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Il rapporto storico fra verità e certezza

Breve viaggio turistico nell’arcipelago della conoscenza seguendo la scia di Kant, Hegel, Marx. Il rapporto storico fra verità e certezza. La “verità” può mai essere “certa”?. Similitudini e differenze fra discorso filosofico e senso comune. Cosa intendiamo per “ senso comune ”?.

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Il rapporto storico fra verità e certezza

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Presentation Transcript


  1. Breve viaggio turistico nell’arcipelago della conoscenza seguendo la scia di Kant, Hegel, Marx Il rapporto storico fra verità e certezza

  2. La “verità” può mai essere “certa”? Similitudini e differenze fra discorso filosofico e senso comune

  3. Cosa intendiamo per“senso comune”? • È il nostro atteggiamento comune di intendere il mondo in cui viviamo indipendentemente dalle sovrastrutture apportate dalla “cultura” • Si tratta di un nostro fondamentale o “naturale” modo di pensare e di avere certezza intorno alla realtà • Si può parlare di un consensusgentiumtra gli uomini o tra vaste aree umane a proposito di certe più elementari e fondamentali strutture conoscitive

  4. Le tre convinzioni fondamentali del “senso comune” • Il mondo in cui viviamo e i suoi processi sono indipendenti da noi e dalla coscienza che ne abbiamo • Il mondo in cui viviamo è esterno alla nostra mente • Quando riflettiamo sul mondo, ciò che veniamo a sapere appartiene effettivamente al mondo sul quale riflettiamo

  5. Le tre convinzioni indicate esprimono quindi l’identità immediata tra verità e certezza • Di cosa sono dunque certo? • “Sono certo di questo mondo in cui viviamo e che ci riempie gli occhi e le orecchie e la mente; e che è il vero mondo”. • Il contenuto della mia certezza è appunto la verità • E che cos’è la verità? • “la verità è questo mondo di cui sono certo, poiché la verità è identica al contenuto della certezza”

  6. La filosofia come conoscenza della verità incontrovertibile • Per decine di millenni l’esistenza dell’uomo è guidata dal mito: una sentenza (mythos) in grado prevedere il futuro di fronte alla “meraviglia” (tháuma) per tutto ciò che è imprevedibile. • Sennonché, la necessità di un sapere innegabile, che non può essere negato né dagli uomini, né da dei, né da mutamenti dei tempi e dei costumi (la società stessa) conduce l’uomo alla ricerca di che cosa può esser detto verità (aletheia: alla lettera, “il non essere nascosto”)

  7. “Filosofia” significa “aver cura della verità”, e come conoscenza della verità intende essere il fondamento che consente di dominare il mondo, cioè di agire in modo efficace su di esso • La potenza è salvezza e la salvezza è potenza. Ma la potenza e la salvezza offerte dal mito non hanno verità. Come fondamento del vero dominio del mondo, la filosofia intende essere il fondamento della vera potenza e della vera salvezza dell’uomo • Appare cioè l’idea di un sapere che sia innegabile; e sia innegabile non perché la società e gli individui abbiano fede in esso, o vivano senza dubitare in esso, ma perché esso stesso è capace di respingere ogni suo avversario in quanto epistéme: lo “stare” (stéme) che si impone “su” (epi) tutto ciò che pretende negare ciò che “sta”

  8. Ricapitolando… • La filosofia greca è negazione del mito • Il “senso comune” greco non vive separato dal mito • Sennonché le convinzioni fondamentali del “senso comune” greco (ma anche di noi contemporanei) sono distinguibili dal mito che le avvolge, e la filosofia è stata la loro espressione e conferma

  9. Dunque: • La filosofia antica esprime e conferma l’affermazione della identità di “certezza” e “verità”, che sta alla base del senso comune greco; ma proprio perché la esprime e la conferma la filosofia antica trasforma insieme il senso di quell’affermazione: per quel tanto che la filosofia, nascendo, porta alla luce un senso inaudito delle parole “essere”, “pensiero”, “verità”, “certezza”, “idea”, “realtà”

  10. Comprensione dell’ “idea” • Nell’uso comune avere un’ “idea” vuol dire “pensare a qualcosa che è nella mia mente” e ciò si contrappone alla “realtà” • Il significato originario della parola “idea” (eidos) è propriamente la forma visibile dell’essere, vale a dire l’aspetto che le cose presentano allo sguardo, non quello degli occhi, ma quello della conoscenza concettuale • L’idea è cioè l’essere stesso nel suo apparire

  11. Comprensione dello “spirito” • Se la realtà è la forma visibile rispetto al pensiero che guarda a essa, per Platone e Hegel l’idea è la realtà stessa in quanto intellegibile • Allora la comprensione dell’idea è quel modo di pensare che è consapevole solamente delle cose e dei loro significati (o categorie) ed è dimentico di se stesso: il pensiero vede la realtà, ma non vede questo suo vedere • Al contrario lo “spirito” è la stessa comprensione dell’idea, è lo stesso pensiero dell’essere che, nel vedersi, si riconosce come produttore della realtà

  12. I tre fondamentali atteggiamenti della storia della filosofia (per Hegel) • Primo: Comprensione dell’ “idea” • Secondo: Passaggio dal Primo al Terzo • Terzo: Comprensione dello “spirito”

  13. Il rapporto storico tra verità e certezza • Dapprima il pensiero filosofico è affermazione immediata dell’identità di “verità” e “certezza” • Poi è affermazione dell’opposizione di “verità” e “certezza” • E infine è il superamento di questa opposizione, ossia è l’affermazione mediata dell’identità di “verità” e “certezza”

  14. Il significato di“certezza” e “verità” • La “certezza” è una determinazione o qualità soggettiva (umana, mentale) Pertanto è uno stato del pensare (cioè della coscienza, della mente) • La “verità” è una determinazione oggettiva vale a dire è uno stato delle cose

  15. COSA (CI) POSSIAMO CONOSCERE? • Pensiero e mondo reale tra criticismo kantiano e idealismo hegeliano (mercoledì 16 marzo 2011 h. 18:00)

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