1 / 10

A che tante facelle? La Via Lattea tra scienza, storia e arte

A che tante facelle? La Via Lattea tra scienza, storia e arte Presso la chiesa del Purgatorio di Lanciano dall’ 8 al 16 dicembre Dalle ore 11:00 alle ore 18:00.

dewitt
Download Presentation

A che tante facelle? La Via Lattea tra scienza, storia e arte

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. A che tante facelle? La Via Lattea tra scienza, storia e arte Presso la chiesa del Purgatorio di Lanciano dall’ 8 al 16 dicembre Dalle ore 11:00 alle ore 18:00 Diversi studenti delle classi: IVD – VD – IVI, sostenuti dal prof. Marongiu e dalla competenza scientifica del prof. Dall’Olio, hanno partecipato attivamente alla realizzazione della mostra, assumendosi anche il compito di guidare centinaia di alunni delle scuole di Lanciano e del circondario alla comprensione del significato scientifico e artistico della Via Lattea, riuscendo anche a dare il senso dell’infinito mistero che ancora sostiene l’universo in cui siamo posti. Lo spettacolo dell’arco della Via Lattea che attraversa il cielo ha riempito di meraviglia tutte le generazioni umane, dalla preistoria fino a oggi. Le civiltà antiche in ogni parte del mondo hanno costruito miti e leggende che tentano di esprimere il presentimento di un nesso misterioso tra la vita umana e quella ineffabile nube celeste. Lungo la storia della nostra Europa, artisti, poeti e pittori si sono ispirati alla luce vaga e argentea del cielo stellato. A partire dal XVIII secolo, la scienza moderna ci ha via via svelato la natura fisica dell’ universo e così oggi sappiamo che quella tenue scia di luce che vediamo in cielo è dovuta al bagliore della Galassia nella quale siamo immersi:una struttura colossale, fatta da centinaia di miliardi di stelle. E sappiamo che essa contiene anche realtà molto più “strane”come materia oscura, violente esplosioni, e un gigantesco buco nero centrale. La conoscenza scientifica,inaspettatamente, ci rivela che la vita sulla Terra ha un nesso profondo e insospettabile con la storia e la struttura della Via Lattea, proprio come avevano già intuito altri uomini nel passato. Dopo aver compreso questo intimassimo legame, gli alunni delle classi soprascritte, affascinati dalla misteriosa armonia dell’universo, hanno voluto riportare delle riflessioni filosofiche sul loro cammino conoscitivo in generale e in particolare sulla domanda di Giacomo Leopardi : Ed io che sono? Il Centro Culturale Lanciano in collaborazione con il Liceo Scientifico G.Galilei di Lanciano

  2. La ragione rinnova lo stupore Il titolo della mostra è ripreso da un verso del testo di Giacomo Leopardi”Canto di un pastore errante dell’Asia” . La domanda esprime la curiosità e il desiderio dell’uomo di trovare il nesso tra la sua esistenza e quella dell’universo. Nell' astronomia infatti, la domanda è resa più acuta e inevitabile per il fascino che da sempre la visione del cielo stellato ha esercitato sull'uomo; la bellezza dell’ arco della Via Lattea ,che attraversa il cielo,ha riempito di meraviglia tutte le generazioni umane sin dai tempi più antichi e così,lungo la storia della nostra Europa artisti, poeti e pittori si sono ispirati al bagliore del cielo stellato nelle loro opere. La prima parte della mostra è dedicata al modo in cui l’ uomo ha cercato di interpretare il messaggio scolpito nella volta celeste e riproporlo attraverso un linguaggio artistico. La più antica forma di lettura di questo messaggio è quella del mito e nonostante le diverse interpretazioni mitologiche delle antiche popolazioni tutte le opere esposte nella mostra hanno in comune qualcosa: la convinzione che anche quei puntini luminosi hanno una grandiosa storia, importante per l’ uomo e in qualche modo connessa alla sua stessa storia. In seguito l’uomo ha considerato la religione come il mezzo giusto per comprendere la realtà del cosmo e in questo modo ha elaborato varie cosmologie in cui gli oggetti celesti assumono significati simbolici,che li avvicinano all’esperienza umana e che spesso restano impressi nella denominazione anche scientifica dell’oggetto. Tutte le rappresentazioni della Via Lattea sono lontane dalla vera struttura di essa,che oggi siamo in grado di riconoscere grazie allo sviluppo scientifico,ma sono segno di una grande forza immaginativa, che ha sempre caratterizzato l’ uomo affascinato dalla bellezza della realtà. Ed è proprio questa energia, che non ha mai cessato di percorrere e alimentare la storia della scienza,stimolando lo sviluppo di essa.

  3. La seconda parte espone le scoperte più importanti sull’ universo, a partire dalla rivoluzione scientifica e dalla rivoluzione astronomica : la scienza viene finalizzata alla conoscenza ed è arbitra in campo naturale, e quindi dell’ astronomia, indipendente da ogni ingerenza esterna, autonoma rispetto all’ autorità religiosa e all’ autorità culturale. Le scoperte scientifiche vengono favorite dallo sviluppo tecnologico: strumenti sempre più all’ avanguardia hanno permesso di superare i limiti fisici umani e quelli imposti dalle condizioni ambientali. Solo a partire da Galileo nel 1610, si comincia ad attribuire un valore conoscitivo agli strumenti: vengono usati sistematicamente a favore della scienza. Grazie al telescopio l’uomo ha potuto meglio osservare il cielo stellato e scoprire dopo molti secoli che quella striscia è costituita da stelle.Oggi sappiamo che la Via Lattea è una galassia,cioè un sistema formato da miliardi di stelle:il Sole e tutto il sistema solare si trovano al suo interno,in una zona periferica. Gli attuali strumenti scientifici ci hanno permesso di osservare il cielo ben oltre i confini della nostra galassia e scoprire che esistono miliardi di altre.Le galassie non sono distribuite uniformemente nell’ universo ma formano una struttura simile a una spugna e a loro volta si possono riunire in Gruppi. Ciò che anticamente appariva come una misteriosa scia luminosa,oggi si rivela come una struttura complessa: il progresso della scienza ci ha permesso, almeno in parte,di comprendere il suo ordine interno. La struttura,l’evoluzione e la composizione della Via Lattea giocano un ruolo decisivo nel “fabbricare”un pianeta come il nostro e per accogliere a vita. Approfondendo le informazioni circa le condizioni generali dell’ universo ci siamo sempre più resi conto di quanto siamo privilegiati per le condizioni del nostro pianeta. Anche i fenomeni più violenti ed inaspettati,come il gigantesco buco nero centrale, le esplosioni diSupernove, o l’ alone di materia oscura che circonda la Galassia, hanno contribuito a dar luogo all’ ambiente benigno in cui viviamo.Ci siamo accorti che siamo particolarmente fortunati anche per la nostra posizione, nella spazio e nel tempo, poiché coincide con una “nicchia” privilegiata, particolarmente favorevole alla vita.

  4. Ma la conoscenza scientifica non deve soffocare il senso di mistero e di meraviglia che ha sempre caratterizzato l’ uomo, lo stesso senso percepito dagli antichi e espresso dagli artisti. La scienza consente di approfondire la nostra esperienza in modo da contemplare meglio la bellezza della realtà. Perciò, al contrario di quanto detto prima, la scienza permette di rinnovare la vertigine e lo stupore che l’uomo prova di fronte alla vastità della realtà. Anche se rimaniamo incantati però riusciamo a cogliere legami sempre più stretti tra la nostra esistenza e quella dell’ universo, come l’uomo sin dai tempi più remoti ha sempre intuito: abbiamo scoperto infatti che gli oggetti che tocchiamo,le persone che amiamo, noi stessi, siamo costituiti da materia stellare. In qualche modo, con atteso stupore, incarniamo la domanda sul senso dell’ Universo e delle sue leggi, e sul loro nesso con la nostra esistenza. Ma nel momento in cui comprendiamo parte di questo profondo legame che ci unisce con il resto del cosmo sorge, nella parte più intima del nostro io,la domanda di Leopardi: “Ed io che sono?”…….. Questa domanda, in realtà , era in già intesa nel fondo di quella iniziale “A che tante facelle ?” che ha fatto nascere la scienza, e anche la ricerca in coloro che, come noi, sono affascinati dalla realtà che li circonda.La stessa domanda rispunta al termine del nostro percorso scientifico, la quale, dopo aver meglio delineato il nostro quadro conoscitivo (pur provvisorio), diventa quanto mai acuta, urgente e inevitabile.La nostra capacità intellettuale e razionale ci permette di avanzare in questo percorso mossa dal desiderio di smorzare la nostra curiosità ed è proprio questo anelito che le dà la forza di spingersi verso i limiti più estremi. A questo punto scienza e riflessione filosofica si integrano a vicenda per la ricerca di quelle risposte che costituisce la causa e il fine del nostro cammino.Attraverso la nostra capacità razionale ,di cui adesso facciamo un uso meditativo e contemplativo, arrivati ai limiti delle nostre conoscenze e contemporaneamente del nostro essere interiore, ci arrendiamo alla misteriosa armonia dell’ universo;in questo modo riconosciamo la realtà dell’essere trascendente, proprio per l’ impossibilità di vederla. Adesso la nostra capacità razionale, consapevole dell’ impossibilità di raggiungere la Verità trascendente da sola, lascia spazio alla fede,che le permette di compiere uno scatto verso la verità della realtà,coperta dal mistero. In questo modo riusciamo a trovare alcune

  5. risposte, ma non tutte, in quanto non è possibile scoprire del tutto la verità, poiché trascende l’uomo, ma possiamo solo riconoscerla e acquisire una piccola parte di essa. Il mistero non viene svelato, ma viene apprezzato e amato da coloro che innamorati della realtà fondano la fede sulla ragione, e quindi si basano sulla realtà effettiva delle cose. Di conseguenza la ragione, rafforzata dalla fede,non può abbandonare il campo investigativo sul senso della vita : non ci domandiamo solo il “come” delle cose ma anche il “perché”.L’ uomo è amante della verità e se non si domandasse il perché delle cose si taglierebbe fuori da gran parte della verità, rinunciando ad essa. In conclusione,grazie a questo scatto razionale abbiamo compreso che l’ uomo esiste perché, dotato di capacità razionale, è l’ unico essere in grado di innamorarsi della realtà, di studiarla e domandarsi il “perché” delle cose. Un uomo che non si meraviglia davanti alla bellezza del creato,è un essere superbo perché pone la sua ragione finita prima della realtà ;in questo modo non riesce ad entrare in una vera fase speculativa e si illude di poter raggiungere la verità da sola. Così non è in grado di stupirsi e di sentire quel particolare sentimento,che invece noi non riusciamo a negare: il mistero.Un uomo che assume questa posizione si contraddice gravemente, proprio a causa del suo stesso pensiero: la ragione si basa sull’evidenza,quindi è assurdo negare la superiorità della realtà rispetto alla nostra ragione poiché l’uomo non finisce mai di conoscere.La ragione che nega l’evidenza, nega anche il principio su cui si basa ,rende invalido il proprio procedimento e alla fine si auto-distrugge.Questo uomo perde la ragione e così muore come essere pensante,cioè proprio come uomo. Invece la nostra ragione non nega il mistero,ma ne è profondamente affascinata e così non può fare a meno di proseguire nel suo cammino conoscitivo. La nostra ricerca scientifica continua, in modo da ingrandire il nostro bagaglio di conoscenze,stimolare la riflessione filosofica e far diminuire il nostro non-sapere sulla verità ultima della realtà. “L’uomo per il quale non è più famigliare il sentimento del mistero che ha perso la facoltà di meravigliarsi e di umiliarsi davanti alla creazione è come un uomo morto o almeno cieco”. (Albert Einstein) Nazario De Luca

  6. A CHE TANTE FACELLE?...........ED IO CHE SONO? LE DUE DOMANDE CHE MERAVIGLIANO IL MONDO E’ a dir poco straordinario e sconcertante constatare come il fascino e la profondità di tali interrogativi, valichino i confini del tempo e si ripropongano in maniera sempre attuale come una costante che suscita l’interesse speculativo della mente, mai doma nella propensione verso il vero. Da sempre, infatti, il genere umano, nel processo conoscitivo, non ha potuto non analizzare quesiti tanto semplici all’apparenza, quanto infiniti e assolutamente necessari. In effetti sta nella necessità il fulcro attorno al quale gravitano la conoscenza e l’istinto indagatore, i quali, sollecitati da un irrefrenabile desiderio assolutamente imprescindibile, fremono dal tentare di dare un seguito al sentiero che conduce verso il vero, una strada irta di pericoli, assai rischiosa, ma indiscutibilmente fondamentale per la realizzazione di ciascuno. La mostra “A CHE TANTE FACELLE ?.......La via Lattea tra scienza storia e arte”, pone dunque l’accento sulla domanda di senso, quesito che si manifesta con molteplici modalità nella vita dell’individuo, destando sempre curiosità e mistero. Tuttavia la centralità e l’estensione degli interrogativi, si materializzano in tutta la propria maestosità, in quello scatto meditativo che ipnotizza l’animo di colui che si meraviglia nella contemplazione della volta celeste. Questo sentimento, provocato da una sorte di magnetica attrazione nei confronti della bellezza della realtà, non ha mai cessato di ammaliare l’uomo dal profondo dell’essenza. In epoche antiche, moltissime civiltà tentarono di spiegare i fenomeni astronomici, tramite un linguaggio simbolico ad esempio, in special modo in ambito mitologico o religioso. Nessuno nell’arco dei secoli ha potuto sottrarsi all’incanto e allo stupore suscitati dallo scrutare il cielo. Di pari passo con il progresso tecnologico, poi, strumenti e metodi di indagine sempre più avanzati, hanno consentito di rivolgere uno sguardo più veritiero verso l’immensità che tutto sovrasta. Ciò, tuttavia, se da un lato non ha che beneficiato alla ricerca e allo sviluppo, dall’altro ha contribuito ad offuscare almeno parzialmente quella genuina ed innata attrazione di ciascuno per il reale, per lasciar spazio ad una visione più oggettiva e razionale, sì necessaria, ma al contempo potenzialmente deviante.

  7. In effetti, con l’avvento della modernità, l’osservatore ha quasi totalmente smarrito la consapevolezza che la via che conduce verso il tentativo di dare risposta alla domanda di senso, non può incominciare che dall’io di ognuno. Oggigiorno il fenomeno scientifico è esaminato in maniera obiettiva tanto da estromettere qualsiasi coinvolgimento dell’uomo all’interno della realtà. Così non era per gli antichi, i quali rendendo proprio il sentimento di attrazione, riuscivano letteralmente a divenire parte integrante dell’ordine naturale: l’aspetto della partecipazione diretta dell’io risultava essere un passaggio obbligato, se pure l’unico allora, vista l’impossibilità di effettuare analisi scientifiche adeguate. La realtà non è semplicemente un’oggettiva ripartizione del creato, ma il legittimo contesto in cui si concretizza e si esplica la vita di ciascuno: l’uomo non è distaccato da ciò che contempla con stupore tale da provocare nell’animo quell’ardore che spinge a valicare il limite entro cui il vero si dà, ma al contrario, ne è parte integrante. La mostra, pertanto, invita non solo a rendere ognuno consapevole dell’immensità che lo circonda, ma richiama all’attenzione della mente e del cuore il dato di fatto che tutti siano partecipi di cotanta meraviglia. Si rivaluta il nesso tra realtà e uomo. Un legame inequivocabile, reso ancora più evidente dalla realtà stessa, dalle scoperte effettuate per esempio in ambito astronomico: eloquente è l’essere pervenuti alla certezza della collocazione della Terra e del Sistema Solare in un luogo privilegiato, un’ubicazione davvero particolare e oggettivamente qualificabile come unica. Ecco dunque, asserito che nessuno potrà mai rispondere in maniera esauriente alla domanda di senso, in quanto ciò implicherebbe l’aver colto la verità trascendente, permanere la certezza che il cammino parta da qui, dall’essere stesso di ognuno, nella consapevolezza di rappresentare non una casualità, ma un’evidenza. Il processo conoscitivo è pertanto un’infinita tensione verso il vero, scaturita dal sentimento che divampa nell’uomo ricercatore: egli insegue il proprio sbocco naturale, che è immerso nella realtà, ponendo in discussione se stesso, ipotizzando, rischiando ed errando. Pur di dare adito a quel barlume di speranza che si accende sino a divenire fuoco inestinguibile, l’attento osservatore , ora scienziato della realtà, azzarda a costo di ricevere una grande delusione dal raffronto con l’evidente, di ferirsi interiormente e segnarsi in modo

  8. indelebile nell’animo, ma conscio di percorrere quell’unica strada che porta al vero, il riferimento e sostegno dell’esistenza. Il messaggio, ora più che mai evidente, consiste nell’aver realizzato che l’uomo non ha semplicemente qualcosa che lo differenzia dal resto del creato, ma rappresenta ed è la realtà stessa, quel reclamo meraviglioso in cui fiorisce la bellezza, dalla quale risulta infattibile la possibilità di allontanarsi. Pierfrancesco Moschetta

  9. L’Armonia Domanda conclusiva della mostra. Lecita, spontanea quanto inevitabile e necessaria per trovare un senso. Credo che questa domanda debba partire anzi, parte prima da noi, dall’osservazione di noi stessi: come siamo e perché siamo così; poi l’osservazione si porta al mondo: ciò che ci circonda; infine alzando gli occhi al cielo andiamo a confrontarci con l’universo infinito. Sia che osserviamo noi, che la natura che ci circonda che lo spazio, osserviamo ciò che è la bellezza. Ma quando la bellezza è infinita come quella dell’universo, non possiamo che rimanere stupiti, a bocca aperta e chiederci appunto: “ed io che sono?” Ora il ragionamento si scinde un due vie. Quella atea-causalistica e quella cristiana-finalistica. Analizzo la prima: per un ateo, che non si spinge oltre la funzionalità che per esempio un buco nero, per quanto misterioso e potente possa avere; la domanda: “ed io che sono?” non avrà mai risposta e non vale la pena di esser posta. Per un ateo l’uomo, come ogni cosa è frutto del caso come l’universo è frutto di una deformazione spazio temporale che ha portato poi dall’esplosione di qualche supernova, alla creazione del sistema solare, della terra, dell’uomo. Io però, da cristiano sostengo la seconda via, quella cristiana-finalistica. Ora si che la domanda: “ed io che sono?” può essere posta. Da cristiano, vedendo e studiando la perfezione del corpo umano, della natura e dell’universo, vedendo come ogni cosa anche se non sembra, contribuisca ad un armonia generale. E quindi, io ci sono, contribuisco all’armonia. Ma l’uomo è dotato della ragione che deve essere utilizzata per studiare la bellezza che ci circonda perché essa ci chiama. L’uomo deve chiedersi e stupirsi, deve conoscere e scoprire. Questo credo sia il senso della vita, che va vissuta con la voglia di scoprire perché “la vita è bella” come dice Benigni nel suo film. Scoprire non è solo il compito dello scienziato, lui scopre cose “superiori” l’uomo semplice, anche se potrebbe farlo, basta che scopra la bellezza e l’infinito che si cela dietro un fiore. Vedrà il fiore è dirà: “tu sei

  10. bellezza ma, perché ci sei?” Il fiore risponderà: “ci sono io come ci sei tu come ci sono le stelle e l’infinito universo sopra di noi… è Dio che vuole così.” Noi siamo il fine di qualcosa perchè Dio non ci ha creati senza motivo ed il fine è quello di completare l’armonia ed arrivare al vero. L’universo mi aiuta a rafforzare la tesi dell’esistenza di Dio. 1) perfezione di: uomo, mondo universo. Tutto è come già detto in perfetta armonia e, non credo che il caso abbia voluto ciò. 2) la terra sta in una posizione privilegiata, troppo privilegiata: non si trova in una zona con alta formazione stellare, non è troppo vicina al centro della via lattea, non si trova su un braccio della via lattea, il sole sta ad una perfetta distanza dalla terra, i grandi pianeti come Giove e Marte proteggono la terra dalle meteoriti ecc. Diciamolo, la terra c’ha fortuna e, credo che Qualcuno voglia che noi viviamo, non il caso. 3) fino ad ora non sono stati trovati altri pianeti favorevoli alla vita o, dove c’è vita, con questo non voglio negare l’esistenza di altre forme di vita come si suol dire “aliene” ma, che con tutti i nuovissimi mezzi di studi spaziale non si sia ancora trovato nulla, questo invita a far riflettere. Aggiungo che nella Bibbia non si parla di altre forme di vita; non voglio fingermi da protestante e utilizzare la Bibbia come un manuale di scienze però ciò mi fa pensare che noi siamo qui perché realmente qualcuno ci vuole. Dio esiste e questa mostra mi ha aiutato personalmente a rafforzare questa tesi. Nicola Caravaggio

More Related