elevato numero di formati.

More Related